gustibus
|
giovedì 28 novembre 2019
|
regia e recitazione in 4k!
|
|
|
|
Finalmente ho visto in 2spezzoni questo tanto atteso IRISHMAN del grande Scorsese regista che la mafia la sa tradurre più di qualsiasi altro.Ho dato 4stelle con amore,ma nn offendetevi se ne meritava 3!..Il film quasi girato come fiction con dialoghi di 5-6-7minuti senza musica,quindi si molto malinconico.Tutto e'pervaso dalla presenza superba di R.De Niro che qui batte qualsiasi suo film nella durata di recitazione,si vede dall'inizio impersonando Frank Sheeran,irlandese che fa la sua apoteosi diventando la spalla di Jimmy Hoffa,il famoso sindacalista gia'visto in altri film passati.Hoffa impersonato da un altrettanto "mostro del cinema"Al Pacino"doppiato da G.
[+]
Finalmente ho visto in 2spezzoni questo tanto atteso IRISHMAN del grande Scorsese regista che la mafia la sa tradurre più di qualsiasi altro.Ho dato 4stelle con amore,ma nn offendetevi se ne meritava 3!..Il film quasi girato come fiction con dialoghi di 5-6-7minuti senza musica,quindi si molto malinconico.Tutto e'pervaso dalla presenza superba di R.De Niro che qui batte qualsiasi suo film nella durata di recitazione,si vede dall'inizio impersonando Frank Sheeran,irlandese che fa la sua apoteosi diventando la spalla di Jimmy Hoffa,il famoso sindacalista gia'visto in altri film passati.Hoffa impersonato da un altrettanto "mostro del cinema"Al Pacino"doppiato da G.Giannini(il meglio!)e'la ruota dove si sviluppa una buona parte del racconto.Nel vortice della mafia ce'Russel un eccezionale Joe Pesci,che sarebbe il "padrino"moderato anche se alla fine dara'a Sheeran l'ordine piu'brutale di uccidere il suo migliore amico,per salvare loro stessi.Frank perdera'l'amore dei figli per questo, forse e'l'evoluzione piu'bella del film.Distribuito in esclusiva da Netflix prima nelle sale(da noi 4mila €.ho letto bene?)e poi nel circuito mondiale del social.Che non sia tutto tecnicamente perfetto si nota.Diretto magistralmente,attori eccelsi,ma le 3ore e 18+10di titoli di coda creano davvero una lunghezza eccessiva che fa sembrare il tutto proprio un film per la TV.Non per una multisala,dove i bimbi nn ce la farebbero piu' e noi adulti potremmo avere momenti statici.Non offendetevi ma HEAT di Mann e'veramente un capolavoro,per la fotografia,musica,sceneggiatura(che qui langue parecchio!)..ah qui manca molto la presenza femminile,le mogli fanno da contorno.Insomma da vedere,ma almeno per me non rimarrà nei miei ricordi.Resta una lunga visione di alta classe!vi basta?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gustibus »
[ - ] lascia un commento a gustibus »
|
|
d'accordo? |
|
dandy
|
domenica 7 febbraio 2021
|
the oldfellas.
|
|
|
|
A 24 anni da "Casino" il regista riprende due dei suoi attori più significativi e gira il suo gangster movie definitivo.Dall'omonimo libro di Charles Brandt,il canto del cigno di un genere nonchè vero e proprio universo cinematografico creato e sviluppato dallo stesso Scorsese nell'arco di quasi mezzo secolo di carriera.Stavolta il racconto del mondo mafioso pur restando quello della manovalanza già affrontato dai tempi di "Quei bravi ragazzi" si tinge di una cupezza inesorabile,nella quale è finalmente posto l'accento su quelli che sono i veri eterni nemici del potere criminale medio:il cambiamento politico e l'inesorabile scorrere del tempo.
[+]
A 24 anni da "Casino" il regista riprende due dei suoi attori più significativi e gira il suo gangster movie definitivo.Dall'omonimo libro di Charles Brandt,il canto del cigno di un genere nonchè vero e proprio universo cinematografico creato e sviluppato dallo stesso Scorsese nell'arco di quasi mezzo secolo di carriera.Stavolta il racconto del mondo mafioso pur restando quello della manovalanza già affrontato dai tempi di "Quei bravi ragazzi" si tinge di una cupezza inesorabile,nella quale è finalmente posto l'accento su quelli che sono i veri eterni nemici del potere criminale medio:il cambiamento politico e l'inesorabile scorrere del tempo.Una sorta di tragica banale odissea in cui i protagonisti si muovono in tre decadi di storia americana dagli anni'50 ai primi anni'80(attraverso le vicende dei Kennedy fino alla scomparsa di Hoffa e i successivi arresti)come se fossero già morti,fantasmi che si trascinano stancamente da un affare all'altro a un omicidio all'altro sopraffatti dalla tragica consapevolezza di poter comandare e controllare solo temporanamente ciò che li circonda.Ed in questo il ricorso al digitale per il ringiovanimento degli attori(complicatissimo e di lunghissima gestazione post produttiva,che ha richiesto sia pellicola che digitale)riesce ad essere nella sua imperfezione(e nell'impossibilità di mascherare i limiti fisici del cast)più funzionale perchè accentua l'aura di morte che avvolge i personaggi.Anche la scelta di narrare il film come una confessione solitaria da parte dello stesso Sheeran(che dice il vero solo quando parla alla telecamera,cui talvolta getta qualche sfuggente ed eloquente sguardo)da l'idea della visione del regista sulla vecchiaia e l'approssimarsi della fine,perlomeno della sua storia criminale al cinema.Emblematico lo stile:sempre eccellente(con la fedelissima Thelma Schoonmaker al montaggio)e più che mai "televisivo",palesemente erede di serie come "I Soprano" o "Boardwalk Empire" ma non per questo riduttivo o piatto.Ottimo lo svolgimento con il viaggio di Frank e Russell del '75 che inframmezza tutta la vicenda,e indimenticabile la lunga,dolorosa pianificazione dell'uccisione di Hoffa,così come l'ultima straziante parte che vede i due amici sempre più decadenti fisicamente e i tentativi vani di Frank di parlare alla figlia,che non gli perdonerà mai l'eliminazione di Jimmy per il quale provava tutto l'affetto che non aveva mai avuto per il padre.Poche e sbrigative le sequenze di omicidi,che potrebbero scontentare gli spettatori poco pazienti.Finalmente un gruppo di attori grandiosi da tempo relegati all'alimentare torna ai livelli alti.Oltre a DeNiro(anche co-produttore e che ha suggerito al regista il progetto)e Pesci,c'è Pacino alla sua prima esperienza con Scorsese.Suggerito da DeNiro stesso,sfodera il meglio del suo istrionismo.Peccato che Keitel e la Paquin invece siano alquanto sacrificati ai margini...Colonna sonora dell'ex-chitarrista di The Band Robbie Robertson.Prodotto con grande fatica(finanziato da Netflix per quasi 200 milioni dopo il rifiuto delle grandi major hollywoodiane) ha ottenuto un meritato successo di pubblico ma nessun Oscar a dispetto delle 10 candidature.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dandy »
[ - ] lascia un commento a dandy »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialo
|
venerdì 18 marzo 2022
|
scorsese ritenta quei bravi ragazzi, ma cgi e lunghezza sono una pecca
|
|
|
|
Un anziano in un ospizio inizia un racconto. E' Frank Sheeran, un camionista, che ha partecipato anche alla Seconda guerra mondiale in Italia. Un giorno, grazie al camion in avaria, incontra in una pompa di benzina un uomo distinto: Russell Bufalino. Il quale lo aiuta individuando subito il problema, consentendogli di tornare in carreggiata. I due si incroceranno di nuovo, ma questa volta Bufalino lo metterà su un'altra pista: quella della Mafia. Le rispettive famiglie stringono un'amicizia che va al di là del business, con Russell che presenterà a Frank Jimmy Hoffa, il capo del sindacato dei camionisti. Una vera star, perfino più popolare di Elvis e dei Beatles messi insieme. Ma anche Hoffa ha i suoi metodi "poco ortodossi" e tra i tre nascerà un triangolo fatto di pericolosi intrecci, che cambieranno radicalmente la vita di un semplice lavoratore come Frank.
[+]
Un anziano in un ospizio inizia un racconto. E' Frank Sheeran, un camionista, che ha partecipato anche alla Seconda guerra mondiale in Italia. Un giorno, grazie al camion in avaria, incontra in una pompa di benzina un uomo distinto: Russell Bufalino. Il quale lo aiuta individuando subito il problema, consentendogli di tornare in carreggiata. I due si incroceranno di nuovo, ma questa volta Bufalino lo metterà su un'altra pista: quella della Mafia. Le rispettive famiglie stringono un'amicizia che va al di là del business, con Russell che presenterà a Frank Jimmy Hoffa, il capo del sindacato dei camionisti. Una vera star, perfino più popolare di Elvis e dei Beatles messi insieme. Ma anche Hoffa ha i suoi metodi "poco ortodossi" e tra i tre nascerà un triangolo fatto di pericolosi intrecci, che cambieranno radicalmente la vita di un semplice lavoratore come Frank. Martin Scorsese mette in scena tutta la sua arte nel trasporre la malavita italo-americana, forte di esperienze passate che si chiamano Meanstreet, Quei bravi ragazzi e Casinò. Mette insieme i tre attori più quotati del settore: Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci. Quest'ultimo ritiratosi nel 1996 e tornato a recitare per l'occasione. Intorno ai tre tenori del cinema hollywoodiano, ruota un team di altrettanti bravi attori. Come Harvey Keitel o Bobby Cannavale Scorsese traspone la vera storia di Frank Sheeran, l'irlandese che uccise il sindacalista Jimmi Hoffa. Tratto dal libro "I Heard You Paint Housesdel" di Charles Brandt. Aiutato nella scrittura della sceneggiatura da quest'ultimo e da Steven Zaillian. Il progetto è molto ambizioso e come spesso è successo nella filmografia del buon Martin, il capolavoro è solo sfiorato. Sfumato per qualche pecca. Forse al regista che meglio e più di tutti ha raccontato la vita degli italoamericani e degli irlandesi in America, il cinema piace anche così. Che rasenti la perfezione, ma non la tocchi. Anzi, quasi la sbeffeggi. Per esempio, nella fattispecie, tra le pecche principali troviamo una eccessiva lunghezza, per un progetto che fa più pensare, visto anche lo zampino di Netflix, ad una serie tv mancata. O ad un film in due parti. Tre ore e mezza appartengono a rari capolavori, come Il Padrino II o C'era una volta in America, e forse si confanno più per un genere Fantasy o di Guerra. E neppure. Perché in una società liquida e veloce come quella in cui viviamo, sono impensabili. Ma per un drammatico appaiono una esagerazione. Un capriccio del regista che rischia di annoiare, snervare e irritare lo spettatore. Malgrado la buona trama o i protagonisti in campo. E' pur vero, comunque, che quando uscì il film proprio Scorsese si scaglio contro il (non) cinema dei Supereroi. Probabilmente ha voluto sfidarli sul loro campo. Altra grossa pecca, l'uso prolungato della tecnica della CGI (Computer-Generated Imagery), per ringiovanire i protagonisti. Va bene per qualche scena in flash-back (come quella di De Niro in guerra, di pochi secondi), ma una buona parte di film appare ridicola e fuorviante. L'artificio rovina le scene, quasi le ridicolizza. Il volto di De Niro con gli occhi azzurri è inquietante. Mentre Joe Pesci sembra Benjamin Button da anziano. Probabilmente, Scorsese non aveva messo in conto che il tempo passa anche per i grandi attori. Sarebbe stato più credibile l'utilizzo di attori giovani che gli somiglino.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scialo »
[ - ] lascia un commento a luca scialo »
|
|
d'accordo? |
|
fabrizio friuli
|
mercoledì 12 aprile 2023
|
una vita dedita alla violenza
|
|
|
|
Frank Sheeran è un camionista americano ( di origini irlandesi ) che ha prestato servizio durante la seconda guerra mondiale e nel corso della sua "violenta " vita ( essendo stato in guerra ed avendo ucciso altri soldati ) egli conosce Russell Bufalino, il capo della mafia di Philadephia ( una città situata in Pennsylvania ) e gli propone di lavorare per lui compiendo degli omicidi retribuiti, tale professione illecita ha influenzato negativamente la natura di Frank, dato che egli usa la violenza anche al di fuori del " lavoro " spaventando la figlia . Inoltre, Frank Sheeran ha modo di conoscere un sindacalista noto come Jimmy Hoffa, che non solo viene arrestato per corruzione, diventa anche un bersaglio di Rusell Bufalino ( perché nonostante egli sia in libertà vigilata Hoffa non ha intenzione di ritirarsi dalla politica, e non rispetta minimamente gli altri leader dei Teamsters ), per di più, Jimmy Hoffa ha un pessimo rapporto con un altro capo della malavita Anthony Provenzano.
[+]
Frank Sheeran è un camionista americano ( di origini irlandesi ) che ha prestato servizio durante la seconda guerra mondiale e nel corso della sua "violenta " vita ( essendo stato in guerra ed avendo ucciso altri soldati ) egli conosce Russell Bufalino, il capo della mafia di Philadephia ( una città situata in Pennsylvania ) e gli propone di lavorare per lui compiendo degli omicidi retribuiti, tale professione illecita ha influenzato negativamente la natura di Frank, dato che egli usa la violenza anche al di fuori del " lavoro " spaventando la figlia . Inoltre, Frank Sheeran ha modo di conoscere un sindacalista noto come Jimmy Hoffa, che non solo viene arrestato per corruzione, diventa anche un bersaglio di Rusell Bufalino ( perché nonostante egli sia in libertà vigilata Hoffa non ha intenzione di ritirarsi dalla politica, e non rispetta minimamente gli altri leader dei Teamsters ), per di più, Jimmy Hoffa ha un pessimo rapporto con un altro capo della malavita Anthony Provenzano. Quindi, Frank Sheeran tenta invano di far risalire Jimmy Hoffa, e quindi , non ha altra scelta se non eliminarlo ( essendo egli in debito con Russell Bufalino per averlo difeso da un altro capo che voleva ucciderlo Angelo Bruno ). In seguito alla morte di Jimmy Hoffa, molti mafiosi vengono arrestati e soltanto Frank Sheeran esce vivo dal penitenziario, dove do poi affrontare quel poco che gli rimane da vivere in solitudine.
Il film del 2019 del famoso ed iconico regista Martin Scorsese ( regista di lungometraggi noti e acclamati come Quei Bravi Ragazzi , Taxi Driver e The Departed- Il bene e il male ) presenta le caratteristiche di un lungometraggio del regista italo americano : l' uomo che è istintivamente violento, i gangster italo americani e la presenza di attori che in passato, hanno preso parte ai lungometraggi di Martin Scorsese : Robert De Niro ( che impersona il ruolo del personaggio principale del film ), il versatile Joe Pesci ( il vincitore del Premio Oscar per la sua Interpretazione di Tommy De Vito nel film Quei Bravi Ragazzi ) , Harvey Keitel e per la prima volta : il fenomenale attore Al Pacino ( The Irishman è il primo film del regista nel quale recita l' attore, anch' egli italo americano formatosi con il teatro ) . Analizzando approfonditamente The Irishman : il film è l' adattamento di un saggio basato sulla vita di Frank Sheeran ( sindacalista e mafioso statunitense ) e pur essendo un film al quale manca una certa dose di scorrevolezza ( come quasi tutti i lungometraggi d' epoca ) il film ti fa ritornare in mente lo stile del film Quei Bravi Ragazzi ( essendo due film gangster ) e il suo punto di forza è la presenza dell' attore Joe Pesci ( che, per un considerevole lasso di tempo era " scomparso " dal mondo cinematografico ) che riesce ad essere ancora un attore che può ancora dimostrare molto ( e non è lui ad aver interpretato una " testa calda " , in questo film, il ruolo della testa calda , personaggio impulsivo presente in alcuni film di gangster, è stato impersonato dall' attore Al Pacino ), ed oltre alla presenza scenica di Joe Pesci questo film possiede dei personaggi verosimili, caratterizzati da ottimi costumi scenici ed anche da una sceneggiatura ben realizzata. Una caratteristica particolare del film è il finale : esso risulta essere simile al finale del film Il Padrino parte 3 ( infatti , entrambi i personaggi principali, ormai giunti alla vecchiaia, muoiono in totale solitudine, avendo perso tutto ciò che davvero amavano, Micheal Corleone ha perso i suoi fratelli e sua figlia, Frank Sheeran non ha più rapporti con sua figlia, dato che lei lo ha esiliato dalla sua vita, perché ritiene che suo padre sia coinvolto nella scomparsa del sindacalista Jimmy Hoffa , come se non bastasse, non è più in grado di camminare, ed è costretto a rimanere su una sedia a rotelle ) e presumibilmente, il film ha lo scopo di far comprendere che una vita dedita alla violenza può condurti ad un trapasso violento oppure farti vivere nel deserto noto come solitudine ( perché la solitudine può essere associata ad un deserto nel quale non si riesce a trovare più nulla , se non te stesso ) ed è questa la sorte in cui Frank Sheeran si è imbatutto , egli ha vissuto una vita dedita alla violenza e si è smarrito nel deserto chiama solitudine, e lì egli è dipartito . Per concludere, The Irishman vanta un doppiaggio italiano di un livello notevole : infatti Joe Pesci è stato doppiato da Leo Gullotta, Robert De Niro è stato doppiato da Stefano De Sando , Harvey Keitel è stato doppiato da Rodolfo Bianchi ( direttore del doppiaggio del film stesso) e Al Pacino è stato doppiato da Giancalo Giannini.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabrizio friuli »
[ - ] lascia un commento a fabrizio friuli »
|
|
d'accordo? |
|
carloalberto
|
giovedì 28 novembre 2019
|
storia di pupi e di pupari
|
|
|
|
The Irishman, ovvero De Niro che rifà De Niro che rifà Good Fellas che rifà C’era una volta in America che rifà il solito mafioso nella solita storia vista e rivista, in compagnia di un Harvey Keitel che brilla per la sua assenza e di un Joe Pesci così invecchiato che nemmeno il digitale miracola. Questa volta però Scorsese, ed è questa la novità, con ambizioni di Verità, usa lo stile documentaristico aspirando a ricostruire, sulla base di un saggio-inchiesta, gli antefatti della scomparsa di Jimmy Hoffa, interpretato da un Al Pacino in gran forma, figura mitica del sindacalismo USA degli anni ‘60 che ha ispirato già nel 1992 un Hoffa - Santo o mafioso? con Nicolson.
[+]
The Irishman, ovvero De Niro che rifà De Niro che rifà Good Fellas che rifà C’era una volta in America che rifà il solito mafioso nella solita storia vista e rivista, in compagnia di un Harvey Keitel che brilla per la sua assenza e di un Joe Pesci così invecchiato che nemmeno il digitale miracola. Questa volta però Scorsese, ed è questa la novità, con ambizioni di Verità, usa lo stile documentaristico aspirando a ricostruire, sulla base di un saggio-inchiesta, gli antefatti della scomparsa di Jimmy Hoffa, interpretato da un Al Pacino in gran forma, figura mitica del sindacalismo USA degli anni ‘60 che ha ispirato già nel 1992 un Hoffa - Santo o mafioso? con Nicolson.
La storiella che gli americani si raccontano e che ci raccontano sulle cospirazioni mafiose e sui presunti coinvolgimenti dei servizi di intelligence nella morte di JFK, già canovaccio per innumerevoli film provenienti d’oltreoceano, assomiglia alle storielle nostrane sull’intreccio politica-mafia-apparati deviati dello Stato che dal dopoguerra in poi scavano gallerie sotterranee nell’inconscio collettivo dei benpensanti cultori del mito dell’inevitabile progresso, minando le fondamenta della nuova chiesa della democrazia santificata eretta sulle ceneri delle macerie post-belliche, con la differenza che qui da noi almeno qualche processo all’argomento si è fatto e che si tenta di fare, pur nell’indifferenza generale, tutt’oggi.
Film stanco, che riflette la stanchezza di Scorsese e che, tuttavia, non stanca, nonostante tre ore e mezza di flashback di ricordi dell’Irishman-De Niro ridotto in carrozzella, perché l’epopea degli eroi del male affascina più dei martirologi, più delle storie dei santi, e bisognerebbe fare un indagine psicosociologica per capire perché al timorato uomo della strada occidentale piace così tanto il gangster di Good Fellas o il mafioso del Il Padrino o il camorrista di Gomorra piuttosto che il Castellitto-Padre Pio.
The Irishman è uno di quei film che invita a guardare in sala piuttosto che sullo schermo. Il vero spettacolo sono gli spettatori. Accadono più cose nella mente dell’uomo comune moderno mentre si nutre avidamente di immagini-simbolo, quale compulsivo consumatore di pseudoStoria adattata in storielle per i più piccoli, che nella fantasmagoria in celluloide di Scorsese che ripropone personaggi-marionetta mossi da fili invisibili e per questo affrancati da ogni responsabilità etica, massa dannata nella prospettiva luterana, già assolta dal regista prima che dal prete perché, priva di grazia, necessitata ad agire il male.
E’ la stessa storia dei pupi siciliani. Qui in primo piano la trista vita degli eroi malvagi e sullo sfondo la morte di Orlando-JFK, non per mano di altri pupi, ma di quegli eterni pupari, che, nonostante tutto, sono destinati a rimanere nell’ombra, anche grazie a queste narrazioni folkloristiche, che alimentano una visione mitica delle vicende umane, appagando gli autentici desideri di conoscenza del cittadino medio, sulla complessa consistenza delle moderne società di cui fa parte, con surrogati preconfezionati, che si prefiggono, forse, oltre il lecito profitto del botteghino, un benefico effetto placebo per le nostre coscienze in cerca di autoassoluzione per la complicità acquiescente quotidiana accordata al sistema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carloalberto »
[ - ] lascia un commento a carloalberto »
|
|
d'accordo? |
|
carlosantoni
|
mercoledì 1 gennaio 2020
|
la scuola di atene
|
|
|
|
La prima cosa che mi è venuta in mente per associazione di idee, quando ancora non ero arrivato ai due terzi del film, è stata “La scuola di Atene” di Raffaello. Che c’incastra? C’incastra che nel famosissimo affresco Raffaello intese rappresentare i mostri sacri della storia della filosofia e, last but not least, se stesso in mezzo a quella inclita congerie. Lo stesso, ho pensato, vuole fare Scorsese in questo suo ultimo film, alquanto prolisso: così, per girarlo ha chiamato intorno a sé, a recitare per la sua Opera Omnia, gli attori che sempre ha prediletto, e altri che in un modo o nell’altro si sono distinti nell’interpretare ruoli in famosissimi Gangster Movies.
[+]
La prima cosa che mi è venuta in mente per associazione di idee, quando ancora non ero arrivato ai due terzi del film, è stata “La scuola di Atene” di Raffaello. Che c’incastra? C’incastra che nel famosissimo affresco Raffaello intese rappresentare i mostri sacri della storia della filosofia e, last but not least, se stesso in mezzo a quella inclita congerie. Lo stesso, ho pensato, vuole fare Scorsese in questo suo ultimo film, alquanto prolisso: così, per girarlo ha chiamato intorno a sé, a recitare per la sua Opera Omnia, gli attori che sempre ha prediletto, e altri che in un modo o nell’altro si sono distinti nell’interpretare ruoli in famosissimi Gangster Movies. Ecco dunque Robert De Niro, Joe Pesci, Al Pacino, Harvey Keitel.
Del film ci sarebbe da dire troppo, e d’altra parte in un modo o nell’altro la durata di tre ore e venti circa lo pretenderebbe, nel bene o nel male, ma me ne asterrò, limitandomi a parlare di due aspetti.
Il primo, la sceneggiatura. È la solita zuppa dell’Antica Trattoria Scorsese, non desta meraviglie ma è saporita come sempre: il punto di forza è mostrare, limpidamente e credo consapevolmente, come mafia, capitalismo, politica imperialista, stragi di stato, siano tutte facce della stessa medaglia e, piaccia o non piaccia, tutte espressioni dell’American Dream: sognate pure quanto vi pare, ma sappiate che niente è più marcio della politica statunitense e dei ceti criminali che la sostengono, e i film di Scorsese – dei quali questo è il barocco compendio – ce lo hanno mostrato spesso: niente si distingue da ciò, niente si salva: è solo una lotta tra spietati, per ragioni profondamente immorali, con esiti sempre esiziali. I suoi protagonisti sono perciò al tempo stesso mafiosi, killer spietati, grandi imprenditori, finanziatori di colpi di stato e così via.
Il secondo aspetto attiene ai dati biografici degli attori protagonisti. C’è qualcosa di sgradevole, quasi di grottesco, e tanto più di fortissimamente voluto, nel far recitare a loro quattro ruoli che per età non sono assolutamente in grado di ricoprire in maniera credibile. Voglio dire: De Niro aveva circa 76 anni (e li portava male) quando recitava la parte del padre di una bambina sì e no sui dieci anni; Al Pacino ne aveva 78 quando interpretava Hoffa all’età di 60; Joe Pesci (secondo me il più bravo di tutti) ne aveva 76 quando il suo Russell Bufalino ne aveva sì e no 65; Keitel ne aveva 80 quando il suo Angelo Bruno ne aveva sui 55. E si badi: tranne Keitel, che dei quattro è il più vecchio ma che gli anni se li porta bene, gli altri tre attori non dimostrano per niente meno degli anni che hanno effettivamente, nonostante abbia letto che la produzione abbia sostenuto costi assolutamente esorbitanti giusto per dare al gruppetto di arzilli vecchietti un aspetto meno floscio. Ma se si osservano per bene, al netto delle simpatie, noteremo che lo sguardo di De Niro è frequentemente fisso, imbambolato in una stessa espressione, il suo naso è gonfio, la pelle delle braccia cadente, il fisico intronato; noteremo che il parrucchino di Al Pacino è semplicemente una ridicola replica berlusconiana; che Joe Pesci ha più rughe in faccia di una tartaruga delle Galapagos, tanto che sulle prime non lo avevo nemmeno riconosciuto! Eppure Scorsese ha voluto che fossero questi Quattro Cavalieri dell’Apocalisse a recitare nel suo film! E per forza: erano i testimoni privilegiati e compartecipi della sua Opera Omnia, ed erano all’incirca suoi coetanei, avendo Scorsese l’età non esattamente verde di 77 anni. In fondo erano Scorsese stesso.
Dunque, sorridendo con magnanimità di questi vecchi farabutti, considero lo sproposito tra età anagrafica degli artisti e quella dei loro personaggi come una specie di licenza poetica, un po’ come se Scorsese ci volesse dire: ok, lo so che siamo vecchi, ma questo è il nostro cinema, e sta ancora a noi girarlo.
Senz’altro ben fatto, ma non un capolavoro come molti giudicano.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a carlosantoni »
[ - ] lascia un commento a carlosantoni »
|
|
d'accordo? |
|
flaw54
|
venerdì 15 novembre 2019
|
decadente e malinconico
|
|
|
|
La fine cinematografica della mafia nella ricostruzione dell' uccisione della discussa e discutibile figura di Jimmy Hoffa. Un film crepuscolare con i grandi vecchi del cinema americano capaci di un'ultima epocale interpretazione. De Niro, Al Pacino, Joe Pesci e gli altri riprendono i panni ricoperti nei grandi film degli anni 70 '80 , lasciandoci immagini di epica decadenza. Film volutamente lento , dilatato, basato su continui dialoghi tra i protagonisti con una ricostruzione dell'epoca perfetta, sia dal punto di vista degli ambienti che dà quello dei continui riferimenti storici. Un'unica osservazione negativa: il ringiovanimento dei protagonisti appare talvolta eccessivo e sembra persino ridicolo ( Joe Pesci al distributore di benzina con De Niro).
[+]
La fine cinematografica della mafia nella ricostruzione dell' uccisione della discussa e discutibile figura di Jimmy Hoffa. Un film crepuscolare con i grandi vecchi del cinema americano capaci di un'ultima epocale interpretazione. De Niro, Al Pacino, Joe Pesci e gli altri riprendono i panni ricoperti nei grandi film degli anni 70 '80 , lasciandoci immagini di epica decadenza. Film volutamente lento , dilatato, basato su continui dialoghi tra i protagonisti con una ricostruzione dell'epoca perfetta, sia dal punto di vista degli ambienti che dà quello dei continui riferimenti storici. Un'unica osservazione negativa: il ringiovanimento dei protagonisti appare talvolta eccessivo e sembra persino ridicolo ( Joe Pesci al distributore di benzina con De Niro).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flaw54 »
[ - ] lascia un commento a flaw54 »
|
|
d'accordo? |
|
eden artemisio
|
lunedì 2 dicembre 2019
|
c'è qualcosa di noodles in quell'irlandese
|
|
|
|
C’è qualcosa di Noodles in quell’Irlandese
Con Irishman, Scorsese torna nuovamente a rappresentarci un mondo criminale che ci fa sentire ed immaginare atmosfere che non vorremmo mai veramente conoscere, ma che al cinema ci attraggono come una calamita. Sappiamo che al di qua dello schermo, non ci fanno troppo male.
Quelle storie accadono in America, ma quei personaggi provengono da diverse nazioni lontane e conservano radici a cui rimangono saldamente legati, con propri codici e consolidate ritualità.
Pur non potendo essere definito un sequel e nemmeno un remake di Goodfellas, in un primo momento, potrebbe comunque essere scambiato per un doppione: le ambientazioni sono simili, i personaggi sono ancora una volta criminali, alcuni attori sono gli stessi; infine, viene, come al solito, dato molto spazio alle famiglie: siano esse quelle costituite dai legami di sangue, siano esse quelle risultanti dalle affiliazioni criminali.
[+]
C’è qualcosa di Noodles in quell’Irlandese
Con Irishman, Scorsese torna nuovamente a rappresentarci un mondo criminale che ci fa sentire ed immaginare atmosfere che non vorremmo mai veramente conoscere, ma che al cinema ci attraggono come una calamita. Sappiamo che al di qua dello schermo, non ci fanno troppo male.
Quelle storie accadono in America, ma quei personaggi provengono da diverse nazioni lontane e conservano radici a cui rimangono saldamente legati, con propri codici e consolidate ritualità.
Pur non potendo essere definito un sequel e nemmeno un remake di Goodfellas, in un primo momento, potrebbe comunque essere scambiato per un doppione: le ambientazioni sono simili, i personaggi sono ancora una volta criminali, alcuni attori sono gli stessi; infine, viene, come al solito, dato molto spazio alle famiglie: siano esse quelle costituite dai legami di sangue, siano esse quelle risultanti dalle affiliazioni criminali.
Osservando, però, con maggiore attenzione, ci accorgiamo che, oltre agli episodi di violenza e alle vicende legate alla criminalità, in Irishman, non soltanto viene dedicato molto spazio ai pensieri e dubbi del protagonista principale, Frank, ma il motore della storia è costituito proprio da quei dubbi, da quelle scelte, da quei ricordi. Insomma, nel film non sono soltanto le scene di azione e di violenza ad inchiodarci alla sedia, ma i momenti di riflessione di Frank (l’irlandese).
Ritroviamo allora l’eterno dilemma, presente in ogni narrativa, quello di un’esistenza combattuta tra il bene e il male. La scelta, il dubbio e il libero arbitrio è il vero protagonista del film. Ne è l’ingrediente più interessante e l’elemento differenziatore da Goodfellas.
Frank è un uomo che vorrebbe essere giusto, ma non ci riesce, in parte anche perché declina in modo confuso il suo codice di protezione e fedeltà alla patria e alla famiglia e di rispetto dei patti con i suoi sodali. E in definitiva, è proprio il suo confuso codice a spingerlo progressivamente verso il male.
Poteva Frank scegliere diversamente? Certamente sì. Ma soltanto prima di entrare in quella storia, soltanto prima di abbracciare quei legami, soltanto se si fosse limitato ad essere un operaio qualunque, uno di quelli che si accontentano onestamente della loro paga. Invece, già dai piccoli furti di Frank, emerge il terreno fertile per seminare il male, quello più grande. E quel male grande poi arriva. All’inizio si insinua lentamente, apparentemente senza un vero progetto, magari attraverso una simpatia spontanea tra due amici, una simpatia disinteressata come avviene tra bambini. E, disinteressatamente, Bufalino (Joe Pesci) lo aiuta a riparare la macchina senza pretendere nulla, ma facendo attenzione a non rivelare il suo nome. In seguito, dopo aver accertato l’affidabilità di Frank, Bufalino non ha più bisogno di dare ordini. Le cose che devono essere fatte, vanno fatte. Quella è la forza dei codici. Nel bene e nel male. Ma quello è anche il tema del libero arbitrio.
Frank è chiamato ad eseguire l’incarico che non avrebbe mai voluto avere, ma a cui non può sottrarsi. E tradisce così anche il suo codice di fedeltà, perdendo, infine, la cosa più importante: l’amore, il rispetto e la parola di Peggy, la figlia a cui tanto voleva bene, seppure a modo suo.
Affiancando la narrazione sulla mafia italo americana, offerta da Il Padrino di Coppola, e di quella legata agli americani ebrei, rappresentata in Once upon a time in America di Leone, Irishman è un film che parla della forza dei legami e dei legacci ambigui di certi codici.
Non passa inosservato, infine, che Frank (irlandese) assomiglia un po’ a Noodles (ebreo) di Once upon a time in America. Ambedue sono personaggi che sguazzano nel mondo del crimine, ma per certi aspetti vorrebbero restarne fuori. E non c’è da stupirsi che poi le cose prendano un percorso inatteso e non desiderato. E come Noodles, nel film di Leone, viene tradito e beffato da Max, suo amico fraterno, così Frank, nel film di Scorsese, viene manipolato dall’inquietante Bufalino.
Irishman, affresco d’epoca e tematiche senza tempo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eden artemisio »
[ - ] lascia un commento a eden artemisio »
|
|
d'accordo? |
|
michele camero
|
venerdì 8 novembre 2019
|
grande evento cinematografico (o televisivo?)
|
|
|
|
Film molto bello che consente allo spettatore eroico, perchè se ne sta seduto ininterrottamente per tre ore e mezza, di leggere un periodo della storia americana e di comprendere quanto accaduto in quei decenni, lontano sia della retorica dela narrazione legata al sogno americano, sia da quella legata all'emotività del fascino maligno dei misteri dei quali si ammantano le storie delle nazioni e dei popoli. Certo Scorsese si avvale delle interpretazioni magistrali di tre grandissimi attori colti in un autentico stato di grazia, altrettanto certamente il regista di origine italiana omaggia il Sergio Leone di C'era una volta in America nello stile di ripresa, nei ritmi lenti, nei primi piani dei protagonisti, ma soprattutto insiste nel dipanare senza eufemismi nè veli il racconto della storia del suo Paese che, per l'ennesima volta, mette a nudo senza tuttavia che non si scorga quanto lui poi comunque ami quel suo Paese.
[+]
Film molto bello che consente allo spettatore eroico, perchè se ne sta seduto ininterrottamente per tre ore e mezza, di leggere un periodo della storia americana e di comprendere quanto accaduto in quei decenni, lontano sia della retorica dela narrazione legata al sogno americano, sia da quella legata all'emotività del fascino maligno dei misteri dei quali si ammantano le storie delle nazioni e dei popoli. Certo Scorsese si avvale delle interpretazioni magistrali di tre grandissimi attori colti in un autentico stato di grazia, altrettanto certamente il regista di origine italiana omaggia il Sergio Leone di C'era una volta in America nello stile di ripresa, nei ritmi lenti, nei primi piani dei protagonisti, ma soprattutto insiste nel dipanare senza eufemismi nè veli il racconto della storia del suo Paese che, per l'ennesima volta, mette a nudo senza tuttavia che non si scorga quanto lui poi comunque ami quel suo Paese. Sembra quasi voler dire allo spettatore di non farsi abbindolare dalle storie a lieto fine leggere e spumeggianti cui una certa Holliwood ci ha abituati, ma, sposando lo stile narrativo del neorealismo italiano, di non farsi condizionare neppure dalla verità cruda nel giudicare gli USA che sono e restano un grande Paese, sorto, come tutto il resto del Mondo, non certo con le favole per bambini, ma trovando faticosamente un ruvido equilibrio tra gli interessi contrapposti degli uomini tra i quali ci sono i Santi, ma anche i demoni. Perchè una cosa non va mai omessa: l'uomo, un albero, il mare, la montagna, gli animali sono figli naturali di questo nostro pianeta. Non può dirsi altrettanto per lo Stato, che non esiste in natura, dovuto esclusivamente ad una idea, tra le più brillanti mai avute, dell'intelletto degli uomini, quando si resero conto che andava inventata qualcosa per mettere ordine e consentire una convivenza sociale che fosse la più pacifica possibile. E, come tutte le idee umane non fu unanime il consenso, perchè la natura degli uomini è varia, diversa da soggeto a soggetto. Ognuno ha i suoi interessi, le sue aspirazioni, e sceglie una via diversa per il percorso della propria esistenza. Da vedere.
Michele Camero
[-]
|
|
[+] lascia un commento a michele camero »
[ - ] lascia un commento a michele camero »
|
|
d'accordo? |
|
adriana moltedo
|
sabato 9 novembre 2019
|
amicizia e obbedienza
|
|
|
|
Questa di Martina Scorsese, 209 minuti, è una storia di amicizia tra uomini.
Tratto da “L’irlandese.Ho ucciso Jimmy Hoffa” di Charles Brandt.
Peggy figlia di Frank è una donna di rilievo che intuisce e condanna la relazione di suo padre Frank interpretato da Robert De Niro con il boss mafioso Russel interpretato da Joe Pesci, fino a troncare la relazione con lui.
Altre due donne, le rispettive mogli di Frank Sheeran e Russel Bufalino, sono solo delle gran fumatrici disposte alla grande obbedienza, tranne quella di non fumare.
Il fiore all’occhiello di Scorsese è far ringiovanire i suoi amici con effetti speciali super moderni a cura della “Industrial Light & Magic” spendendo 40 milioni in più del budget iniziale.
[+]
Questa di Martina Scorsese, 209 minuti, è una storia di amicizia tra uomini.
Tratto da “L’irlandese.Ho ucciso Jimmy Hoffa” di Charles Brandt.
Peggy figlia di Frank è una donna di rilievo che intuisce e condanna la relazione di suo padre Frank interpretato da Robert De Niro con il boss mafioso Russel interpretato da Joe Pesci, fino a troncare la relazione con lui.
Altre due donne, le rispettive mogli di Frank Sheeran e Russel Bufalino, sono solo delle gran fumatrici disposte alla grande obbedienza, tranne quella di non fumare.
Il fiore all’occhiello di Scorsese è far ringiovanire i suoi amici con effetti speciali super moderni a cura della “Industrial Light & Magic” spendendo 40 milioni in più del budget iniziale.
In realtà far ringiovanire i suoi amici è stato come ringiovanire se stesso.
Amicizia e obbedienza, colpa e redenzione, amore e morte, come in Dostoeskij, come nella tragedia greca.
Hoffa è carismatico e seducente. Frank diventa il suo guardaspalle, il suo miglior amico.
Dovrà ucciderlo per obbedienza a Russel Bufalino.
Perderà l’amore delle figlie e di tutti, rimarrà solo come un cane, aspettando la morte che non arriva quando vuoi tu.
Riprese magnifiche in primissimo piano di questi uomini legati da violenza e potere.
Dialoghi divertenti, pieni di risate che solo gli amici sanno fare.
Vestiti a quadri d’epoca ora di moda. Vestiti coloratissimi delle donne che fumano lungo le strade d’America.
Una musica che segue dolcemente il cammino dei viandanti.
E’ questo un mondo dì uomini che ancora esiste.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a adriana moltedo »
[ - ] lascia un commento a adriana moltedo »
|
|
d'accordo? |
|
|