viacolvento
|
lunedì 18 gennaio 2010
|
quando il cinema italiano ci sorprende
|
|
|
|
Capita spesso di dover difendere il cinema italiano, in certe conversazioni più o meno salottiere, e spesso uno dei pochi argomenti spendibili sono i film di Virzì. Ebbene, stavolta Virzì ci ha fornito un vero e proprio assist per le nostre future conversazioni. La prima cosa bella è un film che scuote anche gli animi più insensibili e scettici. Lo segui col fiato sospeso, pronto a sorridere o a struggerti il cuore, per le sorti dei suoi buffi, dolenti, patetici, umanissimi adorabili personaggi. Alla fine ti lascia esausto e appagato e ti vien voglia di applaudire. La storia di Anna (Micaela Ramazzotti) una bellezza provinciale che tutti vorrebbero per sè, perché trabocca di dolcezza e disponibilità, e che invece non fa altro che subire bastonate ed umiliazioni, e che nonostante tutto continua con amorosa ed ingenua allegria a cercare di proteggere i suoi due piccoli figli Bruno e Valeria anche nei momenti più penosi, cantando con loro le liete canzoncine pop di quegli anni difficili, ha una forza da grande narrazione romanzesca, e non somiglia soltanto alle grandi commedie italiane della stagione d'oro, ma anche ad un certo cinema americano classico, che va da John Huston ad Arthur Penn, Oggi Bruno (Valerio Mastandrea), fuggito dalla sua città e dagli affetti per rifugiarsi in una vita nevrotica ed infelice, viene convinto dalla sorella Valeria (Claudia Pandolfi), a ritornare nella città natale, una Livorno fotografata magnificamente dal Director of photography preferito diTerry Gilliam, l'italoamericano Nicola Pecorini, per andare a rendere l'ultima visita alla madre Anna (Stefania Sandrelli), ormai malata terminale.
[+]
Capita spesso di dover difendere il cinema italiano, in certe conversazioni più o meno salottiere, e spesso uno dei pochi argomenti spendibili sono i film di Virzì. Ebbene, stavolta Virzì ci ha fornito un vero e proprio assist per le nostre future conversazioni. La prima cosa bella è un film che scuote anche gli animi più insensibili e scettici. Lo segui col fiato sospeso, pronto a sorridere o a struggerti il cuore, per le sorti dei suoi buffi, dolenti, patetici, umanissimi adorabili personaggi. Alla fine ti lascia esausto e appagato e ti vien voglia di applaudire. La storia di Anna (Micaela Ramazzotti) una bellezza provinciale che tutti vorrebbero per sè, perché trabocca di dolcezza e disponibilità, e che invece non fa altro che subire bastonate ed umiliazioni, e che nonostante tutto continua con amorosa ed ingenua allegria a cercare di proteggere i suoi due piccoli figli Bruno e Valeria anche nei momenti più penosi, cantando con loro le liete canzoncine pop di quegli anni difficili, ha una forza da grande narrazione romanzesca, e non somiglia soltanto alle grandi commedie italiane della stagione d'oro, ma anche ad un certo cinema americano classico, che va da John Huston ad Arthur Penn, Oggi Bruno (Valerio Mastandrea), fuggito dalla sua città e dagli affetti per rifugiarsi in una vita nevrotica ed infelice, viene convinto dalla sorella Valeria (Claudia Pandolfi), a ritornare nella città natale, una Livorno fotografata magnificamente dal Director of photography preferito diTerry Gilliam, l'italoamericano Nicola Pecorini, per andare a rendere l'ultima visita alla madre Anna (Stefania Sandrelli), ormai malata terminale. Ebbene, il ritorno a casa di Bruno sarà l'inizio di un viaggio nella memoria di tutte le disavventure di quella famiglia, ed un sorprendente incontro con la vitalità fatta persona. Anna, sebbene condannata dall'evidenza clinica, è la donna più gioiosa ed allegra ed ingorda di vita che sia mai stata raccontata dal cinema. Il film si giova di un gruppo di eccezionali attori in stato di grazia, su tutti una Micaela Ramazzotti che sembra la clamorosa reincarnazione toscana di Marilyn - altro che quella pallida parodia del recente e scialbo film dell'altro toscano Pieraccioni - una messinscena leggera e mai melensa, anzia, a tratti ruvida, spietata, eppure così pertinente e puntuale da risucchiarti letteralmente dentro il film, al punto che quando si riaccendono le luci ti ricordi che eri seduto in una sala cinematografica, e non lì dentro, nell'anima di quei meravigliosi personaggi.
[-]
[+] complimenti!!
(di riccardo-87)
[ - ] complimenti!!
[+] le poche cose belle
(di malauss�ne)
[ - ] le poche cose belle
[+] mi trovo in disaccordo...
(di virginiab.)
[ - ] mi trovo in disaccordo...
[+] livornesi
(di vitto1949)
[ - ] livornesi
|
|
[+] lascia un commento a viacolvento »
[ - ] lascia un commento a viacolvento »
|
|
d'accordo? |
|
nino pell.
|
sabato 16 gennaio 2010
|
ottimo esempio di film d'autore di questi anni
|
|
|
|
Ottimo esempio di film d'autore del Cinema italiano di questi ultimi anni. Paolo Virzi si conferma regista talentuoso ed encomiabile creando, in questa sua opera, una trama caratterizzata da una pregevole rifinitura stilistica nella sceneggiatura e in un perfetto livello interpretativo degli attori, tutti eccellenti. Il regista Virzi, appunto, sembra delineare un perfetto profilo psicologico ai vari personaggi della vicenda. innanzitutto Bruno, giovane sensibile ed introverso, continuamente sospeso tra presente e passato e la cui vita è stata segnata dalle trascorse vicissitudini dei suoi genitori. Un passato legato soprattutto alla figura materna sempre cosi' gioiosa della vita e costantemente legata all'affetto dei propri figli e naturalmente la figura di un padre ossessivo e geloso della propria moglie, soprattutto perché quest'ultima, donna semplice e molto bella, è sempre stata pluricorteggiata e.
[+]
Ottimo esempio di film d'autore del Cinema italiano di questi ultimi anni. Paolo Virzi si conferma regista talentuoso ed encomiabile creando, in questa sua opera, una trama caratterizzata da una pregevole rifinitura stilistica nella sceneggiatura e in un perfetto livello interpretativo degli attori, tutti eccellenti. Il regista Virzi, appunto, sembra delineare un perfetto profilo psicologico ai vari personaggi della vicenda. innanzitutto Bruno, giovane sensibile ed introverso, continuamente sospeso tra presente e passato e la cui vita è stata segnata dalle trascorse vicissitudini dei suoi genitori. Un passato legato soprattutto alla figura materna sempre cosi' gioiosa della vita e costantemente legata all'affetto dei propri figli e naturalmente la figura di un padre ossessivo e geloso della propria moglie, soprattutto perché quest'ultima, donna semplice e molto bella, è sempre stata pluricorteggiata e....naturalmente pluriamata. Ed inoltre la sorella Valeria, la quale essendosi sposata ed avendo avuto due figli, ad un certo punto si accorge che la sua vita matrimoniale l'ha resa insoddisfatta e frustata, soprattutto perché è innamorata di un altro uomo. Senza soffermarmi troppo sull'intera vicenda del film, che ripeto è straordinariamente interessante e scorrevole dall'inizio alla fine, vorrei mettere in evidenza la suggestiva bellezza delle scene finali che rappresentano sicuramente tra i momenti più profondi e commoventi che il Cinema italiano sia mai riuscito a produrre in questi ultimi tempi: la madre (qui interpretata da una egregia Stefania Sandrelli), malata terminale, sul letto di morte continua ancora a sorridere alla vita ed incoraggia con parsimonioso amore i suoi due figli fermi al suo capezzale, soprattutto Bruno che, traendo giovamento dalle ultime parole sussurrategli dalla madre, ritrova nuova linfa vitale per gioire finalmente della sua esistenza e dare un senso alla sua esistenza. Cosa aggiungere? Sicuramente ho già programmato di comprarlo in DVD non appena questo film uscirà in commercio.
[-]
[+] grazie paolo
(di scalaemily1)
[ - ] grazie paolo
|
|
[+] lascia un commento a nino pell. »
[ - ] lascia un commento a nino pell. »
|
|
d'accordo? |
|
alespiri
|
lunedì 1 febbraio 2010
|
una morte che riscatta molte vite
|
|
|
|
Il cinema italiano vive e questo film ne è la prova indiscussa. Uno straordinario cast di attori supporta un lavoro corale dove non si ammicca alla lacrima, dove il dolore è lucido e vero. Una regia stilisticamente pregevole che con poche pennellate, pochi elementi e parole dette e non dette, ci fa entrare nelle emozioni dei protagonisti: dal vuoto incolmato del fragile ed insicuro Mastandrea, all’insoddisfazione conflittuale della propria vita della Pandolfi (bravissima), a lei Anna, La Sandrelli).
Una mamma bellissima e passionale, Anna, vince nell'estate 1971 un’elezione locale di Miss Lido. Siamo a Livorno. La città natale del regista, amata ed odiata.
[+]
Il cinema italiano vive e questo film ne è la prova indiscussa. Uno straordinario cast di attori supporta un lavoro corale dove non si ammicca alla lacrima, dove il dolore è lucido e vero. Una regia stilisticamente pregevole che con poche pennellate, pochi elementi e parole dette e non dette, ci fa entrare nelle emozioni dei protagonisti: dal vuoto incolmato del fragile ed insicuro Mastandrea, all’insoddisfazione conflittuale della propria vita della Pandolfi (bravissima), a lei Anna, La Sandrelli).
Una mamma bellissima e passionale, Anna, vince nell'estate 1971 un’elezione locale di Miss Lido. Siamo a Livorno. La città natale del regista, amata ed odiata. Un padre troppo geloso, Bruno, manda all’aria il matrimonio non accettando i pettegolezzi della gente, pur amando sua moglie (e l’amerà per sempre) che è una forza della natura (Micaela Ramazzotti).
I due figli, Bruno(Mastandrea) e Valeria (Claudia Pandolfi), da quel momento vivranno nel caos ma certi di un amore istintivo ed indomabile di una madre pronta a tutto per preservarli dalla vita che a lei ha dato poco. Ma Anna non si lamenta mai, non fa la vittima, reagisce in ogni modo, e riesce a portare avanti la sua idea di famiglia con i due piccoli che cresceranno nella sua figura, non privi di problemi. Ormai adulti e con una vita difficile, i due si confronteranno con la figura materna, ormai morente (Stefania Sandrelli), ma sempre radiosa e rassicurante, fino alla fine. Troveranno la forza per riscattare le loro vite attraverso questo dolore che libererà loro di vecchie angosce e problemi irrisolti. Anna, intanto, troverà anche la forza di sposarsi con uno straordinario Marco Messeri, prima di morire.
Veramente toccante la scena in Anna e i due figli si riconciliano, tutti e tre sul letto, come i bambini che erano allora. Cresceranno di li a poco come non hanno fatto per il resto delle loro vite.
Un grazie a Virzì, per averci regalato quest’opera ricca di sentimenti; di essere tornato a raccontare in maniera dolceamara figure e situazioni che molto si avvicinano a quelle descritte nei suoi lavori più riusciti, come il bellissimo Ovosodo; di aver raccontato di una morte che non spaventa ma che risolve.
La vita di tutti noi è una missione. Abbiamo un compito e prima o poi lo porteremo a termine. Anche in punto di morte.
Dal film si esce con occhi lucidi e con un sorriso, senza lacrime. La mamma, Anna Nigiotti in Michelucci, è un personaggio che il cinema italiano non dimenticherà tanto facilmente
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alespiri »
[ - ] lascia un commento a alespiri »
|
|
d'accordo? |
|
asterione
|
lunedì 18 gennaio 2010
|
quella strada chaimata. . . livorno
|
|
|
|
Sarebbe un grave errore ridurre l’ultimo film di Paolo Virzì (che deve molto alla linearità narrativa di “Quella strada chiamata paradiso”) ad un approdo intimistico del regista livornese; al contrario questo lavoro, pur distanziandosi – finalmente direi – dal tema ricorrente delle sue pellicole più note (la delusione delle aspirazioni politiche, la deriva culturale della società, la perfetta sincronia dei personaggi tratteggiati del regista con le “ostriche” verghiane), ne è la naturale conseguenza, poiché non fa altro che rispondere alla originaria aspirazione del regista; a cosa possiamo ancora credere?
Questa madre priva di compromessi, senza mezze misure, eccessivamente ingenua e semplice, completamente inadatta a qualsiasi parvenza di normalità, è però una donna generosissima e meravigliosamente aperta nei confronti del prossimo; per questo la società che è intorno a lei non può che rifiutarla o sfruttarla con ogni meschineria.
[+]
Sarebbe un grave errore ridurre l’ultimo film di Paolo Virzì (che deve molto alla linearità narrativa di “Quella strada chiamata paradiso”) ad un approdo intimistico del regista livornese; al contrario questo lavoro, pur distanziandosi – finalmente direi – dal tema ricorrente delle sue pellicole più note (la delusione delle aspirazioni politiche, la deriva culturale della società, la perfetta sincronia dei personaggi tratteggiati del regista con le “ostriche” verghiane), ne è la naturale conseguenza, poiché non fa altro che rispondere alla originaria aspirazione del regista; a cosa possiamo ancora credere?
Questa madre priva di compromessi, senza mezze misure, eccessivamente ingenua e semplice, completamente inadatta a qualsiasi parvenza di normalità, è però una donna generosissima e meravigliosamente aperta nei confronti del prossimo; per questo la società che è intorno a lei non può che rifiutarla o sfruttarla con ogni meschineria. In questo Virzì è coerente con se stesso e con i suoi film, dipingendo una realtà di 30 anni fa affatto diversa da quella di oggi, dove il figlio del farmacista fa il farmacista, quello dell’avvocato fa l’avvocato e dove i disperati non si aiutano tra loro ma si fanno la guerra.
Ed ecco allora che, costretto a ripensare a questa esperienza di amore tradito, il protagonista si trova a fare i conti con la timidezza esasperata ed il cinismo in cui si è asserragliato per non rimanere deluso da ciò che lo circonda e, quindi, anche con la propria infelicità. Ma è giusto da qui che questo professore-per-necessità riparte per trovare la sua serenità: non potendo dare un senso alla propria vita né con la propria professione, né con le proprie convinzioni politico-intellettuali (rimaste stavolta quasi totalmente estranee al film), è costretto a ripescare nelle proprie origini, in ciò che da vivi si può testimoniare delle persone che ci hanno preceduto, della loro eredità spirituale, nella particolarità inafferrabile della loro esistenza.
Questo, sembra dirci il regista (ed è una conclusione tutt'altro che semplicistica), è forse il solo modo che in una realtà totalmente arida di sentimenti e che si trascina verso un ineluttabile incomunicabilità, abbiamo per creare veramente un contatto con il prossimo e con la sua bellezza. Insomma, come diceva il protagonista di Radiofreccia, “se hai voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e da te stesso non ci scappi neanche se sei Eddie Merckx”. La scelta di Livorno è perfetta per contesto e inquadrature (bellissima quella del cartello stradale con il nome della città, completato dalla scritta “area defascistizzata”).
[-]
[+] cartello stradale
(di magic)
[ - ] cartello stradale
|
|
[+] lascia un commento a asterione »
[ - ] lascia un commento a asterione »
|
|
d'accordo? |
|
claudia75
|
venerdì 15 gennaio 2010
|
la prima cosa bella: una dichiarazione d'amore
|
|
|
|
Questo nuovo film di Paolo Virzì mi ha già incantato ed emozionato ancor prima di vederlo!. Appena è cominciata ad uscire qualche notizia al riguardo, il tipo di storia, l'ambientazione, il nome degli attori protagonisti, il titolo, l'entusiasmo si è fatto sempre più grande. Voglio bene a Virzì, i suoi film, il suo modo intimo e colloquiale di creare cinema; lui sembra conoscerti a fondo, sa quali corde dell'anima toccare e la scintilla scocca immediatamente perchè ciò che ritrovi nella pellicola seduto in un cinema è esattamente quello che hai dentro dall'infanzia. Sono situazioni già vissute, odori già sentiti, sensazioni provate, canzoni conosciute che per lo spettatore sono sempre state lì.
[+]
Questo nuovo film di Paolo Virzì mi ha già incantato ed emozionato ancor prima di vederlo!. Appena è cominciata ad uscire qualche notizia al riguardo, il tipo di storia, l'ambientazione, il nome degli attori protagonisti, il titolo, l'entusiasmo si è fatto sempre più grande. Voglio bene a Virzì, i suoi film, il suo modo intimo e colloquiale di creare cinema; lui sembra conoscerti a fondo, sa quali corde dell'anima toccare e la scintilla scocca immediatamente perchè ciò che ritrovi nella pellicola seduto in un cinema è esattamente quello che hai dentro dall'infanzia. Sono situazioni già vissute, odori già sentiti, sensazioni provate, canzoni conosciute che per lo spettatore sono sempre state lì. E'affascinante vederle proiettate sullo schermo, è rassicurante e sbalorditivo allo stesso tempo. Il sostrato toscano, o meglio la tanto amata scena tirrenica facilita l'attaccamento emotivo ai film del livornese Virzì per chi è piombinese come me. I suoni, i modi di dire, le battute, le sfumature dialettali, i luoghi, i paesaggi sono vicini, vicinissimi. Il suo cinema però va oltre e non ricerca consensi solo tra coloro che condividono la comunanza geografica delle storie narrate. Altri sono film fuori dalla terra di Toscana, pervasi ugualmente da una acuta nota di nostalgica riflessione su i vizi e le virtù di un Paese complicato come l'Italia. In questo ultimo lavoro credo si racconti una storia ancora più intima, più familiare e per questo forse più toccante. Basti la canzone che dà il titolo alla pellicola: per me è un pullman verso la settimana bianca, io bambina, le mie più care amiche, i nostri genitori che la cantano. Oggi ho trentacinque anni e per me LA PRIMA COSA BELLA rappresenta e sarà sempre questa immagine. Una combinazione? Virzì è anche tutto questo.
[-]
[+] evviva i buoni film!
(di maria f.)
[ - ] evviva i buoni film!
|
|
[+] lascia un commento a claudia75 »
[ - ] lascia un commento a claudia75 »
|
|
d'accordo? |
|
il sora
|
giovedì 28 gennaio 2010
|
virtù per virzì
|
|
|
|
Virzì si propone di raccontare una storia. Si dissocia dalle tematiche più profonde e di denuncia del suo penultimo film “Tutta la vita davanti” e ritorna nella sua Livorno per narrare le vicende di una mamma dal cuore enorme ma particolare. La prima cosa bella de “La prima cosa bella” è l’intento del regista di dipingere una commedia che non si distacchi mai dal suo genere infatti anche nei momenti più drammatici e tristi il film non smette mai di far sorridere con la solita ironia velata e divertente che contraddistingue un po’lo stile del regista toscano e che diventa eccelsa grazie (e soprattutto) allo stato di grazia degli attori.
[+]
Virzì si propone di raccontare una storia. Si dissocia dalle tematiche più profonde e di denuncia del suo penultimo film “Tutta la vita davanti” e ritorna nella sua Livorno per narrare le vicende di una mamma dal cuore enorme ma particolare. La prima cosa bella de “La prima cosa bella” è l’intento del regista di dipingere una commedia che non si distacchi mai dal suo genere infatti anche nei momenti più drammatici e tristi il film non smette mai di far sorridere con la solita ironia velata e divertente che contraddistingue un po’lo stile del regista toscano e che diventa eccelsa grazie (e soprattutto) allo stato di grazia degli attori. A esempio risulta particolarmente riuscita l’interpretazione e la scrittura del personaggio interpretato dalla Sandrelli. Virzì sa bene come dirigere attori e macchina da presa e fa ottimo uso di queste sue competenze (da maestro la sequenza dell’abbraccio tra i due fratelli utilizzando il cambio di messa a fuoco con Bruno, il personaggio di Mastandrea, un po’ in disparte, solo, chiuso in sé, e la Pandolfi, più nitida e aperta). Interessantissima la fotografia che alterna un colore giallo e rossiccio (ricorda il seppia) per narrare i fatti più antichi, bluastra e grigia (ricorda il bianco e nero) per i fatti un po’ più recenti, fino ad arrivare al colore classico per i giorni nostri. Malgrado i continui sbalzi temporali, la narrazione non risulta ostacolata, però la sceneggiatura è tirata un po’ troppo per le lunghe inserendo verso la fine episodi che “inquinano” l’armonia precedentemente instaurata attraverso il continuo parallelismo tra passato e presente. Il fulcro narrativo grava attorno a questa mamma ed alle disavventure che affronterà per proteggere i suoi figli. C’è spazio anche per il rapporto di fratellanza, passando dall’adolescenza al momento critico in cui i ruoli di genitore e figlio si rovesciano. Il tutto senza però ricadere nella banalità o nella monotonia. Alla fine del film ci accorgiamo che anche noi siamo commossi dalla figura di questa mamma (in senso positivo o negativo) e basta. Non pensiamo a nient’altro. E’ per questo che il regista centra a pieno il suo obiettivo di narratore ed il film l’obiettivo di una piacevole ed intelligente favola.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a il sora »
[ - ] lascia un commento a il sora »
|
|
d'accordo? |
|
fabrizio cirnigliaro
|
martedì 19 gennaio 2010
|
il cinema del dolore
|
|
|
|
Paolo Virzì ritorna nella sua Livorno, ma questa volta decide di mettere da parte la politica e le “grandi”
problematiche sociali. Grazie alla collaborazione di Francesco Piccolo e Francesco Bruni, gli altri sceneggiatori della pellicola, riesce a realizzare una commedia quasi perfetta, in cui si ride spesso, ma non mancano i momenti commoventi, emozionanti, senza essere mai banale.
Ad uscirne sconfitta è l’immagine della donna nella società italiana, visto che subiscono sempre il potere dell’altro sesso, in famiglia, a lavoro.
Non è un caso che il personaggio interpretato da Micaela Ramazzotti (compagna del regista) non sia molto diverso da quello che aveva interpretato nel film precedente di Virzì.
[+]
Paolo Virzì ritorna nella sua Livorno, ma questa volta decide di mettere da parte la politica e le “grandi”
problematiche sociali. Grazie alla collaborazione di Francesco Piccolo e Francesco Bruni, gli altri sceneggiatori della pellicola, riesce a realizzare una commedia quasi perfetta, in cui si ride spesso, ma non mancano i momenti commoventi, emozionanti, senza essere mai banale.
Ad uscirne sconfitta è l’immagine della donna nella società italiana, visto che subiscono sempre il potere dell’altro sesso, in famiglia, a lavoro.
Non è un caso che il personaggio interpretato da Micaela Ramazzotti (compagna del regista) non sia molto diverso da quello che aveva interpretato nel film precedente di Virzì. Una giovane madre con grosse difficoltà a trovare lavoro, costretta a crescere i propri figli senza il padre.
La prima cosa bella racconta un dramma familiare che ruota intorno ad una malattia, quei tragici momenti in cui si mettono da parte i rancori e l’orgoglio personale, quando il dolore diventa l’occasione per tirare le somme e superare i contrasti del passato. Molte pellicole americane di successo degli ultimi anni sono stati film di cinema indipendente con caratteristiche simili. Non è quindi un azzardo paragonare l’ultima opera di Virzì a titoli quali Little Miss Sunshine, Il calamaro e la Balena, La famiglia Savage. La musica accompagna i protagonisti per tutta la durata del film, diventa il punto di unione nei momenti di maggior sconforto, quando per distrarsi dalle “pallonate in faccia” che gli arrivano nella vita, si fanno forza l’un l’altro cantando insieme dei classici della musica italiana, modo originale per metabolizzare il dolore.
Una grande interpretazione di Valerio Mastandrea, con un insolito accento toscano, e di una “recuperata” Claudia Pandolfi, ridanno respiro alla commedia italiana, genere nel quale Virzì si muove con assoluta padronanza della macchina da presa, anche se a volte per soddisfare la “richiesta” di lacrime da alternare alle risate, rischia di avvicinarsi troppo al linguaggio televisivo, confezionando per gli spettatori un nuovo cinema italiano, “il cinema del dolore”.
[-]
[+] vorrei vederne tante di donne perdenti
(di lazia)
[ - ] vorrei vederne tante di donne perdenti
[+] forse non è così
(di gibigi)
[ - ] forse non è così
[+] punti di vista
(di trilli77)
[ - ] punti di vista
[+] l'anima livornese
(di cali61)
[ - ] l'anima livornese
|
|
[+] lascia un commento a fabrizio cirnigliaro »
[ - ] lascia un commento a fabrizio cirnigliaro »
|
|
d'accordo? |
|
ivanod
|
domenica 8 agosto 2010
|
che emozione la vita
|
|
|
|
Che dire di un film dove tutto funziona alla perfezione come in un orologio svizzero? Le scene di commozione che si mischiano con le scene di divertimento come in un crescendo mozartiano, come nell'incastro di cose belle e brutte che noi chiamiamo vita? Il tutto con una naturalezza e con un tatto dove ognuno degli spettatori si è sentito toccato almeno in una piccola parte della propria di vita.
la vogliamo chiamare commedia all'italiana per ridurla in un film di genere? Per la prima volta direi che è meglio lasciare ogni appunto critico e godere della bellezza delle emozioni che forse solo il cinema nel nostro secolo è in grado di dare. Clint eastwood in un'intervista ha detto che per fare un bel fim non ci vuole molto, solo una bella storia e dei buoni attori.
[+]
Che dire di un film dove tutto funziona alla perfezione come in un orologio svizzero? Le scene di commozione che si mischiano con le scene di divertimento come in un crescendo mozartiano, come nell'incastro di cose belle e brutte che noi chiamiamo vita? Il tutto con una naturalezza e con un tatto dove ognuno degli spettatori si è sentito toccato almeno in una piccola parte della propria di vita.
la vogliamo chiamare commedia all'italiana per ridurla in un film di genere? Per la prima volta direi che è meglio lasciare ogni appunto critico e godere della bellezza delle emozioni che forse solo il cinema nel nostro secolo è in grado di dare. Clint eastwood in un'intervista ha detto che per fare un bel fim non ci vuole molto, solo una bella storia e dei buoni attori. "La prima cosa bella" è la realizzazione declamata di tale assunto. Che dire di Mastrandrea? della Sandrelli) anche della Pandolfi? e del grande Messeri? vogliamo escludere i due bambini? e la Ramazzotti ( dovrebbe solo cambiare cognome...). Tutte figure così grandi da avere il dono della semplicità, da sembrare essere prese dalla vita, in un film in stato di grazia. Virzì si conferma ancora il nostro migliore narratore dell'anima, perchè avendo la pretesa di volare basso, riesce a toccare i vertici.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ivanod »
[ - ] lascia un commento a ivanod »
|
|
d'accordo? |
|
olgadik
|
venerdì 22 gennaio 2010
|
sentimenti
|
|
|
|
LA PRIMA COSA BELLA di Paolo Virzì
con Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Valerio Mastandrea, Claudia Pandolfi.
Attraverso tre decenni, dal 1970 ai giorni nostri, Paolo Virzì intraprende il suo viaggio nella memoria con la doppia finalità di riconciliarsi e ricordare due punti fermi per tutti noi: il luogo d’origine e la madre. Archetipi che spesso sembrano confondersi o sdoppiarsi ma con i quali si devono comunque fare i conti. A un certo punto della vita ci si trova, quasi inevitabilmente, ad affrontare questa analisi dove tutta la verità, nel bene e male, deve essere detta per liberarsi dal passato come peso o dolore e riuscire a ritrovarne anche la parte gioiosa. Ognuno ha i suoi tempi riguardo a tale processo e chi parla per immagini, come un uomo di cinema, traduce esperienze e ricordi in un linguaggio “pubblico”.
[+]
LA PRIMA COSA BELLA di Paolo Virzì
con Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Valerio Mastandrea, Claudia Pandolfi.
Attraverso tre decenni, dal 1970 ai giorni nostri, Paolo Virzì intraprende il suo viaggio nella memoria con la doppia finalità di riconciliarsi e ricordare due punti fermi per tutti noi: il luogo d’origine e la madre. Archetipi che spesso sembrano confondersi o sdoppiarsi ma con i quali si devono comunque fare i conti. A un certo punto della vita ci si trova, quasi inevitabilmente, ad affrontare questa analisi dove tutta la verità, nel bene e male, deve essere detta per liberarsi dal passato come peso o dolore e riuscire a ritrovarne anche la parte gioiosa. Ognuno ha i suoi tempi riguardo a tale processo e chi parla per immagini, come un uomo di cinema, traduce esperienze e ricordi in un linguaggio “pubblico”. La maggior parte delle persone lo fa nel silenzio del suo cuore se non può più condividere con altri la propria storia popolata di luci, ombre, sofferenze, luoghi, persone. Al centro del viaggio di Virzì in se stesso è vincente la memoria di una madre giovane, bella, confusa e vitale che semina amore ma nche rancori e complessi nei due amati figli, specie nel maschio. Sarà lei stessa a liberarli dai loro impasse psicologici quando i tre si ritroveranno nella città di origine perché la donna sta per morire. Fino all’ultimo toccherà a lei rimescolare le carte, sposando con regolare cerimonia, poco prima della morte, il vicino di casa (l’unico che l’ha sempre amata). Inoltre con la sua levità e capacità di reazione, riporterà il figlio musone, rancoroso, senza veri affetti, a gustare finalmente la vita. Lo stesso accade per la figliola incatenata a un matrimonio senza amore, dal quale si libera nel momento in cui piange dolcemente la morte della madre Anna. Interprete di tale ruolo, nella prima parte del film, è Micaela Ramazzotti, troppo caricata nel tentativo di assomigliare alla Sandrelli giovane; nella seconda, Stefania Sandrelli, appunto, che recita se stessa. Nel mentre tra flash sull’oggi e sullo ieri il racconto evolve e i personaggi si addensano, lo scenario della città natale, Livorno, muta di forme e colori: caldi e luminosi quelli degli anni ’70, grigia e notturna l’atmosfera e la fotografia degli ’80, naturale quella di oggi. D’obbligo la colonna sonora che ci riporta a canzoni sottofondo delle estati nostrane e della vita popolare nell’Italia di allora. Alcuni piani sequenza sono da maestri della commedia all’italiana, ma purtroppo nella parte finale, come da italico copione, i toni melodrammatici, tenuti a bada fino a un certo punto, tracimano, mentre la scena si fa eccessivamente affollata di personaggi e di sentimenti. La recitazione intensa, ma non sempre calibrata al punto giusto, vede un Valerio Mastandrea surclassare gli altri per capacità di comunicazione e sintesi espressiva. Bellissime a riguardo le scene del ritorno alla città da cui era fuggito ferito e senza pace, con quella difficoltà di collocarsi in mezzo a situazioni e persone che, sulle prime, accrescono la sua inadeguatezza. Alla fine la vita che si mischia alla morte nella vecchia casa di nuovo piena di voci, mostra una famiglia “particolare” mas conciliata, senza rancori e invidie, dove ognuno sembra aver trovato il suo posto. Inutile citare Scola, Monicelli, Avati; questo è il film più personale di Virzì e quindi lasciamolo solo in questa sua “autobiografia truccata” (la definizione è la sua).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a olgadik »
[ - ] lascia un commento a olgadik »
|
|
d'accordo? |
|
nsiotto
|
venerdì 16 luglio 2010
|
un altro capolavoro a basso costo
|
|
|
|
Molte delle recensioni che ho letto di questo film purtroppo non tengono conto dell'impegno del regista nell'evitare accostamenti troppo scontati con i vecchi classici, ma di aggiornare la commedia italiana ai nostri tempi, richiamando ricordi diversi. Al contrario é una storia originale interpretata in modo splendido da una quasi sconosciuta Michaela Ramazzotti passando da una scena leggera ad un altra drammatica rendendo il film meno pesante da digerire. Ma la cosa che ho potuto maggiormente apprezzare é uno spaccato di vita probabilmente di qualche storia realmente accaduta, in un periodo dove certi comportamenti venivano visti con enorme imbarazzo e scandalo ma che a distanza di molti anni forse oggi fanno sorridere.
[+]
Molte delle recensioni che ho letto di questo film purtroppo non tengono conto dell'impegno del regista nell'evitare accostamenti troppo scontati con i vecchi classici, ma di aggiornare la commedia italiana ai nostri tempi, richiamando ricordi diversi. Al contrario é una storia originale interpretata in modo splendido da una quasi sconosciuta Michaela Ramazzotti passando da una scena leggera ad un altra drammatica rendendo il film meno pesante da digerire. Ma la cosa che ho potuto maggiormente apprezzare é uno spaccato di vita probabilmente di qualche storia realmente accaduta, in un periodo dove certi comportamenti venivano visti con enorme imbarazzo e scandalo ma che a distanza di molti anni forse oggi fanno sorridere.
Un altro accenno che a mio avviso emerge é la confusione di sentimenti che si susseguono dall'inizio alla fine, dalla gelosia del marito, alla gelosia del figlio quando vede la madre corteggiata da altri uomini. Dalla solitudine di lei a quella della figlia a cui manca immensamente il fratello che a sua volta vive tristemente le sue frustrazioni. Insomma, per una volta un film drammatico che mette risalto ad una serie di sentimenti diversi e al contempo intrecciati da loro che forse riassumono uno spaccato della maggior parte di chi ha vissuto infanzie e vite poco noiose.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a nsiotto »
[ - ] lascia un commento a nsiotto »
|
|
d'accordo? |
|
|