Anno | 2013 |
Genere | Commedia drammatica |
Produzione | USA |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Shannon Plumb |
Attori | Shannon Plumb, Derek Cianfrance, Cody Cianfrance, Walker Cianfrance, Lora Lee Gayer Yinka Adeboyeku, Mike Massimino, Monika Stanislawek-Stribling, Alexandra Henrikson, Naomi Waring, Liza Cassidy, Neal Louie D'Avanzo, Leslie C. Nemet, Darren Whitfield (II), Jason Quarles, Justine Williams, Irmingard Mayer, Joseph Jagde, Michael Cyril Creighton, William Bray (II), Kitty Crystal, Kim DeJesus, Jordan Essoe, Victor Pagan, Eugene Resler, Sandra Vaughn-Cooke. |
MYmonetro | 3,09 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 20 agosto 2013
Moglie del collega regista Derek Cianfrance, Shannon Plumb debutta nel lungometraggio, dopo alcune fortunate collaborazioni con il marito.
CONSIGLIATO SÌ
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Penny, madre di Walker e Cody, vive una crisi di mezza età: le sue ambizioni professionali sono frustrate, il lavoro di madre non lascia spazio a nulla e il marito Matt, immerso nel suo lavoro di regista teatrale, è sostanzialmente assente. Dopo l'ennesima mancanza di sensibilità del marito, la crisi di Penny comincia a farsi più acuta.
Towheads, debutto alla regia di Shannon Plumb - visual artist e moglie del regista Derek Cianfrance (Blue Valentine, Come un tuono) - va giudicato soprattutto per l'intelligenza e l'originalità dell'operazione, talmente brillanti da permettere di sorvolare su (inevitabili?) difetti e manchevolezze dell'opera.
Plumb mostra un coraggio non indifferente, scegliendo di ambientare tra le reali mura domestiche, con marito e figli veri, una tragicommedia che non nasconde il suo lato più amaro e critico. Pur sottolineando a più riprese che si tratta di una vicenda fittizia e che il personaggio di Matt non c'entra nulla con Cianfrance, è difficile pensare che la vita quotidiana dei Cianfrance non abbia influenzato o in qualche modo ispirato le vicende di Towheads, visto il parallelo inquietante tra realtà e finzione. Ma la Plumb, saggiamente, gioca proprio su questa ambiguità, utilizzandola come valore aggiunto di un film che è sì autoindulgente e probabilmente più adatto a un corto che a un lungometraggio - troppe le gag surreali e le ripetizioni narrative - ma che trova la forza di sterzare verso il registro drammatico proprio quando i travestimenti da Charlot o da Babbo Natale di Penny, uniti ai suoi goffi tentativi di apprendere la lapdance, hanno ormai creato la giusta empatia con il pubblico.
Subentra qui il rovescio della medaglia, quando Penny, oggetto comico ma anche persona reale, entra in uno stato depressivo e misura fino in fondo l'assenza di un marito al suo fianco; di Matt non si vede mai il volto, volutamente occultato da libri o scatole di cereali o libri, come a sottolineare la sua presenza-assenza nel ménage familiare, condotto con il sessismo degli anni '50-'60, nonostante la patina di inutile e ipocrita modernità. Un'opera piccola e spesso graziosa, assai originale, che cela riflessioni tutt'altro che ovvie.