dario bottos
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sabato 12 febbraio 2022
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il prezzo delle scelte dipende dalla storia
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Un film efficace, una volta di più, nel disvelare la perversione di una (ogni) ideologia totalizzante.
Siamo nella DDR (1984), uno stato poliziesco dove ogni cittadino viene passato al vaglio per misurarne la conformità ai dettami del regime: i dissidenti (reprobi/eretici?) sono puniti con l’emarginazione, privazione del lavoro, detenzione. Il sospetto è la regola, la colpa estorta con la tortura psicologica (inquisizione?).
La vicenda ha due protagonisti: un agente della Stasi, inflessibile, ascetico, solitario, e uno scrittore teatrale funzionale al sistema, cui si aprono gli occhi con il suicidio di un collega amico, ostracizzato dal regime. L’agente riceve l’incarico di spiare lo scrittore giorno e notte per scoprirne sospette devianze (colpa/peccato?), ma in questo incessante ascolto delle “vite degli altri” scopre un mondo a lui ignoto, di libertà e umanità, e inizia un processo interiore di revisione dei valori, di abiura e redenzione (conversione?).
La catarsi filmica avviene con la “caduta del muro” (1989) e il rovesciamento del regime, che sembra ripristinare le attese della storia, e dello spettatore. Resta però lo sgomento per quanto è stato, e che ha lasciato cicatrici profonde: un potere tirannico divenuto dogmatico ed asfittico, e perciò corrotto da una doppia morale, pubblica e privata.
Si richiamano altre situazioni simili nella storia: ogni qualvolta un “credo”, dotato di strumenti repressivi e impositivi, di natura politica o religiosa, promulgato da una casta, viene calato su una società a fondamento di uno stato etico.
Insomma un film da non perdere.
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alejazz
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martedì 5 marzo 2019
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quando la ddr spiava i cittadini
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Il capitano Gerd Wiesler (Ulrich Mühe) è in servizio presso la Stasi (nome comune per identificare il Ministero per la Sicurezza di Stato) della Germania dell’Est (DDR) nel 1984. Il suo compito è di spiare e interrogare fino all’esasperazione i cittadini del Paese e per la tutela della politica nazionale. Gli stessi cittadini sembrano ormai essersi abituati a questo tipo di “regime” imposto dalla DDR; essi sono burattini manovrati dal Sistema. Le loro vite sono messe sotto scacco dai militari della Stasi i quali ne conoscono ogni minimo particolare.
Al capitano Wiesler è affidata una missione delicata: spiare lo scrittore Dreyman (Sebastian Koch) compagno dell’attrice Christa-Maria Sieland (Martina Gedeck), di cui il Ministro della Cultura (Thomas Thieme) ha perso la testa, per incastrarlo e allontanarlo dalla compagna.
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Il capitano Gerd Wiesler (Ulrich Mühe) è in servizio presso la Stasi (nome comune per identificare il Ministero per la Sicurezza di Stato) della Germania dell’Est (DDR) nel 1984. Il suo compito è di spiare e interrogare fino all’esasperazione i cittadini del Paese e per la tutela della politica nazionale. Gli stessi cittadini sembrano ormai essersi abituati a questo tipo di “regime” imposto dalla DDR; essi sono burattini manovrati dal Sistema. Le loro vite sono messe sotto scacco dai militari della Stasi i quali ne conoscono ogni minimo particolare.
Al capitano Wiesler è affidata una missione delicata: spiare lo scrittore Dreyman (Sebastian Koch) compagno dell’attrice Christa-Maria Sieland (Martina Gedeck), di cui il Ministro della Cultura (Thomas Thieme) ha perso la testa, per incastrarlo e allontanarlo dalla compagna. Quindi, Wiesler per onorare il proprio lavoro e sperare in una carriera propizia, accetta l’incarico e comincia la fase di spionaggio di Georg Dreyman. Purtroppo però dai discorsi e telefonate intercettate non riesce a scoprire nulla. La storia, poi, prende una piega diversa quando lo stesso capitano, seguendo le vite degli altri (in questo caso di Dreyman e Sieland), passa da oppressore ad oppresso insieme ai cittadini della DDR: da un lato comincia a ricevere la pressione politica del Ministro e del collega della Stasi e dall’altra diventa inconsapevolmente complice della coppia di amanti. Il finale svela un colpo di scena da scoprire vedendo il film.
Tecnicamente Florian Henckel von Donnersmarck ha diretto il film magistralmente. La trama regge bene grazie ad una sceneggiatura ben curata.
Inoltre anche il tema scelto, basato su un contesto politico storico realmente accaduto, ha dato valore aggiunto alla pellicola che si è aggiudicata i premi David Donatello e Oscar rispettivamente come miglior film dell’UE e miglior film straniero.
La scenografia rispecchia tutte le caratteristiche della Germania dell’Est degli anni’80, periodo di boom economico anche se lo Stato sorvegliante speciale del popolo.
Infine “Le vite degli altri” si conclude con l’immagine della bella dedica al capitano Wiesler scritta da Dreyman in un suo libro pubblicato nei primi anni ’90 (dopo caduta del muro di Berlino e Germania unificata). Il capitano, quando spiava la casa dello scrittore, evitò il suo arresto nel ’85 diventando suo complice per aiutarlo; tuttavia ciò gli costò la carriera ritrovandosi a svolgere negli ultimi anni un lavoro usurante e denigrante (nel centro smistamento postale).
Consigliato: sì a pubblico +16
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saokekelle
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lunedì 4 febbraio 2019
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secondo me attualissimo
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Che emozione ieri rivedere questo film su Rai Storia! L'avevo visto qualche anno fa e mantiene anche in tv la sua magia, la sua romantica tristezza. Gli ideali vincono sempre, a dispetto di tutto, della storia,, della prospettiva di carriera. Il moto interiore, di giustizia e di umanità, prevale su tutto. E' l'uomo, con le sue scelte, con le sue decisioni, che muove la società, anche nell'assenza apparente di libertà. Contro il determinismo e la mancanza apparente di vie d'uscita, l'arte, la poesia, sono armi sempre potentissime.
E' un film poetico, riuscito, con una fotografia volutamente sbiadita, in un'atmosfera terribile, come doveva essere Berlino Est nel 1984 (pensiero ad Orwell?) in cui personaggi molto umani confliggono con burocrati di stato meschini.
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Che emozione ieri rivedere questo film su Rai Storia! L'avevo visto qualche anno fa e mantiene anche in tv la sua magia, la sua romantica tristezza. Gli ideali vincono sempre, a dispetto di tutto, della storia,, della prospettiva di carriera. Il moto interiore, di giustizia e di umanità, prevale su tutto. E' l'uomo, con le sue scelte, con le sue decisioni, che muove la società, anche nell'assenza apparente di libertà. Contro il determinismo e la mancanza apparente di vie d'uscita, l'arte, la poesia, sono armi sempre potentissime.
E' un film poetico, riuscito, con una fotografia volutamente sbiadita, in un'atmosfera terribile, come doveva essere Berlino Est nel 1984 (pensiero ad Orwell?) in cui personaggi molto umani confliggono con burocrati di stato meschini. Un film appassionante, potente, bellissimo.
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vighi
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mercoledì 17 maggio 2017
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ottimo film ma non si esageri
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Intendiamoci: il film mi e' piaciuto molto; il tema trattato e' stato trattato con intensita' e pathos; interessante il fatto che racconti di un reale spaccato di storia. I capolavori cinematografici hanno bisogno di altri ingredienti, ma nulla da dire di male di questo coinvolgente film!
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maxime dubois
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martedì 18 ottobre 2016
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che cos’è il cinema se non emoziona?
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Che cos’è il cinema se non emoziona?Ho visto questo stupendo film ieri sera e sento forte il bisogno di condividere con voi le mie emozioni e I miei pensieri scaturiti da questa esperienza. Guardo parecchi film, ma non scrivo quasi mai recensioni. Mi limito a conservare l’esperienza dentro di me per I film che sono riusciti a toccarmi in qualche modo e a buttare nella spazzatura ciò che avrei benissimo fatto a meno di vedere. Questa volta è diverso. Questa volta sono rimasto così toccato che non ho potuto fare a meno di mettermi davanti al computer e scrivere due righe. Ieri sera, dopo averlo visto, non riuscivo a dormire perchè dentro di me si era messo in moto un vulcano di emozioni, impulsi e pensieri.
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Che cos’è il cinema se non emoziona?Ho visto questo stupendo film ieri sera e sento forte il bisogno di condividere con voi le mie emozioni e I miei pensieri scaturiti da questa esperienza. Guardo parecchi film, ma non scrivo quasi mai recensioni. Mi limito a conservare l’esperienza dentro di me per I film che sono riusciti a toccarmi in qualche modo e a buttare nella spazzatura ciò che avrei benissimo fatto a meno di vedere. Questa volta è diverso. Questa volta sono rimasto così toccato che non ho potuto fare a meno di mettermi davanti al computer e scrivere due righe. Ieri sera, dopo averlo visto, non riuscivo a dormire perchè dentro di me si era messo in moto un vulcano di emozioni, impulsi e pensieri. In una parola questo film è riuscito in ciò che, secondo me è lo scopo più importante di una qualsiasi forma d’arte: ispirare. Si, ragazzi questo film mi ha ispirato e ha lasciato una scintilla dentro di me. Mi ha fatto dire: anche io ho voglia di fare qualcosa. Ho voglia di mettere al servizio quello che ho dentro per creare qualcosa che tocchi le persone e che cambi il mondo. Mi ha fatto dire ‘che bella è la vita nonostante I momenti duri!’ Ho provato questa sensazione guardando un film poche volte in vita mia. Di film belli ne ho visti tanti, ma così potenti da toccarti dritto al cuore e scuoterlo e ossigenarlo li conto sulle dita di una mano. Mi rendo conto che non ho ancora parlato del film, ma meglio così. Non vi racconterò la trama o se il finale è bello o triste. Per quello potete andare su wikipedia o imdb, o vedere altre recensioni. Volevo solo raccontarvi le mie sensazioni e i miei pensieri; che effetto mi ha fatto guardare ‘le vite degli altri’. Che cos’è il cinema se non emoziona? Prima di chiudere volevo lasciarvi uno dei tanti spunti che mi ha dato questo film. Mi sono chiesto: ma in paradiso esiste l’arte? Cioè Babbonatale, a parte cavalcare un paio di renne e portare i regali ai bambini nel mondo, cosa fa insieme a tutti gli abitanti del paradiso per tutto l’anno? Perché in questo film ho realizzato come l’arte sia indissolubilmente legata al bisogno di cambiare, o di ribellarsi a qualcosa che non va nel mondo di comuni mortali come noi. E se in paradiso va tutto bene siamo tutti felici che cazzo facciamo lassù? Come dice a un certo punto il corrotto ministro della cultura: “Ora che hanno abbattuto il muro di che cosa scriverete?”. Questo per dire, che anche nelle tragedie, abbiamo la possibilità di dare un senso alla nostra vita lottando per un mondo e un esistenza migliore e l’arte è il letto di tanti piccoli fiumi che vogliono iniziare a viaggiare, che siamo noi. Buon vojage.
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luigi chierico
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martedì 2 agosto 2016
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non solo spionaggio
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Il Teatro, l’Amore, la Politica, la sete del Potere costituiscono le colonne portanti di quest’ottimo film rientrante a ragione nel genere di “ spionaggio”. I fatti si svolgono in un periodo storico a tutti vicinissimo, tanto vicino che tutti gli ultratrentenni l’hanno vissuto ed ancora molti ne portano con la memoria anche i segni. Il Teatro assoggettato alla Politica, l’Amore alla sete di Potere che è sempre abuso e violenza. Il mondo per buona sorte è fatto anche di persone come il capitano Gerd Wiesler,individuato con la sigla"HGW XX/7”, a cui la nota attrice di teatro Christa Maria Sieland gli dirà: “lei è una persona buona”. Ma che fosse buono lo si capisce quando ad un bambino che gli confida il parere di suo padre sulla Stasi non ne chiede il nome per poterlo interrogare, ma gli chiede quello della palla che ha in mano…”ma le palle non hanno un nome…” risponde il fanciullo!
I due protagonisti sono l’ottimo attore Ulrich Mühe e la bravissima Martina Gedeck.
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Il Teatro, l’Amore, la Politica, la sete del Potere costituiscono le colonne portanti di quest’ottimo film rientrante a ragione nel genere di “ spionaggio”. I fatti si svolgono in un periodo storico a tutti vicinissimo, tanto vicino che tutti gli ultratrentenni l’hanno vissuto ed ancora molti ne portano con la memoria anche i segni. Il Teatro assoggettato alla Politica, l’Amore alla sete di Potere che è sempre abuso e violenza. Il mondo per buona sorte è fatto anche di persone come il capitano Gerd Wiesler,individuato con la sigla"HGW XX/7”, a cui la nota attrice di teatro Christa Maria Sieland gli dirà: “lei è una persona buona”. Ma che fosse buono lo si capisce quando ad un bambino che gli confida il parere di suo padre sulla Stasi non ne chiede il nome per poterlo interrogare, ma gli chiede quello della palla che ha in mano…”ma le palle non hanno un nome…” risponde il fanciullo!
I due protagonisti sono l’ottimo attore Ulrich Mühe e la bravissima Martina Gedeck.Il capitano è ai comandi del tenente colonnello Anton Grubitz (Ulrich Tukur), mentre all’apice del potere c’è il ministro della Cultura Bruno Hempf interpretato da Thomas Thieme che ne deve fare l’odiosa parte. Nella rassegna manca l’altro personaggio attorno a cui è stata costruita questa bella storia d’amore e di spionaggio, manca lo scrittore la cui arte ed il cui cervello non sono stati assoggettati alla DDR, avendo conservato uno spirito libero ma critico, è Georg Dreyman ,interpretato brillantemente da Sebastian Koch.
Il tenente è preposto alla sorveglianza dello scrittore,soprattutto per lo squallido scopo del ministro della Cultura Bruno Hempf di allontanarlo dall’attrice Christa Maria Sieland, sua fedele compagna di vita e da cui è amato “con tutta l’anima”, per averla tutta per sé, per i suoi turpi scopi.Gerd Wiesler deve spiare la coppia Georg e Christa Maria giorno e notte nell’appartamento, ascoltare e trascrivere tutto quel che sente e vede, fare le sue deduzioni, un rapporto giornaliero da dare al suo diretto superiore. Gerd Wiesler è un uomo solitario,freddo,senz’anima,senza rapporti né umani né sociali, un ostinato persecutore che insieme agli altri preposti allo scopo di individuare sospetti anti socialisti, ha indotto migliaia di persone al suicidio, giorno per giorno, attraverso la passione trasmessagli dal teatro, assistendo agli spettacoli di Christa Maria, l’ascolto della poesia, della musica e dell’amore che regna nell’appartamento sorvegliato, cede, ed ecco che viene fuori “Lei è una persona buona”, e diventa traditore sino a rischiare la vita.Un film bellissimo condotto sapientemente, non eccelle in qualcosa di particolare, pur apprezzandone la musica e la fotografia, buona la sceneggiatura poco convincente l’elegante scenografia di una Germania dell’Est al principio degli anni’80. Un film che ha raccolto un fiume di successi e premiazioni, il miglior film straniero, ottimamente interpretato dagli attori che hanno ricoperto i tre ruoli principali, è apprezzato per il messaggio che trasmette senza far uso di armi o di violenza ma solo attraverso le parole ed i sentimenti. Non rimane che andarlo a vedere per sapere cosa risponderà il capitano Gerd Wiesler,individuato con la sigla"HGW XX/7, alla bella e brava attrice di teatro Christa Maria Sieland, e non meno alla bella e brava attrice di cinema Martina Gedeck, quando gli chiederà:”Secondo lei potrà mai (Christa Maria) fare del male all’uomo che ama con tutta l’anima e vendersi per il Teatro?”.
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il befe
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martedì 10 marzo 2015
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capolavoro
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roby1967
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domenica 18 gennaio 2015
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capolavoro
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un capolavoro.Toccante,senza ombra di dubbio uno dei piu' bei film della storia del cinema.
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roby1967
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domenica 18 gennaio 2015
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meraviglioso
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Che dire.....e' un film meraviglioso,uno di quei film che ti regalano delle emozioni che ti accompagnano per tutta la vita.Attori,regista,musica,storia,e' tutto assurdamente straordinario.Uno dei piu' bei film che abbia mai visto,un capolavoro.
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angelo umana
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mercoledì 4 settembre 2013
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il controllo inutile dei fatti altrui nella ddr
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Rivedere questo film e restarne ancora impressionati pure se il Muro di Berlino è caduto già 24 anni fa. La DDR voleva nelle dichiarazioni pubbliche assicurare la tutela e la felicità dei suoi cittadini, la loro Sicherheit, perciò non divulgava dal 1977 il numero di suicidi che avvenivano ogni anno nello Stato: in realtà proteggeva il benessere e la sicurezza della nomenclatura dominante, assicurava la carriera ai suoi servitori più fedeli.
Perciò ogni sospettato veniva spiato, bisognava “sapere tutto” di ognuno, e nel tutto c’erano naturalmente fatti privati e pettegolezzi, il gusto di un gruppo (200.
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Rivedere questo film e restarne ancora impressionati pure se il Muro di Berlino è caduto già 24 anni fa. La DDR voleva nelle dichiarazioni pubbliche assicurare la tutela e la felicità dei suoi cittadini, la loro Sicherheit, perciò non divulgava dal 1977 il numero di suicidi che avvenivano ogni anno nello Stato: in realtà proteggeva il benessere e la sicurezza della nomenclatura dominante, assicurava la carriera ai suoi servitori più fedeli.
Perciò ogni sospettato veniva spiato, bisognava “sapere tutto” di ognuno, e nel tutto c’erano naturalmente fatti privati e pettegolezzi, il gusto di un gruppo (200.000 persone) di appartenere a coloro che controllavano il Paese, sapere cose che altri non sanno, il potere di essere come dei cospiratori contro inermi cittadini comuni.
Uno di essi è l’agente HGW XX/7, alias Gerd Wiesler, siamo nella Berlino Est del 1984, zona di Pankow- Prenzlauerberg. Una vita davvero povera, senza affetti e piena di solitudine, il pasto insaporito da un tubetto di una specie di sugo, la casa vuota frequentata occasionalmente da una prostituta, forse fornita dal regime. Realizzato però nel mestiere segreto che svolge, essere della STAatsSIcherheit significava pure avere un grosso potere su ”le vite degli altri”, incaricato di raccogliere e riferire degli atti e parole di uno scrittore di teatro, Georg Dreyman-Lazlo, compagno di un’attrice in auge, Christa-Maria Sieland.
Deve essere stato un ravvedimento di Gerd a fargli preferire di nascondere e coprire ai suoi superiori la vita vera dei due, di lui soprattutto, forse il disinganno, il rendersi conto che una classe politica aveva messo in piedi quell’apparato spionistico in fondo inutile, o utile solo a perpetuarsi e circondarsi di servi. La similitudine con la bella Italia di oggi è evidente, non abbiamo spioni ma giornalisti osannanti ben pagati e mezze figure assurte a cariche politiche.
Fu il ministro della Cultura a far sorvegliare i due amanti, era innamorato dell’attrice e le imponeva la sua frequentazione, in mancanza di ciò non le avrebbe più fatto calcare un teatro.
Questo ministro dice a Lazlo, dopo la caduta del Muro, 5 anni dopo gli eventi del film, “Era bella la nostra DDR”: in effetti spingeva artisti a scriverne o farne satira sottile, a lavorare, e qualcuno a suicidarsi perché in quel Paese gli mancava l’aria. Lazlo non può non rispondergli: “E gente come lei ha governato questo Paese?”. Anche qui la mente va alla nostra bella Italia.
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