Inland Empire - L'impero della mente |
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Un film di David Lynch.
Con Laura Dern, Jeremy Irons, Justin Theroux, Harry Dean Stanton, Julia Ormond.
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Titolo originale Inland Empire.
Drammatico,
durata 172 min.
- USA, Polonia, Francia 2006.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 9 febbraio 2007.
MYMONETRO
Inland Empire - L'impero della mente
valutazione media:
3,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Più che un film, un'esperienzadi MarcoFeedback: 0 |
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sabato 10 febbraio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un film da girare. Un'attrice che deve interpretare il ruolo di una donna fedigrafa, ma finisce con il tradire realmente il proprio marito. Un mistero e un mistero che avvolgono questo film [i]Il buio cielo del domani[/i], remake di una pellicola mai portata a termine, causa morte dei due attori protagonisti. La trama di INLAND EMPIRE è comunque un semplice pretesto; un punto di partenza da cui si sviluppa un viaggio allucinato nella psiche, nell'inconscio; nei sogni e nelle paure; nei desideri e nei ricordi. Una vera e propria odissea mentale e fisica quella dell'attrice Nikki Grace (una grandissima Laura Dern) che altro non è che un libero flusso di pensiero, immagini e suoni che prendono diverse direzioni. Un flusso selvaggio e inarrestabile, non lineare, soggetto alle più svariate interpretazioni, intuizioni ed emozioni personali. E' praticamente impossibile dare una spiegazione univoca di ciò che si vede; sia per limiti oggettivi, sia perchè non è questo lo scopo del film. Un'apertura sensoriale a trecentosessanta gradi e una liberazione creativa che rimette in discussione tutti i canoni e lo schematismo dell'arte cinematografica, dando vita qualcos'altro. La rappresentazione di un incubo, di un mondo onirico che non ha freni inibitori e che quindi in tal modo deve essere rappresentato. Tutto realizzato da Lynch in modo esemplare, con una suggestione e un fascino quasi unici. Un'opera che parla di sogni, vita e finzione, non come elementi tra di loro separati, ma anzi compenetranti; l'uno indispensabile all'altro. La televisione diventa specchio di ciò che ci circonda; un ritratto di una società disumanizzata ed in questo è significativa la ripresa dei [i]Rabbits[/i], così come delle risate pre-registrate che cadono su parti del discorso morte o che non dovrebbero suscitare la minima ilarità. Il cinema come unico mezzo per poter rappresentare questo flusso di idee. Ma soprattutto la convinzione che cinema e vita siano un'unica realtà: la realtà influenza il cinema esattamente come il cinema influenza la realtà. In questo senso è esemplificativa la vicenda di base: un soggetto cinematografico trova applicazione nella vita vera, tanto più che la stessa protagonista non riesce più a distinguere questi due universi. E di questo inganno sono ovviamente vittime anche gli spettatori. Nikki/Susan che si accascia a terra e muore in mezzo all'immondizia tra due barbone che parlano come se nulla fosse; noi siamo convinti che il film INLAND EMPIRE finisca in quel momento, ma un movimento di macchina ci mostra a sua volta una macchina da presa. E' l'inganno del cinema. E la conclusione non può che provocare disorientamento in ogni caso, sia che si sia amato o si sia odiato ciò che si è appena visto. Più che un film, un'esperienza: unica, emozionante e spiazzante.
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