Lincoln |
||||||||||||||
Un film di Steven Spielberg.
Con Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Joseph Gordon-Levitt, James Spader.
continua»
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 150 min.
- USA, India 2012.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 24 gennaio 2013.
MYMONETRO
Lincoln
valutazione media:
4,01
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
||||||||||||||
|
||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lincolndi catcarloFeedback: 13499 | altri commenti e recensioni di catcarlo |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
martedì 12 febbraio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Era un film a rischio, ‘Lincoln’, così a rischio di scivolare nella retorica da farsi prendere con le molle malgrado il plauso generale. Sia la retorica statunitense in generale – la tendenza a stelle e strisce a lodarsi, e pure imbrodarsi, è conosciuta – sia quella di Spielberg in particolare, regista che ha tra i suoi non molti difetti proprio il calcare la mano in materia finendo a volte per perdere il controllo. Per evitare la trappola, il buon Steven e il suo sceneggiatore Tony Kushner scelgono di concentrare l’attenzione sugli ultimi mesi di vita del sedicesimo Presidente e sulla sua battaglia per il Tredicesimo Emendamento riguardante l’abolizione della schiavitù: l’antidoto è il racconto della politica politicante che può non essere bella da vedere, ma a volte è necessaria e, grazie a una regia che sfiora la perfezione, i suoi intrighi rendono appassionante una pellicola di oltre due ore e e mezza (con in più il regalo – almeno per me – che nell’immaginazione il ‘giovane mr. Lincoln’ continua a essere Henry Fonda). Con tali premesse, pare superflua la considerazione che ci troviamo davanti a un film di parola e non d’azione, a volte quasi teatrale nel suo svolgersi in gran parte in interni rifatti con cura e con una certa predilezione per le luci fioche (ma era proprio così buia la Casa Bianca?). La scrittura non accusa mai battute a vuoto, tanto che sono i dialoghi stessi a dare alla pellicola il suo ritmo, certo lento ma mai noioso. A Washington si incrociano politici che non vogliono perdere il seggio o aspirano a piccoli privilegi come il Clay Hawkins di Walton Goggins e trafficoni incaricati di ammorbidirli (il volutamente volgare Bilbo di James Spader), vecchi patriarchi che annusano il futuro (Hal Holbrook è Preston Blair) e uomini arroccati sulle loro posizioni capaci di giungere fino all’insulto personale, incarnati dal Fernando Wood di Lee Pace: fra tutti costoro, Lincoln procede sicuro (delle proprie idee) verso l’obbiettivo che si è prefissato, malgrado ci sia l’esigenza di cercare una pace con la Confederazione che vede l’emendamento come fumo negli occhi. Ad interpretarlo, uno splendido Daniel Day-Lewis che –oltre alla mimesi fisica - è capace di rendere la decisione politica di un uomo ‘investito di un potere immenso’ e, allo stesso tempo, le sofferenze interiori di un padre che ha perso un figlio e vuole evitare la guerra all’altro (tanto da riuscire a imboscare al Quartier Generale lo scalpitante Robert - Joseph Gordon-Levitt - quando quest’ultimo veste infine la divisa). Ne esce un personaggio sfaccettato a cui la voce di Pierfrancesco Favino rende (o pare rendere, non avendo io sentito la versione originale) un buon servizio: altrettanto non si può dire del doppiaggio di Sally Field che, per il resto, riesce a essere credibile come moglio di Lincoln pur avendo dieci anni più di Day-Lewis. Un voto qui e uno là, il Presidente vince il braccio di ferro in una tesissima seduta alla Camera, giocata sui primi piani dei deputati e alternata alle immagini di Lincoln che aspetta la notizia giocando con il figlio più piccolo: la schiavitù è abolita – per la commozione di Thaddeus Stevens, un bravissimo Tommy Lee Jones, che vede realizzarsi il sogno di una vita e il cui ritorno a casa regala uno dei pochi sorrisi sereni del film – resta solo da fermare la guerra. Forse si poteva chiudere qui, in un momento di grande pathos, però la lenta cavalcata del Presidente sul campo di battaglia di Petersburg (che potrebbe essere Passchendaele, o Omaha Beach) consente a Spielberg di mettere ancora una volta per immagini l’orrore della guerra. Dopo il colpo di pistola di Booth (fuori scena), la retorica ritorna con le immagini del secondo discorso d’insediamento sul prato della Casa Bianca, ma la dose è quella giusta e la scena si rivela essere l’ultimo colpo d’ala grazie alle parole di Lincoln, ma anche per i volti di una folla in cui ogni singolo ha la sua personalità (peccato solo per quella anacronistica bandiera a cinquanta stelle…).
[+] lascia un commento a catcarlo »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimi commenti e recensioni di catcarlo:
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||