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Il film è l’ambizione di richiamare in vita mediaticamente, da un solo brandello, l’essenza completa di una delle personalità più complesse della storia americana e di costruirvi attorno, con precisa scelta del tempo, la celebrazione della pienezza del riscatto negro e un’aureola mistica di fede e di speranza.
Il regista è incorso però, nell’eccesso di fiducia nelle proprie capacità sensitive, peccato di superbia, l’enfasi l’ha portato fuori strada, ha determinato il fallimento spettacolare del progetto.
La pagina storica, (la machiavellica approvazione del XIII emendamento), pur importante, si è rivelata inadatta a sostenere l’intero film, a rendere la misura del personaggio.
Non c’è traccia del percorso che ha portato il ricco e disincantato uomo del Kentucky da posizioni opposte, all’abolizionismo, manca la percezione dell’umanità e delle posizioni contrapposte, l’importanza dell’evento è sminuita dall‘esibizione insistita di angosce private.
La ricostruzione dei rapporti è irreale e offensiva come accade quando si ha la presunzione di far rivivere uomini del passato immaginando artificiosamente, con enfasi, loro dialoghi.
Non si ricavano contributi, la maggiore preoccupazione, oltre al tentativo di convocazione medianica del defunto, sembra la ricerca dell’atteggiamento estetico e della somiglianza fisica.
In sala lamenti e applausi, il giudizio del pubblico segue percorsi diversi tra chi esprime un’opinione spontanea e chi si accoda al coro saccente e provinciale della gran parte della critica.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
