antonio montefalcone
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martedì 29 gennaio 2013
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l’amaro prezzo di un sogno - 2^ parte
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Nel ridimensionare la statura iconica dello statista, dell’uomo alle prese con complicate e difficili relazioni con i componenti della propria famiglia; si fa di lui la sofferta metaforadella necessità di rapportarci con le nostre idee e di agire per il loro concretizzarsi. La fedeltà ad esse non è solo la ferrea linea di condotta di Lincoln e il segreto del suo successo, ma è anche affermazione di civiltà, motore per svolte epocali e radicali cambiamenti sociali. Spielberg valorizza questa grande lezione di Storia e di civiltà con una regia sobria e asciutta, mai didascalica, mai retorica, sorprendentemente anti-spettacolare, lontana dalle messe in scene con ricostruzioni maestose, ma capace di incorniciare l’intensità espressiva dei volti dei suoi attori e gli aspetti avvincenti, emozionanti, malinconici, persino divertenti di una storia epica.
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Nel ridimensionare la statura iconica dello statista, dell’uomo alle prese con complicate e difficili relazioni con i componenti della propria famiglia; si fa di lui la sofferta metaforadella necessità di rapportarci con le nostre idee e di agire per il loro concretizzarsi. La fedeltà ad esse non è solo la ferrea linea di condotta di Lincoln e il segreto del suo successo, ma è anche affermazione di civiltà, motore per svolte epocali e radicali cambiamenti sociali. Spielberg valorizza questa grande lezione di Storia e di civiltà con una regia sobria e asciutta, mai didascalica, mai retorica, sorprendentemente anti-spettacolare, lontana dalle messe in scene con ricostruzioni maestose, ma capace di incorniciare l’intensità espressiva dei volti dei suoi attori e gli aspetti avvincenti, emozionanti, malinconici, persino divertenti di una storia epica. Ogni movimento di macchina esprime un significato o un emozione,ogni scena è utile e necessaria, ogni attore ruba la scena all’altro (memorabile Day Lewis, ammirevoli Tommy Lee Jones e Sally Field,ma anche tutto il resto del cast è efficace),ogni sequenza è interessante e coinvolgente. Girato prevalentemente in interni, si possono ammirare le accurate ricostruzioni di ambienti e costumi, farsi trasportare dalla sobria musica di John Williams, e dal ritmo del montaggio. La splendida fotografia poi dipinge le inquadrature con una luce naturale che illumina il buio (allegorico) dei luoghi, e attraverso pittorici controluce sa ben descrivere sentimenti, sensazioni e stati d’animo dei personaggi, ma anche ben rappresentare tese atmosfere e cupi significati narrativi. Un’opera contenuta quindi, ma di grande impatto; appassionata e godibile, nonostante la lunga durata; tutta sorretta dalla perfetta sceneggiatura di Kushner e Kearns Goodwin, che fa della centralità di dialoghi, serrati e concitati, il motore del film. La ricca sceneggiatura è basata sul libro “Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln”, che prende quasi a pretesto l’analisi della figura umana di Lincoln, così complessa e contraddittoria, per parlare d'altro.La sceneggiatura, infatti, scrive non solo la celebrazione e il necrologio di Lincoln, ma anche la perdita dell’innocenza dell’uomo e di una nazione che per vedere affermare ambiziosi sogni, inalienabili diritti civili, alti ideali e valori spirituali, è costretta a soffocare dolori e a pagare l’amaro prezzo di malsane manovre morali. Soltanto alla fine il cerchio si chiuderà. La parola, inizialmente verbale, riuscirà finalmente a tramutarsi in forma scritta: in Legge. Una legge che fu protagonista però di una guerra più dura di quella combattuta dai soldati e più sporca dei pantani nei campi di battaglia. E nella quale, i veri soldati sono stati gli illustri uomini del Congresso, i veri campi le aule, le vere baionette le parole. Tutta questa incandescente e stratificata materia è stata argomentata con onestà intellettuale, con rigore narrativo e fedeltà cronachistica, lontano da soluzioni drammaturgicamente facili o da banalizzazioni di sorta. E lodevolmente intensificata da una regia che, lavorando per sottrazione e sapienza, asseconda il suo intento educativo. Il risultato finale è un film cupo, corale, solenne. Un autentico capolavoro di profonda portata storica e umana, capace di commuovere e far riflettere con maturità sul vero senso del fare politica malgrado ciò che comporta nel bene e nel male. Ieri come oggi... 2 – Fine.
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antonio montefalcone
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martedì 29 gennaio 2013
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l’amaro prezzo di un sogno - 1^ parte
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C’è un grande paradosso nell’ultimo magnifico film di Spielberg: l'immagine della Storia è rivelata principalmente da ciò che meno la contraddistingue: il suono, la voce, il verbo umano. E la parola è quella del 16° Presidente americano, Abraham Lincoln. E’ l’efficace allegoria di questa pellicola, una potente e interessante opera che concentrandosi sulla centralità della politica, affidandosi alla straordinaria forza dei dialoghi atti a rappresentarla, e alle affabulatorie doti oratorie di questo amato personaggio storico, ha svelato la sua anima, l’anima dell’epocale cambiamento sociale che fu per gli americani l’abolizione della schiavitù e la fine della guerra civile, e soprattutto di quella grande forza che viene da metodo, convinzione e determinazione; e che in Lincoln si sono riassunti appunto nella qualità migliore che possedesse, nella necessità della Parola verbale, usata spesso come prezioso strumento persuasivo sia nella sfera pubblica, sia in quella privata.
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C’è un grande paradosso nell’ultimo magnifico film di Spielberg: l'immagine della Storia è rivelata principalmente da ciò che meno la contraddistingue: il suono, la voce, il verbo umano. E la parola è quella del 16° Presidente americano, Abraham Lincoln. E’ l’efficace allegoria di questa pellicola, una potente e interessante opera che concentrandosi sulla centralità della politica, affidandosi alla straordinaria forza dei dialoghi atti a rappresentarla, e alle affabulatorie doti oratorie di questo amato personaggio storico, ha svelato la sua anima, l’anima dell’epocale cambiamento sociale che fu per gli americani l’abolizione della schiavitù e la fine della guerra civile, e soprattutto di quella grande forza che viene da metodo, convinzione e determinazione; e che in Lincoln si sono riassunti appunto nella qualità migliore che possedesse, nella necessità della Parola verbale, usata spesso come prezioso strumento persuasivo sia nella sfera pubblica, sia in quella privata. Ma l’abilità di Lincoln non fu espressa solo dall’eloquio, ma anche dal saggio relazionarsi col suo ruolo di Presidente, di guida veramente responsabile di una nazione, morale prima ancora che materiale; e soprattutto dalla fede, convinta nei suoi ideali. Un’idealista e umanista fervente, ma anche un politico realistico, e dunque disincantato fino al punto da saper conciliare, anche con pragmatico compromesso, gli estremi punti di tensione tra i Valori più alti e sublimi (libertà, uguaglianza, diritti individuali) e i meschini giochi del Potere (spietate macchinazioni, macchiavelliche corruzioni, calcoli e caccie all’ultimo voto, fini che giustificano illeciti mezzi). Intelligentemente lontano da intenti agiografici, e addirittura dallo stesso biopic tradizionalmente inteso (il film non racconta tutta la vita di Lincoln, se non i suoi ultimi cruciali mesi prima dell’assassinio; ma narra nello specifico la genesi del XIII Emendamento, analizzando come Lincoln convinse il Congresso a votare la legge sull’abolizione della schiavitù), il film mostra un presidente tanto volenteroso di raggiungere il suo obiettivo quanto spregiudicato nei modi e mezzi per arrivarci. Lincoln è celebrato al punto giusto, ma è anche disegnato nelle sue debolezze: un uomo che, malgrado la nobile causa, l’amore per il suo popolo e la sua famiglia, sconta il peso della sua solitudine, della sua voce di giustizia, del suo essere luce nel buio della Storia e in un campo moralmente contraddittorio che è l’attività politica; finalizzata al bene collettivo, ma anche capace delle più abiette menzogne, compromessi, spesso necessari prezzi da pagare anche per finalità giuste e nobili. E’ su questa pesante responsabilità dettata dal proprio ruolo pubblico e privato, sui costanti richiami della propria coscienza interiore, sui lugubri intrighi del potere e sui tragici connotati che assume la sua figura, che Lincoln diviene al tempo stesso protagonista della Storia e suo agnello sacrificale, espressione simbolica e intensa dell’uomo che stravolge ma viene anche travolto dalle circostanze storiche e collettive. Per questo Spielberg lo riprende spesso da dietro o in controluce e quasi a disagio, dietro gli eventi. E per questo l'interpretazione di Daniel Day-Lewis è eccelsa e straordinaria (non solo per portamento, andatura, gestualità e mimesi facciale) perché rendendosi funzionale al senso del film, rende astratto e in chiaroscuro anche Lincoln stesso. 1 – CONTINUA
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sergio dal maso
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giovedì 18 giugno 2015
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lincoln, quando la politica cambia la storia
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“La schiavitù o altra forma di costrizione personale non potranno essere ammesse negli Stati Uniti, o in luogo alcuno soggetto alla loro giurisdizione, se non come punizione di un reato per il quale l’imputato
sia stato dichiarato colpevole con la dovuta procedura” XIII emendamento,31 gennaio 1865
In un’epoca in cui l’attività politica è comunemente percepita come una cosa sporca o corrotta, Lincoln, il nuovo e pluripremiato capolavoro di Steven Spielberg, restituisce la giusta dignità e l’imprescindibile dimensione etica all’arte della “polis”.
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“La schiavitù o altra forma di costrizione personale non potranno essere ammesse negli Stati Uniti, o in luogo alcuno soggetto alla loro giurisdizione, se non come punizione di un reato per il quale l’imputato
sia stato dichiarato colpevole con la dovuta procedura” XIII emendamento,31 gennaio 1865
In un’epoca in cui l’attività politica è comunemente percepita come una cosa sporca o corrotta, Lincoln, il nuovo e pluripremiato capolavoro di Steven Spielberg, restituisce la giusta dignità e l’imprescindibile dimensione etica all’arte della “polis”.
La ricostruzione degli ultimi quattro mesi di vita del presidente americano più amato, mesi fondamentali che segnarono la fine della Guerra Civile e l’abolizione della schiavitù con l’approvazione del XIII emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, è prima di tutto una lezione di politica e un esempio di un senso assoluto del dovere nei confronti del bene comune. Ma attenzione, la lotta politica e la passione civica di Abramo Lincoln sono narrate senza retorica o demagogia, non c’è spazio per nessuna scorciatoia né banalizzazione delle complesse vicende storiche. Spielberg e il fidato sceneggiatore Kushner, già affiatatissimi in Munich, non esitano a mostrare gli intricati giochi di potere, i voti di scambio e i sotterfugi della strategia del presidente per ottenere i 20 voti democratici necessari per approvare con la maggioranza di 2/3, prevista dalla Costituzione, l’abolizione della schiavitù, chiudendo di fatto anche le trattative sulla resa dei Confederati sudisti.
Lincoln non è una biografia epica né una rappresentazione patinata della Storia. Il presidente americano, forte dei nobili convincimenti e dei valori che non ha mai abbandonato, compie senza indugi quello che ritiene il suo dovere, pur sentendo intimamente su di sé il peso della Storia e presagendo le tragiche conseguenze del suo coraggio. La dimensione umana e privata di “marito” e di “padre”, con gli affanni e i problemi comuni a un qualsiasi cittadino, rafforzano la sua integrità etica e ne legittimano la statura politica. La capacità di ragionamento e di convincimento di Lincoln e il suo eloquio abile e sornione pongono la “parola” come la protagonista assoluta del film: i dialoghi e gli scontri verbali sono straordinari, frutto di una sceneggiatura brillante e curatissima, complessa ma coinvolgente e incalzante.
Kushner si è basato sul libro biografico della storica Doris Goodwin “Team of rivals : the political genius of Abraham Lincoln”, a cui Spielberg lavorava fin dal 2005. La regia non è meno magistrale e impeccabile, quasi tutto il film è girato in interni, ricostruiti con una precisione maniacale, persino l’orologio a pendolo è uguale all’originale. Le scenografie e i costumi d’epoca sono esaltati dai contrasti tra la luce bianca e le ombre dell’eccezionale fotografia di Kaminski, che riprende spesso in controluce o di traverso il volto del presidente, trasmettendoci così la sua solitudine e la preoccupazione che lo tormenta.
Ma se tutto in Lincoln appare magistralmente riuscito, senza nulla togliere al lavoro di ciascuno, non si può non riconoscere che alla base c’è la straordinaria figura del presidente americano e inchinarsi di fronte alla
stupefacente interpretazione di Daniel Day Lewis. Il volto scavato, la postura e l’andatura sbilenca, le espressioni, la sofferenza del viso: Day Lewis si è talmente immedesimato che non sembra nemmeno recitare. Basti pensare che l’attore irlandese ha studiato per un anno persino l’accento di Lincoln, visitando e soggiornando nei luoghi dove è nato e cresciuto il 16° presidente degli Stati Uniti. Il resto del cast, per non distrarlo, durante la lavorazione non lo chiamava per nome ma “signor presidente”. Anche le altre interpretazioni sono eccellenti, su tutte, a mio avviso, spicca Tommy Lee Jones, che dà vita a un orgoglioso e indomabile senatore radicale Thaddeus Stevens. Significativa e commovente la scena in cui porta l’originale del XIII emendamento alla governante/compagna di colore.
La critica e la stampa all’uscita del film hanno evidenziato l’attualità di alcuni aspetti politici dell’epoca e le similitudini con il presidente Obama. Fa riflettere quanta strada abbiano compiuto gli Stati Uniti che in 150 anni, pur con molte contraddizioni, sofferenze e problemi irrisolti, sono passati dall’abolizione della schiavitù all’elezione di un presidente di colore.
Segno evidente che la Politica quando mira all’interesse generale e al bene comune può cambiare l’esistente e diventare Storia.
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andrea giostra
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sabato 23 febbraio 2013
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cose uguali a una stessa cosa sono uguali tra loro
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Lincoln (2012.)Il 31 gennaio del 1865,con 119 voti a favore e 56 voti contrari,il Presidente degli Stati Uniti d’America,Abrahan Lincoln,firmava,insieme ai presidenti di Camera e Senato,il XIII Emendamento alla Costituzione che abolì ufficialmente e proibì per sempre la schiavitù.
Uno straordinario ed estremamente convincente Daniel Day-Lewis interpreta magnificamente l’Uomo Lincoln che cambiò le sorti del mondo occidentale.
Quello che il film mostra allo spettatore è,però,qualcosa che va al di là della semplice storia dell’approvazione del XIII Emendamento.E’ l’immensa passione per la politica di coloro che sono stati i padri del modello democrativo occidentale,con i moti d’animo diurni e notturni,i dubbi viscerali,le notti insonni, gli incubi per un temuto disastro imminente, i sogni di un mondo migliore, le lotte ideologiche e pregiudiziali, gli sterotipi razzisti e i timori per il diverso e per il nuovo, la speranza.
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Lincoln (2012.)Il 31 gennaio del 1865,con 119 voti a favore e 56 voti contrari,il Presidente degli Stati Uniti d’America,Abrahan Lincoln,firmava,insieme ai presidenti di Camera e Senato,il XIII Emendamento alla Costituzione che abolì ufficialmente e proibì per sempre la schiavitù.
Uno straordinario ed estremamente convincente Daniel Day-Lewis interpreta magnificamente l’Uomo Lincoln che cambiò le sorti del mondo occidentale.
Quello che il film mostra allo spettatore è,però,qualcosa che va al di là della semplice storia dell’approvazione del XIII Emendamento.E’ l’immensa passione per la politica di coloro che sono stati i padri del modello democrativo occidentale,con i moti d’animo diurni e notturni,i dubbi viscerali,le notti insonni, gli incubi per un temuto disastro imminente, i sogni di un mondo migliore, le lotte ideologiche e pregiudiziali, gli sterotipi razzisti e i timori per il diverso e per il nuovo, la speranza.Il film di Spielberg è questo che ci racconta:il vero ed originario senso nobile della politica finalizzata al bene comune e alla migliore convivenza civile per garantire“pari dignità a tutti i cittadini,senza distinzione di sesso,di razza,di lingua,di religione,di opinioni politiche,di condizioni personali e sociali”,insomma,quello che molti anni dopo,il 22 dicembre 1947,sarebbe divenuto il primo comma dell’articolo tre dei Principi Fondamentali della Costituzione Italiana approvata dall’Assemblea Costituente alla fine dell’ultima Grande Guerra.E’ sono queste le origini culturali, morali ed etice alle quali Spielberg col suo racconto straordinario ci spinge con forza e determinazione a ritornare perché il mondo sia migliore e si risvegli da anni cupi e bui in cui politici“inetti,bifolchi e senza talento”-come fa dire allo straordinario Day-Lewis in uno dei dialoghi più incisivi del film-negli ultimi quarant’anni hanno dominato le scene di quelle che impropriamente ci hanno voluto presentare, spesso convincendoci, come le “vere democrazie” dei paesi occidentali,e che invece hanno raprresentato lo strumento di controllo di masse deboli, ignoranti ed indifese, per garantire a piccole caste corrotte potere e privilegi economici, sociali e finanziari.Daniel Day-Lewis domina la scena del film e lo fa con la sua straordinaria classe recitativa ed interpretativa, immensa ed unica nel panoramo mondiale attuale.Una recitazione ed una interpretazione che riesce a far emergere l’umanità,la sensibilità,il senso della famiglia e l’amore per i figli,il rispetto dei più deboli e l’onestà politica ed intellettuale,la missione umana e sociale all’interno del suo ruolo di immenso potere quale Presidente della nazione più potente al mondo.E questa forza dirompente e trasformatrice passa dalla cultura e dalla conoscenza,ma anche dal compromesso qualora questo è finalizzato esclusivamente al bene comune,quella che i politici di oggi disertano navigando a vista nell’ignoranza più sconcertante e nall’approssimazione più pericolosa.Sono solo la cultura e la conoscenza che possono salvare il mondo.Quella cultura e quella conoscenza che Lincoln richiama per convincere dell’uguaglianza tra tutti i popoli e tra tutte le razze citanto Euclide, che tra il IV e il III secolo avanti Cristo scrisse il primo assioma di radicale e indiscutibile eguaglianza tra le cose ma anche tra gli uomini:“Cose uguali ad una stessa cosa sono uguali tra loro”.
(recensione di Andrea Giostra-facebook.com/pages/Andrea-Giostra-FILM/124219894392445–andreagiostra@libero.it)
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nik deco
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mercoledì 7 agosto 2013
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lincoln fra storia, politica e cinema accademico
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Questo è il nuovo kolossal del miglior regista attualmente in circolazione. Un film che va totalmente oltre l'opulenza e le formalità della società americana del tempo, pur rimanendo, come direbbe la meravigliosa Streep di "The Iron Lady", "in piedi, saldi sui nostri principi". I principi di un uomo che si innalza sopra le barriere della figura di presidente per assumersi un fardello che pochi altri avrebbero potuto portare. Un Lincoln (ruolo ricoperto da un più che ordinariamente magistrale e impeccabile Daniel Day-Lewis) osannato e odiato, portatore di lutti ma anche costruttore di quel fermento egualitario che si concretizzerà un secolo dopo con Kennedy, come preannunciato all'inizio del film.
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Questo è il nuovo kolossal del miglior regista attualmente in circolazione. Un film che va totalmente oltre l'opulenza e le formalità della società americana del tempo, pur rimanendo, come direbbe la meravigliosa Streep di "The Iron Lady", "in piedi, saldi sui nostri principi". I principi di un uomo che si innalza sopra le barriere della figura di presidente per assumersi un fardello che pochi altri avrebbero potuto portare. Un Lincoln (ruolo ricoperto da un più che ordinariamente magistrale e impeccabile Daniel Day-Lewis) osannato e odiato, portatore di lutti ma anche costruttore di quel fermento egualitario che si concretizzerà un secolo dopo con Kennedy, come preannunciato all'inizio del film. Un Lincoln totalmente saldo su principi di natura superiore, quasi mistica, che in ultima analisi, come narra il regista, pochi possono arrivare a comprendere. Un Lincoln disposto ad atti di natura umana, non la sua natura, apparentemente meri, meschini e ignobili, pur di raggiungere la solidità, verità e correttezza di quei principi motori di tutta la pellicola. L'unico protagonista è lui, il presidente, attorniato da uno staff che poco sembra comprendere quanto sia importante la battaglia che si sta combattendo, più importante degli ordinari campi di battaglia della Virginia. Un uomo che rimane completamente solo, accompagnato nei suoi sentieri insidiosi esclusivamente da una moglie non ordinaria (una magnifica Sally Field), dilaniata dal dolore per la perdita del figlio ma in fondo consapevole della necessità di supportare il marito nelle sue decisioni, anche se apparentemente crudeli e insensate. Dovunque Lincoln si volti non può che trovare opposizioni e contrasti:dalla moglie,che lo rimprovera di aver mandato il loro figlio in guerra (che tuttavia Lincoln considera, dall'alto della sua incorreggibile e inattaccabile statura, uguale a tutti gli altri figli), agli stessi repubblicani, dai radicali ai conservatori. L'unica figura in grado di rappresentare l'iconica staura del presidente, seppur in prporzioni ridotte, è Stevens (superbamente interpretato da Tommy Lee Jones), anche lui disposto a lasciare da parte i principi morali e umani su cui si fonda il suo credo pur di ottenere la vittoria, il bene superiore. Cast stellare, regia magistralmente accademica in pieno stile spielberghiano, pittoresca fotografia di Kaminski che sottolinea con estrema precisione le ansie, i timori e la fede che permea il film, scenografie di Rick Carter che creano l'unico spazio in cui il logorato presidente può trovare la serenità insieme al figlio più piccolo, ancora ignaro di quanto possa costare una vita passata al centro del mondo, quanto possa costare una vita da protagonista assoluto. Infine da ricordare la splendida colonna sonora di John Williams, un'opera che innalza lo stile del compositore ai livelli di perfezione ormai dimenticati, in un periodo in cui la musica sintetizzata e armonicamente irrilevante sembra non lasciare spiragli a geni ritenuti "da rottamare" e alla loro superba musica minimalista ed estatica. L'unica pecca del film è di non riuscire, contrariamente agli altri film di Spielberg, ad esaltare l'emotività dello spettatore per renderlo al massimo compartecipe delle sorti dei personaggi. Solamente 2 Oscar, per il miglior attore e le migliori scenografie, anche se avrebbe meritato quelli per la regia, per il miglior attore e per la miglior attrice non protagonista, per la meravigliosa sceneggiatura di Kushner e per la colonna sonora.
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donni romani
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domenica 20 gennaio 2013
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documentario perfetto, ma il cinema dov'è?
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Stilisticamente impeccabile, tecnicamente magistrale - luci, scene, costumi e fotografia da Oscar - politicamente corretto e misurato, se fosse un documentario della History Channel il "Linclon" di Spielberg sarebbe un capolavoro, ma la magia del cinema dov'è? Nell'epopea che racconta la ratifica del XIII Emendamento che nel 1865 abolirà la schiavitù dei neri manca la scintilla pulsante che accende il cuore dei grandi capolavori nonostante la recitazione impeccabile di Day Lewis, della Field e di Tommy Lee Jones e nonostante la regia attenta e meticolosa di Spielberg.
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Stilisticamente impeccabile, tecnicamente magistrale - luci, scene, costumi e fotografia da Oscar - politicamente corretto e misurato, se fosse un documentario della History Channel il "Linclon" di Spielberg sarebbe un capolavoro, ma la magia del cinema dov'è? Nell'epopea che racconta la ratifica del XIII Emendamento che nel 1865 abolirà la schiavitù dei neri manca la scintilla pulsante che accende il cuore dei grandi capolavori nonostante la recitazione impeccabile di Day Lewis, della Field e di Tommy Lee Jones e nonostante la regia attenta e meticolosa di Spielberg. La scelta di concentrare l'azione in un pugno di mesi sulla carta si prospetta interessante (la sceneggiatura è tratta da "Team of Rivals" di Kushner) per non appesantire la biografia di Lincoln con anni ed anni di avvenimenti, ma nonostante questo le dispute parlamentari e gli interminabili approfondimenti sui dettagli del trattato appesantiscono la prima parte del film oltre misura, la guerra resta sullo sfondo e tristemente apprendiamo che la firma della pace fu solo una pedina di scambio sul tavolo delle trattative per arrivare ad avere la maggioranza il giorno della votazione, maggioranza ottenuta con i peggiori voti di scambio, con corruzione, con minacce e con sotterfugi, ma si sa, la Storia non si fa con le mani pulite. Lincoln è carismatico sì, ma fin troppo ieratico, perso dietro i suoi pensieri e intento a raccontare le sue astruse storie (che fosse un fan di Tarantino e dei suoi dialoghi strampalati ma ben più divertenti?) il Thaddeus Stevens di Tommy Lee Jones è paradossale e sopra le righe - fortuna per noi perchè ci regala qualche sorriso - ma tende al macchiettistico, Sally Field regala l'unica scena di cinema vero, quando si inginocchia davanti al marito confessando tutto il suo dolore e strappando al presidente l'unico guizzo di umanità che Spilberg gli concede (troppo poco noi italiani conosciamo della storia americana per sapere se davvero il carattere dell'uomo che "ha fatto l'America" fosse così controllato) e tutto il cast fa il suo lavoro con precisione e mestiere, ma nulla più, non si sussulta, non si palpita, non ci si emoziona e non ci si commuove, nè quando l'emendamento viene approvato, nè quando Lincoln viene ucciso, e neanche quando i generali degli eserciti del Nord e del Sud si incontrano alla fine della guerra. E invece sono scene che dovrebbero far venire i brividi in un film di Spielberg, perchè di brividi emozioni e lacrime ce ne ha regalate tante nei suoi precedenti capolavori, ma è come se nelle due ore e mezzo che dura il film (e si sentono tutte alla fine, mentre per esempio le due ore e tre quarti di "Django" scappano via fin troppo veloci) il regista di "E.T." e di "Shindler's List" volesse metterci di fronte ad un minuzioso trattato di storia, dove diligentemente apprendiamo che anche i grandi uomini devono scendere a compromessi per ottenere grandi vittorie che cambieranno il futuro di una nazione, dove scopriamo che i deputati sono disposti a vendere il proprio voto in cambio di un qualche favore, che la politica è sporca e che la guerra fa soffrire milioni di famiglie - cose talmente lapalissiane da essere trascurabili in una ricostruzione filmica - mentre noi avremmo voluto assistere ad un grande capolavoro cinematografico, epico, retorico forse, ma che ci facesse provare quel brivido che invece rimane frustrato nell'occhio dello spettatore, appagato da tanta perfezione tecnica ma deluso dall'impostazione documentaristica di un film candidato a ben 12 Oscar.
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[+] insostenibile pesantezza
(di cruschi)
[ - ] insostenibile pesantezza
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(di lancaster)
[ - ] troppo limpido
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(di ondas)
[ - ] emozioni al minimo storico
[+] schindler's list
(di adrios)
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[+] lincoln: questione di doppiaggio. e non solo
(di lena russo)
[ - ] lincoln: questione di doppiaggio. e non solo
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andrea giostra
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sabato 23 febbraio 2013
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cose uguali a una stessa cosa sono uguali tra loro
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Lincoln (2012.)Il 31 gennaio del 1865,con 119 voti a favore e 56 voti contrari,il Presidente degli Stati Uniti d’America,Abrahan Lincoln,firmava,insieme ai presidenti di Camera e Senato,il XIII Emendamento alla Costituzione che abolì ufficialmente e proibì per sempre la schiavitù.
Uno straordinario ed estremamente convincente Daniel Day-Lewis interpreta magnificamente l’Uomo Lincoln che cambiò le sorti del mondo occidentale.
Quello che il film mostra allo spettatore è,però,qualcosa che va al di là della semplice storia dell’approvazione del XIII Emendamento.E’ l’immensa passione per la politica di coloro che sono stati i padri del modello democrativo occidentale,con i moti d’animo diurni e notturni,i dubbi viscerali,le notti insonni, gli incubi per un temuto disastro imminente, i sogni di un mondo migliore, le lotte ideologiche e pregiudiziali, gli sterotipi razzisti e i timori per il diverso e per il nuovo, la speranza.
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Lincoln (2012.)Il 31 gennaio del 1865,con 119 voti a favore e 56 voti contrari,il Presidente degli Stati Uniti d’America,Abrahan Lincoln,firmava,insieme ai presidenti di Camera e Senato,il XIII Emendamento alla Costituzione che abolì ufficialmente e proibì per sempre la schiavitù.
Uno straordinario ed estremamente convincente Daniel Day-Lewis interpreta magnificamente l’Uomo Lincoln che cambiò le sorti del mondo occidentale.
Quello che il film mostra allo spettatore è,però,qualcosa che va al di là della semplice storia dell’approvazione del XIII Emendamento.E’ l’immensa passione per la politica di coloro che sono stati i padri del modello democrativo occidentale,con i moti d’animo diurni e notturni,i dubbi viscerali,le notti insonni, gli incubi per un temuto disastro imminente, i sogni di un mondo migliore, le lotte ideologiche e pregiudiziali, gli sterotipi razzisti e i timori per il diverso e per il nuovo, la speranza.Il film di Spielberg è questo che ci racconta:il vero ed originario senso nobile della politica finalizzata al bene comune e alla migliore convivenza civile per garantire“pari dignità a tutti i cittadini,senza distinzione di sesso,di razza,di lingua,di religione,di opinioni politiche,di condizioni personali e sociali”,insomma,quello che molti anni dopo,il 22 dicembre 1947,sarebbe divenuto il primo comma dell’articolo tre dei Principi Fondamentali della Costituzione Italiana approvata dall’Assemblea Costituente alla fine dell’ultima Grande Guerra.E’ sono queste le origini culturali, morali ed etice alle quali Spielberg col suo racconto straordinario ci spinge con forza e determinazione a ritornare perché il mondo sia migliore e si risvegli da anni cupi e bui in cui politici“inetti,bifolchi e senza talento”-come fa dire allo straordinario Day-Lewis in uno dei dialoghi più incisivi del film-negli ultimi quarant’anni hanno dominato le scene di quelle che impropriamente ci hanno voluto presentare, spesso convincendoci, come le “vere democrazie” dei paesi occidentali,e che invece hanno raprresentato lo strumento di controllo di masse deboli, ignoranti ed indifese, per garantire a piccole caste corrotte potere e privilegi economici, sociali e finanziari.Daniel Day-Lewis domina la scena del film e lo fa con la sua straordinaria classe recitativa ed interpretativa, immensa ed unica nel panoramo mondiale attuale.Una recitazione ed una interpretazione che riesce a far emergere l’umanità,la sensibilità,il senso della famiglia e l’amore per i figli,il rispetto dei più deboli e l’onestà politica ed intellettuale,la missione umana e sociale all’interno del suo ruolo di immenso potere quale Presidente della nazione più potente al mondo.E questa forza dirompente e trasformatrice passa dalla cultura e dalla conoscenza,ma anche dal compromesso qualora questo è finalizzato esclusivamente al bene comune,quella che i politici di oggi disertano navigando a vista nell’ignoranza più sconcertante e nall’approssimazione più pericolosa.Sono solo la cultura e la conoscenza che possono salvare il mondo.Quella cultura e quella conoscenza che Lincoln richiama per convincere dell’uguaglianza tra tutti i popoli e tra tutte le razze citanto Euclide, che tra il IV e il III secolo avanti Cristo scrisse il primo assioma di radicale e indiscutibile eguaglianza tra le cose ma anche tra gli uomini:“Cose uguali ad una stessa cosa sono uguali tra loro”.
(recensione di Andrea Giostra-facebook.com/pages/Andrea-Giostra-FILM/124219894392445–andreagiostra@libero.it)
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joker 91
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lunedì 28 gennaio 2013
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lincoln secondo spielberg
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Il Lincoln di Spielberg è senza ombra di dubbio un film di mestiere. L'uso della macchina da presa,le inquadrature e le musiche di Williams che alla lunga ricordano Ryan ci rimandano perfettamente allo Steven autore. Il film è molto al di dotto dei suoi due capolavori che gli hanno regalato l'oscar,tuttavia va apprezzata la grandissima interpretazione di un genio della recitazione come Day-Lewis,la bravissima Field ed il grandissimo Jones.
La sceneggiatura è una lezione memorabile di politica anche se manca la vera emozione,la politica per l'appunto è il centro dell'opera in tutte le sue sfumature con i diversi pensieri elitari dell'epoca affrontati spendidamente da Spielberg su una questione scomoda della storia americana come quella dello schiavismo nero.
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Il Lincoln di Spielberg è senza ombra di dubbio un film di mestiere. L'uso della macchina da presa,le inquadrature e le musiche di Williams che alla lunga ricordano Ryan ci rimandano perfettamente allo Steven autore. Il film è molto al di dotto dei suoi due capolavori che gli hanno regalato l'oscar,tuttavia va apprezzata la grandissima interpretazione di un genio della recitazione come Day-Lewis,la bravissima Field ed il grandissimo Jones.
La sceneggiatura è una lezione memorabile di politica anche se manca la vera emozione,la politica per l'appunto è il centro dell'opera in tutte le sue sfumature con i diversi pensieri elitari dell'epoca affrontati spendidamente da Spielberg su una questione scomoda della storia americana come quella dello schiavismo nero. Un Lincoln ripreso magistralmente da un grandissimo attore in tutte le sue sfumature comprese le sue difficilissime dinamiche famigliari. Un uomo che fece la storia ma che pagò a caro prezzo i grandi cambiamenti che apportò. Un ottimo film,ma forse le 12 candidature sono esagerate
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michela papavassiliou
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martedì 29 gennaio 2013
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la fragilita' di essere immortali
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Essere adatto alla epoca che gli era toccata di vivere. Questa era una delle domande che Lincoln si poneva sempre. La storia ha decretato che lo fu, sopra ogni altro, adatto al suo tempo. Splendida la ricostruzione biografica di Steven Spielberg in questa pellicola targata Usa India 2012. Un ritratto questo di un uomo carismatico, profondamente introspettivo e dotato di sofisticate abilita' strategiche. Conciliante nel privato e in politica ma estremamente determinato, il sedicesimo Presidente degli Stati Uniti d'America, eletto il 6 novembre del 1860, e' destinato ad essere amato piu' di qualsiasi altro dei suoi predecessori e successori, proprio per le peculiarita' della sua anima.
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Essere adatto alla epoca che gli era toccata di vivere. Questa era una delle domande che Lincoln si poneva sempre. La storia ha decretato che lo fu, sopra ogni altro, adatto al suo tempo. Splendida la ricostruzione biografica di Steven Spielberg in questa pellicola targata Usa India 2012. Un ritratto questo di un uomo carismatico, profondamente introspettivo e dotato di sofisticate abilita' strategiche. Conciliante nel privato e in politica ma estremamente determinato, il sedicesimo Presidente degli Stati Uniti d'America, eletto il 6 novembre del 1860, e' destinato ad essere amato piu' di qualsiasi altro dei suoi predecessori e successori, proprio per le peculiarita' della sua anima. Portato in modo sublime, sul grande schermo, da un illuminato Daniel Day Lewis, a tratti eccessivamente lento, il film si muove sulle corde del conflitto tra un nord progressista ed un sud conservatore. Una guerra, quella di secessione, che divento' un vero bagno di sangue, strappando la vita a milioni di giovani, sotto gli occhi impotenti di Abraham gia' proiettato mentalmente alla riunificazione. Lincoln fu tenero padre di famiglia con il piccolo Tad e protettivo, nel tentativo di tenerlo lontano dai campi di battaglia, con il ventenne Robert, schiacciato dalla personalita' paterna. Perse invece il figlio Will, dolore con cui lotto'
tutta la vita e che lascio' sul terreno una vittima, la moglie Mary, da allora martoriata da emicranie tremende e squilibri psichici. "Sta solo a Lei - le disse un giorno durante una delle sue crisi isteriche- decidere se liberare un po' il suo fardello."Conciliante, all'apparenza tranquillo e sicuro di se' , dotato sempre di una parola incantatrice e superiore. Lotto' per l'abolizione della schiavitu', riuscendo con fatica, tra le fila del suo partito repubblicano, ad avere la meglio sui suoi oppositori, modificando il 14 esimo emendamento della costituzione americana. Fu ucciso il 14 aprile del 1865 per mano di un attore sudista al Ford's Theatre di Washington. 150 minuti di vero cinema. MP
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francesca50
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domenica 27 gennaio 2013
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un ottimo film troppo complesso...
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Tornata dalla visione di questa opera tengo a precisare che, pur non disprezzandolo, lo ritengo con una sceneggiatura troppo complessa, perlomeno nella prima parte.
Cercare di far penetrare allo spettatore le trame politiche del Presidente e del congresso americano richiedeva, a mio parere, qualcosa di diverso. La prima parte mal si comprende e il film risulta noioso. Spielberg è voluto entrare troppo nei dettagli, con un realismo che però allo spettatore impreparato rende il film troppo complesso da seguire e apparentemente sfilacciato (anche se per un mio amico non lo è) . Molti di noi spettatori, ho sentito, nella prima parte lo hanno trovato noioso e comunque difficile da seguire.
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Tornata dalla visione di questa opera tengo a precisare che, pur non disprezzandolo, lo ritengo con una sceneggiatura troppo complessa, perlomeno nella prima parte.
Cercare di far penetrare allo spettatore le trame politiche del Presidente e del congresso americano richiedeva, a mio parere, qualcosa di diverso. La prima parte mal si comprende e il film risulta noioso. Spielberg è voluto entrare troppo nei dettagli, con un realismo che però allo spettatore impreparato rende il film troppo complesso da seguire e apparentemente sfilacciato (anche se per un mio amico non lo è) . Molti di noi spettatori, ho sentito, nella prima parte lo hanno trovato noioso e comunque difficile da seguire. Da un regista come Spielberg mi aspettavo di più, anche se il film nella seconda parte diviene più efficace. Ottima è la ricostruzione storica dell'ambiente e valida la recitazione del cast degli attori, ma certo non è da Oscar. Il film di Tarantino (anche se i due generi sono imparagonabili ) mi azzardo a dire che è un grande film. Questo invece no, anche se rimane un film da vedere.
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