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Luglio 2014, voci fuori campo di informano: è stata trovata una soluzione per ovviare al problema del surriscaldamento globale. Il CW7, miracolosa sostanza capace, così si pensa, di riportare il pianeta ad un equilibrio seriamente inficiato dall’uomo, viene liberato a profusione da serbatoi aerei. L’esito non è quello previsto.
Diciassette anni dopo l’azione prende il via a bordo dello Snowpiercer, treno di avanzata tecnologia che funge da futuristica arca di Noè. Il “lungimirante” Wilford (Ed Harris) lo aveva progettato già allora, conscio del fatto che l’uomo, preda di un ennesimo delirio di onnipotenza, non aveva affatto previsto la possibilità di una nuova era glaciale, come estrema conseguenza della propria incauta azione.
Ma tale delirio, seppur in altra forma, investe inevitabilmente Wilford stesso, santificato da alcuni poveri omuncoli accecati dal lusso della loro condizione, ma in realtà schiavi più pietosi di quelli “di ruolo”, ed abominato da questi ultimi, massa rivoltosa che rivendica la propria dignità.
La lotta si consuma senza sconti o garanzie, vagone dopo vagone. Vagoni simboli di ascesa sociale, come di un completo disfacimento morale, mano a mano che ci si avvicina alla “sacra” locomotiva.
L’ apocalisse è certo materia cinematografica ormai abbondantemente trattata, basti pensare ai recenti Oblivion ed Elysium tra gli altri, che tanto danno sul piano visivo, quanto nulla di nuovo propongono al punto di vista speculativo. Ma questo non è il caso del visionario film del coreano Bong Joon-ho; la spettacolarità (non certo minore rispetto ai sopra citati, anzi incardinata a dovere da una regia ben più sapiente) è arricchita da una profondità di pensiero e da una ricchezza di tematiche che danno spessore filosofico al film, essenzialmente fantascientifico, ma con un sostrato, quindi, di ben altro tipo.
E’ la storia dell’eterna lotta di classe e della dialettica servo/padrone, dello spirito di rivolta e del sacrificio umano, dei sentimenti e della loro alienazione, dell’umanità e della sua negazione.
E’ la nostra storia, che ci piaccia o meno.
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