The Home of Dark Butterflies

Juhani è considerato dalle autorità un caso senza speranza. Ha soli tredici anni ma ha già combinato abbastanza guai da essere cacciato da ben quattro famiglie d'affido. Olavi Harjula, che dirige una casa per ragazzi su un'isola prigione, lo prende in custodia cautelare nel tentativo di farne un uomo. Sull'isola vivono e lavorano altri coetanei di Juhani che dopo il classico rito iniziatico lo accolgono nel gruppo. Quando l'amministrazione sociale decide di ritirare i fondi necessari a sostenere l'attività dell'isola, i ragazzi verranno coinvolti nel progetto utopico di Olavi di impiantare un allevamento di bachi da seta.
C'è una forte presenza di morte nell'opera seconda di Dome Karukoski basata sull'omonimo successo letterario della compatriota Leena Lander. The Home of Dark Butterflies dipinge a tinte scure il percorso di crescita di un adolescente "interrotto" da un dramma familiare e costretto al silenzio da un padre padrone ostile e manesco. Juhani è sociopatico e ha un mondo interiore fatto di violenza e sopraffazione al quale non riesce a sfuggire perché ancorato al passato. Gli incubi tornano a ricordagli il trauma che ha subito da bambino e non gli permettono di perdonarsi e abbandonarsi al futuro. La presenza sull'isola di Tyyne, la figlia del direttore spiata di nascosto dagli altri ragazzi, gli dà la possibilità di aprirsi a un'amicizia sincera che tinge le sue giornate lavorative dei tenui colori dell'amore.
Non è la prima volta che Dome Karukoski si confronta con le problematiche giovanili. Beauty and the Bastard, presentato al festival di Berlino e al Tribeca nel 2006, già evidenziava l'interesse del regista finlandese ad affrontare tematiche legate all'adolescenza. Sebbene la trama si sviluppi secondo uno schema classico - il ritorno del sogno infantile che ricostruisce in maniera frammentaria il trauma fino all'elaborazione ultima che funge da colpo di scena - e impieghi luoghi, personaggi e intrecci comuni al cinema (drammatico) giovanilistico, The Home of Dark Butterflies è un buon prodotto di genere.
Costruito intorno alla capacità recitativa dei giovani attori, alla bellezza del paesaggio finlandese e a una fotografia bucolica, il film di Karukoski ripercorre gli stessi corridoi (del dolore) delle ragazze interrotte di James Mangold senza trovare la stessa brillantezza nella narrazione, ma riuscendo allo stesso tempo a consegnare un messaggio di speranza, contenuto nell'ultimo fotogramma che vede il giovane Juhani scrollarsi finalmente dalle spalle il passato. 