ruger357mgm
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domenica 1 dicembre 2019
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e' quel che è....
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Manca la quinta stella,perché un film così non deve vedersi in televisione, non la merita la tv.Qualcuno ha già utilizzato l'aggettivo "definitivo" che sintetizza forse il senso profondo di un cinema deja vi ma che non ci stancherà mai.E' un testamento spirituale ed artistico collettivo.Scorsese richiama i suoi stereotipi e li esalta, ne fa icone e modelli perfetti, characters essi stessi,intimi bozzetti stereotipati e irripetibili.De Niro, camaleontico e superbo ripete le sue hits calandosi nella malavita immutabile a cui ha reso innumerevoli servigi, definendo il suo archetipo in modo da risultare per sempre inimitabile.L'irascibile Al Pacino fa Jimmy Hoffa colorandolo con la sua arte, l' istrionismo del sindacalista , quello vero, si fonde con quello dell'Artista.
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Manca la quinta stella,perché un film così non deve vedersi in televisione, non la merita la tv.Qualcuno ha già utilizzato l'aggettivo "definitivo" che sintetizza forse il senso profondo di un cinema deja vi ma che non ci stancherà mai.E' un testamento spirituale ed artistico collettivo.Scorsese richiama i suoi stereotipi e li esalta, ne fa icone e modelli perfetti, characters essi stessi,intimi bozzetti stereotipati e irripetibili.De Niro, camaleontico e superbo ripete le sue hits calandosi nella malavita immutabile a cui ha reso innumerevoli servigi, definendo il suo archetipo in modo da risultare per sempre inimitabile.L'irascibile Al Pacino fa Jimmy Hoffa colorandolo con la sua arte, l' istrionismo del sindacalista , quello vero, si fonde con quello dell'Artista.Una summa epica delle smorfie e delle espressioni che ce lo fanno amare, incondizionatamente. E infine Joe Pesci, meno fortunato dei due mostri sacri cui fa da sempre da comprimario, ma egualmente imbattibile, misurato come non mai nella viscidissima parte del più cattivo della compagnia, confermandosi un attore sottovalutato ( da vedere e rivedere il piccolo film Occhio Indiscreto in cui fa una splendida parte da protagonista,senza il fastidioso doppiaggio pseudo catanese con cui c'è lo servono spesso). Un testamento politico e poetico, il viale del tramonto dei nostri bad boys. La distribuzione on demand online permette la produzione sontuosa ma azzera il fascino della pellicola. Non negoziabile : o piace o non piace.
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[+] 'it is what it is':l'ultimo capolavoro di scorsese
(di antonio montefalcone)
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gustibus
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giovedì 28 novembre 2019
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regia e recitazione in 4k!
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Finalmente ho visto in 2spezzoni questo tanto atteso IRISHMAN del grande Scorsese regista che la mafia la sa tradurre più di qualsiasi altro.Ho dato 4stelle con amore,ma nn offendetevi se ne meritava 3!..Il film quasi girato come fiction con dialoghi di 5-6-7minuti senza musica,quindi si molto malinconico.Tutto e'pervaso dalla presenza superba di R.De Niro che qui batte qualsiasi suo film nella durata di recitazione,si vede dall'inizio impersonando Frank Sheeran,irlandese che fa la sua apoteosi diventando la spalla di Jimmy Hoffa,il famoso sindacalista gia'visto in altri film passati.Hoffa impersonato da un altrettanto "mostro del cinema"Al Pacino"doppiato da G.
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Finalmente ho visto in 2spezzoni questo tanto atteso IRISHMAN del grande Scorsese regista che la mafia la sa tradurre più di qualsiasi altro.Ho dato 4stelle con amore,ma nn offendetevi se ne meritava 3!..Il film quasi girato come fiction con dialoghi di 5-6-7minuti senza musica,quindi si molto malinconico.Tutto e'pervaso dalla presenza superba di R.De Niro che qui batte qualsiasi suo film nella durata di recitazione,si vede dall'inizio impersonando Frank Sheeran,irlandese che fa la sua apoteosi diventando la spalla di Jimmy Hoffa,il famoso sindacalista gia'visto in altri film passati.Hoffa impersonato da un altrettanto "mostro del cinema"Al Pacino"doppiato da G.Giannini(il meglio!)e'la ruota dove si sviluppa una buona parte del racconto.Nel vortice della mafia ce'Russel un eccezionale Joe Pesci,che sarebbe il "padrino"moderato anche se alla fine dara'a Sheeran l'ordine piu'brutale di uccidere il suo migliore amico,per salvare loro stessi.Frank perdera'l'amore dei figli per questo, forse e'l'evoluzione piu'bella del film.Distribuito in esclusiva da Netflix prima nelle sale(da noi 4mila €.ho letto bene?)e poi nel circuito mondiale del social.Che non sia tutto tecnicamente perfetto si nota.Diretto magistralmente,attori eccelsi,ma le 3ore e 18+10di titoli di coda creano davvero una lunghezza eccessiva che fa sembrare il tutto proprio un film per la TV.Non per una multisala,dove i bimbi nn ce la farebbero piu' e noi adulti potremmo avere momenti statici.Non offendetevi ma HEAT di Mann e'veramente un capolavoro,per la fotografia,musica,sceneggiatura(che qui langue parecchio!)..ah qui manca molto la presenza femminile,le mogli fanno da contorno.Insomma da vedere,ma almeno per me non rimarrà nei miei ricordi.Resta una lunga visione di alta classe!vi basta?
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carloalberto
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giovedì 28 novembre 2019
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storia di pupi e di pupari
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The Irishman, ovvero De Niro che rifà De Niro che rifà Good Fellas che rifà C’era una volta in America che rifà il solito mafioso nella solita storia vista e rivista, in compagnia di un Harvey Keitel che brilla per la sua assenza e di un Joe Pesci così invecchiato che nemmeno il digitale miracola. Questa volta però Scorsese, ed è questa la novità, con ambizioni di Verità, usa lo stile documentaristico aspirando a ricostruire, sulla base di un saggio-inchiesta, gli antefatti della scomparsa di Jimmy Hoffa, interpretato da un Al Pacino in gran forma, figura mitica del sindacalismo USA degli anni ‘60 che ha ispirato già nel 1992 un Hoffa - Santo o mafioso? con Nicolson.
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The Irishman, ovvero De Niro che rifà De Niro che rifà Good Fellas che rifà C’era una volta in America che rifà il solito mafioso nella solita storia vista e rivista, in compagnia di un Harvey Keitel che brilla per la sua assenza e di un Joe Pesci così invecchiato che nemmeno il digitale miracola. Questa volta però Scorsese, ed è questa la novità, con ambizioni di Verità, usa lo stile documentaristico aspirando a ricostruire, sulla base di un saggio-inchiesta, gli antefatti della scomparsa di Jimmy Hoffa, interpretato da un Al Pacino in gran forma, figura mitica del sindacalismo USA degli anni ‘60 che ha ispirato già nel 1992 un Hoffa - Santo o mafioso? con Nicolson.
La storiella che gli americani si raccontano e che ci raccontano sulle cospirazioni mafiose e sui presunti coinvolgimenti dei servizi di intelligence nella morte di JFK, già canovaccio per innumerevoli film provenienti d’oltreoceano, assomiglia alle storielle nostrane sull’intreccio politica-mafia-apparati deviati dello Stato che dal dopoguerra in poi scavano gallerie sotterranee nell’inconscio collettivo dei benpensanti cultori del mito dell’inevitabile progresso, minando le fondamenta della nuova chiesa della democrazia santificata eretta sulle ceneri delle macerie post-belliche, con la differenza che qui da noi almeno qualche processo all’argomento si è fatto e che si tenta di fare, pur nell’indifferenza generale, tutt’oggi.
Film stanco, che riflette la stanchezza di Scorsese e che, tuttavia, non stanca, nonostante tre ore e mezza di flashback di ricordi dell’Irishman-De Niro ridotto in carrozzella, perché l’epopea degli eroi del male affascina più dei martirologi, più delle storie dei santi, e bisognerebbe fare un indagine psicosociologica per capire perché al timorato uomo della strada occidentale piace così tanto il gangster di Good Fellas o il mafioso del Il Padrino o il camorrista di Gomorra piuttosto che il Castellitto-Padre Pio.
The Irishman è uno di quei film che invita a guardare in sala piuttosto che sullo schermo. Il vero spettacolo sono gli spettatori. Accadono più cose nella mente dell’uomo comune moderno mentre si nutre avidamente di immagini-simbolo, quale compulsivo consumatore di pseudoStoria adattata in storielle per i più piccoli, che nella fantasmagoria in celluloide di Scorsese che ripropone personaggi-marionetta mossi da fili invisibili e per questo affrancati da ogni responsabilità etica, massa dannata nella prospettiva luterana, già assolta dal regista prima che dal prete perché, priva di grazia, necessitata ad agire il male.
E’ la stessa storia dei pupi siciliani. Qui in primo piano la trista vita degli eroi malvagi e sullo sfondo la morte di Orlando-JFK, non per mano di altri pupi, ma di quegli eterni pupari, che, nonostante tutto, sono destinati a rimanere nell’ombra, anche grazie a queste narrazioni folkloristiche, che alimentano una visione mitica delle vicende umane, appagando gli autentici desideri di conoscenza del cittadino medio, sulla complessa consistenza delle moderne società di cui fa parte, con surrogati preconfezionati, che si prefiggono, forse, oltre il lecito profitto del botteghino, un benefico effetto placebo per le nostre coscienze in cerca di autoassoluzione per la complicità acquiescente quotidiana accordata al sistema.
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frascop
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mercoledì 27 novembre 2019
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i temi di scorsese e tre grandissimi attori
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Tornano dopo 39 anni “Quei bravi ragazzi “ di Scorsese e stavolta sono Robert De Niro (76 anni), Joe Pesci (76 anni, che vinse l’Oscar come migliore attore non protagonista) e Al Pacino (79 anni), con le loro fattezze reali e ringiovaniti dagli effetti di cui è capace il cinema oggi. Sono Frank Sheeran, soldato nella Seconda Guerra Mondiale e poi autista di camion; Russell Bufalino, boss della mafia a Filadelfia; Jimmy Hoffa, il capo del sindacato dei camionisti. Dalla gioventu alla vecchiaia e alla morte, Scorsese racconta in tre ore e mezza l’ascesa e caduta di personaggi italiani e irlandesi che si muovono dentro la storia americana, Kennedy compreso. I valori e i temi di Scorsese ritornano come al solito, si diventa criminali per amore della famiglia alla quale si vuole assicurare protezione e un futuro sicuro, poi il potere ti corrompe e snatura, infine subentra il senso del peccato e della colpa, alla ricerca di una misericordia che nessuno sa se arriverà.
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Tornano dopo 39 anni “Quei bravi ragazzi “ di Scorsese e stavolta sono Robert De Niro (76 anni), Joe Pesci (76 anni, che vinse l’Oscar come migliore attore non protagonista) e Al Pacino (79 anni), con le loro fattezze reali e ringiovaniti dagli effetti di cui è capace il cinema oggi. Sono Frank Sheeran, soldato nella Seconda Guerra Mondiale e poi autista di camion; Russell Bufalino, boss della mafia a Filadelfia; Jimmy Hoffa, il capo del sindacato dei camionisti. Dalla gioventu alla vecchiaia e alla morte, Scorsese racconta in tre ore e mezza l’ascesa e caduta di personaggi italiani e irlandesi che si muovono dentro la storia americana, Kennedy compreso. I valori e i temi di Scorsese ritornano come al solito, si diventa criminali per amore della famiglia alla quale si vuole assicurare protezione e un futuro sicuro, poi il potere ti corrompe e snatura, infine subentra il senso del peccato e della colpa, alla ricerca di una misericordia che nessuno sa se arriverà. Film di uomini, senza sesso, pur così caro a Scorsese, e senza soldi, altra sua ossessione, con alcuni piani sequenza e troppi rallenty ma tutto sommato sobrio, misurato. Scorsese sa raccontare, controlla tutto alternando suspence e lunghi dialoghi e fa questo viaggio tra passato e presente in compagnia di tre mostri sacri che sono il vero valore aggiunto del film. Imperdibile appunto per osservare De Niro, Pesci e Al Pacino in una delle loro prove migliori. L’amicizia per Scorsese vale molto ma lo sguardo di una figlia da bambina è ciò che resta più impresso alla fine
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luca9892
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mercoledì 27 novembre 2019
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masterpiece
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Dopo aver atteso per molto tempo l'uscita di questo film, posso finalmente dire: CAPOLAVORO.
Da grande fan del genere, sono rimasto estasiato, Dalla sceneggiatura alle musice, passando al montaggio e alla fotografia, finendo con una lezione di recitazione firmata De Niro, Al Pacino, Joe Pesci (con il secondo lanciatissimo verso la statuetta).
Durata lunga ma goduriosa per gli amanti del cinema.
Non lo giudico a livello de Il Padrino ne di C'era una volta in America, ma ci va vicino e merita di essere nominato per i prossimi decenni al fianco di titoli come Casinò e Goodfellas.
Questo genere aveva bisogno di questa chiusura.
Grazie Martin
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loland10
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domenica 17 novembre 2019
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ballata 'new-cinema'
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“The irishman” (id., 2019) è il ventisettesimo lungometraggio del regista newyorkese Martin Scorsese.
“Se hanno fatto fuori Kennedy
Figurati per un sindacalisti.”
L’ultimo Scorsese è quello che ci aspetta. Nel senso massimo di/del genere e con sontuosità di ripresa, realista e secca, poco incline ad uno spettacolo oramai passato. Un film che diventa lezione di recitazione intensa, di spazi ripieni, di memorie vinte, di ambienti oscuri e di velleità temporali. Lo sguardo del newyorkese non è mai arte fine a se stessa ma è rigore e forza silenziosa di un cinema che ‘supera’ lo schermo piatto (nonostante le difficoltà produttive e anche per queste).
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“The irishman” (id., 2019) è il ventisettesimo lungometraggio del regista newyorkese Martin Scorsese.
“Se hanno fatto fuori Kennedy
Figurati per un sindacalisti.”
L’ultimo Scorsese è quello che ci aspetta. Nel senso massimo di/del genere e con sontuosità di ripresa, realista e secca, poco incline ad uno spettacolo oramai passato. Un film che diventa lezione di recitazione intensa, di spazi ripieni, di memorie vinte, di ambienti oscuri e di velleità temporali. Lo sguardo del newyorkese non è mai arte fine a se stessa ma è rigore e forza silenziosa di un cinema che ‘supera’ lo schermo piatto (nonostante le difficoltà produttive e anche per queste).
Il summa scorsesiano è salutare per il cinema nato nella new Hollywood e vive di un mondo e modo di raccontare che è di uno stilema unico, un compendio, verrebbe da dire il compendio di inquadrature che oggi sono da studiare una per una. Niente di casuale nell’appoggio nella macchina da presa per i dialoghi, nello scorrere a nano i luoghi, nel cadere nei volti tra i tanti che si incrociano e nel visionare oggetti, ora pistole, ora sigarette, ora abbelli, ora borchie delle gomme, ora asfalti,, con un tocco di grande partecipazione. Si entra dentro lo scherma e già l’odore è forte per chi gradisce il cinema di Martin, con la scritta ‘Exit’....che compare più volte, siamo in un centro di cura o un ospedale per malati se si preferisce....e l’uscita è per pochi. Ma entri nel cinema non virtuale ma di racconto storico degli Usa (molte decadi) dalla parte ‘mafiosa’ cioè un altro mondo per rovesciare quello che si sa e quello che è dentro.
La sedia a rotelle di Frank Sheeran si vede dopo una piccola carrellata di altri ospiti. La ripresa gira e dal basso rimarca il volto ‘rigato, plastificato, vecchio’ con un biancore tumefatto, dell’ex imbianchino (che nasconde e vigila il passato) che con voce ‘roca e disillusa’ racconta a noi e al ‘suo Paese’.
Trama breve (il film dura circa 3 ore e mezza): Frank Sheeran è un mafioso che ripensa e rivede la sua vita tra giovinezza in guerra e poi sicario fino all’uccisione del leader sindacale Jimmy Hoffa; il suo ‘lavoro sporco’ è nel suo essere dentro la conoscenza della famiglia criminale Bufalino.
‘Ballata di morte’: riprendere i temi visti e registrati, non avere paura del dietro le quinte, la malavita dentro se stessa, la visuale delle storie, il mondo distorto e le pallottole tra bande e persone. Il potere del male è il potere dell’uomo....
‘Ballata senza verità‘: un gioco per Martin scombuiare la storia ‘americana’ per renderla visibile, scornata, scevra e priva di velleità fine a se stesse; il cinema ripiomba tra piccolo e grande schermo; il tutto ‘scorsesiano’ si compiace di pica moda, ma vibra nella finzione tra un ‘fuori orario’ privo di logica e un ‘bambino-girovago’ alla ricerca della settima arte.
‘Ballata di un film’: il newyorkese arriva all’epilogo o quasi, al suo silenzio come manifesto, alla sua camera (cine, da letto, da sogno, buia e pestifera) socchiusa; non si lascia che un leggero spiraglio. Il The end non è mai da scrivere. Il cinema di Scorsese è subliminale tra una fine di ‘irishman’ è un inizio di un capitolo da inventare. È la confessione segreta di un prete....giovane...per un domani da vivere in un paradiso inesistente.
‘Ballata dei volti’: le sfumature, le camminate, i ritocchi, le rughe, le simbiosi, gli scontri, i dialoghi, i fuochi e le polveri sono disdette per un film fiume dove lentezza e velocità vanno di pari passo e dove ogni lezione pare l’ultima come una prima (di opera). Scorsese libero di muoversi, senza un gesto dietro, con una carriera da aprire e una scatola regalo da infiocchettare.
‘Ballata New Hollywood’: la entry per una exit che appare subito; uscite se volete, non dormite se vedete, ascoltate se desiderate; l’uomo ‘Hirish’ racconta il passato, vede il presente e non socchiude il futuro; il testimone di un cinema vecchio che diventa nuovo e di un manifesto delle origini. Il tepore di un grande schermo eh si ricuce il cantuccio di una speranza da ingrandire. La tv scorsesiana è grimaldello per produttori ignari e per scorribande abbondanti. In un flauto leggero e dilatato, la magia appare vena per un cinema che si espande sempre più. Mai chiudere una porta. È il cinema hollywoodiano senza esserlo mai.
‘Ballata per un destino’: è una movimento di macchina poco corposo, asfittico, sottrattivo, essenziale e per nulla vuoto. Pieno di storia di un Paese corrotto dove il punto di vista è dietro (e per il regista sembra davanti la macchina) e ogni colpo di pistola o arma da fuoco sono il rito della cronaca nera ma talmente forti che il silenzio è l’ossimoro del giornalismo che racconta. Ecco che l’America divelta e morente resta viva nel racconto di Frank: viva di morte lontana. La N.H. resta a guardare.
‘Ballata di un(a) fine’: una rifioritura grigia e offuscata di una storia che Martin ha sempre detto. Anche in ‘Silence’ (da lontane storie e da lontani set) l’umore è decisamente forte; nessuno sconto per nessuno, per una morte che è avvenuta e per tragedie mai viste. Il cinema reale confonde e impatta tra quello di oriente e quello di Occidente; una crudezza viva e una morte che non arriva mai (‘la tentazione di Cristo’ è l’ultima), mentre il cinema non chiude mai lo schermo.
Musica del chitarrista canadese Robbie Robertson (oramai la collaborazione è di vecchia data): dilatata nel tempo e scandita nei tempi, tra vecchi spartiti e toni interiori; intensa ed emotiva.
Fotografia del messicano Rodrigo Prieto(aveva già lavorato con Scorsese in ‘The Wolf of Wall Street’ -2013- e ‘Silence’ -20’16-): assopita e nera, cupa e viva, morente tra balli, conferenze, tavoli e vie notturne; immagini dilatate nel tempo e pensieri di dominio.
Robert DeNiro(Frank Sheeran-‘The Irishman’): appare in forma, con o senza ritocchi, col suo amico regista poi, sembra una recita continua, talmente efficace e bella, da sembrare, ipoteticamente realista (si legge che le firme e iti chi Martin li abbia provato sul Robert facendolo re-recitare sul suo cavallo di battaglia ‘Goodfellas’....come una prova senza prove).
Al Pacino(Jimmy Hoffa): sembra di specchiarsi in banca per un ‘pomeriggio da cani’ che dura da lustri; un attore che ha sembianze scandite di grande forza vocale; movimenti e dialoghi veramente da ‘super’ premiato.
Joe Pesci(Russell Bufalino): vecchio e con rughe, ma la classe è cristallina; uno sguardo sbilenco e sghembo, un vociare frastornante, un decisionista senza scalfire l’abito; aspetta e riesce, guida e non si invaghisce; un attore che ammanta molto cinema sconosciuto.
Regia di M. Scorsese: il fraseggio di riprese è così immediato e splendido, che il film si fa da parte per il gusto ‘dietro le quinte’; tante scene, l’entrata nella storia ha qualcosa di fascinoso (i primi minuti hanno un qualcosa di immediato dentro), le giravolte della macchina ogni volta il personaggio è tra molti (nel processo gli altri girano dietro); poi nelle parti finali le riprese diventano un tamburo epilogo(ante) senza sforzo e con un gusto retrò, in alto tra fili e incroci, colori e statue ferme, mentre un auto e un’altra girano attorno, partono e ritornano (il tempo si fa avanti…).
Un Martin che disdice tutti e ammalia tutti. Un cinema che ‘manifesta’ la ripresa come pura arte. Oggi tra i registi...chi riesce a ‘poggiare’ la ripresa senza farsene accorgere e lasciando il segno….!?
Voto: 10/10 (*****) -cinema teso-
Ps. Visto in lingua originale,sottotitolato, sul grande schermo.
Nota: non è capibile mai perché certo pubblico accenda il cellulare,..per sentire l’ultima notizia...
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flaw54
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venerdì 15 novembre 2019
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decadente e malinconico
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La fine cinematografica della mafia nella ricostruzione dell' uccisione della discussa e discutibile figura di Jimmy Hoffa. Un film crepuscolare con i grandi vecchi del cinema americano capaci di un'ultima epocale interpretazione. De Niro, Al Pacino, Joe Pesci e gli altri riprendono i panni ricoperti nei grandi film degli anni 70 '80 , lasciandoci immagini di epica decadenza. Film volutamente lento , dilatato, basato su continui dialoghi tra i protagonisti con una ricostruzione dell'epoca perfetta, sia dal punto di vista degli ambienti che dà quello dei continui riferimenti storici. Un'unica osservazione negativa: il ringiovanimento dei protagonisti appare talvolta eccessivo e sembra persino ridicolo ( Joe Pesci al distributore di benzina con De Niro).
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La fine cinematografica della mafia nella ricostruzione dell' uccisione della discussa e discutibile figura di Jimmy Hoffa. Un film crepuscolare con i grandi vecchi del cinema americano capaci di un'ultima epocale interpretazione. De Niro, Al Pacino, Joe Pesci e gli altri riprendono i panni ricoperti nei grandi film degli anni 70 '80 , lasciandoci immagini di epica decadenza. Film volutamente lento , dilatato, basato su continui dialoghi tra i protagonisti con una ricostruzione dell'epoca perfetta, sia dal punto di vista degli ambienti che dà quello dei continui riferimenti storici. Un'unica osservazione negativa: il ringiovanimento dei protagonisti appare talvolta eccessivo e sembra persino ridicolo ( Joe Pesci al distributore di benzina con De Niro).
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kleber
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mercoledì 13 novembre 2019
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film gangster definitivo
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Film gangster che si presenta come definitivo, ciò detto non solo come iperbole del recensore entusiasta; le tre ore e mezza sottotitolate senza interruzione ci immergono in una narrazione impeccabile e coinvolgente, che l’assenza di doppiaggio ci consegna intatta. Regalandoci anche il cameo della breve conversazione a viva voce fra Pesci e De Niro nel loro reminiscente e commovente italiano.
Specialmente gli attori, che ormai erano relegati dall’anagrafe ai ruoli senili, grazie un uso magistrale e artisticamente corretto della tecnologia digitale che ne ringiovanisce i volti di 40 anni senza alterarne la “maschera” attoriale, agiscono in un prolungamento del mito, finora sinonimo di sbiadite rimpatriate finalizzate a residuali incassi.
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Film gangster che si presenta come definitivo, ciò detto non solo come iperbole del recensore entusiasta; le tre ore e mezza sottotitolate senza interruzione ci immergono in una narrazione impeccabile e coinvolgente, che l’assenza di doppiaggio ci consegna intatta. Regalandoci anche il cameo della breve conversazione a viva voce fra Pesci e De Niro nel loro reminiscente e commovente italiano.
Specialmente gli attori, che ormai erano relegati dall’anagrafe ai ruoli senili, grazie un uso magistrale e artisticamente corretto della tecnologia digitale che ne ringiovanisce i volti di 40 anni senza alterarne la “maschera” attoriale, agiscono in un prolungamento del mito, finora sinonimo di sbiadite rimpatriate finalizzate a residuali incassi. Nulla di tutto questo, Il film è una reunion di glorie del genere, nella piena maturità professionale, ai quali la tecnologia digitale restituisce il fisico dei "migliori anni". Finora impossibile in altre arti, possibile oggicon una tecnologia finalmente utilizzata non per transformers o calamari pirateschi ma per un virtuoso prolungamento del meglio. Da non perdere per amanti del genere gangster italo americanio (a dispetto del titolo) diretto e interpretato da miti assoluti. E ovviamente anche da tutti gli amanti del cinema. Per quanto mi riguarda dopo la cantonata di Jocker e di altre tristi prime visioni, mi sono riconciliato con la sala. Da solo questo film ha già salvato la stagione.; se anche tutti gli altri film della season 2019-2020 fossero al livello di “Le ragazze di Wall Street - Business is Business”, beh grazie al capolavoro “The Irishman”… sarebbe comunque una stagione da ricordare.
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mauridal
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martedì 12 novembre 2019
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la scelta di martin
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Siamo negli Stati Uniti nel periodo tra il dopo guerra e gli anni sessanta ,momento cruciale della storia degli USA . Quando un regista , decide di affrontare un tema a sfondo storico politico come è in questo film , allora possiamo aspettarci tante scelte narrative , di denuncia o un docufilm o altro ancora , ma quando il regista è un grande autore del cinema contemporaneo come è Scorsese, possiamo solo accettare la sua scelta di raccontare la storia di un uomo , il killer di tanti omicidi di mafia amico della famiglia italo americana dei Bufalino implicata in tante vicende ,anche quella dell’omicidio di Jimmy Hoffa sindacalista .
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Siamo negli Stati Uniti nel periodo tra il dopo guerra e gli anni sessanta ,momento cruciale della storia degli USA . Quando un regista , decide di affrontare un tema a sfondo storico politico come è in questo film , allora possiamo aspettarci tante scelte narrative , di denuncia o un docufilm o altro ancora , ma quando il regista è un grande autore del cinema contemporaneo come è Scorsese, possiamo solo accettare la sua scelta di raccontare la storia di un uomo , il killer di tanti omicidi di mafia amico della famiglia italo americana dei Bufalino implicata in tante vicende ,anche quella dell’omicidio di Jimmy Hoffa sindacalista . La vera scelta di Martin Scorsese è dunque raccontare l’uomo che uccise Jimmy Hoffa , Frank Sheeran. Perché questa scelta. In fondo è un semisconosciuto killer irlandese al soldo e protetto dalle famiglie di mafia . Dunque interessa proprio la storia di Frank .Un sicario senza scrupoli veterano della seconda guerra ,che uccide persone su ordine del capo . Dunque qui interviene la autorialità del regista Scorsese che ci presenta un uomo che diventa grande amico del sindacalista Hoffa ne segue la carriera , lo protegge addirittura dai nemici interni ed esterni ,conosce e fraternizza con i propri familiari, la moglie e i figli di Hoffa, insomma diviene nel tempo uomo fidato su cui poter contare sempre e ovunque. Durante tutta la lunga narrazione particolareggiata della vita dei due amici Frank e Jimmy , viene però accennata anche la presenza di tanto in tanto degli altri buoni amici di Frank ovvero Russell Bufalino , ‘Tony Pro’ Provenzano ed altri a cui Frank deve tutto se non la vera sopravvivenza. Dunque infine perché Frank ci interessa tanto. Tanto da diventare il vero protagonista del film l’irlandese, così come ha scelto Martin Scorsese .Forse perché, a quest’uomo viene ordinato di uccidere il suo vero amico . Frank su ordine della potente mafia deve uccidere l’amico Jimmy a capo della altrettanto potente organizzazione sindacale dei trasporti ,per motivi di poteri in conflitto e Frank l’irlandese deve solo accettare senza discutere ed eseguire l’ordine. E così che il film con un certo coraggio continua a narrare la visione cruda e spietata del potere che sia mafioso o sia legale, dello stato o dell’ anti stato quando si decide la fine di un uomo è così dev’essere ( battuta detta da Bufalino a Frank) , quella fine si compirà. Nel film si accenna anche agli anni dei Kennedy e si intravvede l’ombra della mafia nella decisione di assassinare JFK poiché il sindacato di Hoffa aveva partecipato ad eleggere Kennedy alla presidenza USA . Dopotutto Frank non può opporsi a niente ed eseguirà l’omicidio senza avvertire l’amico della sentenza di morte a suo carico . Un dramma che non scalfisce l’animo di Frank ,in quel momento, ma con uno spericolato trascorrere del tempo lo ritroviamo sopravvissuto a tutti gli altri da vecchio su una sedia a rotelle ricoverato in clinica che quasi in punto di morte vuole confessare e dolersi di tutto quello che ha commesso .Dunque una scelta quella di Scorsese di entrare nella mente e nell’animo di uno spietato killer e raccontarne le azioni senza giudicarne apertamente le colpe, i rimorsi i pentimenti . Un film che segna un punto fermo nella cinematografia ,ma anche nella vita artistica di Scorsese che non a caso ha voluto riunire , forse per l’ultima volta insieme , l’amico Bob De Niro ,( magistrale n ei panni di Frank) , un grande Al Pacino ( nei panni di Jimmy Hoffa) un grande vecchio come Joe Pesci ( nei panni di Russ Bufalino )e tutti gli altri Harvey Keitel (Angelo Bruno),Bobby Cannavale: (Felix ‘Skinny Razor’ DiTullio), Anna Paquin (Peggy Sheeran), Stephen Graham (Anthony ‘Tony Pro’ Provenzano), direi molto più che attori veri amici di Martin Scorsese che hanno partecipato a questa avventura , realizzando un film che già a dispetto di molti, ha tutto il diritto di entrare nella storia del cinema .
( mauridal) .
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adriana moltedo
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sabato 9 novembre 2019
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amicizia e obbedienza
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Questa di Martina Scorsese, 209 minuti, è una storia di amicizia tra uomini.
Tratto da “L’irlandese.Ho ucciso Jimmy Hoffa” di Charles Brandt.
Peggy figlia di Frank è una donna di rilievo che intuisce e condanna la relazione di suo padre Frank interpretato da Robert De Niro con il boss mafioso Russel interpretato da Joe Pesci, fino a troncare la relazione con lui.
Altre due donne, le rispettive mogli di Frank Sheeran e Russel Bufalino, sono solo delle gran fumatrici disposte alla grande obbedienza, tranne quella di non fumare.
Il fiore all’occhiello di Scorsese è far ringiovanire i suoi amici con effetti speciali super moderni a cura della “Industrial Light & Magic” spendendo 40 milioni in più del budget iniziale.
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Questa di Martina Scorsese, 209 minuti, è una storia di amicizia tra uomini.
Tratto da “L’irlandese.Ho ucciso Jimmy Hoffa” di Charles Brandt.
Peggy figlia di Frank è una donna di rilievo che intuisce e condanna la relazione di suo padre Frank interpretato da Robert De Niro con il boss mafioso Russel interpretato da Joe Pesci, fino a troncare la relazione con lui.
Altre due donne, le rispettive mogli di Frank Sheeran e Russel Bufalino, sono solo delle gran fumatrici disposte alla grande obbedienza, tranne quella di non fumare.
Il fiore all’occhiello di Scorsese è far ringiovanire i suoi amici con effetti speciali super moderni a cura della “Industrial Light & Magic” spendendo 40 milioni in più del budget iniziale.
In realtà far ringiovanire i suoi amici è stato come ringiovanire se stesso.
Amicizia e obbedienza, colpa e redenzione, amore e morte, come in Dostoeskij, come nella tragedia greca.
Hoffa è carismatico e seducente. Frank diventa il suo guardaspalle, il suo miglior amico.
Dovrà ucciderlo per obbedienza a Russel Bufalino.
Perderà l’amore delle figlie e di tutti, rimarrà solo come un cane, aspettando la morte che non arriva quando vuoi tu.
Riprese magnifiche in primissimo piano di questi uomini legati da violenza e potere.
Dialoghi divertenti, pieni di risate che solo gli amici sanno fare.
Vestiti a quadri d’epoca ora di moda. Vestiti coloratissimi delle donne che fumano lungo le strade d’America.
Una musica che segue dolcemente il cammino dei viandanti.
E’ questo un mondo dì uomini che ancora esiste.
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