Versatile come pochi, Boyle si da al melodramma, trascinandoci in India per seguire le avventure di Jamal, giovane cresciuto nelle baraccopoli di Mumbay e diventato milionario grazie al quiz televisivo.
La prima cosa che colpisce di questo film è la costruzione narrativa. Sospettato di barare, il protagonista della pellicola, infatti, si trova costretto a giustificare davanti alla polizia il motivo per il quale conosce le risposte di "Chi Vuol Essere Milionario'" che gli hanno consentito di arrivare a giocarsi la domanda finale.
Sfruttando questo meccanismo, Boyle da a ogni domanda un significato preciso nella vita di Jamal e ne ripercorre gli eventi, portando a conoscenza dello spettatore il vero motore che spinge il personaggio con tale ostinazione ad andare aventi: il suo amore per Latika.
Ne esce un film dal ritmo altalenate, che scivola dalla frenesia dei momenti in cui si innestano le sequenze televisive, alla quasi contemplazione, quando i due piccioncini riescono a trovarsi e ritagliarsi un po' di spazio per loro stessi.
Oltre a questo, la pellicola trova il tempo di mettere sul piatto anche il dualismo tra fratelli. Il nostro Jamal, onesto e determinato, che lotta con il cuore nobile per ottenere ciò che desidera e Salim, ragazzo dall'animo ribelle, che decide di prendersi tutto con qualsiasi mezzo. In alcuni momenti sembra che Salim e Latika lottino per conquistare l'anima di Jamal, come nella più classica tradizione melò.
In effetti, dal punto di vista della trama, The Millionaire non offre nulla in più rispetto agli stilemi classici. La differenza, nel caso, la fanno le scelte stilistiche di Boyle, bravo come (quasi) sempre a mischiare musica e immagini, creando sequenze impressive che si fanno ricordare a lungo.
C'è anche un certo tratteggio della vita nelle zone povere di Mumbay, ma sembra funzionare per scopi esclusivamente narrativi, mostrando si il brutto di certe situazioni, ma evitando di spingersi troppo nel crudo, quasi staccando un attimo prima che le cose davvero agghiaccianti accadono. O come coprendole con un velo.
Del resto mi è sfuggito l'ipotetico sottotesto che dovrebbe essere rappresentato nelle sequenze in cui un paese di un miliardo di persone si ferma per seguire un quiz televisivo. Forse che la storia di Jamal ha unito la nazione? Forse che ai tempi di oggi l'unico mezzo per sentirsi legati è la televisione? Magari anche niente.
Tutto sommato, però, è un film che funziona e intrattiene con gusto. Probabilmente uno dei migliori nella carriera di questo regista.
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