barbara
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martedì 27 luglio 2021
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stupendo!!!
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Bellissima avventura musicale, Cast TOP Quality!! Non mi stancherò mai di Vederlo! Grazie Rocco, Sei Grande anche come Regista!!
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fabio
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giovedì 28 gennaio 2021
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c''era un ex prete, un ex prostituta...
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Sembra l'inizio di una barzelletta-tipo italiana; ma fortunatamente la sensibilità di Papaleo impedisce che finisca in macchietta.
Un po' lento e mai aggressivo: è questo il modo di raccontare che lo contraddistingue; anche se francamente più ritmo non avrebbe che giovato.
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gennaro
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giovedì 9 maggio 2019
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un faro diventa un rifugio
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Curioso di scoprire di come tanti personaggi si sarebbero adattati in un faro, sono rimasto abbastanza sorpreso.
Un film leggero basato unicamente sulla collaborazione sia di persone che uno conosce, ma anche gente nuova. Inoltre è godibile attraverso le azioni dei personaggi in un luogo meraviglioso e in un certo senso magico.
Un prete che ha smesso di esserlo (Rocco Papaleo), una ex prostituta (Barbora Bobul'ovà) pronta a cambiare attratta dal paesaggio, Arturo (Riccardo Scamarcio) un ex marito sopranominato "Il cornuto", una ditta di ristrutturazione formata da due uomini e una bambina, due donne attratte l'una dall'altra e la madre dell'ex prete.
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Curioso di scoprire di come tanti personaggi si sarebbero adattati in un faro, sono rimasto abbastanza sorpreso.
Un film leggero basato unicamente sulla collaborazione sia di persone che uno conosce, ma anche gente nuova. Inoltre è godibile attraverso le azioni dei personaggi in un luogo meraviglioso e in un certo senso magico.
Un prete che ha smesso di esserlo (Rocco Papaleo), una ex prostituta (Barbora Bobul'ovà) pronta a cambiare attratta dal paesaggio, Arturo (Riccardo Scamarcio) un ex marito sopranominato "Il cornuto", una ditta di ristrutturazione formata da due uomini e una bambina, due donne attratte l'una dall'altra e la madre dell'ex prete.
Ognuno con le sue gioie, i suoi problemi, i suoi segreti, ma insieme diventeranno una vera e propria famiglia.
E' interessante capire come riescono a ricominciare da capo spostandosi nelle mure del faro. Il film scorre veloce. Le innumerevoli gag sparse lasciano più di un sorriso.
Il regista ha saputo trattare i temi seri come ad esempio il lutto o l'affidamento famigliare in maniera leggerissima senza appensire il ritmo. L'unica cosa leggermente negativa è stata la presenza del razzismo che si poteva cambiare con una scena più gradibile, ma forse era prevedibile.
Un film originale e ricco di idee.
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giulio larosa
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domenica 13 gennaio 2019
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una impresa scadente
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Un ex prete torna al suo paese dopo essere stato lasciato dall'amante e per evitare lo scandalo viene alloggiato in un faro di proprieta' della famiglia. Un po' alla volta arrivano al faro personaggi piu' o meno strampalati e credibili. Questo sarebbe un film? E' poco piu' di una recita da teatrino della scuola media. Gia' l'incipit della trama e' una trovata sciocca: il prete spretato che fa scandalo al punto da doverlo nascondere poteva andare bene negli anni 50, 60 anni prima di questo film, oggi lo scandalo sarebbe un figlio che si vuole fare prete sul serio e non il contrario. La recitazione infine e' ai livelli della commedia da baraccone, con un parlare del "suddo" che fa imbestialire per quanto e' da caricatura.
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Un ex prete torna al suo paese dopo essere stato lasciato dall'amante e per evitare lo scandalo viene alloggiato in un faro di proprieta' della famiglia. Un po' alla volta arrivano al faro personaggi piu' o meno strampalati e credibili. Questo sarebbe un film? E' poco piu' di una recita da teatrino della scuola media. Gia' l'incipit della trama e' una trovata sciocca: il prete spretato che fa scandalo al punto da doverlo nascondere poteva andare bene negli anni 50, 60 anni prima di questo film, oggi lo scandalo sarebbe un figlio che si vuole fare prete sul serio e non il contrario. La recitazione infine e' ai livelli della commedia da baraccone, con un parlare del "suddo" che fa imbestialire per quanto e' da caricatura. Mi aspettavo che parlasse delle difficolta' dei poveri che lavorano dalle nostre parti che si devono barcamenare tra uno stato che si presenta solo come esattore e poliziotto, la malavita, la corruzione e il poco lavoro mal pagato, invece racconta una storiella senza alcuna credibilita', infarcita di casi umani ridicoli tanto per riempire un oretta di intrattenimento. Voto zero
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felicity
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lunedì 20 agosto 2018
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gradevole e simpatico
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Divertente e ben interpretato. con un sacco di stereotipi da barzelletta, l'ex prete, l'ex prostituta, le due lesbiche, il cornuto...
Paesaggi mozzafiato, ma non c'è alcun senso ad ambientare una storia in puglia ed effettuare tutte le riprese in sardegna.
Lo trovo distonico e disturbante. Rende tutto falso.
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sellerone
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sabato 21 luglio 2018
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impresa anche se piccola
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La commedia italiana rivive alla grande in questo film, migliorata e aromatizzata. Ottimi gli attori, l'ambientazione e la storia, cosa si vuole di più da un film di questo genere? L'Oscar? serve per far ridere soprattutto…ma a volte anche pensare, io non ho pensato tanto… ma tanto ho riso, bello e basta, tutto il resto viene dopo.
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maxb14
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giovedì 31 marzo 2016
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rocco papaleo (seconda regia)
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Buon soggetto. Troppo lenta. Mai divertente e raramente coinvolgente.
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ultimoboyscout
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giovedì 11 giugno 2015
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impresa a responsabilità limitatissima.
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Papaleo abbandona l'amata Basilicata per girare in Sardegna, nella provincia di Oristano, senza dimenticare la sua grande passione per la musica, che fa capolino anche stavolta. L'artista lucano è don Costantino, un prete spretato, confinato nel vecchio e diroccato faro del paese natio per evitare maldicenze. Quel faro diventa piano piano il ritrovo di personaggi bizzarri, come il cognato cornuto dell'ex sacerdote o una ex prostituta, trasformando il faro stesso in una sorta di refugium peccatorum. Film decisamente meno bello e meno riuscito dell'esordio alla regia di Papaleo, questa è un'opera malinconica e verosimile in cui spicca un personaggio sopra le righe, un "alieno" nella pellicola, ovvero Arturo, il cornuto sbeffeggiato da tutti, con Papaleo che si ritaglia un ruolo più defilato per dedicarsi alla regia e mettere in risalto proprio il personaggio interpretato da Scamarcio.
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Papaleo abbandona l'amata Basilicata per girare in Sardegna, nella provincia di Oristano, senza dimenticare la sua grande passione per la musica, che fa capolino anche stavolta. L'artista lucano è don Costantino, un prete spretato, confinato nel vecchio e diroccato faro del paese natio per evitare maldicenze. Quel faro diventa piano piano il ritrovo di personaggi bizzarri, come il cognato cornuto dell'ex sacerdote o una ex prostituta, trasformando il faro stesso in una sorta di refugium peccatorum. Film decisamente meno bello e meno riuscito dell'esordio alla regia di Papaleo, questa è un'opera malinconica e verosimile in cui spicca un personaggio sopra le righe, un "alieno" nella pellicola, ovvero Arturo, il cornuto sbeffeggiato da tutti, con Papaleo che si ritaglia un ruolo più defilato per dedicarsi alla regia e mettere in risalto proprio il personaggio interpretato da Scamarcio. Il regista gioca con gli stereotipi, in particolare con quelli del meridione, il tono è quello della commedia ll'italiana alla Pietro Germi (più o meno), col fulcro comico rappresentato da mamma Stella che confina il figlio per poi soccombere di fronte al secondo "scandalo" che la travolge, ovvero la figlia che lascia il marito per scappare con un misterioso amante. Il contesto dove si svolge l'azione e si muovono i personaggi appare sospeso, quasi surreale, ma tutto sommato verosimile, Papaleo dirige con sobrietà un film prevedibile, buonista, con una struttura definita e già vista, senza alcuna novità di narrazione o di costruzione, con l'ottimismo di fondo che diventa una zavorra terrificante. Si incrociano sogni infranti, destini e voglia di ricominciare, di una seconda possibilità, col faro, grande protagonista della pellicola, che è metafora della luce ma anche punto nevralgico e centrale per essere punto di raccolta dei personaggi e dei loro dubbi, problemi, esperienze e confessioni.
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inesperto
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giovedì 23 ottobre 2014
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storiella
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Non bisogna mai aspettarsi chissà cosa da film di questo genere. Semplici commediole per passare un po' di tempo. Colpisce come la madre veda disastri in qualunque cosa capiti ai suoi figli, fa quasi innervosire. Complimenti alla Felberbaum (bellissima), riesce ad interpretare una ragazza slovacca usando un credibile accento.
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