12 anni schiavo |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti.
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Titolo originale 12 Years a Slave.
Biografico,
durata 134 min.
- USA 2013.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 20 febbraio 2014.
MYMONETRO
12 anni schiavo
valutazione media:
2,94
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Intensissimodi Ilaria PasquaFeedback: 3637 | altri commenti e recensioni di Ilaria Pasqua |
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lunedì 3 marzo 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
12 anni schiavo è la storia vera di un uomo, Solomon Northup, nato libero, che una sera apparentemente qualunque viene fatto prigioniero e rapito per poi essere ventuto come schiavo. Passeranno 12 anni terribili, passando da un padrone di piantagioni all'altro. Fino a quando non ritroverà la libertà.
Intenso, disturbante, mette completamente con le spalle al muro. Sei costretto a seguire i 12 anni di prigionia di un uomo che prima era un violinista, un marito e padre di famiglia. Si prova prima di tutto incredulità, la sua stessa incredulità che si trasforma presto in istinto di sopravvivenza ma mai accettazione. Solomon dovrà tenere per lui il suo nome, stare attento a ciò che dice, e anzi meglio non parlare per nulla.
Il primo proprietario prova per lui una gran stima, ma questo non è abbastanza, non lo spinge ad andare contro le regole. L'unica buona azione che fa è salvargli la vita che verrà messa nelle mani di un'altro proprietario, il peggiore in assoluto: Edward, un Michael Fassbender che fa accapponare la pelle, di certo l'interpretazione della vita per lui. Da qui in avanti le cose peggioreranno gradualmente. E entrerà in scena una ragazza, Pets, la preferita del padrone, che aprirà altre ferite nel cuore di tutti loro (e di tutti noi).
Solomon è un personaggio magnifico, pieno di dignità, di intelligenza, che non abbassa mai la testa e se lo fa è solo allo scopo di sopravvivere, per un fine più alto, la libertà. Non perde mai le speranze, non si lascia mai andare. Guarda oltre. Sempre oltre.
"Sto sopravvivendo, non mi farò prendere dalla disperazione. Mi manterrò in salute finché non verrà l'occasione di riprendermi la libertà!"
Descrivere ciò che questo film mi ha trasmesso è molto complesso. È un film tagliente, che in molte parti si fa fatica a seguire per la crudeltà, mai edulcorata. È ciò che ho apprezzato, questo è un film schietto, non indora la pillola, colpisce senza sembrare mai inverosimile. E il fatto che sia anche una storia vera stordisce, perchè mette ancora più in sintonia con il personaggio. Empatizzare è molto semplice, lo si fa sin da subito.
E si soffre, si soffre moltissimo durante tutta la visione, non c'è un attimo di respiro, nemmeno quando gli schiavi cantano le loro canzoni ad alta voce per trovare sollievo. Moltissime saranno le scene che ricorderò, perchè moltissime sono quelle che non vanno dimenticate.
Per Steve McQueen posso spendere solo parole di ammirazione ed elogio. Ho amato Hunger, un po' meno Shame, ma questo, questo fino a ora (e per ora) è il suo capolavoro. È illuminato, e visivamente è splendido, la regia è brillante, elegante come sempre. Nonostante la storia cruda è delicata, sensibile nel tratteggiare quei momenti silenziosi, nel catturare quegli sguardi. Nel catturare il dramma profondo di una parte di storia che si fatica a credere sia davvero esistita.
Chiwetel Ejiofor è un magnifico Solomon, appena ho visto il suo viso ho ricordato all'istante dove l'avevo già visto, Kinky Boots, film indipendente inglese che consiglio a tutti di recuperare. Una grande interpretazione lì, un'altrettanta qui. Ne sentiremo parlare. E mi dispiace, ancora una volta, perché quest'anno, almeno per quanto riguarda gli Oscar, non avrà il riconoscimento che merita quanto un DiCaprio e un McConaughey.
Ma non è il solo, il cast è davvero ricchissimo. Oltre a una piccola apparizione di Brad Pitt, fondamentale e allo stesso tempo superflua, troviamo anche Benedict Cumberbatch, quest'anno super prezzemolino, è davvero ovunque, Paul Giamatti e Paul Dano. Due parole anche sulla colonna sonora, magnifica, suggestiva, perfetta, non a caso, dietro c'è lo zampino di Hans Zimmer (ultimamente al cinema con Rush) e si sente.
Ah, anche se è inutile dirlo, in originale è tutta un'altra cosa.
In conclusione un film che lascia certamente il segno.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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