Il debutto sulle scene avvenne nel 1906, in spettacoli musicali di second'ordine; poi come ballerina Mae Murray apparve nelle Follie di Ziegfeld del 1908, 1909, 1910, successivamente ebbe parti sempre più rilevanti nei musical play di Channing Pollock e nel 1914 venne chiamata a sostituire la ballerina Irene Castle, ammalatasi, nella rivista di Irving Berlin e H. B. Smith, Watch Your Step. Per tre settimane Mae si scatenò in danze indiavolate, tanto che Ziegfeld, venuto a vederla, la rivolle nelle Follie del 1915, in un numero tutto suo.
L'anno dopo Mae debuttò nel cinema con To Have and to Hold, ottenendo un riscontro favorevole dal pubblico e critiche benevole. A questa prima prova ne seguirono altre non molto dissimili l'una dall'altra, che stabilizzarono il suo personaggio di eroina di storie romantiche e la confermarono attrice senza particolari talenti oltre le evidenti attrattive fisiche. Fu solo quando venne diretta da Robert Z. Leonard (che poi sposò anni dopo) che Mae cominciò a tirare fuori le unghie e a mostrare una certa grinta in film costruiti a sua misura, come The Gilded Lily (1921), Peacock Alley (1922) o Jazzmania (1923).
Nei primi anni Venti, questa biondina un po' volgare, dagli occhi chiarissimi e perennemente imbambolati, la boccuccia a cuore con le labbra che sembravano sempre in attesa di baci, un corpicino nervoso, fu una delle più popolari e indaffarate attrici e impersonò la tipica star americana. Ma le sue maniere affettate, gli innumerevoli matrimoni (uno dei quali con un sedicente principe georgiano che le dilapidò tutti i risparmi), la sua vita privata piuttosto movimentata e spiattellata di continuo sulla stampa scandalistica, i troppi primi piani imposti all'operatore, l'insistere su di un sex-appeal talmente sopra le righe da divenire ridicolo, fecero presto crollare il piedestallo di sabbia su cui Mae aveva costruito il suo successo. Il pubblico fece presto a disaffezionarsi, adottando nuovi idoli, mentre la critica non perdeva occasione per punzecchiare la spocchiosità e l'incompetenza dell'attrice.
Un momento di gloria Mae lo recuperò quando interpretò - non senza tempestosi contrasti con il regista - The Merry Widow (1925) diretta da Erich von Stroheim, che riuscì a imbrigliare il volo di questa farfalletta e cavarne un'interpretazione meno artificiosa del solito.
Nei film successivi Mae continuò a vezzeggiare come una bambinetta pur avendo superato i quaranta, e la sua carriera volse rapidamente al tramonto. Le cronache si interesseranno nuovamente di lei quando, avanti negli anni e affetta da una sorta di demenza, verrà più volte fermata per strada dove dava in escandescenze o si metteva a ballare il valzer, credendo di essere ancora la «vedova allegra».
Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.