Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | India, Gran Bretagna, Canada, USA |
Durata | 139 minuti |
Regia di | Shonali Bose |
Attori | Zaira Wasim, Priyanka Chopra, Farhan Akhtar, Rohit Saraf, Sudhanva Deshpande Sammy John Heaney, Ishan Jotshi, Brian Nathan, Eshaan Phadnis, Gurpal Singh. |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento martedì 26 novembre 2019
La battaglia di due genitori in lotta con la malattia della figlia.
CONSIGLIATO NÌ
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Aditi e Niren sono portatori sani di una rara malattia genetica, che ha colpito - uccidendola - la loro primogenita. Dopo aver dato alla luce un bambino sano, Ishaan, Aditi è di nuovo incinta e la coppia sceglie di portare a termine la gravidanza, nonostante le probabilità che la bimba erediti la malattia siano altissime. Così infatti accade: la piccola Aisha viene colpita dal morbo, e per assicurarsi i soldi necessari al trapianto i genitori sono costretti ad aprire una raccolta fondi che si rivelerà molto fruttuosa. La bambina sopravvive all’operazione e per qualche anno la famiglia riesce a garantirle un’esistenza normale. Almeno finché, tornata a Nuova Deli, Aisha non comincia a risentire degli effetti della chemioterapia.
Malattie rare, trapianti salvavita, collassi, svenimenti, corse in ospedale. Traumi, lutti, divorzi, una bambina che non tornerà più, un figlio di mezzo in crisi, una terza il cui destino è appeso a un filo.
Amore (tantissimo), sofferenza (tantissima), per un film che mescola su un’unica tavolozza tutte le sfumature possibili del dolore: genitori che perdono figli, figli che si attaccano alla vita, errori ospedalieri, bullismo, relazioni a distanza, differenze religiose, crisi di coppia e qualsiasi altro colore sia mai stato tracciato sulla tela del più classico dei melodrammi. Con una differenza importante: questo non è un melodramma. O almeno, non è soltanto quello. È come se sulla tavolozza di Shonali Bose tutte le sfumature del dolore, mescolandosi, non avessero generato un luttuoso nero, ma un rosa brillante - una tinta di speranza capace di ammantare di una patina di leggerezza anche i momenti più oscuri del film. “Sono morta. Fatevene una ragione”, ci avverte spavalda la protagonista - una giovane adolescente, Aisha Chaudhary, stroncata da un male incurabile - a pochi minuti dall’inizio della storia: uno stratagemma che rende sopportabile, quasi amichevole, la trafila insostenibile cui sono condannati i genitori, “raccontati” con ironia e infinito amore dalla voce fuori campo della loro stessa figlia. È dunque grazie alle parole di Aisha che il dramma diventa favola, il dolore resilienza e le peripezie di Aditi e Niren un viaggio dell’eroe in cui, fino alla fine, vorremmo poter sperare.
Il linguaggio, lavorato quel tanto che basta per renderlo più vicino al gusto occidentale, è quello del cinema d’intrattenimento indiano: attore-centrico (bravissimi e bellissimi, le due star Priyanka Chopra e Farhan Akhtar), a tinte emotive molto forti, con una buona dose di canzoni concentrate in lunghe sequenze musicali. Un film non per tutti, nel suo rifiuto dell’approccio realistico in favore di un colorato, impossibile, superlativo: i genitori di Aisha bellissimi e benestanti, Londra generosa e accogliente, Nuova Deli moderna e rassicurante. Volere è potere, ci dice Bose in questo strano feel good movie senza happy end per contratto: se si ha fede (nella vita o in un qualsiasi dio poco importa) anche il più impossibile dei sogni può diventare realtà - persino far entrare la felicità in una storia di morte. Non è un caso se le lacrime arrivino solo sui titoli finali, con le immagini della vera Aisha che ha ispirato il film, amorevolmente inquadrata nei video dai genitori: una bambina che la camera ci mostra felice, circondata da persone felici, nei momenti che hanno reso la sua vita breve, ma ricca di gioia e di amore.