La prima cosa bella |
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Un film di Paolo Virzì.
Con Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Marco Messeri.
continua»
Commedia,
durata 116 min.
- Italia 2010.
- Medusa
uscita venerdì 15 gennaio 2010.
MYMONETRO
La prima cosa bella
valutazione media:
3,55
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Virtù per Virzìdi Il SoraFeedback: 527 | altri commenti e recensioni di Il Sora |
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giovedì 28 gennaio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Virzì si propone di raccontare una storia. Si dissocia dalle tematiche più profonde e di denuncia del suo penultimo film “Tutta la vita davanti” e ritorna nella sua Livorno per narrare le vicende di una mamma dal cuore enorme ma particolare. La prima cosa bella de “La prima cosa bella” è l’intento del regista di dipingere una commedia che non si distacchi mai dal suo genere infatti anche nei momenti più drammatici e tristi il film non smette mai di far sorridere con la solita ironia velata e divertente che contraddistingue un po’lo stile del regista toscano e che diventa eccelsa grazie (e soprattutto) allo stato di grazia degli attori. A esempio risulta particolarmente riuscita l’interpretazione e la scrittura del personaggio interpretato dalla Sandrelli. Virzì sa bene come dirigere attori e macchina da presa e fa ottimo uso di queste sue competenze (da maestro la sequenza dell’abbraccio tra i due fratelli utilizzando il cambio di messa a fuoco con Bruno, il personaggio di Mastandrea, un po’ in disparte, solo, chiuso in sé, e la Pandolfi, più nitida e aperta). Interessantissima la fotografia che alterna un colore giallo e rossiccio (ricorda il seppia) per narrare i fatti più antichi, bluastra e grigia (ricorda il bianco e nero) per i fatti un po’ più recenti, fino ad arrivare al colore classico per i giorni nostri. Malgrado i continui sbalzi temporali, la narrazione non risulta ostacolata, però la sceneggiatura è tirata un po’ troppo per le lunghe inserendo verso la fine episodi che “inquinano” l’armonia precedentemente instaurata attraverso il continuo parallelismo tra passato e presente. Il fulcro narrativo grava attorno a questa mamma ed alle disavventure che affronterà per proteggere i suoi figli. C’è spazio anche per il rapporto di fratellanza, passando dall’adolescenza al momento critico in cui i ruoli di genitore e figlio si rovesciano. Il tutto senza però ricadere nella banalità o nella monotonia. Alla fine del film ci accorgiamo che anche noi siamo commossi dalla figura di questa mamma (in senso positivo o negativo) e basta. Non pensiamo a nient’altro. E’ per questo che il regista centra a pieno il suo obiettivo di narratore ed il film l’obiettivo di una piacevole ed intelligente favola.
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