Dietro i candelabri

Sesso bollente per un ardente amore gay

Non si era mai visto un amore omosessuale così ardente come quello che due attori etero, Michael Douglas e Matt Damon, vivono in Behind the candelabra, il film di Steven Soderbergh, che racconta il legame sinistrarnente appassionato e di reciproca furibonda dipendenza tra il divo un tempo più pagato e adorato dello show business americano e un bel ragazzo povero, allevato da genitori affidatari. Il celebre virtuoso di pianoforte Liberace («Certo non sono Rubinstein, ma anche Rubinstein non è Liberace»), 58 anni, e Scott Thorson istruttore di cani, 18 anni, s'incontrano a Las Vegas nel 1977 e finiscono a bere champagne in una vasca da bagno circolare con rubinetto d'oro a forma di cigno; nel letto a baldacchino con colonne a tortiglione, i due, cioè Douglas e Damon, nudi, si baciano, stanno uno sull'altro, mimano, s'imaggina, sesso rovente e insaziabile. Douglas sul palcoscenico è regale con il parrucchino nero e il manto di marabù con strascico; Damon è un ridicolo, dolente manichino nella divisa da chauffeur di paillettes d'argento. Soderbergh racconta con una specie di commozione affettuosa, il grottesco evolversi verso la misera fine di una relazione appassionata ma ferocemente clandestina (Liberace si diceva fidanzato con Sonja Henie, se querelava chi insinuava una sua omosessualità, vinceva). Il vecchio si sottopone a un lifting, impone al giovane di dimagrire e di fare una plastica facciale per assomigliargli come un figlio per poi adottarlo e farlo suo erede. Douglas ringiovanisce davvero, Damon diventa sempre più simile a lui, magia del trucco. Ma intanto Liberace va in antri dove danno film porno rischiando di essere scoperto, e Scott, spinto dal sordido chirurgo a usare farmaci per restare magro, diventa tossicomane. Con un enorme anello a ogni dito Liberace riesce a tempestare meravigliosamente il piano (e Douglas lo imita con un'agilità fantastica), con gli enormi anelli che l'amante gli ha regalato Scot tsi paga la cocaina e Damon va benissimo in deliquio. Si sa che Douglas teneva molto a questo ruolo, e Soderbergh lo ha aspettato dopo l'intervento per il grave tumore alla gola. L'attore lo ha ripagato con una passione professionale che ne fa un gay dal passato tragico e gentile, spietato e ironico, mostrandosi poi alla fine in tutta la disperazione e il disfacimento della morte per Aids nel 1987. Contenderà a Servillo il premio per il rniglior attore.
Da La Repubblica, 22 maggio 2013


di Natalia Aspesi, 22 maggio 2013