flyanto
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lunedì 26 novembre 2012
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quando il sospetto è già una condanna
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Film in cui un maestro d'asilo viene ingiustamente incolpato di pedofilia da una bambina sua alunna e figlia di uno dei suoi più cari amici. Da qui il calvario e l'ostracismo da parte della comunità in cui vive che l'uomo deve subire e tentare di superare con l'aggiunta ovviamente della perdita anche del proprio lavoro. Ottimo spunto di riflessione sul tema delicato degli abusi sessuali sui minori che, come nel suo precedente "Festen", il regista Tomas Vinterberg aveva già trattato condannando apertamente il falso moralismo ed aspetto di facciata che contraddistingue tante famiglie borghesi "rispettabili". Qui non si può che parteggiare per il povero maestro d'asilo perchè si sa già dall'inizio che la bambina ha inventato tutto, ma che nella maggior parte dei casi, purtroppo, proprio i bambini ne sono le vittime.
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Film in cui un maestro d'asilo viene ingiustamente incolpato di pedofilia da una bambina sua alunna e figlia di uno dei suoi più cari amici. Da qui il calvario e l'ostracismo da parte della comunità in cui vive che l'uomo deve subire e tentare di superare con l'aggiunta ovviamente della perdita anche del proprio lavoro. Ottimo spunto di riflessione sul tema delicato degli abusi sessuali sui minori che, come nel suo precedente "Festen", il regista Tomas Vinterberg aveva già trattato condannando apertamente il falso moralismo ed aspetto di facciata che contraddistingue tante famiglie borghesi "rispettabili". Qui non si può che parteggiare per il povero maestro d'asilo perchè si sa già dall'inizio che la bambina ha inventato tutto, ma che nella maggior parte dei casi, purtroppo, proprio i bambini ne sono le vittime. Ottimo il finale aperto in cui, sia pure dopo la sua riabilitazione, il maestro è ben consapevole che il sospetto continua ad aleggiare sulla sua persona e che nulla sarà mai più come prima. Molto buona l'interpretazione di Mads Mikkelsen, attore feticcio di Vinterberg ed anche dell'altra regista danese Suzanne Blier, che giustamente è stato premiato al Festival di Cannes come miglior attore maschile.
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diomede917
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venerdì 7 dicembre 2012
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i bambini ci parlano....
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Lucas è un maestro d’asilo, è un uomo affascinante, ha alle spalle una separazione complicata per via dell’affido del figlio adolescente, è amato dalla comunità dove abita, i suoi “bambini” lo adorano…..forse pure troppo…..e così quando fa capire alla figlia del suo migliore amico la linea di demarcazione tra un genitore e un conoscente una sua bugia su presunto abuso sessuale fa scendere il protagonista in una discesa agli inferi inaspettata.
Thomas Vinterberg torna dopo anni nel luogo del delitto voluto e creato con Festen dove anche lì la miccia è fatta esplodere da un episodio di pedofilia (in quel caso reale).
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Lucas è un maestro d’asilo, è un uomo affascinante, ha alle spalle una separazione complicata per via dell’affido del figlio adolescente, è amato dalla comunità dove abita, i suoi “bambini” lo adorano…..forse pure troppo…..e così quando fa capire alla figlia del suo migliore amico la linea di demarcazione tra un genitore e un conoscente una sua bugia su presunto abuso sessuale fa scendere il protagonista in una discesa agli inferi inaspettata.
Thomas Vinterberg torna dopo anni nel luogo del delitto voluto e creato con Festen dove anche lì la miccia è fatta esplodere da un episodio di pedofilia (in quel caso reale).
Il titolo italiano, “Il sospetto”, secondo me travia il vero significato del film che è contenuto ne “La caccia”originale. Infatti la caccia ha una duplice valenza, la caccia vista come simbolo dell’unione, delle regole e dei valori di questa comunità…..ma anche metafora di una caccia alle streghe che vede protagonista l’ottimo Mads Mikkelsen (premiato a Cannes e ottimo contraltare di Jean-Luis Trintignant).
Infatti non è proprio la pedofilia (vera o presunta) e i suoi effetti il vero obiettivo del regista, ne è la prova l’innocenza del protagonista mostrata fin dall’inizio e anche l’assenza di polizia e interrogatori a effetto…..l’unica volta che è in scena è in borghese durante l’arresto ma serve per la presa di coscienza di un figlio che da quel momento lotterà in tutti modi possibili per difendere la rispettabilità del padre.
Il regista è consapevole che non bisogna mai mettere in dubbio che bambini dicono sempre la verità e nella maggior parte dei casi è così (questa frase viene detta dall’amico e padrino del figlio del protagonista)…..ma la domanda è cosa succede l’unica volta che questo non accade?
Vinterberg prende di mira il perbenismo della società danese che nasconde l’anima ipocrita dei suoi appartenenti.
Questo si evidenzia non tanto nel momento che “Il sospetto” del titolo si insinua nei loro pensieri (questo è decisamente lecito) ma soprattutto quando il protagonista viene rilasciato che il regista evidenzia la cattiveria con la quale la sorridente comunità accoglie il malcapitato Lucas…..Vinterberg non fa sconti nel rappresentare la realtà della violenza come si può vedere nella scena del cane o della rissa al supermercato e il presunto happy end finale è il veicolo per essere ancora più tagliente con primi piani di sguardi sospetti e una “caccia” finale dove si può essere cacciatori o prede.
In questo caso non so quantificare con un voto (che è sicuro altissimo) la mia opinione su questo film…..Il sospetto mi ha catturato non tanto per la tematica ma per come l’ha rappresentata….mi è sembrato di aver visto cinema con la C maiuscola e di aver assistito alla maturazione di un regista che era esploso e poi perso per strada…..ma si è ritrovato nella sua marcia Danimarca…..
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filippo catani
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venerdì 5 aprile 2013
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vite devastate dal sospetto
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Una piccola e ridente comunità svedese viene improvvisamente sconvolta dalla più terribile delle notizie; uno stimato e pacato insegnante d'asilo è stato accusato da una bambina di averle usato violenza. Il paese piomba nel caos e l'insegnante perde quasi tutte le amicizie e diventa il bersaglio di una ferocissima caccia all'uomo nonostante vi sia più di un dubbio sulla confessione della bimba.
Un vecchio adagio ormai comunemente accettato riserva ai bambini la patente dell'innocenza assoluta e che in virtù di questa dote non sono in grado di far male a nessuno o di mentire. La povera bimba in questione, Klara, è molto affezionata al suo insegnante e allo stesso tempo sente i tipici discorsi scurrili che il fratello adolescente fa con gli amici.
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Una piccola e ridente comunità svedese viene improvvisamente sconvolta dalla più terribile delle notizie; uno stimato e pacato insegnante d'asilo è stato accusato da una bambina di averle usato violenza. Il paese piomba nel caos e l'insegnante perde quasi tutte le amicizie e diventa il bersaglio di una ferocissima caccia all'uomo nonostante vi sia più di un dubbio sulla confessione della bimba.
Un vecchio adagio ormai comunemente accettato riserva ai bambini la patente dell'innocenza assoluta e che in virtù di questa dote non sono in grado di far male a nessuno o di mentire. La povera bimba in questione, Klara, è molto affezionata al suo insegnante e allo stesso tempo sente i tipici discorsi scurrili che il fratello adolescente fa con gli amici. Questo avrà conseguenze in quanto la bimba fornendo il racconto della presunta violenza userà i termini utilizzati dal fratello. Ovviamente il problema si diffonderà a macchia d'olio e i bambini cominceranno più o meno all'unisono a raccontare le medesime tristi storie avvenute in un famigerato scantinato del professore che è però inesistente. Così mentre la giustizia fa il suo corso, per il giovane professore (che ha già sulle spalle una situazione familiare intricata) si aprono le porte dell'inferno: tutti gli amici gli voltano le spalle ad eccezione di uno, la nuova fidanzata nutre dubbi su di lui, il figlio vuole disperatamente credere al padre e cerca di farsi giustizia da solo. Poi c'è il resto della cittadinanza che lo bersaglia con sassi alla finestra, botte e l'uomo viene pure malmenato e cacciato a forza dal supermercato dove abitualmente fa compere. Un film che con drammaticità riflette sul grande problema che affligge tutti noi e cioè quello della pedofilia ma riflette anche e soprattutto su quello che può succedere in caso di accuse infondate. Molto spesso davanti a crimini così esecrabili si richiede la pena di morte se non addirittura il linciaggio; e qualora si incappasse in un errore chi può restituire la vita? E anche senza pena di morte purtroppo la persona resterà per sempre marchiata sia nel suo animo profondo sia agli occhi delle altre persone perchè purtroppo il sospetto è duro da cancellare. Come fare per recuperare la propria dignità? Cosa spiegare ai bambini? Davvero stupendo questo film e una menzione speciale va al suo regista Vinterberg che ha realizzato una pellicola toccante e complessa per i temi trattati e una menzione speciale all'ottimo Mikkelsen che intrpreta con coraggio un ruolo decisamente duro e difficile.
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jeff lebowsky
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lunedì 27 luglio 2015
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l' estenuante caccia
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Il film tratta una tematica a dire poco scottante, nefasta e senza dubbio attuale, in modo molto intelligente e impeccabile.
Racconta la storia di un uomo (Lucas) che lavora in un asilo che viene accusato ingiustamente dell’ incancellabile reato di molestie su una bimba, nonché figlia del suo migliore amico. Il protagonista dichiarerà quindi la propria innocenza di fronte all'accusa di avere compiuto questi atti di pedofilia, ma tutta la comunità (salvo pochissime eccezioni) vuole credere in ciò che viene più comodo: I bambini non mentono mai, bisogna sempre credere nella loro purezza e alla bontà.
Questo film ci fa capire invece che la frase indicata sopra, può essere un luogo comune, uno stereotipo.
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Il film tratta una tematica a dire poco scottante, nefasta e senza dubbio attuale, in modo molto intelligente e impeccabile.
Racconta la storia di un uomo (Lucas) che lavora in un asilo che viene accusato ingiustamente dell’ incancellabile reato di molestie su una bimba, nonché figlia del suo migliore amico. Il protagonista dichiarerà quindi la propria innocenza di fronte all'accusa di avere compiuto questi atti di pedofilia, ma tutta la comunità (salvo pochissime eccezioni) vuole credere in ciò che viene più comodo: I bambini non mentono mai, bisogna sempre credere nella loro purezza e alla bontà.
Questo film ci fa capire invece che la frase indicata sopra, può essere un luogo comune, uno stereotipo.
Certo, la maggior parte delle volte è indiscutibile la purezza del bambino, ma quando si presenta un’ oggettività tanto esasperante, quanto può essere quella del protagonista di questo magnifico film, non siamo disposti a credere in una realtà più complicata e oscura, come dimostrano i personaggi (amici/conoscenti) che girano intorno a Lucas.
Ecco così che il protagonista cade in un baratro senza fine, lasciato solo, umiliato sbeffeggiato e aggredito dall’intera comunità. Con la poca forza e l’orgoglio che gli rimane, cerca in tutti i modi di riprendersi la dignità che gli spetta, e a seguito di incredibili peripezie, ecco così che il finale a dir poco eccezionale, ci fa capire il destino del personaggio principale: nonostante sembra esser riuscito a recuperare il rispetto che senza dubbio gli spetta, arriva un colpo di fucile che mette in discussione ancora tutto…
non si è mai liberi da una simile calunnia.
Per ultima cosa vorrei far presente la strepitosa interpretazione di uno degli attori più eccezionali di questi ultimi tempi: Mads Mikkelsen, premiato con "Prix d'interprétation masculine” a Cannes.
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olgadik
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giovedì 29 novembre 2012
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isteria collettiva
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Il film di Vinterberg, che fornisce qui la sua prova migliore, abbastanza autonoma dalle rigide regole di Dogma, non rinuncia con la sua indagine psicologica a forme più tradizionali del cinema nordico. Il racconto è soprattutto un invito a riflettere su come sia facile rovinare la vita di una persona con l’ombra del sospetto. Qualcosa di immateriale può diventare più pesante di un macigno e durare forse per sempre, come sembra dirci la scena finale. Lo sa bene il protagonista Lucas, maestro in un asilo, persona amichevole e dolce, naturalmente mite, che tratta con i piccoli mettendosi al loro livello, giocando con loro, sempre pronto all’amicizia. Tutti lo stimano, ma in particolare è ammirato da Klara, la bimba dei suoi migliori amici.
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Il film di Vinterberg, che fornisce qui la sua prova migliore, abbastanza autonoma dalle rigide regole di Dogma, non rinuncia con la sua indagine psicologica a forme più tradizionali del cinema nordico. Il racconto è soprattutto un invito a riflettere su come sia facile rovinare la vita di una persona con l’ombra del sospetto. Qualcosa di immateriale può diventare più pesante di un macigno e durare forse per sempre, come sembra dirci la scena finale. Lo sa bene il protagonista Lucas, maestro in un asilo, persona amichevole e dolce, naturalmente mite, che tratta con i piccoli mettendosi al loro livello, giocando con loro, sempre pronto all’amicizia. Tutti lo stimano, ma in particolare è ammirato da Klara, la bimba dei suoi migliori amici. La piccola, ovviamente senza rendersene conto, ne è quasi precocemente innamorata. Così, quando il maestro respinge un suo dono consistente in un cuoricino e le fa notare che non si baciano gli adulti sulla bocca, Klara, ferita nell’orgoglio, determina la rovina dell’insegnante. Racconta infatti alla direttrice che Lucas le ha mostrato le sue parti intime, come aveva visto in una foto porno che il fratello adolescente le aveva mostrato. In una parola: pedofilia. Parte a questo punto l’isterismo collettivo di un piccolissimo paese formato fino ad allora di amici che condividevano rituali e riunioni in allegria. L’escaletion è implacabile, dalle voci si passa alla violenza e di questa sarà vittima anche il cagnolino del maestro. Senza prove del misfatto, senza che l’accusato sappia in realtà di cosa sia incolpato, si crea un’atmosfera di caccia al capro espiatorio, a partire da due luoghi comuni eretti a verità assoluta: i bambini non mentono e il colpevole, anche se innocente e assolto dalla magistratura, non si libererà mai dal sospetto. Scaricare sentimenti innominabili, desideri ambigui, paure ancestrali su una vittima designata è evidentemente uno sport internazionale. Così anche la civilissima Danimarca preferisce non porsi tante domande sull’educazione dei propri figli, sul risvolto violento di alcuni passatempi (vedi caccia), sul significato di compensazione legato al consumo smodato di alcool o sul maschilismo presente in un paese che della parità ha fatto uno dei pilastri del vivere. Per non parlare della facile volgarizzazione psicanalitica applicata a quello che i bambini dicono o fanno, allo scopo di interpretarli come gli adulti vogliono. Così non di rado si rinuncia a vederli come individui autonomi, pensanti, portatori di bene o di malee esattamente come i loro genitori. Su questo penso si debba discutere dopo la visione del Sospetto. Mi è parsa infine particolarmente felice l’interpretazione di Mads Mikkelsen, nonché quella della piccola Klara con quel suo tic che le fa arricciare il nasino, aggiungendo una misteriosa ambiguità al visetto compunto. Toccante, pur nella retorica un po’ eccessiva delle sequenze precedenti, una delle ultime scene in, quella on cui il maestro e la piccola recuperano l’affettuosità iniziale suggellata,da un incolpevole abbraccio. Una scena simile, anche se in un contesto diversissimo, chiudeva un altro film recente, Monsieur Lazhard, anch’esso imperniato sul rapporto insegnante-allievo, ricco di implicazioni e sentimenti.
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ilaria pasqua
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lunedì 20 gennaio 2014
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magnifico
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Ne Il sospetto di Thomas Vinterberg, candidato agli Oscar come miglior film straniero, il protagonista è Lucas, maestro divorziato che lavora in un asilo di un piccolo paese del nord.
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Ne Il sospetto di Thomas Vinterberg, candidato agli Oscar come miglior film straniero, il protagonista è Lucas, maestro divorziato che lavora in un asilo di un piccolo paese del nord. Un giorno viene ingiustamente accusato di molestie da una bambina di nome Klara, figlia di un amico fraterno. Giusto una piccola vendetta da parte della bambina, una bugia che diventa sempre più radicata scatenando un vero e proprio allarmismo collettivo tra i genitori dell’asilo e poi in tutta la cittadina. L’uomo viene man mano allontanato e diviene vittima a sua volta di molestie, picchiato, cacciato, braccato, isolato sempre più.
Il postulato è che un bambino non dice mai bugie. Come si può non dare retta a un bambino? I bambini sono puri, innocenti, ma a volte anche loro posso mentire. La piccola lo fa, poi si pente ma ormai la catena di eventi che ha preso piede non può più tirar fuori Lucas dai guai, è irrimediabilmente compromesso. Gli adulti non ascoltano, e la bambina finisce solo per diventare più confusa, il peso della bugia raccontata acquista sostanza grazie alla forza con cui i genitori non la negano.
Il sospetto non è un thriller, noi spettatori sappiamo che Lucas non è colpevole. Lo sappiamo sin da subito e questa è una mossa vincente del regista, fa immedesimare nel personaggio all’istante, crea un’empatia che non è mai stata così facile e fa seguire la storia con un’angoscia e un crescendo d’ansia che quasi non fa respirare.
È un film sconvolgente, non solo i bambini vengono mostrati come esseri umani che possono mentire come qualsiasi altro adulto (si vedrà l’allarmismo a cosa porterà durante il film… denunce che sbucano come funghi e bugie che si susseguono) ma quanto sia rapido il cambiamento, il rovesciamento di una vita. Lucas è inserito, ha un gruppo d’amici con cui si ritrova la sera a bere un bicchierino, ha una ragazza che sta iniziando a frequentare, i bambini lo adorano e lui adora loro. È una persona pura, buona, benvoluta, tutti lo conoscono così bene… eppure di colpo nessuno gli crede più e comincia la discesa all’inferno.
L’uomo inizialmente è ignaro, non si difende, non parla quasi per quanto è sconvolto, e questo viene subito considerato un segno di colpevolezza. Poi, di fronte al muro che si è innalzato, la sua dignità lo porterà a una forte ribellione, ciò che colpisce è proprio questo: l’evoluzione del suo comportamento di fronte a questo dramma. Nonostante la terribile situazione Lucas non abbasserà mai la testa, andrà avanti con dignità, senza cedere alle minacce, senza darla vinta a nessuno, in un certo senso senza punire nemmeno chi ha raccontato la bugia.
Ho apprezzato molto il film perché non si sofferma su morbosità, su pietismi, va avanti per la sua strada parlando di un’ingiustizia, di come le bugie possano ingigantirsi in pochissimo tempo arrivando a distruggere del tutto la vita di un uomo. Lo fa con forza, con una sceneggiatura praticamente perfetta, fatta di dialoghi incisivi e scene esatte, non una di troppo, non una in meno. E con dei personaggi di una caratterizzazione sottile, su tutti l’amico Theo, interpretato magistralmente. Un film di un’atmosfera cupa (non a caso Vinterberg è stato il fondatore, insieme a Lars Von Trier, del movimento Dogma 95 e si vede) che regala delle sequenze indimenticabili.
Due scene in particolare fanno venire i brividi: quella del supermercato e quella della Chiesa, le scene del cambiamento, della ribalta del personaggio, di un’intensità che non capita spesso. Insieme alla visita che il figlio di Lucas fa a Theo…
Mads Mikkelsen è stato incredibile in questo ruolo scomodo, è intenso e l’empatia è subito forte. Devo dire che il film mi ha scossa per il suo forte realismo, l’ho seguito con un groppo in gola e un nodo allo stomaco, e nonostante tutto la colpa riesco a darla solo agli adulti e non a quella bambina dal volto angelico. Può una responsabilità così grande ricadere sulla testa di una bambina pur colpevole? Vedo anche negli adulti i colpevoli, incapaci di ascoltare con attenzione, di approfondire, di svelare la bugia, dovrebbe essere loro il compito di capire dov’è la verità e dove la menzogna. E Lucas sembra pensarla nella stessa maniera, ce l’ha con gli adulti, con gli amici di sempre che dovrebbero saper giudicare, e passato il terribile momento neanche più con loro.
Il film poteva finire due scene prima, forse anche tre, sarebbe andata bene, e io ogni volta ho atteso i titoli di coda, convintissima, ma arrivata all’ultima…
Dopo un anno di tutto quello che è accaduto che ne resta? Bugia cancellata, equilibrio ristabilito, vita tornata forse normale? Ma il marchio sull’uomo innocente non si cancella, l'incubo continuerà a inseguirlo, per sempre.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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ilterzouomo
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lunedì 2 settembre 2013
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branco e appartenenza
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Sulla scia di Festen torna un Vinterberg ancor più determinato a demolire, pressochè scientificamente, gli schemi dell'appartenenza (o dell'esclusione), dell'accettazione (o del rifiuto) e dei gruppi sociali. Senza scomodare il Dies Irae di Dreyer la chiave di lettura già proposta da Haneke in molta della sua cinematografia è evidente: una critica spietata ad una società (borghese? cattiva? ipocrita? settaria?) da cui però non si può prescindere, mai. La prima scena mostra lo strato di rapporti duraturi, confidenziali e apparentemente indissolubili di un gruppo sociale (gli amici) che si alimenta (come tutti i gruppi sociali) di atavici rituali apotropaici (il bagno, la cena, la caccia). Poi ci sono i colleghi di lavoro, la vita sentimentale e quella di comunità, ognuno coi propri riti.
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Sulla scia di Festen torna un Vinterberg ancor più determinato a demolire, pressochè scientificamente, gli schemi dell'appartenenza (o dell'esclusione), dell'accettazione (o del rifiuto) e dei gruppi sociali. Senza scomodare il Dies Irae di Dreyer la chiave di lettura già proposta da Haneke in molta della sua cinematografia è evidente: una critica spietata ad una società (borghese? cattiva? ipocrita? settaria?) da cui però non si può prescindere, mai. La prima scena mostra lo strato di rapporti duraturi, confidenziali e apparentemente indissolubili di un gruppo sociale (gli amici) che si alimenta (come tutti i gruppi sociali) di atavici rituali apotropaici (il bagno, la cena, la caccia). Poi ci sono i colleghi di lavoro, la vita sentimentale e quella di comunità, ognuno coi propri riti. Tutte posizioni sociali guadagnate con fatica, che si sgretolano in un lampo. L'ultima scena, dopo tutto quello che di esiziale è intanto accaduto, chiude il cerchio sull'importanza di far parte del branco, di essere accettato dal gruppo sociale di appartenenza. Poco importa se le stesse persone presenti all'iniziazione di Markus sono esattamente le stesse che hanno letteralmente rovinato la vita del protagonista, ingiuriandolo, diffamandolo, colpendolo fisicamente e negli affetti più cari (figlio e cane). Il nodo gordiano sembra essere proprio questo: quanto siamo disposti a sopportare pur di tornare in seno al "branco" ed essere riammessi? Evidentemente tutto e anche di più; anche il fatto di essere consapevoli che per se' (e gli altri) nulla sarà comunque più come prima ed essere disposti ad accettarlo. Il protagonista aveva già avuto la sua assoluzione ufficiale, quella dello Stato, avrebbe potuto andarsene, tagliare i ponti, a testa alta, abbandonare la comunità. Invece rimane, per cercare il riconoscimento più importante, quello del gruppo. In questo senso la scena del supermercato e della chiesa (due luoghi fondamentali della nostra natura "sociale") sono oltremodo indicativi.
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rampante
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mercoledì 16 aprile 2014
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una semplice bugia
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Thomas Interberg, uno dei migliori cineasta europei racconta la storia di una moderna caccia alle streghe
la storia di un uomo sospettato di essere pedofilo che diventa il bersaglio di una caccia al mostro
La piccola, angelica Klara, per ripicca, confida alla direttrice dell'asilo che il maestro Lucas è brutto e cattivo e l'accusa di averla molestata sessualmente
una semplice bugia detta casualmente che scatenerà il panico nella piccola comunità in cui Lucas vive
I bimbi non sempre sono innocenti, hanno immaginazione e a volte diventano dispettosi Lucas dovrà combattere una solitaria lotta per la sua vita e la sua dignità.
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Thomas Interberg, uno dei migliori cineasta europei racconta la storia di una moderna caccia alle streghe
la storia di un uomo sospettato di essere pedofilo che diventa il bersaglio di una caccia al mostro
La piccola, angelica Klara, per ripicca, confida alla direttrice dell'asilo che il maestro Lucas è brutto e cattivo e l'accusa di averla molestata sessualmente
una semplice bugia detta casualmente che scatenerà il panico nella piccola comunità in cui Lucas vive
I bimbi non sempre sono innocenti, hanno immaginazione e a volte diventano dispettosi Lucas dovrà combattere una solitaria lotta per la sua vita e la sua dignità.
La parola di una bambina, che mente contro quella di un uomo innocente una intera comunità che si chiude a riccio contro una presunta minaccia
Una storia sulla pericolosità degli umori giustizialisti a difesa di principi condivisibili all'interno di società grette e chiuse
Un dramma ben scritto e ben recitato
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gabriella
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mercoledì 10 settembre 2014
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dramma di un uomo perbene
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I bambini non mentono mai, si dice, invece mentono, solo che non sono capaci di controllare il loro comportamento e non si rendono conto del peso delle loro parole, né tantomeno delle conseguenze delle loro azioni. Accade quindi che Lucas, maestro d'asilo, divorziato e con un figlio adolescente che spera vada a vivere con lui, viene accusato ( per ripicca) dalla piccola Klara di “ attenzioni particolari” nei suoi confronti, raccontandone i dettagli alla direttrice della scuola. Immediatamente si scatena una vera e propria caccia alle streghe nel paesino danese dove è ambientata la vicenda, a nulla servono le spiegazioni di Lucas a sua discolpa, eppure Klara, ( come sottolinea la direttrice) è una bambina dalla fervida immaginazione, ma come può competere un adulto, seppur stimato e e benvoluto ,con un innocente angioletto biondo figlia del suo migliore amico? La comunità ha decretato il suo verdetto senza appello, Lucas è colpevole, si è macchiato dell'infamante colpa di pedofilia, di fronte a un paese in delirio, inizia una vera e propria caccia all'uomo, nulla viene risparmiato a Lucas, l'allontanamento sociale, brutture fisiche e disprezzo.
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I bambini non mentono mai, si dice, invece mentono, solo che non sono capaci di controllare il loro comportamento e non si rendono conto del peso delle loro parole, né tantomeno delle conseguenze delle loro azioni. Accade quindi che Lucas, maestro d'asilo, divorziato e con un figlio adolescente che spera vada a vivere con lui, viene accusato ( per ripicca) dalla piccola Klara di “ attenzioni particolari” nei suoi confronti, raccontandone i dettagli alla direttrice della scuola. Immediatamente si scatena una vera e propria caccia alle streghe nel paesino danese dove è ambientata la vicenda, a nulla servono le spiegazioni di Lucas a sua discolpa, eppure Klara, ( come sottolinea la direttrice) è una bambina dalla fervida immaginazione, ma come può competere un adulto, seppur stimato e e benvoluto ,con un innocente angioletto biondo figlia del suo migliore amico? La comunità ha decretato il suo verdetto senza appello, Lucas è colpevole, si è macchiato dell'infamante colpa di pedofilia, di fronte a un paese in delirio, inizia una vera e propria caccia all'uomo, nulla viene risparmiato a Lucas, l'allontanamento sociale, brutture fisiche e disprezzo. A differenza di “Il dubbio” di Shanley in cui padre Flynn ( Philip Seymour Hoffman) è circondato da un sospetto di pedofilia, ma non viene svelato se sia vero o presunto, qui invece sappiamo perfettamente che Lucas è innocente e assistiamo inerti e impotenti al suo inferno, alla demolizione di un uomo, con l'animo angosciato e arrabbiato nella ricerca di una verità che non vuole essere presa in considerazione. L'unico a credere nella sua innocenza è il figlio Markus, che funge da cassa di risonanza, infatti attraverso di lui lo spettatore può trovare uno sfogo, una rivendicazione in ciò che appare terribilmente ingiusto, anche quando urla alla piccola Klara, siamo con lui, sosteniamo la sua ribellione e lo incitiamo. Eppure non possiamo non prendere in considerazione le preoccupazioni del padre della bambina che intende proteggere sua figlia da qualsiasi cosa possa farle del male, ed è combattuto nel dare fiducia all'amico di sempre , persona che ha sempre ritenuto corretta. Lucas viene travolto da una comunità chiusa, ne porterà il peso negli affetti, nel lavoro, anche quando verrà scagionato dalle accuse, niente tornerà mai più come prima, l'alone del sospetto graverà sempre su di lui, sentirà sempre echeggiare uno sparo quando meno se lo aspetta, non ci sarà una riabilitazione totale che gli consentirà di ritornare pulito di fronte alla società. E noi lo sappiamo, siamo in ansia quando alla fine prende in braccio Klara, come se quei gesti abituali, affettuosi e paterni gli fossero ormai preclusi, invece lui lo fa con naturalezza, come chi giustamente ha la coscienza pulita e non deve vergognarsi di nulla. Un ottimo film che le atmosfere nebbiose del gelido inverno scandinavo rendono ancora più intenso, un film che fa riflettere sull'opacità dell'essere umano e dei suoi limiti. Ottimi tutti gli interpreti, da segnalare il giovane Lasse Fogelstrom.
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biso93
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venerdì 5 maggio 2017
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non si torna mai indietro
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Il sospetto é un film del 2012 diretto da Thomas Vintemberg. Un film che tratta in modo intelligente ed equilibrato un tema caldo e potente come la pedofilia. Vintemberg si concentra sulle disastrose conseguenze Delle dicerie, Delle chiacchiere e Delle bugie. Come diceva il protagonista di old boy" un granello di sabbia e un sasso nell' acqua affondano allo stesso modo. L'analisi di questo concetto viene sviluppata in un piccolo paese danese, teatro perfetto per il contagio del pettegolezzo. Allo stesso tempo il film parla dell' infinita cattiveria e crudeltà che l'uomo può sviluppare in varie forme e nature. Non c'è giudizio nella storia.
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Il sospetto é un film del 2012 diretto da Thomas Vintemberg. Un film che tratta in modo intelligente ed equilibrato un tema caldo e potente come la pedofilia. Vintemberg si concentra sulle disastrose conseguenze Delle dicerie, Delle chiacchiere e Delle bugie. Come diceva il protagonista di old boy" un granello di sabbia e un sasso nell' acqua affondano allo stesso modo. L'analisi di questo concetto viene sviluppata in un piccolo paese danese, teatro perfetto per il contagio del pettegolezzo. Allo stesso tempo il film parla dell' infinita cattiveria e crudeltà che l'uomo può sviluppare in varie forme e nature. Non c'è giudizio nella storia., Ma la dimostrazione della pericolosità che possono avere le parole. Film lento che scorre terribilmente bene, sceneggiatura e fotografia di ottima fattura, una regia quadrata e un ottima recitazione, il film guadagna due punti in più grazie alla incredibile performance del grande Mads Mikkelsen. Consigliatissimo
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