Cesare deve morire

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Un film di Paolo Taviani, Vittorio Taviani. Con Cosimo Rega, Salvatore Striano, Giovanni Arcuri, Antonio Frasca, Juan Dario Bonetti.
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Docu-fiction, durata 77 min. - Italia 2012. - Sacher uscita venerdì 2 marzo 2012. MYMONETRO Cesare deve morire * * * 1/2 - valutazione media: 3,75 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   
rondinella domenica 7 novembre 2021
orso d'oro 2012, tante vite salvate dai laboratori teatrali nelle carceri. Valutazione 5 stelle su cinque
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Ormai è risaputo, il teatro in carcere abbassa sensibilmente la recidiva. Così è stato per buona parte del cast di CESARE DEVE MORIRE. Uno per tutti Salvatore Striano che dopo quell'Orso d'Oro ha fatto tanta strada nel cinema, nel teatro e ha scritto tre libri liberamente ispirati alla sua vita. I Fratelli Taviani hanno voluto scommettere sui detenuti e hanno vinto!

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rmarci 05 martedì 9 luglio 2019
un film geniale, necessario e coraggioso Valutazione 4 stelle su cinque
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I fratelli Taviani, acclamati autori del cinema italiano contemporaneo, riesumano il Giulio Cesare di W. Shakespeare trasportandolo all'interno degli ambienti inospitali e decadenti del carcere di Rebibbia in un film estremamente originale, che ha il principale merito di far scoprire l'arte ai detenuti rendendoli consapevoli del patrimonio culturale che hanno perduto e sottolineando l'importanza che l'arte può avere come strumento per un percorso di redenzione, di riscatto sociale. Ciò avviene grazie anche alla recitazione in dialetto, in modo che gli interpreti possano immedesimarsi maggiormente nei personaggi fino a ritrovare loro stessi all'interno dell'opera di Shakespeare, un testo letterario notoriamente senza tempo che affronta tematiche ancora oggi molto attuali come la congiura, il tradimento, le menzogne, la perdita ed il prezzo del potere. [+]

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dario giovedì 4 giugno 2015
originale Valutazione 3 stelle su cinque
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Gli nuoce la mancanza di narrazione. Le scene sono a se stanti e risentono della solita teatralità, tipica delle opere tratte da testi classici. Si decanta più che recitare. Non poco gli attori (improvvisati) riescono a contenere il fenomeno grazie ad una semplicità che li fa convincenti, molto più di tanti professionisti. Regia manierata ma efficace, meglio scenografia e fotografia. Belle le metafore sottese.   

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dario giovedì 4 giugno 2015
originale Valutazione 3 stelle su cinque
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Gli nuoce la mancanza di narrazione. Non c'è crescita drammatica, ma tante scene teatralizzate, secondo la solita abitudine di decantare invece di recitare, tipica della messa in scena di testi classici. Non poco si salva grazie agli attori, più bravi, qui, di tanti professionisti. Regia rigida, manierata, ma sincera e d'effetto, Meglio la scenografia. Belle metafore all'interno. 

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enzo70 martedì 4 febbraio 2014
un film necessario per capire Valutazione 4 stelle su cinque
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“Fine pena mai” il sottotitolo all’inizio del film, film che finisce con questa frase: “da quando ho conosciuto l’arte questa cella è diventata una prigione”. Film di rara potenza e freschezza espressiva, esercizio durissimo di trasposizione di dolore e speranza, dove la seconda prevale sulla prima, il cinema italiano matura un debito enorme con questi due registi ultraottantenni per un film su un tema attuale come quello della detenzione che ha il tono dell’eternità dell’arte di Shakespeare. Non c’è l’irriverenza di Nanni Loy nello splendido scugnizzi, i Taviani mettono sul proscenio i detenuti di Rebibbia, tutti con pene definitive importanti, il che significa una vita in carcere, e gli chiedono di interpretare un classico della tragedia di sempre, di farlo in dialetto, con semplicità, per non perdere il pathos del tradimento di Giulio Cesare da parte di Bruto. [+]

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jayan lunedì 30 dicembre 2013
da quando ho conosciuto l'arte questa cella è dive Valutazione 0 stelle su cinque
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"Da quando ho conosciuto l'arte questa cella è diventata una prigione". Questa frase viene detta alla fine della rappresentazione teatrale all'interno della prigione di Rebibbia, dove i carcerati, anche alcuni ergastolani, hanno recitato "Cesare deve morire" di W. Shakespeare. E' un messaggio forte. I carcerati, che prima accetavano supinamente la loro realtà, ora, dopo aver provato la libertà di vivere fuori le sbarre, seppur con l'immaginazione, non riescono più ad accettarla. E' un finale triste: il ritorno alla realtà dopo il sogno della libertà. E infatti è stato proprio un sogno, e ora si sono svegliati alla durezza della vita carceraria. [+]

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rosemberg lunedì 2 dicembre 2013
sta' cella me pare na' prigione Valutazione 4 stelle su cinque
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Con una frase memorabile termina il docu-dramma dei fratelli Taviani (meritatissimo orso d'oro al festival di Berlino del 2012) intitolato "Cesare deve morire": siamo in una cella,precisamente nella cella dove alloggia un certo Cosimo Rega,delinquente di primissimo ordine che,dopo aver recitato la parte di Cassio nel Giulio Cesare di Shakespeare dice :"Da quando ho conosciuto l'arte sta' cella me pare na' prigione". La storia si svolge nel carcere di Rebibbia,dove il il regista teatrale Fabio Cavalli sceglie di mettere in atto per l'opera teatrale annuale il famoso dramma shakespeariano e di farlo interpretare (l'avrete capito) dagli stessi carcerati. [+]

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graziano bianco sabato 23 marzo 2013
grandissimo Valutazione 4 stelle su cinque
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questo è un film fatto con pochissimi mezzi ed è riuscitissimo...voglio solo dire  a chi fa cinema in italia che questo è l'esempio rampante di cosa  manca al cinema italiano ,sono le idee, cosa che i fratelli taviani ancora hanno...il film è assolutamente da vedere....

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pensierocivile lunedì 4 febbraio 2013
nessuno sciopero della fame Valutazione 3 stelle su cinque
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Film importante, doloroso, coraggioso, vitale, che va ben al di là della resa cinematografica, comunque di buon livello. I Taviani non gridano, lasciano che a raccontare sia il teatro, la preparazione, la possibilità di partecipare e, ignorando ogni artificio retorico, arrivano ai valori assoluti senza bisogno di alcuno sciopero della fame. Terribile è l'avvio, ripreso poi nel finale, con il ritorno alla "vita" o in attesa di poter raccontare altro, terribili sono quelle celle che si chiudono dopo una gioia, ma non c'è assoluzione, il racconto è racconto, le condanne sono un timbro sotto i volti. CESARE DEVE MORIRE raggiunge vette di grande cinema nell'uso degli ambienti, laddove il carcere scompare, scenografia fantastica e crudele, "sfruttato" per l'attesa del giorno dello spettacolo. [+]

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stefano.capuzzi martedì 29 gennaio 2013
lentissimo Valutazione 1 stelle su cinque
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Un film decisamente lento, anche per chi apprezza parecchio il teatro. In più si son dimenticati che siamo in Italia, e quindi, se la metà del film non la capisco perchè è parlata con pesante cadenza ( o dialetto) del sud Italia, questo andrebbe scritto nella locandina o dovrebbero mettere i sottotitoli.

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