Habemus Papam |
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Un film di Nanni Moretti.
Con Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Camillo Milli.
continua»
Commedia,
durata 104 min.
- Italia, Francia 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 15 aprile 2011.
MYMONETRO
Habemus Papam
valutazione media:
3,73
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Habemus Papamdi slowfilm.splinder.comFeedback: 11234 | altri commenti e recensioni di slowfilm.splinder.com |
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mercoledì 20 aprile 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Habemus Papam è un film fatto di piccole cose, di sensazioni immediate, sorrisi, frasi, gesti ed espressioni dei volti. Un film di Nanni Moretti. Quindi lieve e profondamente significativo, abitato dal suo autore, che riesce a rendere propria ogni parola. Moretti dimostra che per raccontare e interpretare argomenti soliti, quotidiani, quindi importanti, non bisogna essere necessariamente banali, e per non essere banali non bisogna necessariamente ostentare arguzia o cinismo. Con la sua accessibile atipicità Moretti costruisce cinema pieno, compiuto perché accennato.
La storia del papa che fugge dal suo incarico si scioglie fra due luoghi, uno chiuso e l’altro aperto, e fra interiorità ed esteriorità si muove anche l’incertezza del protagonista. Lo psicoanalista Moretti è rinchiuso in Vaticano, mentre il pontefice Piccoli vaga per i bar, gli alberghi, le strade di Roma. Il contesto ecclesiastico non è casuale né secondario, ma è del tutto mutato dall’occhio e le intenzioni dell’autore: lo spazio circoscritto dei luoghi del conclave è equivalente alla piscina di Palombella Rossa, è un posto dove le cose spesso accadono apparentemente senza una ragione, dove le persone si mostrano e riflettono la parte di mondo che li ha creati e plasmati. Rispetto a Palombella Rossa qui Moretti costruisce anche un certo calore, di certo non solo per il senso che nasce dalla possibilità di poterlo congelare. I cardinali di Habemus Papam sono descritti con affetto, sono ansiosi e insicuri, nell’attesa di una guida che si è trovata nella necessità di interrogarsi sul proprio ruolo e sulla propria esistenza, su quel che si è e quel che si sarebbe voluto essere.
E intanto uno splendido Michel Piccoli osserva il mondo come se fosse la prima volta, coraggiosamente impone la propria umanità sui codici e i pensieri che si dà per scontato accompagnino il suo ruolo, e scandalosamente spiazza quell’altera ottusità che nutre la ricerca e l’esercizio del potere. Il significato etico e politico del dubbio, dell’inadeguatezza, del concedersi una complessità esplode in un finale sostanzialmente opposto a quello de Il Caimano (come opposte sono le due figure al centro delle storie), e quindi altrettanto forte e incisivo.
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