
Anno | 2024 |
Genere | Biografico |
Produzione | Italia |
Regia di | Sergio Rubini |
Attori | Leonardo Maltese, Alessio Boni, Giusy Buscemi, Cristiano Caccamo, Fausto Russo Alesi Cinzia Clemente, Ascanio Balbo, Bruno Orlando. |
Tag | Da vedere 2024 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 24 luglio 2024
La vicenda umana e storica di Leopardi, non solo letterato ma anche filosofo, pensatore politico, uno dei massimi esponenti della cultura italiana di tutti i tempi.
CONSIGLIATO SÌ
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Giacomo bambino cresce sotto il diretto controllo del padre conte Monaldo. Lo vediamo affermarsi sul piano della cultura fino a quando deciderà di liberarsi dal giogo lasciando Recanati. Suo compagno e sostenitore sarà Antonio Ranieri. Suo grande amore mai concretizzato Fanny Targioni Tozzetti.
Sergio Rubini propone una lettura della vita di Leopardi con passione e conoscenza approfondita senza mai dimenticare il grande pubblico.
Sergio Rubini affronta da regista un soggetto da tempo desiderato e che deve aver richiesto un considerevole lavoro di consulenze letterarie nonché di stesura e revisioni della stessa. Perché ovviamente non poteva dimenticare il successo di pubblico e di critica di Il giovane favoloso diretto dieci anni fa da Mario Martone. Il tempo che la produzione Rai gli mette a disposizione è quasi il doppio rispetto a quello del suo predecessore ma è soprattutto nel taglio di lettura, che sin dalla prima sequenza ci viene proposto, che si può dedurre l'impianto narrativo che si vuole dare all'opera. A Napoli, invasa dal colera, l'amico più caro, Antonio Ranieri, impone a un sacerdote nella notte l'ingresso in chiesa della bara che contiene le spoglie mortali del poeta. Leopardi è considerato un miscredente pericoloso e quindi degno della fossa comune. Ranieri inizia da lì la narrazione della vita dell'amico a partire dall'infanzia in cui il padre lo vuole destinato al sacerdozio.
Le scelte che Rubini compie sono numerose e tutte interessanti. A partire da quella che più avrebbe potuto favorire una lettura pietistica sia dell'opera letteraria che di quella sentimentale di Giacomo. Pur non omettendo segnalazioni sulla sua salute cagionevole Rubini lo priva della cifosi che lo afflisse poco dopo i sedici anni offrendo una lettura dei suoi stati d'animo che lo rende ancor più universale e contemporaneo. A questo aggiunge uno stretto rapporto con il dongiovanni Ranieri che si avvicina a una relazione omosessuale per quanto platonica. Il suo non è un Leopardi costantemente pervaso dalla malinconia del vivere. Sa accendersi di istinto patriottico anche se poi finirà con l'essere scettico in materia. Nei suoi occhi si legge l'emozione della creazione così come l'illusione dell'amore. Tutta la seconda parte trova un costante fil rouge appunto nell'innamoramento per Fanny Targioni Tozzetti e nel triangolo che viene a crearsi con il migliore amico. Gli accenti melodrammatici, che non si fanno attendere, non finiscono mai con lo stridere o con il diventare stucchevoli. In un'opera filologicamente sempre molto attenta vengono utilizzati per rileggere lo spirito del tempo e poco importa se il commento musicale non è sempre strettamente coevo. Spetta a esperti di letteratura e biografi l'andare a cercare se e quanto si sia rispettata la realtà fattuale (magari non dimenticando che comunque di cinema si tratta). Quello che è certo è che Rubini non si è limitato ad 'illustrare' la vita del poeta ma ne ha dato una sua versione andando a cercare in ogni personaggio la complessità. Si veda, a titolo di esempio, il conte Monaldo interpretato da Alessio Boni. Sarebbe stato facile rappresentarlo come un padre padrone unidimensionale, magari relegandolo solo nella fase di crescita del Leopardi bambino. Continua invece a tornare sullo schermo mostrando tutte le contraddizioni di un uomo che ha capito la genialità del figlio ma non può, per educazione, per ruolo sociale, per orgoglio, accettarne le scelte.
Questa mini-serie in 2 puntate (che al cinema si è vista in un'unica soluzione di 4 ore) non si può negare sia un biopic ben fatto, lineare e preciso nello sviluppo narrativo, appena mosso dalle due analessi che dividono la vita del poeta Giacomo Leopardi in 2 parti ben distinte: la prima riguarda l'infanzia, lo studio matto e disperatissimo e i primi successi delle poesie pubblicate [...] Vai alla recensione »
Prima dei titoli di coda di Leopardi - Il poeta dell'infinito (proiezione speciale Fuori Concorso a Venezia 81, a dicembre su Rai Uno in due puntate), Sergio Rubini esprime vari ringraziamenti. Il primo è a Domenico Starnone, che non è solo uno dei più grandi scrittori contemporanei ma anche un collaboratore di Rubini, a cui si deve la "scintilla originaria" del progetto.
Il destino di Sergio Rubini è forse quello di inseguire il cinema di Mario Martone. Per la seconda volta dopo l'accoppiata Qui rido io - I fratelli De Filippo, la miniserie del regista pugliese alla ricerca di una verità su Leopardi rimanda a Il giovane favoloso. In verità, a ben guardare, nell'uno e nell'altro caso lo sguardo di Rubini conserva una propria personalità nettamente differente da quella [...] Vai alla recensione »