ghisi
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mercoledì 3 marzo 2021
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c''era una volta la mafia
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Le tematiche ricorrenti nei film di Martin Scorsese vanno ricercate nelle sue origini italiane e cattoliche: il sentimento di redenzione, la coscienza della famiglia, il senso di colpa. Sembra, inoltre, che nella maggior parte dei suoi film Scorsese si interroghi sulla possibilità di condurre un'esistenza cristiana in un mondo dominato dal male. Se poi coniughiamo tutto ciò con il virtuosismo tecnico, abbiamo il cinema di questo grande cineasta che firma quest’ultimo epico gangster movie.
“The Irishman” è tratto dal libro di James Brandt I Heard You Paint Houses ad opera dello sceneggiatore Steven Zaillian, ed è basato sulla vera storia di Frank Sheerandetto, appunto, “l’irlandese”.
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Le tematiche ricorrenti nei film di Martin Scorsese vanno ricercate nelle sue origini italiane e cattoliche: il sentimento di redenzione, la coscienza della famiglia, il senso di colpa. Sembra, inoltre, che nella maggior parte dei suoi film Scorsese si interroghi sulla possibilità di condurre un'esistenza cristiana in un mondo dominato dal male. Se poi coniughiamo tutto ciò con il virtuosismo tecnico, abbiamo il cinema di questo grande cineasta che firma quest’ultimo epico gangster movie.
“The Irishman” è tratto dal libro di James Brandt I Heard You Paint Houses ad opera dello sceneggiatore Steven Zaillian, ed è basato sulla vera storia di Frank Sheerandetto, appunto, “l’irlandese”.
Sheeran,un veterano della Seconda Guerra mondiale, inizialmente faceva l’autista e trasportava carni da uno Stato all’altro, rubacchiando qua e là per fare un po' di soldi extra. Conosce quasi per caso Russell Bufalino, un importante esponente di Cosa Nostraa Filadelfia, che lo prende sotto la sua protezione, cui seguirà l’escalation nel mondo del crimine. Pertanto Frank inizierà a fare l’imbianchino, che nel gergo mafioso significa colui che imbratta di sangue le pareti dove uccide le sue vittime.Si troverà, inoltre, a gestire anche una doppia famiglia, con tre figlie femmine avute dal primo matrimonio.
Incontra poi a Detroit il sindacalista fondatore dell’International Brotherhood of Teamsters, Jimmy Hoffa, di cui diventa il braccio destro, costituendo così la cerniera tra Cosa Nostra e mondo del sindacato, alternando una carriera pubblica a quella di privata di malavitoso. Jimmy Hoffa è un abile oratore, un uomo passionale che ama le sfide: da un lato si mette contro i Kennedy - che lo accusano di essere colluso con la mafia -, e solo più tardi contro Cosa Nostra.Dopo esser stato condannato per frode, Hoffa esce di prigione intenzionato a riprendersi il ”suo” sindacato a tutti i costi. Russ Bufalino, attraverso Frank, lo avverte che deve ritirarsi: «that's what it is» ripeterà inutilmente Sheeran a Jimmy Hoffa. Il sindacalista, pertanto, sparirà in modo misterioso.
Il regista in questo film narra un periodo che va dagli anni quaranta fino agli inizi del 2000 con Frank Sheeran ormai ottantenne e malato che vive in una residenza sanitaria assistenziale. Scorsese riprende il passaggio del tempo con una visione intima e densa di melanconica. In mondo analogo, ma meno romantico di come descritto da Sergio Leone in“C'era una volta in America” - dove fedeltà e tradimentohanno un ruolo primario - di cui sposa l'atmosfera di deprimente solitudine. «Non ti rendi conto di quanto scorre veloce il tempo, finché non ci arrivi» dice Frank Sheeran alla sua infermeria, una delle poche persone con cui parlerà in vecchiaia.
Il montaggio, così come aveva fatto magistralmente John Huston in “L’Onore dei Prizzi” nel 1985, alterna momenti clou delle “esecuzioni” mafiose a scene di matrimoni o meglio di battesimi, laddove i padrini hanno un ruolo e un significato importante.
Gli attori sono di eccezionale bravura - pari solo a quella dei veri “tre tenori”: un sempre eccessivo (Al Pacino), un altro pacato e mediatore (Joe Pesci), e il terzo di poche parole e tutto sguardo (Robert De Niro).
L'inizio del sodalizio artistico tra Martin Scorsese con Joe Pesci e Robert De Niro è datato 1980, dove i due attori recitavano i fratelli in “Toro scatenato”, ed è continuato negli anni grazie a film di successo come, “Quei bravi ragazzi” del 1990 e “Casinò” del 1995. In quegli stessi anni, nella popolare trasmissione televisiva della NBC Saturnday Night Live ,nasce un famoso sketch chiamato The Joe Pesci Show, basato proprio sull'imitazione dell'attore e del suo amico De Niro.
Invece Al Pacino e Robert De Niro avevano lavorato negli stessi film in “Il Padrino – Parte II” di Francis Ford Coppola del 1975, in “Heat – La sfida” di Michael Mann nel 1995, e in “Sfida senza regole” di Jon Avnet del 2008, ma mai con Martin Scorsese.
Il film “Irishman” è prodotto da Netflix ed è costato moltissimo (attorno ai 150 milioni di dollari). Ha un linguaggio essenziale ed è violento quanto basta, senza troppi compiacimenti nella descrizione dei mafiosi italiani e dei crimini commessi. L’ausilio della computer graphicspermette agli attori di recitare, ringiovaniti, se stessi nelle varie stagioni della propria vita, rappresentaticon uno stile visivo, a mio avviso, iperrealista.Gli elementi essenziali di questo linguaggio figurativo, sia in pittura sia in cinematografia, sono infatti un’osservazione fotografica dell’oggetto, uno stile freddo e il più possibile “oggettivo”, una grande attenzione ai dettagli, un assoluto distacco psicologico dall’oggetto con la conseguente eliminazione delle scelte personali e soggettive, un’impressione complessiva di una specie di presenza dell’assenza. Poiché il giornalismo e la pubblicità hanno creato un’immagine a sé stante, l’iperrealismo tenta di sottolineare la profonda contraddizione del mezzo fotografico che “non mostra”, di un obiettivo che è cieco alla visione della realtà.
Per chiudere una piccola notazione: nella scena di un’assemblea sindacale Martin Scorsese riprende il manifesto Freedom of speech del 1943 del famoso illustratore statunitense Normal Rockwell.
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andrea
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martedì 16 febbraio 2021
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l’ultima ‘tranche de vie’ scorsesiana. un capolavoro sul tempo e sulla vita.
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The Irishman è il primo di film di Martin Scorsese che ho atteso un po’ di tempo prima di immergermi al suo interno. Molte domande mi sono posto prima della visione: ‘ne vale la pena occupare 3 ore e mezza di un giornata?’; ‘e se poi ne rimanessi deluso?’; ‘e se Scorsese questa volta ci ha portato l’ennesimo gangster movie, ripetitivo e già visto?’. Alla fine ho ceduto, non sono riuscito a ‘giudicare dalla copertina’ e lasciare perdere; così ho premuto ‘play’ e mi sono lasciato trasportare da questa nuova e lunga ‘tranche de vie’ scorsesiana. Arrivo ai titoli di coda, e qui capisco che spesso i pregiudizi rendono cieco lo spettatore. Che dire...nulla da dire. Nulla da dire perché l’ultima pellicola di Scorsese parla da sola.
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The Irishman è il primo di film di Martin Scorsese che ho atteso un po’ di tempo prima di immergermi al suo interno. Molte domande mi sono posto prima della visione: ‘ne vale la pena occupare 3 ore e mezza di un giornata?’; ‘e se poi ne rimanessi deluso?’; ‘e se Scorsese questa volta ci ha portato l’ennesimo gangster movie, ripetitivo e già visto?’. Alla fine ho ceduto, non sono riuscito a ‘giudicare dalla copertina’ e lasciare perdere; così ho premuto ‘play’ e mi sono lasciato trasportare da questa nuova e lunga ‘tranche de vie’ scorsesiana. Arrivo ai titoli di coda, e qui capisco che spesso i pregiudizi rendono cieco lo spettatore. Che dire...nulla da dire. Nulla da dire perché l’ultima pellicola di Scorsese parla da sola. È un’opera talmente sublime che lascia lo spettatore nel silenzio. Un silenzio che dice tutto, che racchiude tutte le emozioni provate. The Irishman racchiude in sè così tante perfezioni cinematografiche a tal punto che qualsiasi giudizio io porti, non potrà mai soddisfare una mia opinione nella sua totalità. The Irishman è una pellicola volutamente, e giustamente, lenta. È una pellicola meno, e giustamente, violenta rispetto ad altri prodotti scorsesiani del passato. Queste due caratteristiche, spesso state oggetto di critica, a mio parere sono il punto forte del film. Sono il punto forte perché The Irishman è un film sulla vita, sul tempo che passa, sull’inevitabilità dei ricordi della propria vita; ed è proprio per questo che necessita di una visione lenta, attenta, e che sappia assaporare ogni singolo dettaglio della vicenda. La ‘spaventosa’ dilatazione temporale, altro carattere che accentua quella costante voglia di rendere visibile il tempo, non pesano assolutamente. Anzi, si rivela una decisione fondamentale, che permette allo spettatore-testimone di immedesimarsi nella sua totalità, di assaporarne ogni sviluppo, ogni dialogo, ogni espressione. Forma, stile, prove attoriali (Al Pacino e Joe Pesci si riconfermano grandissimi interpreti), fotografia, regia, tutto risulta all’occhio impeccabile e senza sbavature alcune. Testamento di vita? Ennesima prova che Martin Scorsese sia una garanzia di grande esperienza cinematografica? Chi lo sa. L’unica cosa che posso dire è guardate The Irishman, e capirete. È un film che sarà difficile da dimenticare. L’essere andato a casa praticamente a bocca vuota (parlo in merito ai riconoscimenti) a mio avviso è stato decisamente sconvolgente; anche se non è la statuetta a rendere un film bello, bensì quello che lascia dentro lo spettatore è l’essenziale. E a me ha lasciato molto dentro, una sensazione che non provavo dai tempi di Goodfellas o Taxi Driver, nonostante le grandi differenze estetico-stilistiche.
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mr.rizzus
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domenica 14 febbraio 2021
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cult
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dandy
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domenica 7 febbraio 2021
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the oldfellas.
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A 24 anni da "Casino" il regista riprende due dei suoi attori più significativi e gira il suo gangster movie definitivo.Dall'omonimo libro di Charles Brandt,il canto del cigno di un genere nonchè vero e proprio universo cinematografico creato e sviluppato dallo stesso Scorsese nell'arco di quasi mezzo secolo di carriera.Stavolta il racconto del mondo mafioso pur restando quello della manovalanza già affrontato dai tempi di "Quei bravi ragazzi" si tinge di una cupezza inesorabile,nella quale è finalmente posto l'accento su quelli che sono i veri eterni nemici del potere criminale medio:il cambiamento politico e l'inesorabile scorrere del tempo.
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A 24 anni da "Casino" il regista riprende due dei suoi attori più significativi e gira il suo gangster movie definitivo.Dall'omonimo libro di Charles Brandt,il canto del cigno di un genere nonchè vero e proprio universo cinematografico creato e sviluppato dallo stesso Scorsese nell'arco di quasi mezzo secolo di carriera.Stavolta il racconto del mondo mafioso pur restando quello della manovalanza già affrontato dai tempi di "Quei bravi ragazzi" si tinge di una cupezza inesorabile,nella quale è finalmente posto l'accento su quelli che sono i veri eterni nemici del potere criminale medio:il cambiamento politico e l'inesorabile scorrere del tempo.Una sorta di tragica banale odissea in cui i protagonisti si muovono in tre decadi di storia americana dagli anni'50 ai primi anni'80(attraverso le vicende dei Kennedy fino alla scomparsa di Hoffa e i successivi arresti)come se fossero già morti,fantasmi che si trascinano stancamente da un affare all'altro a un omicidio all'altro sopraffatti dalla tragica consapevolezza di poter comandare e controllare solo temporanamente ciò che li circonda.Ed in questo il ricorso al digitale per il ringiovanimento degli attori(complicatissimo e di lunghissima gestazione post produttiva,che ha richiesto sia pellicola che digitale)riesce ad essere nella sua imperfezione(e nell'impossibilità di mascherare i limiti fisici del cast)più funzionale perchè accentua l'aura di morte che avvolge i personaggi.Anche la scelta di narrare il film come una confessione solitaria da parte dello stesso Sheeran(che dice il vero solo quando parla alla telecamera,cui talvolta getta qualche sfuggente ed eloquente sguardo)da l'idea della visione del regista sulla vecchiaia e l'approssimarsi della fine,perlomeno della sua storia criminale al cinema.Emblematico lo stile:sempre eccellente(con la fedelissima Thelma Schoonmaker al montaggio)e più che mai "televisivo",palesemente erede di serie come "I Soprano" o "Boardwalk Empire" ma non per questo riduttivo o piatto.Ottimo lo svolgimento con il viaggio di Frank e Russell del '75 che inframmezza tutta la vicenda,e indimenticabile la lunga,dolorosa pianificazione dell'uccisione di Hoffa,così come l'ultima straziante parte che vede i due amici sempre più decadenti fisicamente e i tentativi vani di Frank di parlare alla figlia,che non gli perdonerà mai l'eliminazione di Jimmy per il quale provava tutto l'affetto che non aveva mai avuto per il padre.Poche e sbrigative le sequenze di omicidi,che potrebbero scontentare gli spettatori poco pazienti.Finalmente un gruppo di attori grandiosi da tempo relegati all'alimentare torna ai livelli alti.Oltre a DeNiro(anche co-produttore e che ha suggerito al regista il progetto)e Pesci,c'è Pacino alla sua prima esperienza con Scorsese.Suggerito da DeNiro stesso,sfodera il meglio del suo istrionismo.Peccato che Keitel e la Paquin invece siano alquanto sacrificati ai margini...Colonna sonora dell'ex-chitarrista di The Band Robbie Robertson.Prodotto con grande fatica(finanziato da Netflix per quasi 200 milioni dopo il rifiuto delle grandi major hollywoodiane) ha ottenuto un meritato successo di pubblico ma nessun Oscar a dispetto delle 10 candidature.
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mirkotommasicinema
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martedì 5 gennaio 2021
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epitome del crime movie
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Epitome del crime movie targato Netflix da tre ore e passa che passano eccome sulla vita del mafioso Frank Sheeran. Grazie ai suoi valorosi scagnozzi Scorsese fa una definitiva e perfetta ricostruzione dell’era dei gangster. Tutto già visto per carità… ma che gusto rivederlo!
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kaljmero
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lunedì 27 luglio 2020
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....il ciclo è finito a meno di clonazioni...
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Non ho letto le recensioni degli altri miei colleghi ma sono sicuro che in sto giro sarò sicuramente una voce fuori dal coro e non lo faccio per essere originale ma voglio esprimere una mia idea istintiva sul film e su sto filotto o ciclo di film di Scorsese che mi auguro termini con the irishman a meno di una clonazione dei soliti noti Deniro jo pesci ecc. e con la New al pacino direttamente dal padrino parte terza. Dopo quei bravi ragazzi casinó ora the irishman con le solite faccette di Deniro alla nonno di taxi driver " ce l'hai con me...?" e un jo pesci più riflessivo meno irascibile rispetto ai film precedenti della sagra sopra citati il resto la solita trama di loschi traffici Italo americani intrecciati con la politica locale corruzione ammazzamenti a sangue freddo faide varie ecc.
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Non ho letto le recensioni degli altri miei colleghi ma sono sicuro che in sto giro sarò sicuramente una voce fuori dal coro e non lo faccio per essere originale ma voglio esprimere una mia idea istintiva sul film e su sto filotto o ciclo di film di Scorsese che mi auguro termini con the irishman a meno di una clonazione dei soliti noti Deniro jo pesci ecc. e con la New al pacino direttamente dal padrino parte terza. Dopo quei bravi ragazzi casinó ora the irishman con le solite faccette di Deniro alla nonno di taxi driver " ce l'hai con me...?" e un jo pesci più riflessivo meno irascibile rispetto ai film precedenti della sagra sopra citati il resto la solita trama di loschi traffici Italo americani intrecciati con la politica locale corruzione ammazzamenti a sangue freddo faide varie ecc....basta..la famiglia i valori le mogli ammazzamenti doppiaggio con accenti Italo americani ecc voce fuori campo che narra...Questo ultimo film di Scorsese mi Ha annoiato....mi verrebbe da dire o dare un consiglio a Scorsese che giri ora un bel film di fantascienza.....per cambiare un po' ....per rinnovarsi... ma non sui loschi traffici della Little Italy di Marte mi raccomando!😀
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belliteam
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mercoledì 10 giugno 2020
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c'e' dentro proprio tutto scorsese
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Frank Sheeran (Robert De Niro) veterano di guerra, fa' l'autista... e l'imbianchino (metafora) di case; da qui si sviluppa tutta la sua storia di Gangster, fatta di incontri, di regolazione di conti, di massacri, in cui ritroviamo tutta la cinematografia di Martin Scorsese.
Con un cast di altissimo livello (citiamo tra gli altri Al Pacino e Joe Pesci), il regista americano ci porta x piu' di 3 ore a spasso nella storia degli Stati Uniti d'America, dalla baia dei porci, all'omicidio di Kennedy, accompagnando Frank Sheeran nella sua scalata al successo, da scagnozzo ai vertici della gerachia mafiosa di quegli anni. Segnalazione particolare x il "trucco" e per l'ambientazione del film, con una ricostruzione fedele degli Usa anni 60;
Un film assolutamente da vedere, senza farsi spaventare dalla durate piu' da serie tv che da lungometraggio.
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gattoquatto
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domenica 12 aprile 2020
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operazione commerciale
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Scorsese riunisce un cast di attori fuoriclasse ma ormai anziani per riprodurre un’epopea di gangster in stile “Quei bravi ragazzi”. Purtroppo gli attori, seppure ringiovaniti digitalmente, sono troppo vecchi per i ruoli assegnati, con un effetto surreale e (in alcune scene di violenza concitata) addirittura grottesco. In questo modo la trama diventa poco credibile. Il film poi è lunghissimo (oltre 3 ore!) e alla fine risulta piuttosto pesante. Tecnica e nomi non bastano a giustificare un progetto che sa tanto di speculazione commerciale.
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mattia belloccio
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domenica 12 aprile 2020
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il mio primo scorsese
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Essendo il mio primo film di Scorsese e non conoscendo il genere e i metodi cinematografici da lui utilizzati, cerco di considerarmi meno critico e più comprensibile, adottando un metodo di giudizio per lo più soggettivo. A me, il film non è piaciuto con questo però non sto dicendo che sia un brutto film, perché il film è qualitativamente bello. Ammetto che da un cast corale composto da quel magnifico ed esperto trio, le mie aspettative erano tante. Un buon montaggio, ma non ho apprezzato l'utilizzo molto frequente della colonna sonora, l'ho ritenuta al quanto ridondante. Però penso sia una caratteristica di Scorsese, considerato che con quel poco che ho visto di the walf of wall street ho notato che nelle scene in cui c'è un narratore esterno in prima persona, la musica c'è sempre, accompagnata da una sequenza di montaggi molto fluida.
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Essendo il mio primo film di Scorsese e non conoscendo il genere e i metodi cinematografici da lui utilizzati, cerco di considerarmi meno critico e più comprensibile, adottando un metodo di giudizio per lo più soggettivo. A me, il film non è piaciuto con questo però non sto dicendo che sia un brutto film, perché il film è qualitativamente bello. Ammetto che da un cast corale composto da quel magnifico ed esperto trio, le mie aspettative erano tante. Un buon montaggio, ma non ho apprezzato l'utilizzo molto frequente della colonna sonora, l'ho ritenuta al quanto ridondante. Però penso sia una caratteristica di Scorsese, considerato che con quel poco che ho visto di the walf of wall street ho notato che nelle scene in cui c'è un narratore esterno in prima persona, la musica c'è sempre, accompagnata da una sequenza di montaggi molto fluida. Ma sta di fatto che in questo film è pieno di questa tipologia di scene e ancora non sono di mio gradimento e forse mi ci devo abituare. La sceneggiatura non l'ho apprezzata, dialoghi lenti, poco sponatei e a differenza di molti film non creano suspence, anzi a metà film mi stavo addomentando, giacché io sia abituato alla sceneggiatura di Tarantino, la quale è DOC in un qualsiasi categoria di film. La non candidatura all'oscar in tale categoria non mi sorprende. La prestazione di Robert de Niro penso sia stata una delle migliori, sicuramente migliore di quella del suo collgea Al Pacino, di fatti non mi capacito come quest'ultimo abbia avuto l'onore di una candidatura all'oscar, mentre la prestazione di De Niro sia rimasta nell'ombra. Forse causa di ciò può essere la categoria differente e di conseguenza anche le diverse candidature, ma buh. Joe Pesci molto bravo. Scenografia mi è piaciuta. Fotografia così così. Concludo e ribadisco che è il mio primo film di Scorsese e dopo aver visto tutto il film attuo un giudizio soggettivo, nel quale tengo conto delle scelte che il regista ha voluto adoperare e che secondo me calzano a pennello con quel modello di film che egli voleva sfornare.
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johseph
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mercoledì 18 marzo 2020
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ennesima sinfonia di scorsese
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Non capivo perché mi stessi annoiando durante la visione. Il film è bello lungo, questo già lo sapevo. Ho guardato tutto il film nella speranza che arrivasse un momento ironico, come i siparietti di Pesci in Quei bravi ragazzi, ma miente. Poi, incredibilmente, a 10 minuti dalla fine ho realizzato e messo insieme i pezzi. Che botta di film ragazzi. Lento ma costruito a mestiere. Ohh Scorsese, bisognerebbe clonarti. Finale epico.
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