Lo Spietato

   
   
   
jl lunedì 29 aprile 2019
biografia criminale Valutazione 3 stelle su cinque
80%
No
20%

Ispirato dal romanzo del pentito di ‘ndrangheta Saverio Morabito, Renato De Maria completa la sua trilogia del mondo della mala con una pellicola che arriva dopo La prima linea, basata sulle memorie dell’ex terrorista Sergio Segio, e il documentario Italian Gangsters, dedicato alla parabola dei malviventi di casa nostra, con un film che vede sugli scudi Riccardo Scamarcio che de La prima linea fu protagonista e che questa volta fra slang simil lumbàrd da meridionale trapiantato nella city, per la precisione a Buccinasco, decise, nei panni di un ragazzo di Calabria, di scalare le gerarchie della malavita quasi a sfregio nei confronti di un padre incapace di proteggerlo da una prima, ingiusta carcerazione. [+]

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kronos sabato 27 aprile 2019
quel bravo ragazzo Valutazione 3 stelle su cinque
75%
No
25%

In fin dei conti l'unico vero limite de "lo spietato" è il ripercorrere per l'ennesima volta strade battute dai tempi di Romanzo criminale (e successivi epigoni).
Chi ne ha le tasche piene di racconti gangsteristici ove la storia si mescola con la finzione, le pistolettate con la società italica in trasformazione, non se l'è filato proprio il lavoro di De Maria.
Ed è un errore, perchè questo romanzetto criminale milanese, a differenza di altri, merita il prezzo del biglietto (o dell'abbonamento su NetFlix).
Regia e fotografia sono curate nei minimi dettagli, ma è soprattutto l'elaborato montaggio a dar vita e vigore a questo affresco criminale ambientato nella Milano da bere anni '80. [+]

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felicity martedì 11 febbraio 2020
una crime-story tradizionale con tono dark comedy Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Scamarcio/Santo fa cose terribili, ma gestisce tutto con stile, come se fosse un manager, una specie di imprenditore del crimine, con un debole per gli abiti fatti su misura e la Francia: “ça va sans dire” è il suo intercalare preferito.
Il tutto con grande umorismo, perché Santo non prende sul serio nessuno, mai.
Se la prima parte scorre alla grande, è quando il film deve raccontare il passaggio di Santo ormai arricchito dalla strada alla malavita degli affari che è meno coeso.
La potenza del film è in quello sguardo annoiato e senza tensione, che pensa all’assassinio e non lo giustifica come evento necessario, bensì lo legittima e lo identifica come un movimento erotico, che se non ha senso o gusto, allora non va commesso e non va consumato. [+]

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hulk1 giovedì 5 marzo 2020
non male Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Il Riccardo nazionale si sta specializzando nei ruoli adatti al noir, dal proletario  infame ,al borghese bastardo , ha interpretato una manciata di opere degne di nota, perlomeno non le solite commedie da ballatoio, o tra cucina e tinello, per non menzionare le miccinaggini varie .
Come attore si è scavato una nicchia che lo tiene al riparo dal cinema medio italiota,   ed anche bravo, in questo film sfoggia un accento polentone , degno del Kim Rossi di Vallanzasca.
Insomma il film merita una visioene e l'abbonamento a netflix 

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lizzy venerdì 28 maggio 2021
ça va sans dire... Valutazione 3 stelle su cinque
67%
No
33%

Un bel film, fatto bene, recitato bene, belle ambientazioni e bei vestiti/auto/scene.
Forse un po' troppo romanzato. Forse.
Ovviamente la realtà è sempre più squallida e banale, quindi per non far scappare uno spettatore qualcosa ce la si deve inventare.
Eppure qua non c'è un granchè che ti faccia gridare al capolavoro: come molti han sottolineato, e come non posso far a meno di ribadire, siamo in presenza di un clone di un altro clone di un altro clone.
E qua torniamo, come da chiusura del cerchio, all'affermazione di prima: la realtà è sempre banale e questi "fatti della mala" sono fotocopie uno dell'altro. [+]

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rescart domenica 11 luglio 2021
non c''è due senza tre Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Il padre di Santo è un miracolato, perchè il suo sgarro da pecoraio calabrese non è stato punito con la morte ma con l’esilio a Milano ed in questa debolezza della criminalità organizzata s’inserisce il figlio, che, finito al carcere minorile Beccaria per un nonnulla in occasione dei festeggiamenti di un  capodanno meneghino di fine anni Sessanta, inizia la sua carriera di delinquente incallito e, a differenza dei veri ‘ndranghetisti’, spietato. Perche Santo è anche un bravo attore che sa fare il Vincenzo - quello “troppo stupido per vivere” della canzone di Fortis - e sa trattenere i “bollenti spiriti”, tranne quelli del maschio latino. [+]

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