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Bobby Fischer

Bobby Fischer è un attore statunitense, è nato il 9 marzo 1943 a Chicago, Illinois (USA) ed è morto il 17 gennaio 2008 all'età di 64 anni a Reykjavik (Islanda).

Robert James "Bobby" Fischer è stato un giocatore di scacchi americano-islandese e l'undicesimo campione del mondo di scacchi.
All'età di 13 anni, Fischer batte il ventiseienne Donald Byrne - uno dei più forti giocatori americani di quel decennio - in quella che poi è passata alla storia come la "partita del secolo". Campione americano di scacchi all'età di 15 anni, Fischer diventa il più giovane Grande Maestro e il più giovane candidato per il titolo di campione del mondo mai esistito. Vince il campionato americano del 1963-64 per 11-0, l'unico punteggio perfetto nella storia del torneo. Nei primi anni '70, Bobby diventa il giocatore più vittorioso dell'epoca moderna, vincendo 20 partite consecutive, tra cui due 6-0 senza precedenti nel Torneo dei candidati. Stando alle ricerche di Jeff Sonas, nel 1971 Fischer ha distanziato tutti gli altri con la sua abilità scacchistica con uno scarto molto maggiore di qualsiasi altro giocatore dagli anni '70 dell'Ottocento. Nel 1971 Bobby è il primo numero uno ufficiale della FIDE (Fédération Internationale des Échecs) e si colloca al terzo posto per il periodo più lungo in cima alla classifica (54 mesi in totale).
Nel 1972 Fischer acquista importanza come simbolo della democrazia e della superiorità americana sull'Unione Sovietica, affrontando e sconfiggendo il campione del mondo in carica Boris Spassky. La partita si svolge a Reykjavík, in Islanda, e suscita l'interesse mondiale più di qualsiasi altro match di scacchi disputato prima o dopo. Nel 1975 Fischer perde il titolo quando non riesce a raggiungere un accordo con la FIDE sulle condizioni per disputare una partita. Da quel momento conduce una vita sempre più ritirata e non partecipa più alle competizioni fino al 1992, quando batte Spassky in una rivincita non ufficiale in Jugoslavia, all'epoca sotto l'embargo delle Nazioni Unite. Fischer viene rinviato a giudizio dal Dipartimento di stato americano per aver disputato il match, e si trova di fronte alla prospettiva di passare 10 anni in galera se tornasse negli Stati Uniti.
Fischer trascorre i suoi ultimi anni tra Ungheria, Germania, Filippine e Giappone. Durante questo periodo si lancia in esternazioni sempre più antiamericane e antisemite, nonostante le sue origini ebraiche. Alla fine viene trattenuto dalle autorità giapponesi per nove mesi tra il 2004 e il 2005, sotto minaccia di deportazione. Nel marzo 2005 l'Islanda gli accorda la piena cittadinanza, per cui Fischer viene rilasciato dal Giappone. Muore di insufficienza renale degenerativa all'ospedale di Reykjavík nel 2008, all'età di 64 anni.

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