tricky05
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domenica 27 gennaio 2013
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il tema trattato meritava un film migliore...
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Quando si decide di girare un film su Licoln e quindi sull'abolizione della schiavitù subito si pensa ad un colossal, ad un capolavoro, ad un'opera cinematografica di indiscusso valore che merita riconoscimenti e premi, etc. etc.
In realtà, per me il lavoro di Spielberg non è riuscito nel suo intento e non è stato all'altezza dell'importanza del tema trattato. E non è certo che scegliere un tema così importante potesse di per sè bastare al successo di un film!
Come si studia a scuola, in letteratura italiana, il romanzo storico è una narrazione che tratta di fatti verosimilmente accaduti, cioè inquadrati in un contesto storico di riferimento... e così è per il Cinema.
Il contesto storico in cui s'inquadra il film è il periodo in cui si dibatte sul 13o emendamento alla Costituzione degli USA che appunto prevede l'abolizione della schiavitù.
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Quando si decide di girare un film su Licoln e quindi sull'abolizione della schiavitù subito si pensa ad un colossal, ad un capolavoro, ad un'opera cinematografica di indiscusso valore che merita riconoscimenti e premi, etc. etc.
In realtà, per me il lavoro di Spielberg non è riuscito nel suo intento e non è stato all'altezza dell'importanza del tema trattato. E non è certo che scegliere un tema così importante potesse di per sè bastare al successo di un film!
Come si studia a scuola, in letteratura italiana, il romanzo storico è una narrazione che tratta di fatti verosimilmente accaduti, cioè inquadrati in un contesto storico di riferimento... e così è per il Cinema.
Il contesto storico in cui s'inquadra il film è il periodo in cui si dibatte sul 13o emendamento alla Costituzione degli USA che appunto prevede l'abolizione della schiavitù. Il tentativo del film è quello di raccontare l'esperienza del Presidente americano Lincoln restituito della sua veste umana ed alle prese con le difficoltà della sua professione e del suo ruolo di marito e di padre.
Sebbene l'opera abbia ricevuto 13 nomination agli Oscar 2013, in realtà è stata a mio avviso molto deludente.
La trama si svolge con una lentezza imbarazzante, gli attori sono quasi impercettibili, Daniel Day-Lewis ben truccato è forse troppo convinto di stare interpretando un ruolo importante che probabilmente gli porterà un oscar... se solo avesse pensato a recitare!
I costumi sono buoni, ma un pò troppo simili e lo spettatore a volte fa difficoltà a riconoscere i personaggi.
La caratterizzazione degli stessi personaggi è molto scarsa e tutti sembrano delle comparse, incluse nel film perchè la storia lo richiede, che ruotano intorno alla figura centrale, un pò troppo solitaria, del protagonista.
Le scene che mi sono molto piaciute sono quella della trasmissione del Telegramma, in cui Lincoln cita Euclide, e la votazione finale nel Congresso, quando Tommy Lee Jones, forse il miglior attore nel film, offende gli oppositori politici... il resto è ben poco.
L'unico aspetto di rilievo del film è il significato che si dà alla corruzione politica: essa è ammissibile quando è finalizzata all'interesse comune e non al perseguimento di interessi particolari. Un principio morale e storico, questo, molto attuale anche ai giorni nostri e nel nostro Paese.
In conclusione, se si confronta questo film con un altro film "storico", il Discorso del Re... resta veramente poco da dire... entrambi i film hanno una struttura simile, ambedue si svolgono prevalentemente in ambienti chiusi, hanno pochissime scene d'azione, e propongono l'umanizzazione del personaggio storico protagonista del film... ma non c'è proprio paragone! Il Discorso del Re è sì un vero colossal, un capolavoro assoluto, con una trama veloce, brillante ed di un crescendo di interesse che davvero appassiona ed emoziona lo spettatore.
Per quanto riguarda Lincoln forse era meglio andare a vedere Flight con Denzel Washington o magari andare a mangiare un panino... per ripetersi la storia di questo grande uomo sarebbe bastato riprendere in cantina un libro di teso scolastico (o magari ricercare Lincoln su google o wikipedia!)... complimenti, come al solito, a My Movies! Ciao a tutti
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mirko77
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lunedì 28 gennaio 2013
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lincoln tra aristotele e rocky
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Lincoln di Spielberg è un film dai dialoghi serrati, ambientato quasi tutto in interni, incetrato sul dualismo Realpolitik-valori ideali universali. O meglio, il nucleo centrale di senso da cui si dipana la sceneggiatura, prende forma dalla domanda: è giusto seguire sentieri discutibili per raggiungere il grande sogno? Per Lincoln (Daniel Day-Lewis), sì.
Spielberg pone bene in evidenza la caratura giuridica di Lincoln, la sua precedente attività di avvocato. Lincoln sa bene che la forma è importante. La forma, secondo Aristoele, è inscindibile dalla sostanza. Anzi, è proprio la forma, in quanto atto puro, movimento, che modella la materia e rende possibile il divenire storico.
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Lincoln di Spielberg è un film dai dialoghi serrati, ambientato quasi tutto in interni, incetrato sul dualismo Realpolitik-valori ideali universali. O meglio, il nucleo centrale di senso da cui si dipana la sceneggiatura, prende forma dalla domanda: è giusto seguire sentieri discutibili per raggiungere il grande sogno? Per Lincoln (Daniel Day-Lewis), sì.
Spielberg pone bene in evidenza la caratura giuridica di Lincoln, la sua precedente attività di avvocato. Lincoln sa bene che la forma è importante. La forma, secondo Aristoele, è inscindibile dalla sostanza. Anzi, è proprio la forma, in quanto atto puro, movimento, che modella la materia e rende possibile il divenire storico. Lincoln intuisce che l'abolizione della schiavitù, una volta divenuta legge formale della Federazione americana, avrebbe fatto cessato di fatto il conflitto. E' ciò che Lacan chiama Punto Nodale, il tassello che, una volta fatto cadere, permette di cambiare ogni cosa.
Da qui viene da chiedersi se il cambiamento sarebbe mai stato possibile se non ci fosse stato Lincoln a 'giocare sporco' per l'alto ideale dell'uguaglianza. In termini hegeliani, lo Spirito Assoluto, la Ragione, il processo verso la libertà, è il momento culminante necessario della Storia? Oppure non vi è nessun percorso obbligato, ma ogni conquista è figlia della tenacia di grandi uomini? Nel Lincoln di Spielberg prevale la visione kierkegaardiana della Scelta come momento apicale del cambiamento. Grandi uomini abbiamo detto, ma anche grandi donne. Il regista applica un poco originale espediente narrativo per 'imbeccare' Lincoln affinchè si spinga più in là della Legge, al fine di porre fine alla guerra. Alla stessa maniera del Rocky anni '80, è la moglie che, con i suoi discorsi, convince finalmente l'eroe a compiere il proprio destino. E come la maggior parte della cinematografia americana anni '80, il film è segnato da una autocelebrazione narcisistica della nazione americana, selle sue origini, della sua ingenuità (impersonificata dai figli di Lincoln e da alcuni deputati). Una glorificazione che può risultare anacronistica in un'epoca disincatata come la nostra.
Tipicamente americana è anche l'ingenua 'fissazione' sul tema della schiavitù come unico movente del conflitto. In realtà sappiamo che le cose erano ben più complesse di come descritto. Qualcosa, a dire il vero, viene alla luce soltanto al termine della pellicola, quando il delegato sudista afferma senza mezzi termini che la schiavitù è fondamentale per le economie degli stati che egli rappresenta. Emerge quindi il nodo marxista della struttura economica che determina sempre la sovrastruttura ideologica, sovrastruttura che è stata per due ore di film, unica protagonista. In altri termini, è sempre l'economia che determina la Storia, e ogni intepretazione simbolica del mondo è soltanto l'abito con il quale gli uomini (la classe dominante) la abbeliscono.
Lo scontro tra Forma e Ideale appare in tutta la sua evidenza nella figura di Thaddeus Stevens (Tommy Lee-Jones), il quale è forse il più marxista, radicale ed egualitario nelle fila del Partito Repubblicano. Egli è a favore della liberazione sia formale che sostanziale dei neri, è addirittura per la costruzione di libere fattorie autogestite da neri liberi, e applicava nella vita concreta tale liberazione convivendo con una donna di colore. E questo suo eccesso, questo suo essere pienamente aderente alla sostanza dell'ideale egualitario, lo emargina dallo stesso partito. Stevens, infatti, non è in grado di comprendere che sono necessari degli step preliminari prima di raggiungere l'agognato traguardo, Spesso anzi, l'immediata soddisfazione del desiderio può procurare l'effetto contrario. Questo forse è il principale insegnamento di Spielberg.
Il film andrebbe visto in versione originale poichè il doppiaggio di Favino (comunque molto difficile) è rivedibile.
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ollipop
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mercoledì 30 gennaio 2013
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film perfetto ma forse troppo
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film di non facile comprensione per l'alta complessità narrativa ma anche per una ricerca quasi spasmodica della perfezione. perfetti i personaggi perfette le inquadrature perfetto l'uso della macchina da presa perfetta la recitazione ma in questo quadro a mio parere manca quel coinvolgimento che non arriva mai ; sei spettatore passivo e non scatta mai quella scintilla interiore che poi è passione ma soprattutto emozione .
Un affresco politico certamente grandioso ma troppo scontato e troppo ricercato :c'è quasi la sensazione di uno studio ossessivo del particolare del gesto del movimento che toglie quella spontaneità che abbiamo visto in tanti film di Spielberg.
ho avuto la netta sensazione di assistere a un documentario di grandissima fattura ma pur sempre documentario .
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film di non facile comprensione per l'alta complessità narrativa ma anche per una ricerca quasi spasmodica della perfezione. perfetti i personaggi perfette le inquadrature perfetto l'uso della macchina da presa perfetta la recitazione ma in questo quadro a mio parere manca quel coinvolgimento che non arriva mai ; sei spettatore passivo e non scatta mai quella scintilla interiore che poi è passione ma soprattutto emozione .
Un affresco politico certamente grandioso ma troppo scontato e troppo ricercato :c'è quasi la sensazione di uno studio ossessivo del particolare del gesto del movimento che toglie quella spontaneità che abbiamo visto in tanti film di Spielberg.
ho avuto la netta sensazione di assistere a un documentario di grandissima fattura ma pur sempre documentario .
eccessive a mio parere anche tutte le candidature all'Oscar.
Resta certamente un ottimo film ma troppo osannato.
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natadiluglio
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venerdì 25 gennaio 2013
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aveva compiuto tutto
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La prima parte del film parte con toni bassi, per un terzo è quasi "noioso", come pare che venisse ritenuto l'uomo Lincoln, di cui più volte si dice che andava lentamente, che temporeggiava. Poi Spilberg ce lo fa conoscere : toni dimessi, fronte abbassata, sguardo pensoso e lontano. Ma una singolare propensione a raccontare episodi, a riempire i propri discorsi di storielle, metafore, flasch umoristici. Un uomo complesso, per cui il fine giustificava i mezzi, dato che di un fine assoluto si trattava e storicamente ineguagliabile. Nella prima parte sfido la maggior parte del pubblico a capire lo snodarsi di dialoghi d'intricata tecnologia politica, ma quando si riesce ad afferrare il filo della metodologia con cui allora, forse come ora, si conquistano i voti per approvare un ineludibile emendamento alla Costituzione, ecco che la comprensione si fa liberatoria e qualcosa avvicina la metà del diciottesimo secolo nella giovane Unione americana, al ventunesimo, ovunque si parli di democrazia.
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La prima parte del film parte con toni bassi, per un terzo è quasi "noioso", come pare che venisse ritenuto l'uomo Lincoln, di cui più volte si dice che andava lentamente, che temporeggiava. Poi Spilberg ce lo fa conoscere : toni dimessi, fronte abbassata, sguardo pensoso e lontano. Ma una singolare propensione a raccontare episodi, a riempire i propri discorsi di storielle, metafore, flasch umoristici. Un uomo complesso, per cui il fine giustificava i mezzi, dato che di un fine assoluto si trattava e storicamente ineguagliabile. Nella prima parte sfido la maggior parte del pubblico a capire lo snodarsi di dialoghi d'intricata tecnologia politica, ma quando si riesce ad afferrare il filo della metodologia con cui allora, forse come ora, si conquistano i voti per approvare un ineludibile emendamento alla Costituzione, ecco che la comprensione si fa liberatoria e qualcosa avvicina la metà del diciottesimo secolo nella giovane Unione americana, al ventunesimo, ovunque si parli di democrazia.
Ecco il tratto che rende questo moovie un grande film. Il lavorio di convincimento, per fare approvare l'emendamento che Lincoln considera prioritario rispetto persino alla fine della sanguinosa guerra civile, prioritario perchè gli consentirà di attuare la fine della schiavitù e dunque la realizzazione costituzionale, incalcolabile per importanza, dell' uguaglianza di diritto e di fatto di tutta la popolazione americana, e che avrà conseguenze in tutto il mondo civile, diventa stringente, drammatico, esplicito nei risvolti di ogni tipo di mezzi usati, machiavellici si potrebbe dire. Ma il momento che scatena emotivamente tutto quanto in noi affiora come giustizia nel suo trionfo, è la seduta di conferma, nel Congresso, che il lavoro nobile e ignobile, il mettersi in gioco fino alle estreme possibile conseguenze, l'averci creduto senza riserve, è servito a vincere, l'emendamento viene approvato, la democrazia ha veramente inizio.
Mentre le bandiere garriscono e la gioia esalta gli animi degli americani, lui, Lincoln, non viene quasi più inquadrato, se non al momento duro e sconfinato in cui chiede ed ottiene la resa degli Stati del Sud, e così anche la fine della guerra. Dopo pochissimi giorni verrà ucciso. Non ce lo mostra, il mago Spielberg, chiude la scena con la tragedia annunciata come la fine di una opera drammatica, non la sola nell'incredibile quantità di Presidenti uccisi da fanatici azionati da forze misteriose, in quel Paese dove la vera democrazia è nata e cresciuta. Lincoln viene ucciso dopo avere compiuto tutto quanto si riprometteva, dopo avere concluso il suo mandato e prima di iniziare il nuovo a cui è stato rieletto. Lo sappiamo da sempre, ma ci colpisce come se fosse accaduto oggi al cinema, là dove tutto avveniva, miracolosamente sotto i nostri occhi. Incantesimi del Cinema, che quando è grande, ci arricchisce e ci fa partecipare della vita e della Storia.
Alda Cicognani
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zoom e controzoom
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lunedì 28 gennaio 2013
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grande janusz kaminski
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Difficile esprimere un parere motivato che non sia almeno in parte in linea con una delle 9 nomination per l’Oscar. Interessandomi di struttura tecnica che crea i film, ero incuriosita “professionalmente” per capire come una struttura che si avvale di tanto “parlato”, può non essere tanto teatrale da far scappare gli spettatori senza aspettare la fine delle 2 ore e mezza di proiezione. Il ritmo per tutto il lavoro è stato costante, anche il movimento macchina, per altro lentissimo e spesso non direzionota simmetricamente al centro (risultato : esclusione di alcuni elementi che avrebbero disturbato l’attenzione dal soggetto dell’inquadratura finale) non ha avuto bruschi passaggi che potessero sottolineare la drammaticità o la tensione o l’intimo travaglio del presidente.
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Difficile esprimere un parere motivato che non sia almeno in parte in linea con una delle 9 nomination per l’Oscar. Interessandomi di struttura tecnica che crea i film, ero incuriosita “professionalmente” per capire come una struttura che si avvale di tanto “parlato”, può non essere tanto teatrale da far scappare gli spettatori senza aspettare la fine delle 2 ore e mezza di proiezione. Il ritmo per tutto il lavoro è stato costante, anche il movimento macchina, per altro lentissimo e spesso non direzionota simmetricamente al centro (risultato : esclusione di alcuni elementi che avrebbero disturbato l’attenzione dal soggetto dell’inquadratura finale) non ha avuto bruschi passaggi che potessero sottolineare la drammaticità o la tensione o l’intimo travaglio del presidente. Anche la colonna sonora, quasi sottesa al racconto, non si è mai lasciata prendere dagli eccessi, mantenendosi su di una costante narrativa che emergeva nei momenti giusti per essere notata senza sommergere gli eventi o portarli con la sua forza in un patos che altresì si raggiungeva attraverso la percezione perfetta del momento. Nemmeno la tonalità color poteva risolvere il problema, visto che si è mantenuta sui toni del marrone e del grigio. Eppure, il tempo se ne è andato senza noia. Il ritmo è stato creato dalla fotografia.
Già inizialmente le figure si stagliano decise su di uno sfondo grigio luminoso e sfocato come ombre cinesi nel loro nitore e si continua così per altre scene ancora con qualche variante, ma creando due netti stati di profondità, rinunciando cioè ad una successione graduale, cosa questa che dà maggiore drammaticità togliendo in parte la lentezza. Per quello che riguarda gl’interni, molte sono le inquadrature B/A, molto potenti sugli uomini politici e i loro inghippi, tranne i primi piani che spesso sono disegnati con un sapientissimo controluce o una luce più accentuata che poi cambiando inquadratura, non è del tutto giustificata dalle visibili fonti luminose (evidente ricorso ad elementi riflettenti ad hoc). La composizione è molto equilibrata nella distribuzione dei campi luce-ombra e del loro peso cromatico e per questo scopo vengono anche “usate” le persone, intere o parziali, partecipi o comparse, e non solamente le fonti luminose come le grandi finestre che paiono essere le protagoniste dalle quali deve entrare la luce di un possibile futuro. Grande Janusz Kaminski, direttore della fotografia.
Unico neo : la recitazione eccessivamente teatrale della moglie di Lincoln, mentre stupenda la scena lanciata come conclusione, che ha per protagonista quell’eccellente attore che è Tommy Lee Jones.
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killbillvol2
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domenica 27 gennaio 2013
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lincoln
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Spielberg punta all' oscar con questo film in costume, stilisticamente perfetto e girato magistralmente come ci saremo aspettati da un regista di questo calibro, che si serve inoltre di un Daniel Day- Lewis camaleontico, inquietante da quanto è identico al famoso presidente. Ma tutto questo basta? Sì e no. Non c' è molto da dire sul punto di vista tecnico, su quello della recitazione e della regia. Neanche la sceneggiatura è male, perchè è ambientato quasi tutto in interni con dei dialoghi con "spina dorsale", ma oltre questo non molto altro. Infatti difficilmente riesce a emozionare, perchèperchè rimane più un documentario che un film vero e proprio.
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Spielberg punta all' oscar con questo film in costume, stilisticamente perfetto e girato magistralmente come ci saremo aspettati da un regista di questo calibro, che si serve inoltre di un Daniel Day- Lewis camaleontico, inquietante da quanto è identico al famoso presidente. Ma tutto questo basta? Sì e no. Non c' è molto da dire sul punto di vista tecnico, su quello della recitazione e della regia. Neanche la sceneggiatura è male, perchè è ambientato quasi tutto in interni con dei dialoghi con "spina dorsale", ma oltre questo non molto altro. Infatti difficilmente riesce a emozionare, perchèperchè rimane più un documentario che un film vero e proprio. I rimandi patriottici sono ridotti per fortuna all' osso e quel poco di patriottismo che c' è è incarnato dal personaggio di Gordon- Levitt, figlio maggiore del presidentepresidente, mentre quello minore rimane una macchia senza spessore e antipatica a causa del piccolo attore che lo impersona. Le scene che emozionano veramente sono ben poche, ma ci sono e quando arrivano riescono a emozionare, lasciando da parte il tono didascalico adottato dal film: un esempio è il "regalo" (ovvero il 13esimo emendamento) che Tommy Lee Jones dà alla sua governante e amante di colore. Tutto il film è infatti incentrato sulla lotta del presidente nella speranza di far passare l' emendamento per abolore la schiavitù, e prende un arco di tempo che va dal primo febbraio al giorno della morte del presidente, avvenuta il 15 aprile. Ma, come ha detto l' attore Samuel L. Jackson, la sceneggiatura ed il film poteva (doveva?) tagliare gli ultimi dieci minuti di girato. Non c' era alcun bisogno di mostrarci il presidente sul letto di morte, ma poteva fermarsi quando l' ombra di Lincoln percorre il corridoio, avviandosi verso il teatro che si sarebbe rivelato la sua tomba. In più l' accostamento all' ultimo film di Tarantino è inevitabile in quanto trattano lo stesso argomento in maniera totalmente diversa, ma Django Unchained ne esce indibbiamente vincitore. Nonostante i dieci minuti in più, il film non ha una dirata eccessiva, e non risulta mai veramente noioso, anche se tutta l' ultima parte dopo l' approvazione dell' emendamento potrebbe essere considerata una parte in più e noiosa. Spielberg è lontano dai suoi capolavori ( Schindler' s List su tutti anche perchè era un film biografico che però riusciva a coinvolgere dall' inizio alla fine nonostante durasse quaranta minuti in più di questo) ma riesce a confezionare il confezionabile in questo film non brutto ma che non convince a pieno perla sua eccessiva freddura con la quale tratta gli argomenti, e non merita tutti gli Oscar ai quali è stato candidato.
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84peppe
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martedì 5 febbraio 2013
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troppo perfetto per essere buono
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Il film è un film. Perfetto come un ingranaggio di un orologio artigianale costruito in Svizzera. Fotografia, Montaggio e Sceneggiatura perfette. La regia? Spielberg è Spielberg, sa come funziona il sistema cinema, pure troppo. Il protagonista, un Daniel Day Lewis somigliantissimo al 16esimo presidente, ci va a nozze in questi ruoli da one man show, sono i suoi film. Notevole anche Tommy Lee Jones. Il momento giusto per far uscire questo film, nell'America governata da un afroamericano. Un film dove si parla di schiavitù e di guerra, in cui ogni singolo dialogo è essenziale e senza fronzoli. L'abolizione della schiavitù a tutti i costi (leciti e non) significava fine della guerra tra gente dello stesso popolo.
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Il film è un film. Perfetto come un ingranaggio di un orologio artigianale costruito in Svizzera. Fotografia, Montaggio e Sceneggiatura perfette. La regia? Spielberg è Spielberg, sa come funziona il sistema cinema, pure troppo. Il protagonista, un Daniel Day Lewis somigliantissimo al 16esimo presidente, ci va a nozze in questi ruoli da one man show, sono i suoi film. Notevole anche Tommy Lee Jones. Il momento giusto per far uscire questo film, nell'America governata da un afroamericano. Un film dove si parla di schiavitù e di guerra, in cui ogni singolo dialogo è essenziale e senza fronzoli. L'abolizione della schiavitù a tutti i costi (leciti e non) significava fine della guerra tra gente dello stesso popolo. La trepidazione, quel brivido che ti corre per la schiena e ti fa alzare un po' la peluria delle braccia, arriva solo a 15min dalla fine. Troppo tardi per meritare il 10, abbastanza per meritare l'8.
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riccardo t.
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venerdì 11 gennaio 2013
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lincoln
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Gennaio 1865. La Guerra di secessione americana prosegue da 4 anni lacerando e dividendo il paese. Il presidente Lincoln appena rieletto, comprende che l’unica soluzione per il termine della guerra sia l’approvazione del tredicesimo emendamento, legge che abolirebbe per sempre la schiavitù.
12 Nomination all’Oscar e favorito d’obbligo della serata dei premi, il nuovo lavoro di Spielberg incentrato sull’ultimo anno di governo di uno dei presidenti più famosi di sempre, gioca facile e anche un po’sporco.
Gioca facile perché Spielberg confeziona il film in maniera eccelsa. Il team storico di collaboratori del regista fa come sempre un lavoro egregio dal lato tecnico.
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Gennaio 1865. La Guerra di secessione americana prosegue da 4 anni lacerando e dividendo il paese. Il presidente Lincoln appena rieletto, comprende che l’unica soluzione per il termine della guerra sia l’approvazione del tredicesimo emendamento, legge che abolirebbe per sempre la schiavitù.
12 Nomination all’Oscar e favorito d’obbligo della serata dei premi, il nuovo lavoro di Spielberg incentrato sull’ultimo anno di governo di uno dei presidenti più famosi di sempre, gioca facile e anche un po’sporco.
Gioca facile perché Spielberg confeziona il film in maniera eccelsa. Il team storico di collaboratori del regista fa come sempre un lavoro egregio dal lato tecnico. Kamimski alla fotografia si (ri)conferma uno dei migliori nel suo campo; dando il meglio di sé nelle scene in notturna illuminate solo da lampade d’epoca e dando al film un bellissimo stile pittorico. Lo stesso Williams alle musiche offre come tema portante una musica che è sicuramente d’impatto e che accompagna efficacemente le scene più emozionanti. L’unico che è sembrato un po’fuori forma è proprio il capo mastro Spielberg; la sua regia è calibrata e precisa, forse anche troppo, dando l’impressione di cadere spesso e volentieri nell’accademico, ma senza l’ispirazione dei tempi migliori.
Forma perfetta si, che però nasconde una pretenziosità non troppo velata che da al film il sapore del compitino fatto ad hoc ma freddissimo e senza passione. Infatti è nel racconto e nel raccontarlo che Spielberg arranca, i sentimenti ci sono eccome, e pure con una forte innalzata di retorica verso il finale, ma manca l’elemento sopresa,(non strutturalmente questo film è il classicismo assoluto) quello capace nell’interessare lo spettatore nella lotta di questo uomo per vincere la sua battaglia personale che è anche e soprattutto battaglia di un paese. Non ha funzionato forse il mood da serie tv politica, poco consono al cinema. Due ore e mezza di dialoghi in interni non troppo convincenti sulla politica interna americana del 1865; che “dovrebbero” preparare al climax della scena madre della votazione, ma il film arriva stanco e affaticato verso la parte della storia che dovrebbe essere più appassionante. Non aiutato da uno script, libero adattamento del best seler Team of Rivals di Tony Kushner che sviscera le solite tematiche, necessarie visto il periodo storico trattato, ma che suonano ridondanti e fastidiose nel dipingere L’America come l’unica patria libera.
Fastidio che si accentua nel vedere il trattamento riservato proprio al personaggio di Lincoln; se Danel Day Lewis si conferma uno dei più grandi attori viventi con la sua recitazione sommessa e modellata alla sottrazione, il suo Lincoln non si scrolla ma di dosso l’aura di Uomo Oltre, di icona che entra nel mito dei libri di storia, nonostante si provi in più scene ad umanizzarlo. Più dubbi sul resto del cast, Sally Field è molto brava, ma la sua Mary Lincoln è troppo esagerata per provocare empatia, e Tommy Lee Jones che sicuramente sarà il beniamino di tutti, il suo Thaddeus Stevens è carismatico come non mai, soprattutto perché costretto a dire delle frasi ad effetto, un po’fine a se stesse.
Spielberg realizza un biopic mediocre su Abraham Lincoln. Tanto basta per vincere agli Oscar.
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hitman97
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lunedì 13 maggio 2013
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spielberg ci insegna politica e cinema
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Spielberg ci insegna, attraverso un film che narra la frenetica lotta per abolire la schiavitù da parte del 16° presidente degli Stati Uniti d'America, Abramo Lincoln. Ci insegna come cinema e politica possano essere legate tra di loro attraverso un lungometraggio di ben 150 minuti (sufficienti per sostenere l'intera trama e non particolarmente pesanti)che raccontano la fatica di un Grande uomo che dedicò anni per far passare il XIII° emendamento che aboliva la schiavitù in America. Un meritato Oscar a Daniel Day-Lewis, per la sua MAGISTRALE interpretazione del presidente Lincoln, una magnifica Sally Field e un Tommy Lee Jones semplicemente eccezionale. La scenegiatura è ottima ed è tutto narrato chiaramente, facendo eccezione a qualche eccesso di "buonismo" soprattutto verso le parti finali.
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Spielberg ci insegna, attraverso un film che narra la frenetica lotta per abolire la schiavitù da parte del 16° presidente degli Stati Uniti d'America, Abramo Lincoln. Ci insegna come cinema e politica possano essere legate tra di loro attraverso un lungometraggio di ben 150 minuti (sufficienti per sostenere l'intera trama e non particolarmente pesanti)che raccontano la fatica di un Grande uomo che dedicò anni per far passare il XIII° emendamento che aboliva la schiavitù in America. Un meritato Oscar a Daniel Day-Lewis, per la sua MAGISTRALE interpretazione del presidente Lincoln, una magnifica Sally Field e un Tommy Lee Jones semplicemente eccezionale. La scenegiatura è ottima ed è tutto narrato chiaramente, facendo eccezione a qualche eccesso di "buonismo" soprattutto verso le parti finali. La regia è trasparente in alcuni momenti, mentre in altri domina; la fotografia è superba; costumi e scenografie perfetti. In sintesi, Lincoln è un film eccellente che ci aiuta a riflettere sul passato, ma anche sul presente e futuro; il tutto ovviamente accompagnato da un comparto tecnico strabiliante e dalle grandissime interpretazioni degli attori.
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ennas
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domenica 3 febbraio 2013
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guide valenti e scopi eccellenti
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Girare anche un solo stralcio della vita di uno statista come Lincoln, icona della storia americana e mondiale è un compito difficile.
Il regista Spielberg sceglie per questo film la strada di uno stile rigoroso: nella sceneggiatura, nella fotografia, nel colore, nei dialoghi, per mostrarci l’ultimo tratto di questa vita di un “Presidente “ che ha inciso fortemente nel futuro non solo degli Stati Uniti d’America.
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Girare anche un solo stralcio della vita di uno statista come Lincoln, icona della storia americana e mondiale è un compito difficile.
Il regista Spielberg sceglie per questo film la strada di uno stile rigoroso: nella sceneggiatura, nella fotografia, nel colore, nei dialoghi, per mostrarci l’ultimo tratto di questa vita di un “Presidente “ che ha inciso fortemente nel futuro non solo degli Stati Uniti d’America. Il periodo riguarda il percorso e l’approvazione del 13° emendamento alla Costituzione americana che sanciva l’abolizione della schiavitù, un provvedimento che ha cambiato la faccia della storia.
Una regia molto equilibrata, con dialoghi serrati , da seguire con molta attenzione ed un eccellente cast di attori, primo fra tutti, Daniel Day-Lewis che da vita a Lincoln, ci fanno assistere ad una rappresentazione non solo storica ma che riguarda anche la nostra vita di oggi: cioè come funziona l’esercizio di una democrazia, come può essere la lungimiranza di un grande statista che pur accettando, rischi e patteggiamenti non perde e non deve perdere di vista l’obiettivo sovrano di una guida politica ovvero il “bene comune” . Tutto ciò non è una passeggiata, né un ballo in maschera!
Il film “Lincoln”è da questo punto di vista una lezione di politica e di stile: impeccabili nel rendere la l’aura luminosa del personaggio , la sua grandezza ed anche il sacrificio personale che fanno di un uomo un gigante immortale per le generazioni a venire. Questo modello coerente di regia non prevede, secondo me giustamente, un ritmo troppo incalzante, colpi di scena ed altri ingredienti che gratificano spesso al cinema il nostro lato emozionale di spettatori; non a caso il regista concentra colori sfavillanti e festosi nella parte culminante del film : l’approvazione del testo che abolisce la schiavitù e l’entusiasmo che lo accoglie. E’ un film sul dialogo e sullo scontro, sull’autocontrollo e sull’invettiva, sui privilegi e sulla giustizia, sulle polarità di passione e ragione che contraddistinguono la vita politica di ogni tempo. In questo senso “Lincoln” è un film non solo storico, né solo un documento sulla sua vita, il suo messaggio ha un respiro più ampio, attualissimo per le democrazie della post-modernità, cioè le nostre: anche per queste una società garante degli stessi diritti e doveri per tutti non è mai data una volta per tutte.
Dai costruttori di democrazie – e Lincoln è stato un grande di questi – abbiamo ancora qualcosa da imparare che ci riguarda. “Lincoln “ è, a mio avviso , un ottimo film, ben costruito e diretto ed è senz’altro un film da vedere.
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