dada
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mercoledì 19 gennaio 2005
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che pasticcio bridjet jones!...ma non così grosso!
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La speranza di un successo pari a quello straordinario ottenuto nel 2001 da “Il diario di Bridget Jones” ha convinto la giornalista e scrittrice inglese Helen Fielding, ideatrice del fortunato personaggio, a dare in concessione alla regia di Beeban Kidron il secondo libro pubblicato sulla single britannica per eccellenza.
Nel cast si riconfermano una esageratamente cicciottella Renée Zellweger, nel ruolo dell’esilarante protagonista, un affascinante e più disinvolto Colin Firth, che interpreta l’avvocato Mark Darcy, paziente, precisino, snob e “leggermente stronzo” (perdonate la licenza rapita testualmente dalla pellicola!), e il solito inaffidabile playboy Hugh Grant nelle vesti di Daniel Cleaver, ripresentato come affetto da dipendenza sessuale incurabile.
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La speranza di un successo pari a quello straordinario ottenuto nel 2001 da “Il diario di Bridget Jones” ha convinto la giornalista e scrittrice inglese Helen Fielding, ideatrice del fortunato personaggio, a dare in concessione alla regia di Beeban Kidron il secondo libro pubblicato sulla single britannica per eccellenza.
Nel cast si riconfermano una esageratamente cicciottella Renée Zellweger, nel ruolo dell’esilarante protagonista, un affascinante e più disinvolto Colin Firth, che interpreta l’avvocato Mark Darcy, paziente, precisino, snob e “leggermente stronzo” (perdonate la licenza rapita testualmente dalla pellicola!), e il solito inaffidabile playboy Hugh Grant nelle vesti di Daniel Cleaver, ripresentato come affetto da dipendenza sessuale incurabile.
I personaggi sono caricati come “macchiette” della storia, letta da un punto di vista ovviamente femminile. Il sequel propone scene nuove e inaspettate come un bacio tra donne, telefonate al vivavoce e dichiarazioni pubbliche molto imbarazzanti, pur mantenendo delle gag già conosciute (o quasi) dal pubblico del primo film (si noti l’evoluzione di un fantasioso maglione con pupazzo di neve!). Penso che questo elemento diverta lo spettatore, il quale può ridere della rivisitazione di alcuni momenti che spiccavano nel primo film, resi ancora più esilaranti dalla regia, come la ridicola lotta dei due rivali che si rincorrono goffamente nella fontana, o come le immancabili mutandone della nonna che in realtà tutti speravamo di ritrovare. Queste gag già conosciute hanno però offerto alla critica la possibilità di giudicare “Che pasticcio Bridget Jones!” una pallida fotocopia del precedente, ma ritengo che questo sia il commento più comune e pigro da rivolgere ad un seguito cinematografico.
In realtà il pubblico vuole scoprire sempre di più della goffa giornalista pasticciona ed emotivamente fragile, ma anche alla scoperta degli imprevisti di coppia, nella quale si riconoscono almeno un po’ la maggior parte delle single e anche molte partners, a scapito di una sceneggiatura meno scorrevole e più descrittiva. L’eroina innamorata, combattuta dai flirt passati, esageratamente poco aggraziata e smisurata nelle sue esternazioni, autocritica e autoironica come sempre, capace di ridere delle sue “ciccette ballonzolanti”, è finalmente alle prese con un fidanzato e ci trascina nella loro storia in alternanza tenera e romantica, poi appassionante e travolgente, movimentata dalla gelosia, dall’austerità e dallo snobismo dell’alta classe sociale degli avvocati inglesi. Il pasticcio di Bridget è di lasciarsi condizionare dalle apparenze e dalla gelosia per le quali è quasi sul punto di rinunciare al suo imperfetto fidanzato ma che alla fine riesce a conquistare con un’inappropriata dichiarazione alla quale segue una richiesta di matrimonio che ha poco del romantico! L’intera storia ci racconta il vero amore di chi si accetta completamente e reciprocamente. Il film presenta aspetti tipicamente inglesi, volutamente ispirati alla produzione della scrittrice inglese Jane Austen (1775-1817), come voluto già dalla Fielding nella Bridget Jones dell’Indipendent per il quale dal 1995 la giornalista inventò il personaggio. La vicenda è romanzata da una regia quasi fiabesca, dall’inverosimilità di alcuni eventi e dallo sguardo dolce e tenerone della bella attrice texana, pronta a vertiginosi cambiamenti di peso per identificarsi nel personaggio che ha il suo volto e non solo!
Sui significati reconditi della storia si potrebbe parlare lungamente ma mi sento di consigliare al pubblico di godersi questa storia cogliendone l’effetto complessivo e ridendo istintivamente delle battute talvolta marcatamente maliziose e delle avventure esilaranti e sfortunate di Bridget Jones! Buona visione!
Gran Bretagna, 2004
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pipapu
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venerdì 25 febbraio 2005
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è stato fantastico
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ho riso come nel primo Bridget jones,mi rispecchio nello stesso "inverosimile" mondo e modo di fare della protagonista.
E sognare che esista un uomo così paziente,bello e al tempo stesso capace di sconvolgere mezzo mondo per una di noi...una qualunque....bhè,almeno questo!!!Lasciateci sognare!!!!!
Grazie Bridget!
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magaolimpia
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lunedì 31 gennaio 2005
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perchè il regista non ha letto il libro?
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Il film non ha nulla a che fare con il libro! Un sacco di recensioni stroncano Helene Fielding senza sapere che ci saranno si è no 2 scene in tutto il film che assomigliano a qualche estratto del testo.
Il regista ha preso il titolo del libro, la protagonista e ha creato una nuova trama. Mentre il libro è decisamente scorrevole e piacevole, il film è una vera pagliacciata!
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eugen
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mercoledì 13 marzo 2024
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eta''della ragione per >bridget jones?
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""B>rdget Jones: The Edge of Raison"(Beeban Kedron, dal romanzo di Helen Fielding, da lei sceneggiato con ANdrew Davies, Richard Curtis e Adam Brooks, 2004) appare decisamente piu'debole del primo film, per il fatto che per Bridget gli anni passano, aumentano tutti i problmei(con quale fidanzato, ossia con chi dei due"pretendenti"che si erano scazzottati per lei e torneranno a farlo) Per farla breve, oltre a varie altre disavventrure, stavolta Bridget finisce in galera ingiustamente, per una dose di droga che le era stata trovata addosso(messa da un'amica), beninteso in un carcere thailandese(era andata in Thailandia per lavoro, quale speaker tv)e sara' l'avvocato fascistoide a salvarla.
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""B>rdget Jones: The Edge of Raison"(Beeban Kedron, dal romanzo di Helen Fielding, da lei sceneggiato con ANdrew Davies, Richard Curtis e Adam Brooks, 2004) appare decisamente piu'debole del primo film, per il fatto che per Bridget gli anni passano, aumentano tutti i problmei(con quale fidanzato, ossia con chi dei due"pretendenti"che si erano scazzottati per lei e torneranno a farlo) Per farla breve, oltre a varie altre disavventrure, stavolta Bridget finisce in galera ingiustamente, per una dose di droga che le era stata trovata addosso(messa da un'amica), beninteso in un carcere thailandese(era andata in Thailandia per lavoro, quale speaker tv)e sara' l'avvocato fascistoide a salvarla... Tanto per non entrare in dettagli, saranno le varie vicende della sua vita"turbolenta"a ferirla, ma non a farle perdere ogni speranza, anche perche'era preventitavato un number 3, poi realizzato nel 2016, ossia a debita distanza da questo sequel che e'solo il secondo. Complessivamente la Zellweger e'bravina, sempre con il suo stile tra"imbrnao"flaccido e invece le "risorgenze"quasi "rivoluzionarie"("Ribellistiche", meglio)quando in ua riuniovne con avvocati grosso modo"fasci", dice gisutamente la sua. Decisamente Rene' ha dato il meglio di se'in questi tre films, aiutata (si fa per dire, nella vicenda proprio no, non ecos0')dai partners CCloni Firth e Hugh Grant, ma in genere anche i cimprimari/lle comprimaeire fanno del loro meglio per "colorare"la storia, che mostra un po'la corda, ma mai troppo, per fotruna.... Eugen
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