Schrader rappresenta per gli Usa un curioso impasto di culture e di professioni. Di ambiente calvinista, ha studiato alla UCLA, mentre scriveva per la “Los Angeles Free Press” e curava una rivista, “Cinema”. E stato un discepolo di Pauline Kael, la grande critica del “New Yorker”, per poi staccarsene. Ha - giurano quelli che lo conoscono - un temperamento da studioso, che lo ha portato a scrivere dei bei libri su Ozu, Bresson, Dreyer. E stato lo sceneggiatore di Yakuza (1975) di Sydney Pollack (anche se la riscrittura finale del film fu fatta da Robert Towne), ma soprattutto di Taxi Driver (1976), che segnò il successo e Io stile di Martin Scorsese. Poi, tra altre cose a volte non firmate di uno scrittore dall’umore nero e raramente capace di sorrisi, Schrader ha scritto Complesso di colpa (1976) di Brian De Palma, Toro scatenato (1980), Mosquito Coast (1986), L’ultima tentazione di Cristo (1988). Qualche volta scrive anche le musiche dei suoi fIlm.
Come regista, Schrader ha affrontato con grande vigore in Tuta Blu (1978) il soggetto, quasi proibito nel cinema Usa, della classe operaia e delle sue sicurezze tradite; ha scandagliato le ambiguità della morale americana con Hardcore (1978) (ma se le premesse sono interessanti, le conclusioni sono moralistiche e facili); ha avuto un grande successo con American Gigolo (1980). che è un racconto morale avvincente come un thriller sul potere distruttivo del denaro - e del potere - e la forza salvifica dell’amore (il tutto con Richard Gere vestito da Armani e Laureen Hutton bella come se uscisse dalle pagine di “Vogue”); mentre la sua rilettura di un classico noir come Il bacio della pantera (1982), con Nastassja Kinski, non sfiora neanche lontanamente la magia dell’originale di Jacques Tourneur.
Tra i film successivi, la sua scorribanda nel Giappone di Mishima (1985) è di grandissima eleganza, Patty - La vera storia di Patty Hearst (1988) è un mix non riuscito di finzione e documento, e Cortesie per gli ospiti (1990) dal romanzo di Jan McEwan è(nonostante la sceneggiatura di Pinter) una parodia. Ma è ritorNato in forma - e a una sincerità interessante e toccante - con Lo spacciatore (1991) che sembra un esame di coscienza rispetto alla violenta invenzione di Taxi Driver. Poi il silenzio.
Da Irene Bignardi, Il declino dell’impero americano, Feltrinelli, Milano, 1996