Titolo originale | Jung-yeo-ju-neun-yeo-ja |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Regia di | Je-yong Lee |
Attori | Yuh Jung Youn, Hyun-jun Choi, Jeon Mu-song, Nash Ang, Kim Han-na Hee-Jung So, Kim Hye-Yoon, Kye Sang Yoon. |
MYmonetro | 2,59 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 3 aprile 2017
Uno spaccato della società coreana contemporanea, la prostituzione delle donne in età avanzata, fenomeno e denuncia sociale.
CONSIGLIATO NÌ
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So-yeong è la più carismatica tra le cosiddette "Bacchus ladies", prostitute di età avanzata che in genere ricevono i propri clienti al Jongno Park di Seoul. Un giorno si imbatte per caso nella lite violenta tra un dottore e una ragazza filippina: nel caos generale, decide di prendersi cura del figlio di questa, altrimenti abbandonato a se stesso. Tra i due e gli eccentrici vicini di casa si costituisce un surrogato di nucleo familiare, che sembra portare un po' di serenità in vite travagliate.
Le Bacchus ladies del titolo, o bagkaseu halmeoni, prendono il nome da una bevanda energetica che sono solite vendere a uomini anziani, in genere come pretesto per fornire prestazioni sessuali. Per Lee Jae-yong il fenomeno diviene l'inconsueto spunto da cui avviare un'indagine sui mali della Corea odierna, acuiti dal contrasto con il tempo che fu e le generazioni che furono.
Ne esce il ritratto di un Paese a due velocità, scisso tra chi vive negli agi (e diffida di chiunque) e chi di espedienti, sorretto solo da un brandello di solidarietà residua. Ma Lee non è né Buñuel né Kaurismaki e di fronte a considerazioni che comportano un elevato rischio di situazioni stereotipate, non mostra di possedere gli anticorpi necessari. In diversi frangenti l'indagine sociale di The Bacchus Lady risulta troppo programmatica e superficiale, complicata dalla volontà del regista di convogliare temi complessi ed eterogenei nella medesima opera.
Il film procede quasi a strattoni, guidato dalla sua necessità didattica, alternando il realismo di scene mostrate con il chiaro scopo di disturbare lo spettatore medio - sesso a pagamento consumato tra anziani - a parentesi più leggere (e prevedibili). Queste ultime, in particolare, coinvolgono minoranze etniche o di orientamento sessuale quasi enumerandole: queste si succedono una dopo l'altra nel plot secondo una giustapposizione che sa di forzatura, almeno quanto la loro esclusione, come avviene di consueto nel cinema mainstream sudcoreano. I filippini e la loro difficile integrazione, i transessuali e la loro difficoltà di essere accettati in società meriterebbero un trattamento differente, mentre Lee lavora per accumulo, analogamente a quanto avviene con le molteplici influenze cinematografiche, da Irina Palm e a Gloria di Cassavetes, altra convivenza apparentemente impossibile tra una donna single e "di malaffare" e un bambino innocente e indifeso.
Non contento, Lee aggiunge altri temi: il desiderio materno frustrato di So-yeong e il legame nebuloso del suo passato con la guerra e con i militari americani, fino all'epilogo in cui da donatrice di vita So-yeong diviene traghettatrice dei propri affezionati clienti verso il riposo eterno. Un esubero di elementi in gioco, impossibili da affrontare con il necessario approfondimento. Alla fine di The Bacchus Lady a emerge compiutamente è solo il talento della sua protagonistala straordinaria Yoon Yeo-jong, capace di transitare dalla spietata dominatrice di The Taste of Money o dalla figura autoritaria di The Housemaid alla umanissima "Bacchus Lady" mantenendo la medesima credibilità. È lei l'unico spettacolo del film, che vale la pena di essere ricordato.