filippo catani
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domenica 23 settembre 2012
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un piccolo capolavoro
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Un giovane scrittore ottiene tutte risposte negative dalle case editrici a cui manda il proprio libro per essere pubblicato. Sull'orlo della disperazione, il giovane rinviene per caso dei fogli scritti a macchina da scrivere e ne rimane folgorato. Decide allora di pubblicare il contenuto di quelle pagine a suo nome ma la cosa avrà conseguenze positive e non.
The words rappresenta al meglio quello che si può trovare in una pellicola ben costruita e strutturata. Intanto la storia funziona alla meraviglia e il ritmo compassato ne è il fiore all'occhiello. La storia infatti si sviluppa su più livelli e quindi è bene che lo spettatore possa impossessarsi con calma non solo delle immagini ma delle parole di cui è fatto il film e che sono le vere protagoniste della storia.
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Un giovane scrittore ottiene tutte risposte negative dalle case editrici a cui manda il proprio libro per essere pubblicato. Sull'orlo della disperazione, il giovane rinviene per caso dei fogli scritti a macchina da scrivere e ne rimane folgorato. Decide allora di pubblicare il contenuto di quelle pagine a suo nome ma la cosa avrà conseguenze positive e non.
The words rappresenta al meglio quello che si può trovare in una pellicola ben costruita e strutturata. Intanto la storia funziona alla meraviglia e il ritmo compassato ne è il fiore all'occhiello. La storia infatti si sviluppa su più livelli e quindi è bene che lo spettatore possa impossessarsi con calma non solo delle immagini ma delle parole di cui è fatto il film e che sono le vere protagoniste della storia. Quindi troviamo un mix di attori giusti al posto giusto su cui spicca uno splendido Jeremy Irons che regala una performance degna delle migliori operte. Poi insieme alla sceneggiatura anche la scenografia e i dialoghi. Due cose su tutte. La sequenza di marito e moglie che a distanza di anni si vedono per caso che, senza parole ma con un semplice gesto della mano, è quanto di più struggente e commovente visto ultimamente (a riprova che a volte più delle parole contano gli sguardi e i gesti). Quindi il momento in cui la giovane moglie del protagonista gli comunica di aver letto il libro da lui "scritto" (è infatti ignara della copiatura) e gli dice che leggendo quelle pagine ha capito che l'uomo aveva finalmente manifestato il proprio io a riprova anche questo, se ce ne fosse bisogno, che forse per conoscere una persona non basta una vita e che spesso vediamo quello che vogliamo. In chiusura non può mancare una citazione sia per la bella colonna sonora che per la ragionevole durata del film che scongiura rischi di eccessivi giri di parole o moralismi da cui invece si tiene ben lontano. Insomma un film davvero di pregevole fattura.
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anna bells
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venerdì 28 settembre 2012
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come scrivere.
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La delicatezza, la passione, il timore di non essere all'altezza, alla ricerca dell'opera capace di farti diventare uno scrittore. Un piccolo e intenso capolavoro cinematografico che attraverso l'arte della scrittura lancia messaggi importanti, attuali e reali. Il così detto treno del destino, quello che passa una volta sola, fa incappare Rory Jansen in un manoscritto ingiallito dal tempo, proprio nel periodo più buio della sua carriera di scrittore, quando le lettere di rifiuto degli editori sono diventate più numerose delle pagine del suo ultimo romanzo.
Un finale non scontato che lascia quella sensazione di voragine nello stomaco, quella sensazione di speranza che "The Words" sia davvero un libro, e usciresti di corsa dal cinema per correre in libreria.
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La delicatezza, la passione, il timore di non essere all'altezza, alla ricerca dell'opera capace di farti diventare uno scrittore. Un piccolo e intenso capolavoro cinematografico che attraverso l'arte della scrittura lancia messaggi importanti, attuali e reali. Il così detto treno del destino, quello che passa una volta sola, fa incappare Rory Jansen in un manoscritto ingiallito dal tempo, proprio nel periodo più buio della sua carriera di scrittore, quando le lettere di rifiuto degli editori sono diventate più numerose delle pagine del suo ultimo romanzo.
Un finale non scontato che lascia quella sensazione di voragine nello stomaco, quella sensazione di speranza che "The Words" sia davvero un libro, e usciresti di corsa dal cinema per correre in libreria. Cinema e scrittura si fondono in un binomio vincente di emozioni, di paure, di glorie di visioni del mondo distorte e reali, di una linea sottile che separa l'uomo dallo scrittore. Non è facile ammettere per chi ambisce a vedere il suo libro in prima pagina di non essere in grado di scrivere il libro giusto, uno scrittore tende teatralmente a credere sempre che il suo lavoro possa diventare importante, famoso, con una critica positiva dal pubblico e dagli esperti.
Lo scrittore, anche se non l'ammette vive con la paranoia di non aver incontrato l'editore giusto, mentre il suo libro giusto lo era. Quando per una volta tutto sembra andare come deve, ne esce fuori la coscienza, la verità e lo scrittore nel giro di un soffio di vento, diventa un ladro di parole, parole che diventano per lui più importanti di tutto il resto e lo mangiano dentro senza possibilità di replica. Per quanto ne sia consapevole lo scrittore non ha la forza di strappare da se stesso quelle parole, perché crede fermamente che siano sue, che il libro sia stato scritto da lui, anche quando queste sono solo fantasie della sua mente.
Emozionante, intenso, soprattutto per chi vuole intraprendere questa strada, la strada dello scrivere.
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marione
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domenica 21 giugno 2015
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si è soli con le conseguenze delle propria scelte
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Roj è un giovane ambizioso, sogna il successo e non accetta di vivere una vita ordinaria, anche se il solido genitore lo avverte affettuosamente e saggiamente che per diventare uomo bisogna saper accettare i propri limiti. Ma la sorte gli procura una tentazione alla quale cerca di resistere, ottenere quel che ha sempre sognato rubando il lavoro e in fondo la vita di qualcun altro. E la spinta finale la darà proprio la donna che ama e che non vuole deludere, finendo poi per ingannarla e perderla. Ma è in fondo una persona onesta e capirà nel tempo che prorio questo ingannare se stesso e gli altri gli nega la possibilità di vivere una vita vera, la sua vita. Il paradosso, raccontato mirabilmente, è che proprio l'amore della sua vita gli farà compiere il passo falso che gli farà perdere quello stesso amore che non voleva deludere.
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Roj è un giovane ambizioso, sogna il successo e non accetta di vivere una vita ordinaria, anche se il solido genitore lo avverte affettuosamente e saggiamente che per diventare uomo bisogna saper accettare i propri limiti. Ma la sorte gli procura una tentazione alla quale cerca di resistere, ottenere quel che ha sempre sognato rubando il lavoro e in fondo la vita di qualcun altro. E la spinta finale la darà proprio la donna che ama e che non vuole deludere, finendo poi per ingannarla e perderla. Ma è in fondo una persona onesta e capirà nel tempo che prorio questo ingannare se stesso e gli altri gli nega la possibilità di vivere una vita vera, la sua vita. Il paradosso, raccontato mirabilmente, è che proprio l'amore della sua vita gli farà compiere il passo falso che gli farà perdere quello stesso amore che non voleva deludere.
Si parla di uno scrittore, ma la metafora si può estendere a tutte le persone che per ambizione o per seguire i propri sogni o non sanno accettare se stessi e i propri limiti rinunciando così a vivere pienamente la propria vita ritrovandosi amareggiati, soli e privi di affetti.
Il Film è molto bello, ben girato, con tanta materia non occorrono effetti speciali o inutili tecnicismi, gli attori tutti bravissimi, con una menzione particolare a Jeremy Irons e Zoe Saldana che spiccano davvero. Da vedere, rivedere e rifletterci su.
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ashtray_bliss
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lunedì 25 febbraio 2013
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le parole costruiscono e distruggono vite intere!
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The Words, un film che racchiude tre storie, ognuna delle quali si apre e si rivela al pubblico grazie alla storia precedente. Proprio come avviene con le matriosche. Ma ogni storia ha un valore, un importanza e un background differente. Ogni racconto racchiude in se emozioni e sensazioni differenti le quali pero' convergono in un unico grande racconto che e' quello che si svolge sullo schermo e davanti agli spettatori.
Il film dunque e' incentrato su un unico messaggio che tenta di trasmettere al pubblico: Le parole hanno una forza immensa e indistruttibile. Le parole possono creare o distruggere e annientare l'intera esistenza di una persona; possono renderti l'uomo piu' felice e fortunato del mondo oppure possono far crollare tutte le tue certezze e sicurezze.
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The Words, un film che racchiude tre storie, ognuna delle quali si apre e si rivela al pubblico grazie alla storia precedente. Proprio come avviene con le matriosche. Ma ogni storia ha un valore, un importanza e un background differente. Ogni racconto racchiude in se emozioni e sensazioni differenti le quali pero' convergono in un unico grande racconto che e' quello che si svolge sullo schermo e davanti agli spettatori.
Il film dunque e' incentrato su un unico messaggio che tenta di trasmettere al pubblico: Le parole hanno una forza immensa e indistruttibile. Le parole possono creare o distruggere e annientare l'intera esistenza di una persona; possono renderti l'uomo piu' felice e fortunato del mondo oppure possono far crollare tutte le tue certezze e sicurezze. Le parole ti possono distruggere.
Cosi assistiamo ad uno scrittore di nome Clay (Quaid) il quale presenta il suo libro, dal titolo appunto The Words, e ne legge una parte durante la presentazione ufficiale. Questo e' il primo livello di narrazione al quale veniamo introdotti come spettatori.
Il livello successivo e' la storia racchiusa tra le pagine di The Words e segue le vicende di un giovane scrittore in cerca di fortuna. Rory Jensen e' il protagonista al quale da' vita il romanzo di Clay. Jensen e' una persona ottimista che ha coscientemente deciso di dedicarsi full-time alla professione di scrittore. Si trasferisce anche a NY insieme alla sua fidanzata che sposera' qualche tempo dopo e tra una difficolta' e l'altra finisce di scrivere il suo primo romanzo. Ma proprio allora verra' a contatto con la dura realta' delle case editrici e del marketing : Nessuno e' disposto a investire soldi per pubblicare e promuovere il libro di un autore emergente per quanto valido possa essere il prodotto in se'. Anni e anni di fatiche e sacrifici buttati via. Il nome e la fama di un autore devono precedere quella di un'autentica opera drammaturga firmata da ''uno sconosciuto''.
Ma proprio in quella fase tremendamente difficile da accettare e superare per un autore emergente, Rory si imbatte in una vecchia borsa 24h trovata in un negozio d'antiquariato a Parigi. La borsa accompagna pero' da anni un libro manoscritto (per essere corretti battuto a macchina) che il giovane newyorchese legge tutto d'un fiato. La storia e' bellissima, potente, drammatica ed emozionante. A quel punto Rory decide di riscrivere il libro, identico, sul computer e poi spacciarlo per suo. Qualche tempo dopo il libro e' un successo di critica e vendite ma per Jensen arriva il vero prezzo da pagare per la sua scelta sbagliata : Conoscera' un vecchio (Irons) che gli rivela essere il vero autore dell'opera e gli racconta la sua versione della storia, per come l'ha vissuta.
Interessante e' notare il fatto che il personaggio del vecchio, nonostante sia di importanza cruciale nelle storie narrate, non viene mai identificato con un nome preciso, poiche' il suo nome non figura nemmeno sul manoscritto che Roy rubera' anni dopo, l'identificazione di questo misterioso personaggio non ha piu' importanza.
Dopo l'incontro col vecchio, Rory capisce l'errore commesso e la sua gravita'. Lui non ha rubato solo semplici parole di un romanzo perduto / dimenticato; ma ha rubato momenti, emozioni, ricordi, sentimenti. Ha sottratto la vita intera di una persona (il vecchio) e l'ha spacciata come un frutto di fantasia, un romanzo inventato. ''Tutti fanno delle scelte ma la vera impresa e' imparare a conviverci''. E Rory anche se assalito dai sensi di colpa non poteva rimediare al proprio errore, ma solo imparare a conviverci.
Ecco dunque che ritorna il tema riccorente del film: la forza delle parole. Le parole che Rory ha rubato al vecchio hanno potuto costruirgli una vita agiata, fatta di premi e riconoscenze-che non gli appartengono veramente- e al contempo, le parole, hanno distrutto la sua anima, divorandola con i sensi di colpa e i rimorsi, nonche' compromettendo il rapporto con la moglie Dora.
Di questo tratta il romanzo di Clay che dopo ci proietta nuovamente al livello narrativo iniziale e ci lascia con un finale a libera interpretazione: Chi e' veramente Clay ? La storia che racconta in The Words e' veramente fittizia o e' reale ? Puo' essere Rory Jensen l'alterego narrativo di Clay ?
Del resto lo stesso Clay ammettera' alla giovane dottoranda (Wilde) che ''la fantasia e la realta' sono due cose molto vicine ma che non si incontrano mai''. Proprio in questa frase, secondo me, si capisce l'intenzione dei registi di regalare agli spettatori un finale aperto. Nessuna certezza e molte porte aperte sul possibile finale di una storia comunque inventata (la trama del film). Il personaggio-scrittore di Clay potrebbe essersi inventato la storia alla quale abbiamo assistito e partecipato, oppure potrebbe aver usato questo modo metaforico per raccontare se stesso.
Il concept narrativo di questa pellicola e' assolutamente originale e anche innovativo per gli standard cinematografici, che ci hanno abituati ad assistere a storie che si svolgono davanti a noi seguendo lo scorrere lineare del tempo oppure si svolgono attraverso diversi flashback e flashforward.
In questo caso invece, il cinema copia la letteratura dove questo fenomeno di racchiudere una storia in un'altra, in stile matriosca, e' abbastanza diffuso (vedi l'opera di Zafon, "L'ombra del Vento" e molte altre).
Dunque l'idea e' di per se' validissima. Il film viene solo penalizzato dalla interpretazione degli attori, che appaiono forse troppo superficiali e non si calano nei rispettivi ruoli, specialmente il personaggio di Rory. Altra pecca del film e' che non esiste una vera ricostruzione della Parigi storica (periodo del dopo-guerra) e la storia del giovane americano a Parigi e la sua relazione romantica vengono liquidate in brevi scene di poco spessore. Ben Barnes rimane, per tutta durata di queste, statico e inespressivo, inoltre reputo Barnes un attore troppo ''moderno'' (anche per via dei suoi lineamenti facciali) per poter interpretare in maniera convincente un giovane soldato del dopo-guerra. Cooper spreca un ruolo molto impegnativo e non dona al personaggio alcun spessore emotivo. Caricaturale anche l'atteggiamento di Quaid alias Clay e quello della giovane e bella Wilde che vuole far luce, a tutti i costi, sul "dietro-le-quinte" del romanzo.
Insomma, le tre stellette sono a causa della cattiva scelta del cast (eccetto il veterano Irons). Se le parti fossero state affidate ad attori piu' competenti e capaci di donare maggior risalto ai loro personaggi, avrei ciecamente votato 5/5.
Valida la regia, e buona la fotografia.
In definitiva si tratta di un prodotto certamente valido ma sfortunatamente non siamo davanti ad un capolavoro. Bellissimo e interessante il tema attorno al quale si sviluppa il film: il peso delle parole, le loro conseguenze nella vita di una persona.
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renato volpone
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sabato 22 settembre 2012
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le parole non appartengono a chi le ha scritte
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Le parole non appartengono a chi le ha scritte, ma a chi le legge. Anche se la storia parla di parole rubate, di parole che commuovono, di parole che non vengono è la storia di una coscienza, della coscienza di tutti. E' la storia delle paure di ogni scrittore...è la storia un po' di tutti noi, che costruiamo la nostra vita, facciamo delle scelte e ne paghiamo le conseguenze. Si tratta di un racconto che, nonostante l'abbandono in alcuni tratti, regge e convince. E' un racconto di speranze e di debolezze umane ben giostrato su diversi livelli di meta-racconto. Convincenti gli attori, buona la fotografia, musica già sentita e un po' troppo mielosa. La parte storica a Parigi è forse troppo moderna nonostante la corretta ambientazione, da un lato per atteggiamenti e movimenti dei giorni nostri, dall'altro per personaggi quasi usciti da un rotocalco.
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Le parole non appartengono a chi le ha scritte, ma a chi le legge. Anche se la storia parla di parole rubate, di parole che commuovono, di parole che non vengono è la storia di una coscienza, della coscienza di tutti. E' la storia delle paure di ogni scrittore...è la storia un po' di tutti noi, che costruiamo la nostra vita, facciamo delle scelte e ne paghiamo le conseguenze. Si tratta di un racconto che, nonostante l'abbandono in alcuni tratti, regge e convince. E' un racconto di speranze e di debolezze umane ben giostrato su diversi livelli di meta-racconto. Convincenti gli attori, buona la fotografia, musica già sentita e un po' troppo mielosa. La parte storica a Parigi è forse troppo moderna nonostante la corretta ambientazione, da un lato per atteggiamenti e movimenti dei giorni nostri, dall'altro per personaggi quasi usciti da un rotocalco. E se trovate una vecchia borsa, pensate che , come tutti gli oggetti, ha una storia da raccontare.....
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jkl20
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lunedì 24 settembre 2012
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parole, parole, parole..
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The Words è un film che va smascherato dallo spettatore stesso. Dietro a una buona storia romanzata, la pellicola prende e analizza i sentimenti umani più profondi e frequenti, capaci anche di essere scaturiti con delle "semplici" parole: la speranza, la bramosità, l'insufficiente convinzione personale, la paura delle conseguenze, il pentimento e la continua ricerca della redenzione per una pace interiore. In The Words c'è molto di più di un semplice racconto e lo spettatore riesce a percepirlo già nei primi minuti.
La pellicola scorre piacevole, nonostante qualche punto piatto, amministrata da un'ottima regia e dal sempre verde Jeremy Irons che, dopo aver soffiato pochi giorni fa sopra le sue 64 candelline, si conferma un attore magistrale e capace di migliorare anche unBradley Cooper troppo legato ancora alle sue parti comiche.
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The Words è un film che va smascherato dallo spettatore stesso. Dietro a una buona storia romanzata, la pellicola prende e analizza i sentimenti umani più profondi e frequenti, capaci anche di essere scaturiti con delle "semplici" parole: la speranza, la bramosità, l'insufficiente convinzione personale, la paura delle conseguenze, il pentimento e la continua ricerca della redenzione per una pace interiore. In The Words c'è molto di più di un semplice racconto e lo spettatore riesce a percepirlo già nei primi minuti.
La pellicola scorre piacevole, nonostante qualche punto piatto, amministrata da un'ottima regia e dal sempre verde Jeremy Irons che, dopo aver soffiato pochi giorni fa sopra le sue 64 candelline, si conferma un attore magistrale e capace di migliorare anche unBradley Cooper troppo legato ancora alle sue parti comiche. Usciremo dalla sala soddisfatti, ma pensando a tutte le scelte difficili fatte in passato e alle conseguenze che abbiamo dovuto accettare, perchè come dice Irons: "We all make difficult choices in life. The hard thing is to live with them."
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molenga
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martedì 19 marzo 2013
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i'm sorry
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Un noto scrittore, davanti ad una vasyta platea, inizia a presentare, con due letture, il suo ultimo libro. è la storia di un suo giovane collega che raggiunge il successo con un'escamotage non del tutto lecito; trova un vecchio manoscritto in una borsa da lavoro regalatafgli dalla moglie e capisce che quello è il libro che meglio esprime lo scrittore che vorrebbe essere; quasi per inerzia lo copia e lo fa suo. peccato che il vero autore, ormai vecchio, riconosca nel libro, che ha avuto un successo incredibile, la storia che aveva perduto molti anni prima e che proprio quella perdita abbia cambiato il corso della sua vita: inizia così un confronto trai due protagonisti, mentre, sul primo livello della narrazione, l'affermato autore incontra nel pubblico una ragazza molto interessante.
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Un noto scrittore, davanti ad una vasyta platea, inizia a presentare, con due letture, il suo ultimo libro. è la storia di un suo giovane collega che raggiunge il successo con un'escamotage non del tutto lecito; trova un vecchio manoscritto in una borsa da lavoro regalatafgli dalla moglie e capisce che quello è il libro che meglio esprime lo scrittore che vorrebbe essere; quasi per inerzia lo copia e lo fa suo. peccato che il vero autore, ormai vecchio, riconosca nel libro, che ha avuto un successo incredibile, la storia che aveva perduto molti anni prima e che proprio quella perdita abbia cambiato il corso della sua vita: inizia così un confronto trai due protagonisti, mentre, sul primo livello della narrazione, l'affermato autore incontra nel pubblico una ragazza molto interessante...
Film scritto benissimo, con un ottimo cast- su tutti irons e cooper- e un buonissimo montaggio: attenzione, ci si poteva facilmente incartare sui varii livelli della narrazione, che invece èfluida. delizioso accompagnamento musicale.
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eugenio
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sabato 6 luglio 2013
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una storia semplice
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Scrivere,scrivere e poi ancora scrivere. Scrivere per necessità,per rispondere a un innato bisogno primigenio di raccontare fatti,esperienze,emozioni, scrivere per rendere partecipi i lettori o – più prosaicamente – sé stessi, di un dramma vissuto internamente dallo scrittore, un oracolo narratore che informa con l’intento di rispondere a un vuoto dell’anima causato da un dolore,da una sconfitta,da una vittoria,da un dato di fatto. La scrittura è questo: informazione,riflessione, valvola di sfogo di masturbazioni cerebrali, di eventi che possono irretire – in senso buono- la mente del lettore per poche ore/giorni/settimane/mesi creando un rapporto unidirezionale di comunicazione empatica che quando termina, lascia in sé un’ amarezza similare alla perdita di un amico.
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Scrivere,scrivere e poi ancora scrivere. Scrivere per necessità,per rispondere a un innato bisogno primigenio di raccontare fatti,esperienze,emozioni, scrivere per rendere partecipi i lettori o – più prosaicamente – sé stessi, di un dramma vissuto internamente dallo scrittore, un oracolo narratore che informa con l’intento di rispondere a un vuoto dell’anima causato da un dolore,da una sconfitta,da una vittoria,da un dato di fatto. La scrittura è questo: informazione,riflessione, valvola di sfogo di masturbazioni cerebrali, di eventi che possono irretire – in senso buono- la mente del lettore per poche ore/giorni/settimane/mesi creando un rapporto unidirezionale di comunicazione empatica che quando termina, lascia in sé un’ amarezza similare alla perdita di un amico. Questa la scrittura,la splendida forma di interpretazione dei pensieri umani che affascina e fa affascinare intere generazioni.
Ne sanno qualcosa gli sceneggiatori Brian Klugman e Lee Sternthal che nel loro recente film d’esordio, “The words” imbastiscono una storia (che per antifrasi potrebbe essere definita semplice) basata proprio sul complicato rapporto che intercorre tra lo scrivente e la sua opera prima il racconto. Come una matrioska in cui non è chiaro cosa è reale e cosa è frutto di fantasia, veniamo a conoscenza,attraverso le parole di Clay Hammond (Dennis Quaid), scrittore famoso di successo in atto di leggere in pubblico i primi capitoli del suo best-seller, delle peripezie di Rory Jansen, pseudo-scrittore fermamente convinto di riuscire a pubblicare il romanzo della sua vita. Romanzo che gli si presenterà bello pronto sottoforma di una vetusta ventiquattro ore trovata dalla fidanzata casualmente e contenente al suo interno, un ancor più vetusto manoscritto che irretirà il giovane sino al plagio, alla pubblicazione e all’immeritato successo. Tuttavia, il ghost-writer che altri non è che un “povero vecchio” (interpretato da un ottimo Jeremy Irons) reduce da una miseranda vicenda umana fatta di guerra,morte e abbandono, si troverà lungo il cammino, quasi per uno scherzo del destino dello scrittore di successo rivendicando la paternità del libro ed esigendo un dazio, un pagamento del tributo. Non soldi, non vile denaro ma la consapevolezza del plagio, l’inesorabile presenza del rimorso nato dall’incapacità di produrre una storia potente,reale,viva in ogni senso alimentata dall’esperienza e impossibile da narrare senza essere stati protagonisti assoluti. Rory dal canto suo, dopo strenui tentativi di discussione con il gretto editore piegato solo dalla logica del successo, non potrà fare altro che accettare quella situazione di pura illusione nel cui baratro a causa della sua stessa incapacità è caduto senza purtroppo essere in grado di risalire visto che, “la compagna di scalate”, la moglie, sarà incapace di indossare per il resto della sua vita la maschera del successo. Le loro vite saranno scandite dalla menzogna, dall’incapacità di guardarsi negli occhi, da presentazioni di libri, il cui primo, trampolino di lancio della carriera di Rory, costituirà fardello imprescindibile, incarnazione del senso libero della scrittura come esplorazione,sfogo, istintualità repressa. Una scrittura morta, naturalmente, con l’autore stesso. All’interno di questa cornice, Clay, l’io narrante, è lo specchio e il riflesso delle azioni di Rory. Il primo è il generatore dell’evento, il secondo il puro strumento di narrazione ma la specificità delle azioni e il concetto sfumato di realtà e finizione ben sottolineato dall’espressione facciale finale di Clay, rendono l’idea di un gioco piu’ profondo,intimo e impetuoso.
Un gioco semplice,una storia dalle molteplici implicazioni ad incastro che si staglia su piani paralleli che non si incontrano mai dove l’arte di narrare attraverso parole è l’onnipresente leit-motiv di ogni azione, dove la finzione e la realtà sfumano all’interno di registri narrativi distinti ed equilibrati, dove le emozioni della vita nascono,crescono e fioriscono. In un verdeggiante giardino colmo di illusioni.
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purplerain
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sabato 16 febbraio 2013
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parole rubate!!
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THE WORDS ovvero le parole che non ho detto!! Uno scrittore di non altissimo livello trova un libro e lo pubblica senza modificarne una parola. Da qui il successo!! Visto così sembrerebbe il remake di un altro film, "Una strage di corvi" con Cuba Gooding Jr, ma non è così!! I registi in questo film ci regalano ben altro: una storia nella storia, una sceneggiatura semplice e complessa allo stesso tempo che in un' alternarsi di situazioni ci presentano vite nelle vite!! La vita di un uomo che grazie ad un libro non suo vive una vita non sua, fatta di successo, soldi e stabilità, e riesce a convivere con un segreto tanto profondo quanto scottante; un uomo che a causa dell'amore per quel libro rischia di frantumare la sua vita, per aver nascosto il suo segreto alla moglie, forse consapevole del fatto che lei non avrebbe accettato il plagio.
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THE WORDS ovvero le parole che non ho detto!! Uno scrittore di non altissimo livello trova un libro e lo pubblica senza modificarne una parola. Da qui il successo!! Visto così sembrerebbe il remake di un altro film, "Una strage di corvi" con Cuba Gooding Jr, ma non è così!! I registi in questo film ci regalano ben altro: una storia nella storia, una sceneggiatura semplice e complessa allo stesso tempo che in un' alternarsi di situazioni ci presentano vite nelle vite!! La vita di un uomo che grazie ad un libro non suo vive una vita non sua, fatta di successo, soldi e stabilità, e riesce a convivere con un segreto tanto profondo quanto scottante; un uomo che a causa dell'amore per quel libro rischia di frantumare la sua vita, per aver nascosto il suo segreto alla moglie, forse consapevole del fatto che lei non avrebbe accettato il plagio. Di riflesso la vita del vecchio, cioè il vero autore del libro, colui che lo ha in pratica ispirato e che divide con lui la stessa debolezza: per il troppo amore verso quel libro rovina la sua vita di coppia poichè non riesce a perdonare alla moglie il fatto di averlo perso!! le due vite si intrecciano in una sceneggiatura accattivante e contorta, con punti in comune che mettono in risalto le vite di persone che amano le loro parole più delle persone che le circondano. Quasi a fare da dominatore di entrambe le storie vi è la figura di Dannis Quaid, cioè l'autore reale di entrambe le storie, che racconta il libro ad una bella giornalista forse anche egli senza sapere cosa vuole, forse anche egli incapace di ammettere che ama più il libro. A tratti potrà sembrare che il film si muova in modo un po' farraginoso, ma non è così, la sceneggiatura è piuttosto convincente e accattivante e se si riesce a comprendere lo stato d'animo dell'autore allora forse si riesca a capire lo stato d'animo del regista e viceversa!! Bello!!
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kira85
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venerdì 14 febbraio 2014
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essere o nin essere?
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Talento, frustrazione, rimpianto e dilemma. Sono alcuni tra gli aspetti che caratterizzano questo film.
Un ragazzo con il talento della scrittura non riesce a sfondare perché ritenuto troppo "profondo". Tema molto attuale. Un bel giorno gli si presenta l'occasione di raggiungere la notorietà. Barando, ovviamente.
Durante il film vi è un intreccio tra presente, passato e passato remoto. Brandley Cooper, un "ragazzaccio" di Hollywood, veste le spoglie di un ragazzo tormentato dal rimorso di aver dovuto compiere una scelta quasi inevitabile. I ritmi di questa pellicola non sono lenti e il finale porta a molte riflessioni. Ognuno di noi come si comporterebbe in una situazione simile? Probabilmente non nella maniera più etica.
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Talento, frustrazione, rimpianto e dilemma. Sono alcuni tra gli aspetti che caratterizzano questo film.
Un ragazzo con il talento della scrittura non riesce a sfondare perché ritenuto troppo "profondo". Tema molto attuale. Un bel giorno gli si presenta l'occasione di raggiungere la notorietà. Barando, ovviamente.
Durante il film vi è un intreccio tra presente, passato e passato remoto. Brandley Cooper, un "ragazzaccio" di Hollywood, veste le spoglie di un ragazzo tormentato dal rimorso di aver dovuto compiere una scelta quasi inevitabile. I ritmi di questa pellicola non sono lenti e il finale porta a molte riflessioni. Ognuno di noi come si comporterebbe in una situazione simile? Probabilmente non nella maniera più etica. Sarebbe ipocrita affermarlo.
Buone le interpretazioni del cast e più che soddisfacente la regia. A destare qualche perplessità, forse, è Olivia Wilde. Non circa le sue capacità di attrice, ma piuttosto circa il suo personaggio. Moralista o ammaliatrice? Ma la domanda più importante: superflua o necessaria ai fini del film?
Ad ogni modo la pellicola è da vedere, se non altro alla fine della visione può fornire validi elementi di discussione.
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