Caos calmo |
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Un film di Antonello Grimaldi.
Con Nanni Moretti, Valeria Golino, Alessandro Gassmann, Isabella Ferrari, Blu Yoshimi.
continua»
Drammatico,
durata 112 min.
- Italia 2007.
- 01 Distribution
uscita venerdì 8 febbraio 2008.
MYMONETRO
Caos calmo
valutazione media:
2,85
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Parentesidi dodoFeedback: 0 |
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lunedì 18 febbraio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Parentesi è il termine che affiora se ripenso a questo film: l’elaborazione del lutto, l’analisi delle dinamiche relazionali nella famiglia o nei rapporti di lavoro, il tema insistente del ricordo, con le sue difficoltà, non fanno altro che ruotare intorno a una scelta strana, poco probabile, almeno nella nostra società, del protagonista. Pietro apre una parentesi che chiuderà solo alla fine del film. E in mezzo alle parentesi ci si mette lui, uscendo dal flusso caotico della vita, per ritrovare (ricordare) sé stesso (le proprie emozioni). “E’ una bella giornata e si sta bene”, tanto basta per giustificare un gesto inconcepibile secondo le categorie cui siamo abituati, tant’è che la segretaria lascia intendere con la sua espressione, che solo un grande dolore come il lutto potrebbe portare un manager a decidere di rimanere tutto il giorno sulla panchina ad aspettare che la figlia esca da scuola. Il punto è che Pietro non soffre (e, a quanto pare, neanche la figlia). E allora in questo limbo quieto, lontano dalle problematiche alienanti della vita quotidiana, sembra esserci la possibilità di recuperare la dimensione umana ma addirittura “magica” della vita (dove il suono freddo piatto della chiusura centralizzata dell’auto diventa un caloroso e amichevole saluto) . In questo parco-confessionale, quasi una sorta di eden, buona parte dei personaggi che ruotano intorno a Pietro trovano la forza di condividere i propri problemi e a volte di assaporare le proprie speranze: ecco che i colleghi di lavoro sfogano le loro frustrazioni, decidendo a volte di cambiare investendo in sani e costruttivi propositi, ovvero la ragazza con il cane rimane affascinata dagli abbracci dispensati dal protagonista (forse che la sua solitudine, suggellata anche dalla fuga del cane, possa essere curata da quell’abbraccio finale?). Del resto, intendo di tutto ciò che si svolge fuori dalla parentesi, mi è rimasto poco o niente (compresa al tanto discussa scena di sesso). Credo che il messaggio del film sia proprio quello di non aver paura di guardarsi dentro, e di non vergognarsi se i modi per raggiungere questo scopo non sono tanto convenzionali. Purtroppo è difficile, perché se nel film il comportamento di Pietro non suscita disapprovazione, semmai curioso interesse, nella realtà non è concesso. La figlia esprime solo alla fine del film quel disagio cui fuori dalla finzione narrativa ci si scontrrebbe immediatamente: non ci si può fermare per strada e ammirare un fiore appena sbocciato, declamare una poesia, stringere la mano a uno sconosciuto per esprimere uno stato d’animo. Le regole del buon senso, della fredda razionalità non lo permettono. Non si può aspettare sulla panchina del parco la figlia che esce da scuola solo perché “lì si sta bene”: verresti considerato inaffidabile, stordito, fuori di testa, e prima o poi perderesti il lavoro.
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