thomas
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martedì 5 novembre 2019
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capolavoro assoluto
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Uno dei migliori film della Storia del Cinema. Se il personaggio Forrest Gump nel 1994 ci raccontava la Storia d'America incarnando la parte luminosa dell'American Spirit, Martin Scorsese dopo 25 anni narra la stessa Storia dal suo lato oscuro, incarnato da Frank Sheeran. Sheeran è l'esatto opposto di Gump: opportunista il primo quanto disinteressato il secondo, disincantato il primo quanto sognatore il secondo, avido il primo quanto generoso il secondo. Sheeran come Gump è una metafora dello Spirito della Nazione, infatti è sempre attivamente parte di ogni momento decisivo della Storia americana (il trasporto delle armi per l'assalto alla Baia dei Porci, le decisioni della Cupola mafiosa relative all'assassinio dei Kennedy, l'eliminazione fisica del più importante sindacalista della Nazione Jimmy Hoffa), così come Forrest Gump era sempre attivamente parte di altri momenti dicisivi (l'ammissione dei primi studenti neri nelle Università bianche, la guerra del Vietnam, lo scandalo Watergate).
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Uno dei migliori film della Storia del Cinema. Se il personaggio Forrest Gump nel 1994 ci raccontava la Storia d'America incarnando la parte luminosa dell'American Spirit, Martin Scorsese dopo 25 anni narra la stessa Storia dal suo lato oscuro, incarnato da Frank Sheeran. Sheeran è l'esatto opposto di Gump: opportunista il primo quanto disinteressato il secondo, disincantato il primo quanto sognatore il secondo, avido il primo quanto generoso il secondo. Sheeran come Gump è una metafora dello Spirito della Nazione, infatti è sempre attivamente parte di ogni momento decisivo della Storia americana (il trasporto delle armi per l'assalto alla Baia dei Porci, le decisioni della Cupola mafiosa relative all'assassinio dei Kennedy, l'eliminazione fisica del più importante sindacalista della Nazione Jimmy Hoffa), così come Forrest Gump era sempre attivamente parte di altri momenti dicisivi (l'ammissione dei primi studenti neri nelle Università bianche, la guerra del Vietnam, lo scandalo Watergate). Il primo contribuisce negativamente a costruire la Storia, il secondo positivamente. E se Forrest Gump si chiude con l'immagine del protagonista seduto da solo, così The Irishman si conclude con l'immagine del protagonista seduto da solo. Ma il primo è proiettato avanti, avendo appena accompagnato il figlio all'autobus che lo porta a scuola, il secondo è proiettato indietro con i suoi rimorsi e la sua gelida solitudine.
Martin Scorsese realizza la sua opera migliore, profonda e vuota, felice e disperata, grandiosa e semplice
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[+] il sorriso di robert de niro
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giorgio postiglione giorpost
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mercoledì 11 dicembre 2019
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scorsese torna a fare cinema (con la c maiuscola)
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Frank Sheeran è un veterano della Seconda Guerra Mondiale che lavora come camionista per una compagnia della Pennsylvania. Il suo è un lavoro duro che inizialmente gli permette di sostenere in maniera onesta la sua famiglia; tuttavia, dopo l'arrivo della secondogenita, il semplice trasporto di quarti di bue freschi sembra non bastargli più. Si offre così ad un mafioso locale per ad arrotondare lo stipendio procurando al gangster ed i suoi sodali carne fresca rubata dal suo stesso camion.
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Frank Sheeran è un veterano della Seconda Guerra Mondiale che lavora come camionista per una compagnia della Pennsylvania. Il suo è un lavoro duro che inizialmente gli permette di sostenere in maniera onesta la sua famiglia; tuttavia, dopo l'arrivo della secondogenita, il semplice trasporto di quarti di bue freschi sembra non bastargli più. Si offre così ad un mafioso locale per ad arrotondare lo stipendio procurando al gangster ed i suoi sodali carne fresca rubata dal suo stesso camion.
Ben presto viene -prevedibilmente- beccato, rischiando un rapido licenziamento: a difenderlo sarà Bill Bufalino, avvocato di una famiglia criminale di Filadelfia che riuscirà nell'impossibile compito di far assolvere l'operaio, una conclusione facilitata anche dal forte sindacato dei "truckers" americani, guidato dal famigerato Jimmy Hoffa.
Da questo punto in poi Frank entra nelle grazie di Russel Bufalino, cugino di Bill e boss della succitata famiglia, divenendone immediatamente "l'imbianchino" di fiducia, ossia il sicario. L'ascesa è veloce, tanto che dopo pochi mesi Russel lo presenta proprio a Hoffa (in affari finanziari coi Bufalino), bisognoso di una guardia del corpo a causa dei suoi cattivi rapporti con altre famiglie mafiose d' America. Hoffa e Sheeran diverranno presto amici intimi, al punto che il sindacalista arriverà a considerare Peggy Sheeran alla stregua di una figlia.
Passano gli anni e, un'esecuzione dopo l'altra, Frank è ormai un mafioso a tutti gli effetti, ricoprendo anche il ruolo (offertogli da Jimmy) di capo di una importante sezione sindacale; dal canto suo Jimmy Hoffa viene prima arrestato per corruzione, per poi subire una condanna a morte proprio da quella mafia che continua ad osteggiare, pur essendone stato connivente per anni: i boss del nord della Pennsylvania, con Tony Provenzano e Tony Giacalone su tutti, decreteranno la sua esecuzione proprio per mano di Frank, il quale dovrà decidere se assolvere al suo compito o mettere l'amicizia davanti a tutto...
24 anni dopo Casinò, Martin Scorsese e Robert De Niro tornano a lavorare insieme in un lungometraggio, facendolo in una produzione targata Netflix e con altri due mostri della recitazione: Al Pacino e Joe Pesci. Attraverso il perfetto connubio di cineasti italoamericani nasce The Irishman, un film epico sulla malavita organizzata americana che narra vicende e personaggi reali in un arco temporale di quasi sessant'anni di storia.
Diciamo subito, senza troppi giri di parole, che la pellicola di Scorsese è di altissimo livello qualitativo, un lavoro enorme che ci riconsegna un regista nuovamente al top della cinematografia e un'opera (finalmente) altra rispetto alle cascate di comic-movies piovuti sulle nostre teste negli ultimi 15 anni. Per chi ama la Settima Arte si torna finalmente a respirare aria di vero Cinema, grande recitazione, grandi costumi e grandi scenografie. Insomma, The Irishman stupisce e ci fa rivivere, con le dovute differenze, l'epopea dei grandi classici del passato come C'era una volta in America, Il Padrino, Quei bravi ragazzi e così via.
Non credevo fosse possibile, ma evidentemente mi sbagliavo: che la "vecchiaia" fosse sinonimo di saggezza era cosa nota, ma che si potesse addirittura migliorare col passare del tempo, lo si pensava solo del vino... Almeno fino a quando il buon Martin si è messo in testa di affrontare quella che, spero di sbagliarmi ancora, sarà la sua ultima grande performance, il suo lascito: The Irishman è un film totale, un capolavoro, con l'unico difetto di durare 3 ore e mezza. Ma questo non vi ricorda niente? I tre film citati pocanzi, ma anche altri appartenenti ad altri filoni come Apocalypse Now o Il Cacciatore, hanno in comune proprio l'estrema durata. E' chiaro che quando un cineasta ha tra le mani del materiale del genere gli diventa difficile tagliare qua e la, ed ancor più improbo sottostare ai dictat del Weinstein di turno; in questo bisogna dare merito alla Netflix per aver creduto nel progetto e dato mano libera e "pieni poteri" (inopportuna locuzione di questi tempi) alla creatività del regista newyorkese che, peraltro, ha potuto contare su un sontuoso budget.
La pellicola narra vicende note nel panorama investigativo americano, con alcuni personaggi famosi anche dalle nostre parti; ognuno di questi, nell'opera, viene magistralmente interpretato da attori che, per l'intera durata del film, risultano tutti costantemente al top: Al Pacino, tanto per cominciare, torna ai suoi livelli con una prova maestosa in un ruolo dal carattere complicato, irascibile e molto permaloso; Joe Pesci, che per sua scelta è rimasto fuori dal giro da (troppo) tempo, è semplicemente straordinario, quasi delicato, pur interpretando un boss senza scrupoli; Harvey Keitel, con un ridotto minutaggio a causa della marginalità del suo personaggio, è strepitoso e paurosamente convincente. E poi, poi c'è lui, mister Robert De Niro, Bobby Milk, il più grande attore vivente autore di una prova superlativa, da Oscar assicurato, senza se e senza ma. Bob ricalca alla perfezione il profilo di un personaggio chiave di Cosa Nostra del periodo a cavallo tra gli anni cinquanta e settanta del Novecento, un timido camionista irlandese, padre di famiglia, trasformatosi senza troppe remore in spietatissimo killer al soldo di criminali italoamericani, il tutto, come dicevamo, in un arco temporale lunghissimo lungo il quale De Niro ritrova quel trasformismo che l'ha reso celebre e immortale.
Fantastiche alcune sequenze nelle quali riusciamo a intravedere prima l'esitazione, poi la determinazione in quegli occhi chiari dovuti ad efficaci lenti colorate; un ruolo, questo, perfettamente eseguito secondo la dettagliata descrizione dello scrittore Charles Brandt, autore del romanzo da cui il film è tratto. Sheeran è laconico, cinico, impenetrabile e Robert De Niro ci porta direttamente nella mente di quel sicario che racconta in prima persona gli eventi, ormai ultraottantenne, da una casa di riposo vicino Filadelfia.
Scorsese, stavolta, aggiunge anche due non trascurabili novità: la presenza di una certa dose d'ironia, con almeno tre scene esilaranti, e la scelta di non forzare troppo la mano sulla fotografia, come fatto in passato per il cult-movie Taxi Driver o per altri film già citati.
Tardivo ma necessario, l'aspetto che più colpisce del film è il lato umano. Sembrerà assurdo ma è forse quello più tagliente dell'intero lavoro, più degli stessi omicidi, delle pistole buttate nel fiume, degli amici traditi, delle targhe commemorative, delle scazzottate, dei luoghi comuni ("ma tutti Tony si chiamano gli italiani?"), più degli sguardi tra De Niro e Pesci, delle parole non dette, delle pause sigaretta delle mogli dei due protagonisti in viaggio verso Detroit, più dei dettagli, delle Cadillac o delle pistolettate dietro la nuca. In The Irishman, la vera protagonista è donna e si chiama solitudine.
Sono aperte le scommesse sulla prossima cerimonia degli Oscar, allorquando (a mio modesto avviso) almeno tre statuette verranno assegnate a The Irishman: a Scorsese per la regia, a De Niro per il migliore attore protagonista e ad uno tra Joe Pesci ed Al Pacino per il non protagonista, ma potrebbe esserci anche un ex-aequo...
Voto all'opera: 10
Voto al cast: 110 e lode
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rai. b!
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sabato 4 gennaio 2020
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non questa volta martin!
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Per l’amor del cielo..non vogliamo mica screditare le potenzialità o i capolavori fatti in precedenza?!
Ma questa volta Scorsese si rassegni, la sua pellicola é noiosa e particolarmente lenta.
Se al botteghino, durato 3 giorni, e sulla piattaforma virtuale il suo film ha toccato numeri da capogiro..bhe il rebus é semplicissimo : De Niro-Pacino-Pesci (E anche Kietel) é la formula vincente. A questo aggiungi anche una forte e continua pubblicità, il gioco è quasi fatto. Ma proprio quel quasi mette tutto in dubbio.
Sottolinenando ancora una volta, che non si discute il talento innato di icone e miti contemporanei del cinema del il trio sopra-citato, hanno tutti 40 anni di film alle spalle con premi e riconoscimenti che non stiamo qui ad elencare (anche perché troppi!) ma questa volta il film é pesante e disinteressante.
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Per l’amor del cielo..non vogliamo mica screditare le potenzialità o i capolavori fatti in precedenza?!
Ma questa volta Scorsese si rassegni, la sua pellicola é noiosa e particolarmente lenta.
Se al botteghino, durato 3 giorni, e sulla piattaforma virtuale il suo film ha toccato numeri da capogiro..bhe il rebus é semplicissimo : De Niro-Pacino-Pesci (E anche Kietel) é la formula vincente. A questo aggiungi anche una forte e continua pubblicità, il gioco è quasi fatto. Ma proprio quel quasi mette tutto in dubbio.
Sottolinenando ancora una volta, che non si discute il talento innato di icone e miti contemporanei del cinema del il trio sopra-citato, hanno tutti 40 anni di film alle spalle con premi e riconoscimenti che non stiamo qui ad elencare (anche perché troppi!) ma questa volta il film é pesante e disinteressante.
Genere malavitoso classico - nostalgica ripresentazione di cose già sapute.
La pellicola ha una trama vista e rivista,con scene letteralmente “scopiazzate” da altri capolavori (scena del battesimo in latino-detto tutto) con personaggi che non si evolvono in nessun aspetto.
Nessuno dei protagonisti propone una trasformazione o crisi per le quali possa lasciare il segno o il ricordo di questo loro adoperato sia sotto il punto di vista memorabile che sentimentale.
Personaggi secondari, spesso inutili, ai quali viene annunciata la morte prima che costoro siano introdotti.
Personaggi ulteriori che scompaiono senza lasciare traccia.
La storia non ha una linea temporale continua, saltando tra presente,passato e trapassato raccontando fatti.
Insomma vederlo una volta é risultato un errore, rivederlo sarebbe un suicidio.
Nonostante la realtà dei fatti la pellicola risulta essere gradita al pubblico,tanto vero da essere classificato uno dei migliori 10 film dell’anno...onestamente non ho nemmeno intenzione di sapere quali possano essere gli altri 9..!
Alla critica di Scorsese sui cinecomic Marvel e sul loro dominio al botteghino, io rispondo che ad oggi non esistono più temi,storie e realizzazioni capaci di creare capolavori di un tempo, o pellicole interessanti per un pubblico più omogeneo.
Perché un film sia un “capolavoro” deve lasciare qualcosa a tutti e non solo a qualcuno.
Deve lasciare quell’incredibile voglia di rivederlo..subito e sempre.
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ruger357mgm
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domenica 1 dicembre 2019
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e' quel che è....
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Manca la quinta stella,perché un film così non deve vedersi in televisione, non la merita la tv.Qualcuno ha già utilizzato l'aggettivo "definitivo" che sintetizza forse il senso profondo di un cinema deja vi ma che non ci stancherà mai.E' un testamento spirituale ed artistico collettivo.Scorsese richiama i suoi stereotipi e li esalta, ne fa icone e modelli perfetti, characters essi stessi,intimi bozzetti stereotipati e irripetibili.De Niro, camaleontico e superbo ripete le sue hits calandosi nella malavita immutabile a cui ha reso innumerevoli servigi, definendo il suo archetipo in modo da risultare per sempre inimitabile.L'irascibile Al Pacino fa Jimmy Hoffa colorandolo con la sua arte, l' istrionismo del sindacalista , quello vero, si fonde con quello dell'Artista.
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Manca la quinta stella,perché un film così non deve vedersi in televisione, non la merita la tv.Qualcuno ha già utilizzato l'aggettivo "definitivo" che sintetizza forse il senso profondo di un cinema deja vi ma che non ci stancherà mai.E' un testamento spirituale ed artistico collettivo.Scorsese richiama i suoi stereotipi e li esalta, ne fa icone e modelli perfetti, characters essi stessi,intimi bozzetti stereotipati e irripetibili.De Niro, camaleontico e superbo ripete le sue hits calandosi nella malavita immutabile a cui ha reso innumerevoli servigi, definendo il suo archetipo in modo da risultare per sempre inimitabile.L'irascibile Al Pacino fa Jimmy Hoffa colorandolo con la sua arte, l' istrionismo del sindacalista , quello vero, si fonde con quello dell'Artista.Una summa epica delle smorfie e delle espressioni che ce lo fanno amare, incondizionatamente. E infine Joe Pesci, meno fortunato dei due mostri sacri cui fa da sempre da comprimario, ma egualmente imbattibile, misurato come non mai nella viscidissima parte del più cattivo della compagnia, confermandosi un attore sottovalutato ( da vedere e rivedere il piccolo film Occhio Indiscreto in cui fa una splendida parte da protagonista,senza il fastidioso doppiaggio pseudo catanese con cui c'è lo servono spesso). Un testamento politico e poetico, il viale del tramonto dei nostri bad boys. La distribuzione on demand online permette la produzione sontuosa ma azzera il fascino della pellicola. Non negoziabile : o piace o non piace.
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[+] 'it is what it is':l'ultimo capolavoro di scorsese
(di antonio montefalcone)
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kronos
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venerdì 20 dicembre 2019
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quei bravi nonnetti ... fanno casino
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Figlio di "Quei bravi ragazzi" e "Casinò" è il tipico gangster film alla Martin Scorsese, fedele a una ricetta un pò stantia ma sempre amatissima dall'autore:
- Narrazione "letteraria" dominata da un'incessante voce off che cerca d'aiutare lo spettatore a dipanare un'intricatissima matassa d'eventi, aneddoti e personaggi che risulterebbero ostici anche sulla pagina scritta.
- Fauna italo-americana e irlandese, violenta, cinica e grottesca, dipinta senza risparmio di stereotipi etnici.
- Tendenza alla prolissità narrativa e linguistica.
A complicare il quadro stavolta ci si mette la terza età, assoluta e involontaria protagonista di "The Irishman": con una scelta azzardata (e a suo modo originale) il regista ha puntato su un cast di vecchie glorie ottuagenarie, ringiovanite digitalmente nei numerosi flashback dal passato.
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Figlio di "Quei bravi ragazzi" e "Casinò" è il tipico gangster film alla Martin Scorsese, fedele a una ricetta un pò stantia ma sempre amatissima dall'autore:
- Narrazione "letteraria" dominata da un'incessante voce off che cerca d'aiutare lo spettatore a dipanare un'intricatissima matassa d'eventi, aneddoti e personaggi che risulterebbero ostici anche sulla pagina scritta.
- Fauna italo-americana e irlandese, violenta, cinica e grottesca, dipinta senza risparmio di stereotipi etnici.
- Tendenza alla prolissità narrativa e linguistica.
A complicare il quadro stavolta ci si mette la terza età, assoluta e involontaria protagonista di "The Irishman": con una scelta azzardata (e a suo modo originale) il regista ha puntato su un cast di vecchie glorie ottuagenarie, ringiovanite digitalmente nei numerosi flashback dal passato.
Gli esiti sono imbarazzanti: nonostante lo sforzo tecnologico profuso, le versioni "giovanili" dei personaggi risultano più spente e flaccide degli "originali", col risultato di togliere autenticità e vigore anche alle fasi potenzialmente più vivaci del racconto.
Indubbiamente Scorsese ha classe e mestiere e infine qualcosa resta attaccato all'osso, ma fanno sorridere le recensioni entusiastiche dei tanti ultrà e di qualche timido conformista, che ululando alla Luna hanno definito il film ... "uno dei più belli della storia del cinema" !
Mah
Voto reale: due stelline e mezzo
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jonnylogan
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lunedì 9 dicembre 2019
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quei bravi ragazzi di philadelphia
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Tra le mani di Marin Scorsese l’esistenza di un anziano malavitoso ridotto su una sedia a rotelle a trascorrere i suoi ultimi anni in una casa di cura, diventa storia di una generazione cresciuta tra i sibili dei proiettili della seconda guerra mondiale ma anche pronta a rimboccarsi le maniche a conflitto ultimato. Frank Sheeran, guardaspalle di Jimmy Hoffa, Líder Máximo del sindacato autotrasportatori e suo amico fraterno, diviene fonte d’ispirazione per narrare l’ennesima storia di un’Altra America, una nazione piena di contraddizioni e di slanci di apparente generosità come quella che contraddistingue Russ Bufalino, boss mafioso amico dello stesso Frank, originario della provincia di Catania e assurto a protettore di coloro che a lui si rivolgevano sapendo di trovare quelle risposte che la giustizia non gli poteva fornire.
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Tra le mani di Marin Scorsese l’esistenza di un anziano malavitoso ridotto su una sedia a rotelle a trascorrere i suoi ultimi anni in una casa di cura, diventa storia di una generazione cresciuta tra i sibili dei proiettili della seconda guerra mondiale ma anche pronta a rimboccarsi le maniche a conflitto ultimato. Frank Sheeran, guardaspalle di Jimmy Hoffa, Líder Máximo del sindacato autotrasportatori e suo amico fraterno, diviene fonte d’ispirazione per narrare l’ennesima storia di un’Altra America, una nazione piena di contraddizioni e di slanci di apparente generosità come quella che contraddistingue Russ Bufalino, boss mafioso amico dello stesso Frank, originario della provincia di Catania e assurto a protettore di coloro che a lui si rivolgevano sapendo di trovare quelle risposte che la giustizia non gli poteva fornire. Un acceleratore burocratico da pagare a caro prezzo, un uomo dal quale prendere le distanze e al tempo stesso da cercare di farsi amico. La vita e le parole dell’Irlandese del titolo, soprannome dello stesso Sheeran, sono usate in soggettiva esattamente come quelle che a suo tempo impiegò Ray Liotta per descrivere cosa significasse essere un ‘bravo ragazzo’ nella metà dei ‘50 e di lì a seguire. La pellicola di Scorsese aggiunge la solita costruzione di ambiente e di dialoghi ai limiti della perfezione. De Niro e Pacino, coadiuvati da Joe Pesci, riesumato per l’occasione, e nei rispettivi ruoli di Sheeran, Hoffa e Bufalino sciorinano le solite prove che non aggiungono però nulla a quanto di eccezionale avevano già in passato saputo mostrarci. Altrettanto preziosa e rara la colonna sonora composta da molte hit e pezzi minori provenienti dagli ultimi 50 anni di musica d’oltreoceano. Scorsese dirige con la solita maestria affondando le mani in una sostanza che ben conosce ma senza i medesimi lampi di genio che in passato lo avevano portato a creare indimenticati capolavori all’ombra del crimine.
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cinephilo
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martedì 10 dicembre 2019
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nessuna novità
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Avete presente quando l'anziano di turno al bar decide di attaccare la cialda e inizia a chiacchierare di vita morte e miracoli della sua esistenza e più parla e più non vedete l'ora di pagare il vostro caffè e andare via? Ecco questo è quello che mi ha suscitato The Irishman per tutte le interminabili 3 ore e mezzo. Lento, spento come i suoi anziani protagonisti, scontato come la smorfia facciale di De niro trita e ritrita. Non vedo redenzione qui, non vedo personaggi femminili ben delineati, non vedo niente di diverso da una partita a carte tra pensionati alla riscossa. Dopo 5 minuti dal suo inizio non vedevo l'ora finisse. La domanda è : dovremmo davvero provare una qualche empatia per degli assassini dal sangue freddo che arrivati al
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Avete presente quando l'anziano di turno al bar decide di attaccare la cialda e inizia a chiacchierare di vita morte e miracoli della sua esistenza e più parla e più non vedete l'ora di pagare il vostro caffè e andare via? Ecco questo è quello che mi ha suscitato The Irishman per tutte le interminabili 3 ore e mezzo. Lento, spento come i suoi anziani protagonisti, scontato come la smorfia facciale di De niro trita e ritrita. Non vedo redenzione qui, non vedo personaggi femminili ben delineati, non vedo niente di diverso da una partita a carte tra pensionati alla riscossa. Dopo 5 minuti dal suo inizio non vedevo l'ora finisse. La domanda è : dovremmo davvero provare una qualche empatia per degli assassini dal sangue freddo che arrivati alla soglia dei 90 anni non concepiscono minimamente un vago senso di vergogna per gli atti compiuti?
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[+] esattamente quello che ho pensato io!!
(di rat man)
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kaljmero
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lunedì 27 luglio 2020
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....il ciclo è finito a meno di clonazioni...
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Non ho letto le recensioni degli altri miei colleghi ma sono sicuro che in sto giro sarò sicuramente una voce fuori dal coro e non lo faccio per essere originale ma voglio esprimere una mia idea istintiva sul film e su sto filotto o ciclo di film di Scorsese che mi auguro termini con the irishman a meno di una clonazione dei soliti noti Deniro jo pesci ecc. e con la New al pacino direttamente dal padrino parte terza. Dopo quei bravi ragazzi casinó ora the irishman con le solite faccette di Deniro alla nonno di taxi driver " ce l'hai con me...?" e un jo pesci più riflessivo meno irascibile rispetto ai film precedenti della sagra sopra citati il resto la solita trama di loschi traffici Italo americani intrecciati con la politica locale corruzione ammazzamenti a sangue freddo faide varie ecc.
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Non ho letto le recensioni degli altri miei colleghi ma sono sicuro che in sto giro sarò sicuramente una voce fuori dal coro e non lo faccio per essere originale ma voglio esprimere una mia idea istintiva sul film e su sto filotto o ciclo di film di Scorsese che mi auguro termini con the irishman a meno di una clonazione dei soliti noti Deniro jo pesci ecc. e con la New al pacino direttamente dal padrino parte terza. Dopo quei bravi ragazzi casinó ora the irishman con le solite faccette di Deniro alla nonno di taxi driver " ce l'hai con me...?" e un jo pesci più riflessivo meno irascibile rispetto ai film precedenti della sagra sopra citati il resto la solita trama di loschi traffici Italo americani intrecciati con la politica locale corruzione ammazzamenti a sangue freddo faide varie ecc....basta..la famiglia i valori le mogli ammazzamenti doppiaggio con accenti Italo americani ecc voce fuori campo che narra...Questo ultimo film di Scorsese mi Ha annoiato....mi verrebbe da dire o dare un consiglio a Scorsese che giri ora un bel film di fantascienza.....per cambiare un po' ....per rinnovarsi... ma non sui loschi traffici della Little Italy di Marte mi raccomando!😀
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ghisi
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mercoledì 3 marzo 2021
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c''era una volta la mafia
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Le tematiche ricorrenti nei film di Martin Scorsese vanno ricercate nelle sue origini italiane e cattoliche: il sentimento di redenzione, la coscienza della famiglia, il senso di colpa. Sembra, inoltre, che nella maggior parte dei suoi film Scorsese si interroghi sulla possibilità di condurre un'esistenza cristiana in un mondo dominato dal male. Se poi coniughiamo tutto ciò con il virtuosismo tecnico, abbiamo il cinema di questo grande cineasta che firma quest’ultimo epico gangster movie.
“The Irishman” è tratto dal libro di James Brandt I Heard You Paint Houses ad opera dello sceneggiatore Steven Zaillian, ed è basato sulla vera storia di Frank Sheerandetto, appunto, “l’irlandese”.
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Le tematiche ricorrenti nei film di Martin Scorsese vanno ricercate nelle sue origini italiane e cattoliche: il sentimento di redenzione, la coscienza della famiglia, il senso di colpa. Sembra, inoltre, che nella maggior parte dei suoi film Scorsese si interroghi sulla possibilità di condurre un'esistenza cristiana in un mondo dominato dal male. Se poi coniughiamo tutto ciò con il virtuosismo tecnico, abbiamo il cinema di questo grande cineasta che firma quest’ultimo epico gangster movie.
“The Irishman” è tratto dal libro di James Brandt I Heard You Paint Houses ad opera dello sceneggiatore Steven Zaillian, ed è basato sulla vera storia di Frank Sheerandetto, appunto, “l’irlandese”.
Sheeran,un veterano della Seconda Guerra mondiale, inizialmente faceva l’autista e trasportava carni da uno Stato all’altro, rubacchiando qua e là per fare un po' di soldi extra. Conosce quasi per caso Russell Bufalino, un importante esponente di Cosa Nostraa Filadelfia, che lo prende sotto la sua protezione, cui seguirà l’escalation nel mondo del crimine. Pertanto Frank inizierà a fare l’imbianchino, che nel gergo mafioso significa colui che imbratta di sangue le pareti dove uccide le sue vittime.Si troverà, inoltre, a gestire anche una doppia famiglia, con tre figlie femmine avute dal primo matrimonio.
Incontra poi a Detroit il sindacalista fondatore dell’International Brotherhood of Teamsters, Jimmy Hoffa, di cui diventa il braccio destro, costituendo così la cerniera tra Cosa Nostra e mondo del sindacato, alternando una carriera pubblica a quella di privata di malavitoso. Jimmy Hoffa è un abile oratore, un uomo passionale che ama le sfide: da un lato si mette contro i Kennedy - che lo accusano di essere colluso con la mafia -, e solo più tardi contro Cosa Nostra.Dopo esser stato condannato per frode, Hoffa esce di prigione intenzionato a riprendersi il ”suo” sindacato a tutti i costi. Russ Bufalino, attraverso Frank, lo avverte che deve ritirarsi: «that's what it is» ripeterà inutilmente Sheeran a Jimmy Hoffa. Il sindacalista, pertanto, sparirà in modo misterioso.
Il regista in questo film narra un periodo che va dagli anni quaranta fino agli inizi del 2000 con Frank Sheeran ormai ottantenne e malato che vive in una residenza sanitaria assistenziale. Scorsese riprende il passaggio del tempo con una visione intima e densa di melanconica. In mondo analogo, ma meno romantico di come descritto da Sergio Leone in“C'era una volta in America” - dove fedeltà e tradimentohanno un ruolo primario - di cui sposa l'atmosfera di deprimente solitudine. «Non ti rendi conto di quanto scorre veloce il tempo, finché non ci arrivi» dice Frank Sheeran alla sua infermeria, una delle poche persone con cui parlerà in vecchiaia.
Il montaggio, così come aveva fatto magistralmente John Huston in “L’Onore dei Prizzi” nel 1985, alterna momenti clou delle “esecuzioni” mafiose a scene di matrimoni o meglio di battesimi, laddove i padrini hanno un ruolo e un significato importante.
Gli attori sono di eccezionale bravura - pari solo a quella dei veri “tre tenori”: un sempre eccessivo (Al Pacino), un altro pacato e mediatore (Joe Pesci), e il terzo di poche parole e tutto sguardo (Robert De Niro).
L'inizio del sodalizio artistico tra Martin Scorsese con Joe Pesci e Robert De Niro è datato 1980, dove i due attori recitavano i fratelli in “Toro scatenato”, ed è continuato negli anni grazie a film di successo come, “Quei bravi ragazzi” del 1990 e “Casinò” del 1995. In quegli stessi anni, nella popolare trasmissione televisiva della NBC Saturnday Night Live ,nasce un famoso sketch chiamato The Joe Pesci Show, basato proprio sull'imitazione dell'attore e del suo amico De Niro.
Invece Al Pacino e Robert De Niro avevano lavorato negli stessi film in “Il Padrino – Parte II” di Francis Ford Coppola del 1975, in “Heat – La sfida” di Michael Mann nel 1995, e in “Sfida senza regole” di Jon Avnet del 2008, ma mai con Martin Scorsese.
Il film “Irishman” è prodotto da Netflix ed è costato moltissimo (attorno ai 150 milioni di dollari). Ha un linguaggio essenziale ed è violento quanto basta, senza troppi compiacimenti nella descrizione dei mafiosi italiani e dei crimini commessi. L’ausilio della computer graphicspermette agli attori di recitare, ringiovaniti, se stessi nelle varie stagioni della propria vita, rappresentaticon uno stile visivo, a mio avviso, iperrealista.Gli elementi essenziali di questo linguaggio figurativo, sia in pittura sia in cinematografia, sono infatti un’osservazione fotografica dell’oggetto, uno stile freddo e il più possibile “oggettivo”, una grande attenzione ai dettagli, un assoluto distacco psicologico dall’oggetto con la conseguente eliminazione delle scelte personali e soggettive, un’impressione complessiva di una specie di presenza dell’assenza. Poiché il giornalismo e la pubblicità hanno creato un’immagine a sé stante, l’iperrealismo tenta di sottolineare la profonda contraddizione del mezzo fotografico che “non mostra”, di un obiettivo che è cieco alla visione della realtà.
Per chiudere una piccola notazione: nella scena di un’assemblea sindacale Martin Scorsese riprende il manifesto Freedom of speech del 1943 del famoso illustratore statunitense Normal Rockwell.
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frascop
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mercoledì 27 novembre 2019
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i temi di scorsese e tre grandissimi attori
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Tornano dopo 39 anni “Quei bravi ragazzi “ di Scorsese e stavolta sono Robert De Niro (76 anni), Joe Pesci (76 anni, che vinse l’Oscar come migliore attore non protagonista) e Al Pacino (79 anni), con le loro fattezze reali e ringiovaniti dagli effetti di cui è capace il cinema oggi. Sono Frank Sheeran, soldato nella Seconda Guerra Mondiale e poi autista di camion; Russell Bufalino, boss della mafia a Filadelfia; Jimmy Hoffa, il capo del sindacato dei camionisti. Dalla gioventu alla vecchiaia e alla morte, Scorsese racconta in tre ore e mezza l’ascesa e caduta di personaggi italiani e irlandesi che si muovono dentro la storia americana, Kennedy compreso. I valori e i temi di Scorsese ritornano come al solito, si diventa criminali per amore della famiglia alla quale si vuole assicurare protezione e un futuro sicuro, poi il potere ti corrompe e snatura, infine subentra il senso del peccato e della colpa, alla ricerca di una misericordia che nessuno sa se arriverà.
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Tornano dopo 39 anni “Quei bravi ragazzi “ di Scorsese e stavolta sono Robert De Niro (76 anni), Joe Pesci (76 anni, che vinse l’Oscar come migliore attore non protagonista) e Al Pacino (79 anni), con le loro fattezze reali e ringiovaniti dagli effetti di cui è capace il cinema oggi. Sono Frank Sheeran, soldato nella Seconda Guerra Mondiale e poi autista di camion; Russell Bufalino, boss della mafia a Filadelfia; Jimmy Hoffa, il capo del sindacato dei camionisti. Dalla gioventu alla vecchiaia e alla morte, Scorsese racconta in tre ore e mezza l’ascesa e caduta di personaggi italiani e irlandesi che si muovono dentro la storia americana, Kennedy compreso. I valori e i temi di Scorsese ritornano come al solito, si diventa criminali per amore della famiglia alla quale si vuole assicurare protezione e un futuro sicuro, poi il potere ti corrompe e snatura, infine subentra il senso del peccato e della colpa, alla ricerca di una misericordia che nessuno sa se arriverà. Film di uomini, senza sesso, pur così caro a Scorsese, e senza soldi, altra sua ossessione, con alcuni piani sequenza e troppi rallenty ma tutto sommato sobrio, misurato. Scorsese sa raccontare, controlla tutto alternando suspence e lunghi dialoghi e fa questo viaggio tra passato e presente in compagnia di tre mostri sacri che sono il vero valore aggiunto del film. Imperdibile appunto per osservare De Niro, Pesci e Al Pacino in una delle loro prove migliori. L’amicizia per Scorsese vale molto ma lo sguardo di una figlia da bambina è ciò che resta più impresso alla fine
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