The Irishman

Un film di Martin Scorsese. Con Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Harvey Keitel, Ray Romano.
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Titolo originale The Irishman. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 209 min. - USA 2019. - Cineteca di Bologna uscita lunedì 4 novembre 2019. MYMONETRO The Irishman * * * * - valutazione media: 4,13 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il canto del cigno dei Bravi Ragazzi Valutazione 4 stelle su cinque

di Lucio Di Loreto


Feedback: 2938 | altri commenti e recensioni di Lucio Di Loreto
martedì 3 dicembre 2019

Martin Scorsese riesce in qualcosa di non preventivabile: chiudere il cerchio della propria e magnifica filmografia gangster, incentrata su storie mafiose, criminali e italo americane, iniziata nei sobborghi di Mean Streets e praticata da giovani e sbandati malviventi, chi in giacca e cravatta e chi maldestro senza arte né parte, divenuta feroce, spietata e organizzata in Quei Bravi Ragazzi, fino ad assumere sembianze raffinate e da alto borgo in Casinò! Lo fa nel modo più sopraffino che possa esserci, raccontando in più di tre ore la nascita, l’evoluzione ma soprattutto la caduta di un classico “soldato” a libro paga, evitando stavolta di far trasparire violenza, sangue ed efferatezza ma facendo emergere per la prima volta in carriera il profondo dell’animo di ogni soggetto implicato, che sia il boss decisionale, un misurato Joe Pesci al rientro dopo nove anni, il colluso sindacalista ricco di verve e disposto a tutto pur di egemonizzare politicamente, un pimpante Jimmy Hoffa/Pacino, oppure l’ex combattente di guerra freddo e spietato, promosso ora sicario dai capi, il Frank Sheeran di Robert De Niro, tornato finalmente al servizio del suo mentore in modo superlativo! Il canto del cigno sui generis arriva nella fase finale della vita cinematografica e non di tutti i suoi protagonisti, che siano registi o attori; per questo motivo Scorsese racconta in modo sobrio la storia che portò alla morte e sparizione di un personaggio politico pubblico e famoso al pari di Elvis, come ci suggerisce il copione, da parte di colui che ne diventerà la guardia del corpo più affidabile, tanto da prenderne cuore e affetti, anche da parte dei propri familiari, figlia in primis ed interpretata splendidamente da Anna Paquin, tra le tante comparse d’elite, l’unica che perciò arriverà a capire gli imperscrutabili segreti interiori di suo padre, fino ad abbandonarlo. D’altronde il messaggio della pellicola è chiaro sin dall’inizio, quando il marchio di fabbrica del regista, uno spettacolare piano in sequenza rallentato che ha fatto storia nei suoi film, viene proiettato non in una scena da attack mode ma bensì in una calma e tranquilla casa riposo, posto dove l’Irishman terminerà in solitudine la propria esistenza! Ad aiutarlo alla fotografia un maestro come Rodrigo Prieto, con Scorsese pure in Silence, che mantiene nei tre frame della pellicola – investitura, missione e vecchiaia – una luce accesa il giusto, al pari di una colonna sonora mai così poco invadente rispetto ai suoi lungometraggi, permettendo così di dare maggior risalto agli importantissimi dialoghi e ai numerosi dettagli della macchina da presa nei primi piani, alternati ai campi medi, utili ad esaltare gli umori dei tre protagonisti principali, a rendersi conto dei luoghi frequentati, da bar tutti whiskey e bistecche a locali di classe fino a mega hotel per autocelebrazioni, e ad ammirare i meravigliosi effetti speciali di ringiovanimento, costati alla produzione budget record mai visti col regista newyorkese a dirigere! Pure Steven Zaillian si adatta ai diktat di Scorsese e al libro di Charles Brandt, scrivendo a differenza dei dialoghi ovviamente feroci di Gangs of New York, una sceneggiatura pacata e rispettosa in ogni dove, permettendo di conoscere le sfaccettature dei personaggi in modo progressivo e circostanziale. Se De Niro annuisce il più delle volte, dimostrandosi fedele al boss che gli ha cambiato la vita, lasciandoci solo immaginare gli ovvi dibattiti interiori del suo animo, esplodendo esclusivamente per convincere il suo amico Jimmy a cambiare registro o ad implorare il perdono da sua figlia e lo stesso Russell Bufalino di Joe Pesci è ironia della sorte quieto, riflessivo e imperturbabile per la prima volta con Scorsese proprio quando al vertice di una catena di comando, è Al Pacino l’unico al quale viene concesso l’onore di replicare il suo acting gagliardo e grintoso che lo ha reso celebre. Il suo Hoffa è infatti sopra tutto e tutti, non accetta ritardi e fa comizi ovunque, fuori e dentro i tribunali o appena uscito dal carcere, e se ne frega se la sua personalità eccessiva lo spinga lontano dalle grazie di Tony Pro, Angelo Bruno, Skinny Razor o Frank Fitz, eccellenti camei di Stephen Graham, Harvey Keitel e Bobby Cannavale. Anche qui, però, il suo sentirsi immune ad ogni attacco e il non capire la propria fine vengono trattati da Scorsese in modo magistrale, innalzando una inconsueta fiducia da sentimento maschile, virile e intimo, impulsi ed emozioni sconosciuti in questo terribile mondo da lui trattato in quasi 50 anni, e che gli saranno fatali, al pari dei Nicky Santoro e Tommy DeVito del passato! Il gioco di sguardi che Frank riversa su Russell dopo il dialogo con Jimmy, un velato omaggio al Padrino, allorquando Mike abbraccia Fredo sentenziandone però la morte con l’occhiata ad Al Neri, e il disperato tentativo di redimere il suo amico, evitandone l’esecuzione, sono una novità assoluta ed inaspettata, che ci lasciano un romanticismo e una malinconia mai viste nelle precedenti opere gangster di Scorsese, un canto del cigno insperato che porteremo nel cuore!

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