gio!_
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domenica 10 febbraio 2008
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il mio occhio rivendica ancora la sua parte
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Mi sono trovata a vedere questo film quasi per caso, quindi non avevo letto ne recensioni ne il libro da cui è tratto, solo visto il trailer qualche tempo fa..
Proprio perchè visto senza aspettative la delusione è stata tremenda:
La trama sembra inizialmente vertere sulla questione del lutto, almeno per la prima parte, forse poco più riuscita della seconda. Abbiamo sullo sfondo delle "questioni secondarie" come la fusione in ambito lavorativo, o i vari parenti, ognuno alle prese con i propri problemi..
Questa prima parte sembra portarci lentamente verso un'analisi interiore (un bilancio di Pietro?) spesso scandita da elenchi, verso il riappropiarsi del proprio quotidiano con la figlia attraverso graduali passaggi.
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Mi sono trovata a vedere questo film quasi per caso, quindi non avevo letto ne recensioni ne il libro da cui è tratto, solo visto il trailer qualche tempo fa..
Proprio perchè visto senza aspettative la delusione è stata tremenda:
La trama sembra inizialmente vertere sulla questione del lutto, almeno per la prima parte, forse poco più riuscita della seconda. Abbiamo sullo sfondo delle "questioni secondarie" come la fusione in ambito lavorativo, o i vari parenti, ognuno alle prese con i propri problemi..
Questa prima parte sembra portarci lentamente verso un'analisi interiore (un bilancio di Pietro?) spesso scandita da elenchi, verso il riappropiarsi del proprio quotidiano con la figlia attraverso graduali passaggi.
Invece no, il lutto non viene vissuto ne dal marito(scelta discutibile ma accettabile) ne dalla figlia(credibile? non un modo riduttivo di affrontare il dolore?); La mancanza, il dolore per questa moglie-madre morta viene fuori quando la bimba si deve legare i capelli, al momento di mangiare, e in un misero pianto in un'auto (piange per lei o per la sua incapacità di soffrire?) .
Nella seconda parte sembra di assistere ad un altro film:
la questione del lutto è messa alla pari con la questione lavorativa; salta fuori un'amante non giustificata ne dal plot ne da un intuibile nesso; il tutto si chiude nel più banale dei modi con la bimba che saggiamente consiglia al padre di lasciare il parco e lui che se ne va in auto con un bel sottofondo musicale ("un posto al sole" docet?).
Insomma delusione per il modo in cui si tratta un tema forte come quello del lutto, delusione per la non risoluzione della questione, delusione per la non chiarezza della trama( ad esempio:
all'inizio del film Pietro salva Tizia dall'annegamento, lei torna in gioco sembrerebbe per una coincidenza di incontri con il fratello di Pietro (di lei intuiamo solo la delusione di sentirsi tradita dal marito), poi lei arriva in casa di lui e fanno sesso per lunghissimi minuti infine sparisce), alternata a momenti di ipersignificazione incredibili (la ragazza col cane che ha dei flashbacks su di lui che abbraccia tutti per spiegarci come mai alla fine lei lo abbraccia, o il discorso finale della bimba che dopo aver già fatto capire la sua posizione al padre (ne parlano sul divano, lei dice di accettare il lavoro) ribadisce il concetto chiedendo che lui se ne vada come regalo di Natale (patetico??))
A proposito della scena di sesso aggiungo solo che è finita l'epoca in cui "bisogna mostrare o guardare tutto" perchè bisogna liberarsi dei tabù o per non passare da "bigotti". No, se il cinema è arte o è mezzo di espressione ogni cosa che viene mostrata deve avere un senso. In questo caso che senso ha?
-non è giustificata dalla trama (erano già amanti??lei è vittima di una qualche sindrome per cui si deve fare il suo salvatore??);
-è in contraddizione con il personaggio (trova il fratello mentre fuma uno spinello mentre la figlia dorme e si scandalizza, ma poi si fa rumorosamente in salotto l'amante?);
-è gratuita e brutta (personalmente il mio occhio rivendica ancora la sua parte) oltre che inutilmente lunghissima(era il caso???);
-inoltre dopo questi minuti di immagini sessuali che ho accompagnato con lunghi pensieri("giuro non lo farò mai più" "ah tutto sommato ora riesco a capire la mentalità di mia nonna" " oddio il culo di Moretti no!") si conclude con la bella immagine di lui a letto con la bimba (cattivo gusto???).
Salvo solo gli attori..
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[+] caduta
(di alberto)
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gimondi
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domenica 10 febbraio 2008
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una brutta fiction
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C'è tanta fiction italica in questo film. Nel non recitare, nel non dirigere, nel non scrivere la sceneggiatura.
Tutto ruota in una trama scontata-scombinata dove un uomo (purtroppo c'era già anche un orrido libro) che ha tradito la moglie (che muore, fa molto fiction, il vedovo commuove) e non sa come elaborarne il lutto. Frutto di una forte identità morale (è un dirigente di pay-tv e gira in BMW) non vuol favorire la fusione tra la rete e un un colosso dei media americano. (Telepiù - ora Sky che ora produce fiction) Che fa? Si mette in panchina e si fa cercare da un improbabile stuolo di depressi familiari amici colleghi (fa molto serial) dalla recitazione che più fiction non si può. Per far crescere il sentimento ci metton le scene con la bambina (che fa tanto "Medico di famiglia" dove Scarpati era vedovo.
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C'è tanta fiction italica in questo film. Nel non recitare, nel non dirigere, nel non scrivere la sceneggiatura.
Tutto ruota in una trama scontata-scombinata dove un uomo (purtroppo c'era già anche un orrido libro) che ha tradito la moglie (che muore, fa molto fiction, il vedovo commuove) e non sa come elaborarne il lutto. Frutto di una forte identità morale (è un dirigente di pay-tv e gira in BMW) non vuol favorire la fusione tra la rete e un un colosso dei media americano. (Telepiù - ora Sky che ora produce fiction) Che fa? Si mette in panchina e si fa cercare da un improbabile stuolo di depressi familiari amici colleghi (fa molto serial) dalla recitazione che più fiction non si può. Per far crescere il sentimento ci metton le scene con la bambina (che fa tanto "Medico di famiglia" dove Scarpati era vedovo...) Per mandare al cinema gli attempati erotomani da fiction una sera il nostro Paladino (i) si fa colei (reduce da interventi plastico chirurgici, che fa fiction) che ha salvato da un annegamento (eroe da fiction e scena girata male come una fiction). Ma senza accendere lo stereo, solo ansimando e facendolo strano, (fa più fiction alla Arcuri e non fa svegliar la bimba). Ah c'è anche Rex che qui non indaga perché è un San Bernanrdo (a Roma! Povero lui) che essendo dotato di grandi narici e sentendo l'odor di merda televisiva che circola si trascina la Smutniak (star della fiction) per la piazzetta. Forse è solo il pilota ( quasi due ore!) per un seriale dal titolo: "La morte del cinema" (che fa molto fiction).
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[+] bravissimo gimondi!
(di anquetil)
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(di andrea)
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(di snaporàz)
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(di julca)
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franz
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lunedì 18 febbraio 2008
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calma(piatta) caotica
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Rispetto al romanzo il film è migliore. Il romanzo è ridicolo nel 1 capitolo, nella scena del salvataggio a colpi di c... , una delle cose più cretine mai lette da me. Vero è che, togliendo questa parte nel film, si toglie anche tutta la storia della "necessità" della sodomizzazione, ma tutto non si può avere...
Il film una volta si sarebbe definito borghese,ora come definirlo? mi ha infastidito questa storia di gente con un sacco di soldi che "recupera il suo tempo", il personaggio di Moretti mi è parso morettiano ma stancamente morettiano, e ,più che positivo nel suo desiderio di proteggere la figlia, mi è parso patologico.Sì,certo, poi alla fine c'è la catarsi, il superamento del passato,ma insomma non è mica tanto originale e la narrazione è spesso condotta in modo banale.
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Rispetto al romanzo il film è migliore. Il romanzo è ridicolo nel 1 capitolo, nella scena del salvataggio a colpi di c... , una delle cose più cretine mai lette da me. Vero è che, togliendo questa parte nel film, si toglie anche tutta la storia della "necessità" della sodomizzazione, ma tutto non si può avere...
Il film una volta si sarebbe definito borghese,ora come definirlo? mi ha infastidito questa storia di gente con un sacco di soldi che "recupera il suo tempo", il personaggio di Moretti mi è parso morettiano ma stancamente morettiano, e ,più che positivo nel suo desiderio di proteggere la figlia, mi è parso patologico.Sì,certo, poi alla fine c'è la catarsi, il superamento del passato,ma insomma non è mica tanto originale e la narrazione è spesso condotta in modo banale.
I personaggi minori ,come al solito nei film italiani, sono solo macchiette. Qualche dubbio:come faceva Pietro ad avere il num. di cell di Eleonora?non se lo sono scambiati in nessuna scena, a meno che nel frattempo io non mi sia addormentato.E arriviamo alla scena di sesso:se intendeva essere girata in tempo reale, così ci suggerirebbe il piano sequenza unico, non era troppo frettolosa?sembrava quasi che si volesse presentare un campionario di tutto quello che si può fare, in versione demo, perchè con i tempi non ci siamo.Notate ad es quanto tempo lei dedica al sesso orale:mezzo secondo. La Lewinski doveva essere più brava.
Comunque dopo aver visto le splendide ed eleganti scene di sesso in Lussuria questa faceva un po’ ridere, era meccanica e i due partner si davano inutilmente da fare senza trasmettere nessuna eccitazione nè emozione.Tra l’altro era diseducativa per chi vuole praticare il rapporto anale. Infatti sembra che si debba procedere così,uno si alza, si abbassa i pantaloni e via sparato. Senza lubrificare nemmeno con il burro.E lei non si fa male.
Tra gli attori ho apprezzato Alessandro Gassman(ha creato un personaggio "vero")e la ragazzina(grande naturalezza).
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(di stefano f.)
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adalberto
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venerdì 15 febbraio 2008
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furbo, ammiccante, senza pathos
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Forse, per ragioni produttive, Nanni Moretti non ha voluto far “suo” questo film (in fondo è una produzione RAI Cinema, perché impegnarsi di più?), che rimane comunque un film decisamente ‘morettiano’. E per chi lo ha apprezzato in passato, come me, non è un complimento!
Oltretutto, quando è esclusivamente attore ha due espressioni fondamentali: in piedi e seduto.
Un film dello sceneggiatore (Moretti) e del produttore (Procacci), che hanno affidato ad Antonello Grimaldi il ruolo di “tecnico addetto alle riprese”. Ruolo che, anche in passato, ha sempre svolto con attenzione e professionalità.
CAOS CALMO è un film ‘furbo’, ammiccante, senza pathos (nonostante l’argomento), scontato.
Con una pletora di personaggi di contorno che sembrano figurine di un album ormai fuori tempo massimo e senza un gran costrutto per il corpus dell’opera.
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Forse, per ragioni produttive, Nanni Moretti non ha voluto far “suo” questo film (in fondo è una produzione RAI Cinema, perché impegnarsi di più?), che rimane comunque un film decisamente ‘morettiano’. E per chi lo ha apprezzato in passato, come me, non è un complimento!
Oltretutto, quando è esclusivamente attore ha due espressioni fondamentali: in piedi e seduto.
Un film dello sceneggiatore (Moretti) e del produttore (Procacci), che hanno affidato ad Antonello Grimaldi il ruolo di “tecnico addetto alle riprese”. Ruolo che, anche in passato, ha sempre svolto con attenzione e professionalità.
CAOS CALMO è un film ‘furbo’, ammiccante, senza pathos (nonostante l’argomento), scontato.
Con una pletora di personaggi di contorno che sembrano figurine di un album ormai fuori tempo massimo e senza un gran costrutto per il corpus dell’opera. E guest stars in camei “ad usum delphini” dei mercati internazionali.
La sensazione finale è un surplus di noia che ti fa dimenticare il film appena usciti dalla sala.
P.S. Il sesso al cinema? Bisogna saperlo fare, girare e dargli un senso, una qualche utilità drammaturgica e cinematografica.
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chiari alessandro
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domenica 10 febbraio 2008
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ore 10: calma piatta
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Mi sembra che spesso le stellette assegnate dal pubblico diano ai film delle valutazioni migliori rispetto a quelle dei critici professionisti ed ho anche una mia teoria sui motivi che determinano tale situazione: i critici sono “obbligati” a vedere tutti i film, il pubblico vede solo quelli che gli interessano (per il regista, gli attori, la trama o altro). Il risultato, in termini di stelline, è facilmente intuibile. Io non sono un critico, ma ho “dovuto” ugualmente accettare la visione del film e questo mi ha forse reso prevenuto. Chiedo scusa se mi permetto di affermare che la recitazione di Moretti mi sembra mono-tona e che alcune scene mi sembrano forzate (possibile che in spiaggia tutti se ne fregassero del fatto che stavano per affogare due persone? possibile che tutti abbiano avuto una paura talmente dannata da non dare una mano di aiuto ai nostri eroi sino a quando non sono arrivati dove l’acqua era alta circa 10 cm? possibile che un padre talmente attento alla figlia da rinunciare quasi completamente alla propria vita decida consapevolmente di avere un focoso rapporto sessuale sapendo che nella stanza accanto dormiva proprio quella bambina che ogni tanto – forse per la vicina morte della mamma - si svegliava di notte? possibile che la donna del rapporto sia apparsa quasi come per magia dal cilindro del prestigiatore?).
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Mi sembra che spesso le stellette assegnate dal pubblico diano ai film delle valutazioni migliori rispetto a quelle dei critici professionisti ed ho anche una mia teoria sui motivi che determinano tale situazione: i critici sono “obbligati” a vedere tutti i film, il pubblico vede solo quelli che gli interessano (per il regista, gli attori, la trama o altro). Il risultato, in termini di stelline, è facilmente intuibile. Io non sono un critico, ma ho “dovuto” ugualmente accettare la visione del film e questo mi ha forse reso prevenuto. Chiedo scusa se mi permetto di affermare che la recitazione di Moretti mi sembra mono-tona e che alcune scene mi sembrano forzate (possibile che in spiaggia tutti se ne fregassero del fatto che stavano per affogare due persone? possibile che tutti abbiano avuto una paura talmente dannata da non dare una mano di aiuto ai nostri eroi sino a quando non sono arrivati dove l’acqua era alta circa 10 cm? possibile che un padre talmente attento alla figlia da rinunciare quasi completamente alla propria vita decida consapevolmente di avere un focoso rapporto sessuale sapendo che nella stanza accanto dormiva proprio quella bambina che ogni tanto – forse per la vicina morte della mamma - si svegliava di notte? possibile che la donna del rapporto sia apparsa quasi come per magia dal cilindro del prestigiatore?). Possibile che a nessuno sia venuto il dubbio che vedere Moretti in questi panni avrebbe potuto far nascere nello spettatore un senso di “già visto” ne “La stanza del figlio”? Rimane, per fortuna, la parte della vita di Nanni nei giardinetti davanti alla scuola, giardinetti che sono diventati la sua seconda? casa, un microcosmo di varia umanità dove si dipanano e vengono sviscerate con tocco rapido e felice le piccole grandi storie che compongono la vita: la lunga serie di abbracci che Jolanda carpisce con un pizzico di invidia e quello che, finalmente, riesce a strappare anche lei; il pranzo che lo sconosciuto gli offre perché ormai lo considerava come una persona “di casa”; la consuetudine con il barista, tale da permettergli di andare via senza dover pagare immediatamente il conto; la tenerezza del saluto che viene dal piccolo handicappato unita alla radiosità del sorriso che illumina il suo volto e quello della madre; la visita della cognata sospesa tra cielo e terra; quella della segretaria e quelle degli addetti ai lavori. Ultima (e forse criptica) considerazione: nel contesto del film è inserita una bestemmia; ho la sensazione che l’Italia ami definirsi laica ma si senta profondamente cattolica.
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[+] obiettivo mancato
(di iena78)
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(di marziana)
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[+] t'appoggio
(di cercasi spiegazioni)
[ - ] t'appoggio
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marta76
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venerdì 15 febbraio 2008
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moretti forever
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Ho letto il libro in tempi non sospetti e devo dire che il personagio di Paladini non mi era molto piaciuto. Nel libro infatti Paladini passa dal lutto al c.d. risveglio senza mai un cedimento al dolore che, nell'elaborare un lutto, per ciascuno di noi ritengo sia un passaggio necessario anche se è proprio il momento in cui "si tocca il fondo" prima di rialzarsi.
Il Paladini di Moretti è Moretti stesso. Nel film il personaggio ha una marcia in più non solo perchè Paladini "cede" (la scena di dolore in macchina di notte è intensa e toccante), ma anche perchè Moretti è stato in grado di interpretare un uomo colpito dal classico "palo in fronte" che cerca di fare la cosa che ci viene meglio in questi casi: concentrarsi a proteggere da un dolore uguale al nostro, coloro che amiamo.
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Ho letto il libro in tempi non sospetti e devo dire che il personagio di Paladini non mi era molto piaciuto. Nel libro infatti Paladini passa dal lutto al c.d. risveglio senza mai un cedimento al dolore che, nell'elaborare un lutto, per ciascuno di noi ritengo sia un passaggio necessario anche se è proprio il momento in cui "si tocca il fondo" prima di rialzarsi.
Il Paladini di Moretti è Moretti stesso. Nel film il personaggio ha una marcia in più non solo perchè Paladini "cede" (la scena di dolore in macchina di notte è intensa e toccante), ma anche perchè Moretti è stato in grado di interpretare un uomo colpito dal classico "palo in fronte" che cerca di fare la cosa che ci viene meglio in questi casi: concentrarsi a proteggere da un dolore uguale al nostro, coloro che amiamo.
Sono anche una morettiana doc quindi il film mi è piaciuto anche per il modo unico e non sempre popolare che Moretti ha nel dirigere o interpretare un film.
Vorrei dire qualcosa sulla famigerata scena che era necessaria in quanto nel libro (e nel film) è il punto di svolta, il c.d. ritorno alla vita, brusco e quasi traumatico certo, che libera il protagonista anche dalla "rabbia" che incosciamente prova nei confronti della donna salvata mentre in sua assenza la moglie moriva.
Ritengo che la scena sia effettivamente un pò goffa, come sostiene la Tornabuoni nel suo articolo, ma mi viene da dire che in certi momenti si è spesso molto goffi. Tra i due il più naturale è sicuramente il guru Moretti che, forse per questo, ci ha anche un pò sorpresi.La Ferrari era imbarazzatissima e non lo ha nascosto.
Qualcosa certo è mancato nello sceneggiare un libro che è un lungo monologo introspettivo; non c'è stato il colloquio più bello che Paladini ha nel libro con il capo Steiner/Polanski; alcune scene e alcuni personaggi irrompono troppo all'improvviso; il film è ambientato a Roma e non a Milano.
Però, concludo, la fede è fede, quindi dico che Moretti per me è un grande con la sua eterna aria impacciata, la sua inconfondibile ironia, la sua tipica aria di disctacco un pò studiato.
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[+] chi ti paga per giustificare questo brutto film
(di beniamino)
[ - ] chi ti paga per giustificare questo brutto film
[+] bello il ruolo di mm..oretti? macchè scherziamo?
(di 6 oggettivamente di parte)
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[+] film molto bello....
(di fabio1972)
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dodo
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lunedì 18 febbraio 2008
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parentesi
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Parentesi è il termine che affiora se ripenso a questo film: l’elaborazione del lutto, l’analisi delle dinamiche relazionali nella famiglia o nei rapporti di lavoro, il tema insistente del ricordo, con le sue difficoltà, non fanno altro che ruotare intorno a una scelta strana, poco probabile, almeno nella nostra società, del protagonista. Pietro apre una parentesi che chiuderà solo alla fine del film. E in mezzo alle parentesi ci si mette lui, uscendo dal flusso caotico della vita, per ritrovare (ricordare) sé stesso (le proprie emozioni). “E’ una bella giornata e si sta bene”, tanto basta per giustificare un gesto inconcepibile secondo le categorie cui siamo abituati, tant’è che la segretaria lascia intendere con la sua espressione, che solo un grande dolore come il lutto potrebbe portare un manager a decidere di rimanere tutto il giorno sulla panchina ad aspettare che la figlia esca da scuola.
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Parentesi è il termine che affiora se ripenso a questo film: l’elaborazione del lutto, l’analisi delle dinamiche relazionali nella famiglia o nei rapporti di lavoro, il tema insistente del ricordo, con le sue difficoltà, non fanno altro che ruotare intorno a una scelta strana, poco probabile, almeno nella nostra società, del protagonista. Pietro apre una parentesi che chiuderà solo alla fine del film. E in mezzo alle parentesi ci si mette lui, uscendo dal flusso caotico della vita, per ritrovare (ricordare) sé stesso (le proprie emozioni). “E’ una bella giornata e si sta bene”, tanto basta per giustificare un gesto inconcepibile secondo le categorie cui siamo abituati, tant’è che la segretaria lascia intendere con la sua espressione, che solo un grande dolore come il lutto potrebbe portare un manager a decidere di rimanere tutto il giorno sulla panchina ad aspettare che la figlia esca da scuola. Il punto è che Pietro non soffre (e, a quanto pare, neanche la figlia). E allora in questo limbo quieto, lontano dalle problematiche alienanti della vita quotidiana, sembra esserci la possibilità di recuperare la dimensione umana ma addirittura “magica” della vita (dove il suono freddo piatto della chiusura centralizzata dell’auto diventa un caloroso e amichevole saluto) . In questo parco-confessionale, quasi una sorta di eden, buona parte dei personaggi che ruotano intorno a Pietro trovano la forza di condividere i propri problemi e a volte di assaporare le proprie speranze: ecco che i colleghi di lavoro sfogano le loro frustrazioni, decidendo a volte di cambiare investendo in sani e costruttivi propositi, ovvero la ragazza con il cane rimane affascinata dagli abbracci dispensati dal protagonista (forse che la sua solitudine, suggellata anche dalla fuga del cane, possa essere curata da quell’abbraccio finale?). Del resto, intendo di tutto ciò che si svolge fuori dalla parentesi, mi è rimasto poco o niente (compresa al tanto discussa scena di sesso). Credo che il messaggio del film sia proprio quello di non aver paura di guardarsi dentro, e di non vergognarsi se i modi per raggiungere questo scopo non sono tanto convenzionali. Purtroppo è difficile, perché se nel film il comportamento di Pietro non suscita disapprovazione, semmai curioso interesse, nella realtà non è concesso. La figlia esprime solo alla fine del film quel disagio cui fuori dalla finzione narrativa ci si scontrrebbe immediatamente: non ci si può fermare per strada e ammirare un fiore appena sbocciato, declamare una poesia, stringere la mano a uno sconosciuto per esprimere uno stato d’animo. Le regole del buon senso, della fredda razionalità non lo permettono. Non si può aspettare sulla panchina del parco la figlia che esce da scuola solo perché “lì si sta bene”: verresti considerato inaffidabile, stordito, fuori di testa, e prima o poi perderesti il lavoro.
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intra
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giovedì 23 febbraio 2012
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un dolore sospeso
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Mentre e' in alto mare per salvare una sconosciuta che rischia di affogare, Pietro Palatini perde la moglie Lara, colta a casa da un improvviso malore. Una coincidenza spiazzante che rende la perdita della moglie ancora piu' sconvolgente. Ma Pietro, di fronte al dolore che non arriva, vive sospeso dalla realta'. Nello smarrimento dovuto al dramma, assume una calma apparente, una specie di autoanestesia che non lascia filtrare i sentimenti, anzi li congela. Smette di andare in ufficio e si concentra sulla bambina di dieci anni, a tal punto che, per non farla sentire troppo sola, ogni mattina la accompagna a scuola e la attende sino alla fine delle lezioni, seduto su una panchina o dentro l'auto in un giardinetto davanti all'edificio.
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Mentre e' in alto mare per salvare una sconosciuta che rischia di affogare, Pietro Palatini perde la moglie Lara, colta a casa da un improvviso malore. Una coincidenza spiazzante che rende la perdita della moglie ancora piu' sconvolgente. Ma Pietro, di fronte al dolore che non arriva, vive sospeso dalla realta'. Nello smarrimento dovuto al dramma, assume una calma apparente, una specie di autoanestesia che non lascia filtrare i sentimenti, anzi li congela. Smette di andare in ufficio e si concentra sulla bambina di dieci anni, a tal punto che, per non farla sentire troppo sola, ogni mattina la accompagna a scuola e la attende sino alla fine delle lezioni, seduto su una panchina o dentro l'auto in un giardinetto davanti all'edificio. Pietro stara' per settimane ai giardinetti di fronte all'edificio scolastico. Li', vanno a trovarlo amici, parenti e colleghi. Proprio attraverso il confronto con questi personaggi insoddisfatti e pieni di problemi e anche sollecitato dalla figlia a non trascorrere tutta la giornata davanti alla scuola, Pietro riuscira' ad abbandonare questa immobile esistenza, trovando la forza per reagire e riprendere la sua nuova vita senza la moglie. Moretti e' naturale in questa interpretazione apparentemente "calma".
Il film e' convincente, calzante il titolo, intrigante il luogo scelto, un'idea originale per raccontare le difficolta' di Pietro nell'accettare una separazione definitiva.
Anita Intra
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silvio pammelati
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lunedì 28 novembre 2011
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i genitori e la scuola
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La storia di Caos Calmo è nota. Una figlia perde genitore. Necessità fa si che il genitore sopravvissuto (interpretato da Nanni Moretti) non puo farr altro che prenderla alle 16.30 Fa comunque presenza fuori dalla scuola cosa che non gli viene vietata. Se anche l'altro genitore fosse sopravvissuto la figlia oltre a vivere un'altra presenza preziosa sarebbe uscita all'orario di pranzo. Una vita sicuramente migliore.
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lemillebolleblu
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sabato 1 marzo 2008
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caos intorno al film di moretti
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Di Marianna Sansone
Pietro Paladini rincasa dopo una giornata al mare con il fratello, durante la quale hanno salvano due donne dalle onde, e trova la moglie riversa sul pavimento del giardino. Arriva giusto in tempo per vedere che la coprono con un telo bianco e per calmare la figlia Claudia che continua a ripetergli “Dov’eri papà?”.
Inizia così “Caos Calmo” film drammatico e discusso, tratto dall’omonimo libro di Sandro Veronesi vincitore del Premio Strega 2006.
Il protagonista della trasposizione cinematografica diretta da Antonello Grimaldi, è Nanni Moretti. In questa sua interpretazione, dai più definita “monocorde”, Moretti tira fuori l’essenza del suo personaggio: un uomo con un buon lavoro e una buona posizione, che si ritrova nel lutto apparentemente a non soffrire.
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Di Marianna Sansone
Pietro Paladini rincasa dopo una giornata al mare con il fratello, durante la quale hanno salvano due donne dalle onde, e trova la moglie riversa sul pavimento del giardino. Arriva giusto in tempo per vedere che la coprono con un telo bianco e per calmare la figlia Claudia che continua a ripetergli “Dov’eri papà?”.
Inizia così “Caos Calmo” film drammatico e discusso, tratto dall’omonimo libro di Sandro Veronesi vincitore del Premio Strega 2006.
Il protagonista della trasposizione cinematografica diretta da Antonello Grimaldi, è Nanni Moretti. In questa sua interpretazione, dai più definita “monocorde”, Moretti tira fuori l’essenza del suo personaggio: un uomo con un buon lavoro e una buona posizione, che si ritrova nel lutto apparentemente a non soffrire. Tutto fuori e dentro di lui è un violento vorticare di volti, storie, personaggi, ma lui rimane immobile sulla panchina di fronte alla scuola della figlia e nessuno riesce a toccarlo nel profondo.
Nessuno dei personaggi viene delineato perfettamente, tutto rimane sfuocato sullo sfondo. Con Pietro il protagonista ci sono: il fratello Carlo interpretato da un convincente Alessandro Gassman, Valeria Golino è la poco equilibrata cognata Marta, mentre Isabella Ferrari è Eleonora Simioncini. Eleonora è la donna che Pietro salva mentre la moglie muore senza di lui ed è la donna dei tanto discussi 4 minuti di sesso con il protagonista. La Ferrari ha affermato che per girare quelle scene ha dovuto prima bere vodka e birra. Dal nostro punto di vista - malgrado le 16 pagine del romanzo da cui è tratto dedicate all’incontro intimo fra Pietro ed Eleonora - nella versione per il grande schermo tutto poteva essere ridimensionato senza toccare la storia e il senso di essa o la trama.
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