il fido nava
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mercoledì 24 gennaio 2007
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forse uno dei miglior film di mafia mai realizzato
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QUei bravi ragazzi è uno di quei film relegati ai un orso d'oro che meritava tutti gli oscar salvo quello ai migliori effetti speciali.
Ha un ritmo allucinante,Joe Pesci e De niro sono i tipici killer asettici e insenibili al sangue.
Liotta è un grande...mi stupisco che vaghino incapaci come Cage e Pitt e Liotta poi di grandi film ne ha fatti pochi.
La cosa sconvolgente è l aricerca psicologica di Henry Hill.
Alla fine del film il soggetto ha la nausea da soldi e da morto, e questo è esattamento l'intento del regista:dipingere un quadro della mafia.
Stupende anche le musiche anni 50! Capolavoro da 5 meritato!
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marv89
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domenica 21 marzo 2010
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i bravi ragazzi di scorsese
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Goodefellas è un gangster-movies del maestro Scorsese basato sulla vita di Henry Hill, pentito mafioso e sul libro "Il delitto paga bene " di Nicholas Pileggi, che vede la luce nel 1990 e facente parte della brillante trilogia della mafia del regista italo-americano insieme agli altri due capolavori Mean streets(1973) e Casinò(1995).
La pellicola descrive la storia dell'adolescente italo-irlandese Henry Hill cresciuto in una famiglia povera nella New York di quartiere, con l'aspirazione di fare il gangster, per lui fare il gangster era meglio che fare il presidente degli stati uniti; le sue volontà lo portano a soli dieci anni ad entrare nel sistema svolgendo lavoretti per uno dei capi della famiglia Lucchese con un coinvolgimento tale che lo porta ad abbandonare la scuola e a mettere anima e corpo nelle sue aspirazioni giovanili.
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Goodefellas è un gangster-movies del maestro Scorsese basato sulla vita di Henry Hill, pentito mafioso e sul libro "Il delitto paga bene " di Nicholas Pileggi, che vede la luce nel 1990 e facente parte della brillante trilogia della mafia del regista italo-americano insieme agli altri due capolavori Mean streets(1973) e Casinò(1995).
La pellicola descrive la storia dell'adolescente italo-irlandese Henry Hill cresciuto in una famiglia povera nella New York di quartiere, con l'aspirazione di fare il gangster, per lui fare il gangster era meglio che fare il presidente degli stati uniti; le sue volontà lo portano a soli dieci anni ad entrare nel sistema svolgendo lavoretti per uno dei capi della famiglia Lucchese con un coinvolgimento tale che lo porta ad abbandonare la scuola e a mettere anima e corpo nelle sue aspirazioni giovanili. Con il passare degli anni Henry si costruisce un ruolo sempre più saldo nel sistema, instaurando una fortissima amicizia con due bravi ragazzi Jimmy Conway e Tommy DeVito e sposando la giovane ebrea Karen la quale è inizialmente tenuta all'oscuro del suo lavoro. La situazione di Henry nel sistema comincia a scricchiolare quando decide di entrare nel giro della droga, nuova fonte di guadagno ma non vista di buon occhio dai piani alti, la quale crea un clima di violenza nel gruppo e l'interesse dell'FBI che comincia a pedinare e indagare i membri della famiglia. L'equilibrio nella banda non c'è piu: Tommy viene assassinato e Henry preso degli agenti segreti e costretto a deporre contro il sistema. Alla fine del processo è costretto a cambiare città per evitare la vendetta mafiosa.
Eccezionali le interpretazioni di Ray Liotta, nel ruolo di Henry, Robert De Niro in Jimmy Conway il quale si riesce ad adattare in un ruolo secondario e del grandioso Joe Pesci ( Tommy De Vito ) i tre riescono a far percepire un grande affiatamento di gruppo che è alla base della riuscita del film.
Da vero maestro è l'uso della musica di Scorsese, sempre perfetta sempre significativa sempre al posto giusto nel momento giusto, ottima la fotografia, ma soprattutto geniali i dialoghi e i soliloqui, sempre pungenti mai banali pieni di frasi ad effetto...unici.
Ma la grandezza della pellicola sta nella rappresentazione che Scorsese fa della mafia: analizza uno per uno i tre personaggi, mafiosi di buon costume sempre perfetti nel vestire, perfezionisti nel "lavoro", diversi l'uno dall'altro per certi aspetti come nel concetto di famiglia, ma pur sempre faccia della stessa medaglia.
Sono gangster che non si fanno mai mancare niente, hanno ognuno dei valori che li condizionano nelle scelte, li vediamo molto violenti e volgari lontano dalla mafia rappresentata nei vari "Il padrino" e "c'era una volta in america", ma non per questo meno rappresentativi.
Bellissime le scene del matrimonio e del carcere, epiche con quella vena comica che non stanca mai, marchio di fabbrica dell'esimio maestro Martin Scorsese. CONCLUDO:UN CAPOLAVORO A 360 GRADI, DA STORIA DEL CINEMA.
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danilodac
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martedì 30 novembre 2010
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la normalità del delitto
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Il film narra la vicenda di Henry Hill (Ray Liotta), italo-irlandese cresciuto a Brooklyn che sogna di diventare un gangster. Il sogno diventa realtà, ma Henry sarà destinato a perdere tutto e ad abbandonare la vita dei bravi ragazzi.
Utilizzando un puntiglioso stile documentaristico, Scorsese racconta la malavita organizzata con impassibile occhio da antropologo, dirigendo una ventina di personaggi uno più memorabile dell’altro. E’ un vero e proprio trattato sullo stile di vita dei goodfellas: sul loro modo di parlare, vestire, cucinare, tradire e uccidere. Non si può negare, in questo capolavoro del cinema gangsteristico, la potenza filmica di molte sequenze, l’energia e la fluidità delle immagini, gli interpreti eccellenti (con un Joe Pesci sopra tutti che meritò un Oscar), la secca costruzione narrativa.
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Il film narra la vicenda di Henry Hill (Ray Liotta), italo-irlandese cresciuto a Brooklyn che sogna di diventare un gangster. Il sogno diventa realtà, ma Henry sarà destinato a perdere tutto e ad abbandonare la vita dei bravi ragazzi.
Utilizzando un puntiglioso stile documentaristico, Scorsese racconta la malavita organizzata con impassibile occhio da antropologo, dirigendo una ventina di personaggi uno più memorabile dell’altro. E’ un vero e proprio trattato sullo stile di vita dei goodfellas: sul loro modo di parlare, vestire, cucinare, tradire e uccidere. Non si può negare, in questo capolavoro del cinema gangsteristico, la potenza filmica di molte sequenze, l’energia e la fluidità delle immagini, gli interpreti eccellenti (con un Joe Pesci sopra tutti che meritò un Oscar), la secca costruzione narrativa. Se si volesse fare una classifica dei migliori film di genere gangster della storia del cinema, Quei bravi ragazzi figurerebbe tra i primi posti.
Alla perfetta orchestrazione delle parti, contribuiscono, e non poco, la fotografia di Michael Ballaus e lo straordinario montaggio di Thelma Schoonmaker, notevoli collaboratori del regista.
Stupisce come i 146 minuti del film possano apparire così veloci; è il merito di un film abbastanza lungo, ma mai prolisso. La sua energia deriva principalmente dal fatto che tutto è importante nel film, dalla serie di omicidi eseguiti a sangue freddo ai dettagli riguardanti la preparazione di un sugo siciliano.
Chi lo definisce un film senza profondità morale non ha intuito che è proprio la caratteristica predominante del film; il regista si esenta da qualsiasi giudizio critico sui personaggi e la loro moralità. Mostra soltanto, non dimostra. La violenza, in questo universo di piccoli gangster senza gloria, è normale, fa parte del quotidiano; Scorsese la mostra senza alcun compiacimento, come pochi sanno fare.
Il racconto è affidato in gran parte alla voce narrante di Henry, e assume, sin dai primi minuti, la traiettoria di una fucilata. La scena finale in cui si vede Joe Pesci sparare alla telecamera è ripresa da “La grande rapina al treno” di E.S. Porter del 1903.
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riccardo
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venerdì 4 marzo 2005
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bel film
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Il film è uno spaccato della mafia italoamericana con il suo evolversi e i suoi degradi. Il ritmo è travolgente, Liotta in gran forma e Joe Pesci odioso per davvero. Un film riuscito. Forse qualcuno voleva una posizione più netta nel condannare i bravi ragazzi e meno compiacimento nelle scene violente (sono tante) ma non era questo l'intento che si voleva raggiungere. L'esempio lampante è De Niro, il cui personaggio è più preoccupato di far fuori i suoi complici che a godersi i frutti della rapina. Penso che alla fine del film non si possa non provare disgusto per il modo di vivere dei protagonisti, con le loro falsità e lo scarso valore che danno alla vita. E' un bellissimo film, superiore anche al suo antesignano Mean Street.
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wiseguy
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giovedì 5 aprile 2007
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goodfellas
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Film capolavoro sulla mafia.Tre attori straordinari...Una regia avvincente e intelligente..Ed una colonna sonora che consiglio di ascoltare a tutti gli amanti della musica...Attraverso le immagini incalzanti di Scorsese entriamo nel mondo dei bravi ragazzi,percorriamo una quotidiana storia di mafia,e nel frattempo passiamo attraverso le varie epoche dell'America..La colonna sonora sottolinea magistralmente i vari passaggi:si va dalla musica che ripronone l'atmosfera degli anni 50 (lo spensierato inizio della carriera di Henry Hill tra i "goodfellas"),alla lirica di Giuseppe di Stefano e ai classici di Mina (la radice italiana dei bravi ragazzi,la tradizione di Tommy),per passare attraverso Dean Martin e Donovan fino ad arrivare ai Cream e al rock dei Rolling Stones e di Sid Vicious nella parte finale del film (sesso,paranoia e cocaina).
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Film capolavoro sulla mafia.Tre attori straordinari...Una regia avvincente e intelligente..Ed una colonna sonora che consiglio di ascoltare a tutti gli amanti della musica...Attraverso le immagini incalzanti di Scorsese entriamo nel mondo dei bravi ragazzi,percorriamo una quotidiana storia di mafia,e nel frattempo passiamo attraverso le varie epoche dell'America..La colonna sonora sottolinea magistralmente i vari passaggi:si va dalla musica che ripronone l'atmosfera degli anni 50 (lo spensierato inizio della carriera di Henry Hill tra i "goodfellas"),alla lirica di Giuseppe di Stefano e ai classici di Mina (la radice italiana dei bravi ragazzi,la tradizione di Tommy),per passare attraverso Dean Martin e Donovan fino ad arrivare ai Cream e al rock dei Rolling Stones e di Sid Vicious nella parte finale del film (sesso,paranoia e cocaina).Da non perdere!
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davide_chiappetta
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domenica 11 settembre 2011
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uno dei miglior film degli anni '90
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Il più comune (e in molti casi l'unico) a affascinante film sulla mafia in coppia al capolavoro del 1972 di Francis Ford Coppola "Il padrino", i quali si presentano come un'istituzione guidata da un antica tradizione di virtù come onore, lealtà e solidarietà. Martin Scorsese,moviemaker Italoamericano, registrò la propria visione "terra-terra" della Mafia nel 1973 con il suo capolavoro "Mean Streets", che si occupò delle sfere ancora più inferiori della criminalità organizzata. Purtroppo per Scorsese, il suo film fu poco spettacolare e troppo "artsy" per competere con l'influenza di Coppola.
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Il più comune (e in molti casi l'unico) a affascinante film sulla mafia in coppia al capolavoro del 1972 di Francis Ford Coppola "Il padrino", i quali si presentano come un'istituzione guidata da un antica tradizione di virtù come onore, lealtà e solidarietà. Martin Scorsese,moviemaker Italoamericano, registrò la propria visione "terra-terra" della Mafia nel 1973 con il suo capolavoro "Mean Streets", che si occupò delle sfere ancora più inferiori della criminalità organizzata. Purtroppo per Scorsese, il suo film fu poco spettacolare e troppo "artsy" per competere con l'influenza di Coppola. Diciassette anni dopo il regista tornò a dire la sua con un altro film che si occupò con il lato più oscuro della criminalità organizzata americana. Questo film è stato "Quei bravi ragazzi" (Goodfellas), epica commedia nera, che oggi è considerato come uno dei migliori e più influenti film degli anni '90.
"Quei bravi ragazzi" deve del suo iniziale successo e popolarità al fatto che era basato su una storia vera, raccontata nel libro best-seller "Wiseguy" (sapientone, ragazzo saggio, o bravo ragazzo) da Nicholas Pileggi, che avrebbe scritto la sceneggiatura del film. Il libro, come pure il film, racconta trent'anni nella vita di Henry Hill (Ray Liotta), criminale metà irlandese e metà italiano di New York. All'età di 13 fu reclutato nell'organizzazione criminale di Paulie Cicero (Paul Sorvino), boss della mafia locale, e gradualmente si arrampica per la scala sociale a partire da piccole commissioni. Dopo due anni, insieme al suo migliore amico di infanzia Tommy De Vito (Joe Pesci), egli si unisce al gruppo di rapinatori-scassinatori esperti guidato da Jimmy Conway (Robert de Niro). Tre di loro trascorrono anni insieme come migliori amici e collaboratori, raccolgono enormi ricchezze dalle loro imprese criminali che culminano con una delle rapine più spettacolari della storia americana (non mostrata sullo schermo). Ricchezza, influenza e privilegi degli uomini collegati alla Mafia (ma non affiliati non essendo italiani, a parte Tommy) sono sufficienti per Henry Hill a sedurre la sua futura moglie Karen (Lorraine Bracco), che in seguito sarebbe rimasta fedele al marito, nonostante le infedeltà, violenze domestiche, arresti e in seguito spaccio e uso di droga. Ma il mondo perfetto di "wiseguys" gradualmente comincia a sfaldarsi - imprevedibili esplosioni di violenza omicida da parte di Tommy, la riluttanza di Jimmy a condividere il bottino con i partner e, infine, la dipendenza dalle droghe da parte di Henry porterebbero alla sua caduta e metterebbe, la sua lealtà per gli amici, in discussione.
Quei bravi ragazzi è un ottimo esempio di un film che rappresenta il lavoro di un genio della pellicola nella sua piena gloria. Scorsese è riuscito a creare un film visionario che è efficace e completo nello stesso tempo, nonostante sia pieno di contraddizioni, che nelle mani di un altro regista lo avrebbe sicuramente squarciato se non distrutto. Il mondo raffigurato in questo film è ordinario e affascinante. Il regista non risparmia nessuno sforzo per dimostrare a noi tutti la violenza, l'ipocrisia e paranoia intrinseca della criminalità organizzata, eppure riesce a renderlo seducente e divertente. Dopo essere stato esposto a due ore e mezza e tre decenni di manovalanza criminale, il pubblico capisce perché i personaggi hanno scelto tali percorsi di vita pericolosa, barattando la prosperità e il fascino superficiale di un criminale per il grigiore e la povertà dei cittadini onesti. Scorsese riesce anche a rompere le inibizioni moralistiche dello spettatore mostrando materiale alquanto rivoltante - scene che raffigurano tragedie personali, famiglie rovinate, depravazione umana, violenza, spargimento di sangue e omicidio - in tutte le loro realtà senza compromessi, ma pennellato in modo divertente per il pubblico. Con l'uso di una sapiente colonna sonora, di molte sequenze manipolative, e dialoghi dei protagonisti seguiti da voci fuori campo, Goodfellas rappresenta i nuovi standard di umorismo nero che sarebbe diventato molto popolare alcuni anni più tardi durante l'epoca di Tarantino.
Dovremmo ammettere che Scorsese mostra il suo talento da regista veramente originale e creativo. In primo luogo, potremmo notare un insolita struttura della trama - una sottotrama relativamente minore viene utilizzato come prologo ironico del film. Poi, invece di una singola voce narrante, il regista passa al secondo personaggio come narratore del film solo per tornare poco dopo a quello originale. Questi molteplici punti di vista, sia in termini di narrazione che di brevi soggettive, allungano la distanza verso i personaggi e le loro situazione, evitandoci totalmente di identificarci in questo o quel personaggio. Stessa distanza è creata da una scelta estremamente efficacia e ironica della colonna sonora. La nostalgia per i bei vecchi tempi è illustrata con facile ascolto delle canzoni pop anni cinquanta, mentre la depressione, la paranoia e momenti di grande crisi trovano la loro espressione nelle canzoni rock più nevrotiche di fine anni sessanta e settanta. Qui la colonna sonora guida tutto il film e il piu delle volte viene usata come commento, quasi pastorale, che crea forte contrasto con le scene di violenza, imparando dalla lezione di Kubrick per "Arancia meccanica". Tuttavia, le immagini e i ricordi dello spettatore associati a questo film sono un paio di sequenze ininterrotte dei personaggi principali che si muovono attraverso ampi e lunghi locali e interagire con decine e a volte centinaia di persone. Tali scene, che richiedono grande abilità e pazienza, divennero in seguito molto popolari tra i registi degli anni '90. Il carattere frammentario della sceneggiatura, che non ha una trama lineare, ma si basa su una serie di vignette vagamente collegate, dà ancora un'altra interessante opportunità per Scorsese, di esprimere la sua maestria.
Un altro elemento essenziale di quei bravi ragazzi è una grande e superba recitazione. Il più rispettabile fra loro è Robert de Niro, ma il suo personaggio, che capita di essere il membro più tranquillo del trio criminale, viene oscurato da due dei suoi amici e colleghi. Joe Pesci meritato il suo "Oscar" per sostenere il ruolo dello psicopatico omicida Tommy, e la sua caratterizzazione, la sua "ad-libs" (i registi e attori americani la usano per descrivere l'improvvisazione e a volte tic inventati al momento), probabilmente rappresenta l'elemento più memorabile del film, e qui Joe Pesci la fa da padrona coi tic e i gesti. Ray Liotta, qui è perfetto, nonostante non abbia l'aspetto per essere il villain del film; infatti Liotta a livello extranarrativo rappresenta lo spettatore che osserva e trae le conclusioni ma non giudica e si diverte anche, sta dentro la malavita ma non si sporca mai le mani di sangue come fanno tutti gli altri, e inoltre e quello più coccolato dai gangster, il che significa che rappresenta noi, il pubblico, il quale ci è permesso di scendere nella follia dell'ambiente criminale. Liotta, d'altra parte, è molto realistico e impressionante come tossicodipendente. Lorraine Bracco è, molto efficace e credibile come Karen Hill, la moglie che scende gradualmente nel pozzo nero assieme a suo marito e a noi. Paul Sorvino coi suoi movimenti lenti è credibilissimo come patriarca mafioso, tanto che l'immagine di Sorvino ormai è legata a quella del capo mafioso. Nel cast un atlro caratterista memorabile è Chuck Low come piccolo gangster "importunatore" che scava inconsapevolmente la propria tomba.
Con una combinazione di studio sociologico intelligente, umorismo nero e cinema innovativo Goodfellas divenne un opera d'arte e nello stesso tempo un eccellente intrattenimento popolare. A causa di questo risultato e anche per la grande influenza che ebbe sui futuri cineasti, questo gioiello cinematografico merita il suo giusto posto tra i pochi migliori film degli anni '90.
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lorenzonero27
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martedì 29 gennaio 2013
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scorsese e i suoi bravissimi ragazzi
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Questo film ha tutte le componenti importanti per essere un capolavoro: Regia,attori,storia.Partiamo della regia, con uno Scorsese magistrale che mette sul piatto una pellicola incalzante ed estremamente veloce.I fatti si susseguono in modo spasmotico senza pause noisose,i pensieri in sottofondo del protagonista(Ray Liotta)immedesimano lo spettatore col film.La scelta delle musiche è come al solito la ciliegina sulla torta, con una collezione di pezzi indimenticabili montati su una colonna sonora ininterrotta.
Gli attori:Il protagonista Ray Liotta,riesce a stare benissimo al passo col film,mettendo a segno in rapida serie sequenze veloci,originali,pazze e scorbutiche. Robert De Niro,seppur sminuito a un ruolo secondario coglie nel segno.
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Questo film ha tutte le componenti importanti per essere un capolavoro: Regia,attori,storia.Partiamo della regia, con uno Scorsese magistrale che mette sul piatto una pellicola incalzante ed estremamente veloce.I fatti si susseguono in modo spasmotico senza pause noisose,i pensieri in sottofondo del protagonista(Ray Liotta)immedesimano lo spettatore col film.La scelta delle musiche è come al solito la ciliegina sulla torta, con una collezione di pezzi indimenticabili montati su una colonna sonora ininterrotta.
Gli attori:Il protagonista Ray Liotta,riesce a stare benissimo al passo col film,mettendo a segno in rapida serie sequenze veloci,originali,pazze e scorbutiche. Robert De Niro,seppur sminuito a un ruolo secondario coglie nel segno.Il suo è un personaggio cattivo,gelido,minuzioso,avido.....insomma un bastardo.Senza spendere troppe parole inutili basterebbe dire........è perfetto!
Ma il vero fenomeno in questo film è Joe Pesci: Chiedetevi come immaginereste un mafioso Newyorkese anni 80......bhè,se non sapessi che Joe è attore,potrei tranquillamente rispondere lui.Impersonifica a pieno lo stereotipo del giovane boss....arrivista,cattivo,spietato. Non si fa mancare niente,espressioni e mimica facciale da vero duro,camminata e movimenti del corpo da spaccone arricchito,in piu quel tocco di buffonaggine ad un personaggio che di buffo avrebbe veramente poco.....un GENIO! La storia del film è uno spaccato di vita di un giovane italo-irlandese,che cerca di farsi spazio nella criminalità organizzata.Conoscerà persone,darà vita a veri e propri massacri,avrà intuizioni geniali,si farà amici e nemici, tutto questo nella Litte Italy anni 80.Da non sottovalutare la storia d'amore e odio che intraprenderà con la moglie Karen....amica,amante e compagna di disavventure.
Dei molti film dedicati alla mafia questo a mio parere rimane il migliore.Thriller,commedia,azione,drammatico....Niente ma proprio niente manca ad un film che mostra la mafia in modo diverso, distaccandosi molto dagli altri(tipo IL Padrino), per la velocità,la comicità e la goliardia con cui viene rappresentata la criminalità organizzata.
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francesco manca
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giovedì 19 giugno 2008
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"la mafia secondo scorsese"
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Per questa mia recensione, vale stesso discorso che feci per il film “Full Metal Jacket” di Stanley Kubrick, ed è debito rifarlo.
La mafia, la vera mafia, è stata, nel corso della storia del cinema, raccontata da svariati cineasti, americani, italiani e italoamericani; cinematograficamente parlando, il punto di riferimento della parola “mafia”, rimane e rimarrà per sempre la trilogia de “Il Padrino”(1972-1974-1990) del Maestro Francis Ford Coppola interpretata da due dei più grandi Mostri Sacri della settima arte, quali Marlon Brando e Al Pacino; non è da meno anche la notevole prova del nostro Giuseppe Tornatore con lo sconvolgente “Il camorrista”(1986) con Ben Gazzara; da sottolineare anche le grandi prove di Brian De Palma con gli spettacolari “Scarface”(1983), “Gli Intoccabili”(1987) e “Carlito’s Way”(1993) e ci aveva provato lo stesso Scorsese con l’indiscutibile capolavoro del 1973 dal titolo “Mean Street”, pellicole che ha contribuito a consacrare definitivamente incredibili talenti recitativi come Robert De Niro e Harvey Keitel.
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Per questa mia recensione, vale stesso discorso che feci per il film “Full Metal Jacket” di Stanley Kubrick, ed è debito rifarlo.
La mafia, la vera mafia, è stata, nel corso della storia del cinema, raccontata da svariati cineasti, americani, italiani e italoamericani; cinematograficamente parlando, il punto di riferimento della parola “mafia”, rimane e rimarrà per sempre la trilogia de “Il Padrino”(1972-1974-1990) del Maestro Francis Ford Coppola interpretata da due dei più grandi Mostri Sacri della settima arte, quali Marlon Brando e Al Pacino; non è da meno anche la notevole prova del nostro Giuseppe Tornatore con lo sconvolgente “Il camorrista”(1986) con Ben Gazzara; da sottolineare anche le grandi prove di Brian De Palma con gli spettacolari “Scarface”(1983), “Gli Intoccabili”(1987) e “Carlito’s Way”(1993) e ci aveva provato lo stesso Scorsese con l’indiscutibile capolavoro del 1973 dal titolo “Mean Street”, pellicole che ha contribuito a consacrare definitivamente incredibili talenti recitativi come Robert De Niro e Harvey Keitel.
Questa volta, il grande e ormai esperto Scorsese, prende “di petto” le tematiche contorte e complesse della mafia che hanno caratterizzato film come la trilogia de “Il Padrino”, prendendo spunto dall’interessante opera letteraria di Nicholas Pileggi dal titolo “Wiseguy”, riducendo magistralmente la pesantezza di alcune delle pellicole sopra citate ad un incredibile “storia di mafia” quotidiana e stravagante.
Avendo avuto modo di vedere diverse volte il film di Scorsese, apprezzandolo ed esaminandolo accuratamente nei minimi particolari, sono sicuro di non esagerare definendolo il miglior mafia-movie degli ultimi vent’anni che si è dimostrato in grado di raggiungere i livelli delle pietre miliari di F.F. Coppola.
La cosa che più colpisce in “Goodfellas” è la straordinaria capacità di Scorsese di raccontare la malavita in modo scorrevole, prendendo lo spettatore “per mano”, conducendolo attraverso i suoi ammirabili piani sequenza, molto ricorrenti in questa sua pellicola, nei vari clan e ristoranti dove si svolgono le principali attività criminali dei sobborghi di Brooklyn.
“Goodfellas” è un film estremamente “familiare”, che muove ovviamente una denuncia verso la violenza e le attività losche dell’America degli anni ’50, ’60 e ’70, e tutto ciò è narrato praticamente alla perfezione grazie, oltre all’indiscusso talento registico di Scorsese, alle immense e strabilianti performance di tutti i componenti del cast, a partire ovviamente dal mitologico Bob De Niro che fa il suo ritorno sotto la direzione dell’amico Martin Scorsese a sette anni di distanza dal fiasco (economico) di “King of Comedy - Re per una notte”(1983, regalando qui un’interpretazione a dir poco spettacolare; che dire poi della performance dell’allora giovane Ray Liotta…impegnata, mai “sopra le righe”, dosata, calibrata, moderata…insomma, testimone di un grande talento e di una approfondita preparazione.
E tra i nostri grandi talenti ce n’è uno che spicca su tutti: quello del goliardico e diabolicamente ironico Joe Pesci, che qui interpreta uno dei suoi personaggi più riusciti e schizofrenici; una straordinaria prova giustamente riconosciuta con un premio Oscar (l’unico per il film) come miglior attore non protagonista.
Un Capolavoro dal valore inestimabile!
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readcarpet
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giovedì 4 settembre 2008
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the goodfellas
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Leggendo le recensioni del più recente The Departed mi chiedevo come mai non si gridasse al capolavoro, ma solo ad un ottimo film. Cosa volessero di più quei rompipalle non lo capivo, si stava parlando di un gangster movie quasi perfetto. Quasi.
Cosa mancava lo capisco solo ora che riguardo (ma è come se fosse la prima volta) i Goodfellas. O meglio, capisco cosa c’era che non andava. Ma prima la storia.
Dal 1955 al 1985 circa, vita di Henry Hill, mezzo irlandese scagnozzo di una famiglia mafiosa, i Cicero. Dalle intercettazioni di merci all’aeroporto fino ad arrivare al traffico di cocaina degli ultimi anni che lo rende inviso alla famiglia.
Se vogliamo paragonarlo a Coppola, manca l’enfasi sui temi della famiglia, dell’onore, della religione, di ciò che con Il Padrino sembrava essere diventato il marchio di fabbrica dei mafiosi al cinema.
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Leggendo le recensioni del più recente The Departed mi chiedevo come mai non si gridasse al capolavoro, ma solo ad un ottimo film. Cosa volessero di più quei rompipalle non lo capivo, si stava parlando di un gangster movie quasi perfetto. Quasi.
Cosa mancava lo capisco solo ora che riguardo (ma è come se fosse la prima volta) i Goodfellas. O meglio, capisco cosa c’era che non andava. Ma prima la storia.
Dal 1955 al 1985 circa, vita di Henry Hill, mezzo irlandese scagnozzo di una famiglia mafiosa, i Cicero. Dalle intercettazioni di merci all’aeroporto fino ad arrivare al traffico di cocaina degli ultimi anni che lo rende inviso alla famiglia.
Se vogliamo paragonarlo a Coppola, manca l’enfasi sui temi della famiglia, dell’onore, della religione, di ciò che con Il Padrino sembrava essere diventato il marchio di fabbrica dei mafiosi al cinema.
Se prendiamo De Palma, a confronto, manca il romanticismo dei personaggi, il loro “crederci” (Tony Montana che muore difendendosi a colpi di mitra, Al Capone condannato ma non arresosi che grida “sei solo chiacchiere e distintivo”).
I Goodfellas sono nudi. Vivono per i soldi, sono puttanieri, usano le famiglie come copertura, vivono solo tra di loro non perché si trovano bene ma per evitare contatti esterni. I Goodefellas difendono solo i loro interessi.
Per questo si parla di un film sgradevole: protagonisti non sono dei “cattivi, però…”. Non sono neanche dei malvagi “idealizzabili” (alla Carlito Brigante, per intenderci). Sono solo squallidi: bevono, sniffano, sono nevrotici, si ammazzano per un niente, non esiste un codice d’onore, ognuno ha il proprio.
E questo realismo (perché è questa la realtà, non i Corleone), Scorsese ce la schiaffa davanti come suo solito (mi ricorda Taxi Driver). Seguendo passo passo i personaggi senza mai farne risaltare uno. La cinepresa mostra il mondo con i loro occhi, li segue sempre, non li precede mai. E la colonna sonora (bellissima!), incontrollabile, continua, spesso si beffa di loro, contrasta con le immagini (la presentazione dei gangster nel locale mentre una donna canta “Il cielo in una stanza”).
Il resto, poi, alla bravura degli attori, su tutti il premio Oscar Joe Pesci, gangster nevrotico e inaffidabile, insieme a un grande maestro del genere quale De Niro.
Non è un gangster movie come gli altri: certo, parte da basi solide, conosciute (i veri maestri sono innovatori, quasi mai inventori), ma il racconto prende pieghe inaspettate, il protagonista non decolla mai (anche la sua carriera non può andare oltre, perché non è italiano puro), rimane sempre nella mediocrità, gli errori li commette all’inizio come alla fine, è avido all’inizio come alla fine. Abbagliato da una ricchezza pacchiana da bulli di quartiere, Henry Hill sa che non potrà mai diventare neanche quel poco che desidera (“per tutta la vita ho sognato di diventare un gangster” e alla fine resterà “uno qualunque”). E’ un fallito.
La marcia in più di questo film, è che è stato sceneggiato da chi la storia l’ha vissuta in prima persona. E’ vera. E non c’è niente di meglio della realtà per documentare lo squallore della mafia.
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g. romagna
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lunedì 12 luglio 2010
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goodfellas
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La parabola di Henry Hill (Ray Liotta), gangster americano di origine irlandese, che entra sin da giovane nell'orbita della mafia di origine siciliana. Dai primi lavoretti per il boss della zona alla collaborazione con i malviventi più rispettati della città fino all'"affrancamento" per seguire nuove piste d'arricchimento nel business della cocaina. Lo scotto da pagare se si sbaglia è però elevato, per quanto non certo nel senso che in tanti potrebbero immaginarsi... Scorsese parla in maniera capace di mafia con un film a metà tra il narrativo e l'illustrativo, in cui la vicenda vera e propria pare passare spesso in secondo piano per mostrare piuttosto quello che la mafia era ed è, il modo in cui viene percepita da coloro che vi sono indirettamente a contatto e coloro che ve ne sono concretamente parte e le ferree tradizioni che ne determinano i regolamenti.
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La parabola di Henry Hill (Ray Liotta), gangster americano di origine irlandese, che entra sin da giovane nell'orbita della mafia di origine siciliana. Dai primi lavoretti per il boss della zona alla collaborazione con i malviventi più rispettati della città fino all'"affrancamento" per seguire nuove piste d'arricchimento nel business della cocaina. Lo scotto da pagare se si sbaglia è però elevato, per quanto non certo nel senso che in tanti potrebbero immaginarsi... Scorsese parla in maniera capace di mafia con un film a metà tra il narrativo e l'illustrativo, in cui la vicenda vera e propria pare passare spesso in secondo piano per mostrare piuttosto quello che la mafia era ed è, il modo in cui viene percepita da coloro che vi sono indirettamente a contatto e coloro che ve ne sono concretamente parte e le ferree tradizioni che ne determinano i regolamenti. Cast di livello qualitativamente elevatissimo: spiccano le interpretazioni di un bravissimo Ray Liotta, un brillante Joe Pesci ed un sempre carismatico Robert De Niro (raro caso in cui non sia quest'ultimo a dover essere citato per primo in ordine di importanza). La volontà illustrativa si concretizza in alcune fasi di eccessiva prolissità, ma senza togliere valore ad un film sicuramente di qualità, che coinvolge nella narrazione con un ritmo sempre più incalzante e culminante in un finale quantomai brillante ed incisivo.
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