This Must Be the Place |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Sean Penn, Frances McDormand, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten.
continua»
Drammatico,
durata 118 min.
- Italia, Francia, Irlanda 2011.
- Medusa
uscita venerdì 14 ottobre 2011.
MYMONETRO
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Terapia "on the road"
di StarbuckFeedback: 335 | altri commenti e recensioni di Starbuck |
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venerdì 20 luglio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sembra che il successo di questo film, peraltro non così travolgente,sia legato essenzilmente alla straordinaria interpretazione di Sean Penn. Sicuramente il personaggio Cheyenne-Penn si pone prepotentemente al centro di un'opera che gli ruota ininterrottamente attorno. La bravura dell'attore americano è indiscutibile, anche se mi piacerebbe sapere quanto Penn ha messo di suo e quanto è stato guidato da Sorrentino nel costruire una figura così eccentrica. Detto questo c'è da ritenere che "This must be the place" sia molto altro. Il tema è quello tipico di un individuo che non è stato in grado di adattarsi alle stagioni della propria esistenza, ossia che è rimasto poco più di un bambino per giunta fortemente viziato. L'ex rockstar Cheyenne ha ormai cinquant'anni, vive negli agi garantitigli dalle royality dei suoi vecchi successi assiema ad una improbabile moglie-pompiere che quando non gli fa da vero e proprio tutore senbra assumere il ruolo di uomo maturo al posto suo. Si annoia Cheyenne, proprio come un bambino in una stanza troppo piena di giocattoli e vaga imbronciato tirandosi dietro il suo trolley-carrettino di legno. Ma Cheyenne non è più un bambino da molto tempo e gli anni lo chiamano insistentemente verso un ruolo più autentico. Solo l'inutile senso di colpa per aver trascinato con la propria musica sul baratro alcuni ragazzi suoi fans come purtroppo avviene da sempre attorno al mondo del rock, sembra dargli una qualche parvenza di persona adulta e responsabile. Talvolta si balocca tentando di far imcontrare due ragazzi assolutamente inconciliabili. Come uscire da questo labirinto? Paolo Sorrentino mette tutto il suo immenso talento nel raccontare una storia in fondo semplice che sembrs riguardarlo personalmente più di quanto si possa immaginare: quanto Sorrentino c'è in personaggi come Cheyenne o Tony Pagoda il protagonista del suo bellissimo libro "Hanno tutti ragione"? Sicuramente molto. Credo che come è normale che sia Paolo usi la sua arte per elaborare la propria esistenza, regalandoci, come in questo caso, un capolavoro di immagini e contenuti. Il pretesto che sottrae Cheyenne allo stallo della sua esistenza è quello del proseguo della caccia che suo padre, appena deceduto, ha dato per tutta la vita al criminale nazzista che lo ha perseguitato. Questa circostanza da modo a Sorrentino, il napoletano doc vissuto in una delle città con la maggior concentrazione umana per metro quadro del mondo, di srotolare gli orizzonti sterminati dell'America "on the road", attraversata da personaggi mitici e solitari come "l'inventore dei trolley"; l'uomo tatuato ed il bambino cicciotello che canta e ha paura dell'acqua figlio della nipote del carnefice di suo padre con la quale vive in mezzo al deserto del New Mexico. Uno scenario così limpido ed essenziale sembra portare sollievo sia all'autore che al suo eroe che riuscirà finalmente a liberarsi dal gabbione estetico ed esistenziale che lo imprigiona da troppo tempo, dandogli l'opportunità di iniziare un'esistenza più accettabile.
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