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Anna Di Francisca

Anna Di Francisca è una regista, scrittrice, sceneggiatrice, assistente alla regia, è nata il 15 settembre 1959 a Milano (Italia). Anna Di Francisca ha oggi 64 anni ed è del segno zodiacale Vergine.

Un approccio "bizzarro"

A cura di Veronica Ranocchi

Una passione nata fin da piccola e "spronata" dai genitori quella della regista e sceneggiatrice Anna Di Francisca. Una formazione nata accanto a Giuseppe Bertolucci e Gianni Amelio, definiti, da lei stessa, i suoi maestri conosciuti dopo essersi diplomata in regia all'Albedo Cinematografica di Milano. Da lì una carriera che non si è più fermata, portandola anche alla candidatura al David di Donatello come miglior regista esordiente nel 1997.

Gli studi
Nata e cresciuta a Milano, con padre magistrato, ma appassionato di cinema, e madre laureata in lettere, Anna Di Francisca si è a sua volta laureata in lettere, ma con indirizzo DAMS all'Università di Bologna e poi, come detto, si è diplomata in regia al corso CEE - Regione Lombardia. Dopo aver lavorato inizialmente a Milano in pubblicità e documentari industriali, si trasferisce a Roma e inizia la sua carriera come segretaria di edizione e direttrice del cast in produzioni pubblicitarie e televisive. Una lunga gavetta la porta alla regia facendola diventare aiuto regista di Giuseppe Bertolucci nei film I cammelli, Segreti segreti e Strana la vita. Oltre a Bertolucci, la Di Francisca è aiuto regista anche di Gianni Amelio (ne I ragazzi di via Panisperna) e di Pál Gábor (ne La sposa era bellissima).

L'approdo in Rai e i primi lavori da regista
Anna Di Francisca inizia a collaborare con la Rai e nel 1990 debutta, in qualità sia di regista che di sceneggiatrice, con una serie di documentari sugli anni '60 dal titolo Memorie. A questo titolo fanno seguito il documentario sulla pena capitale Quando lo Stato uccide, trasmesso all'interno del programma "Mixer" e due serie. La prima per Rai 3 in sei episodi dal titolo Casa nostra, con Benito Urgu, presentata come evento speciale a Umbria Fiction, finalista al Prix Europa a Berlino e a Input Bristol nel 1993. La seconda è Felice, in 10 episodi, con lo stesso interprete e selezionata per Input '94 Montreal. Titoli sostenuti con entusiasmo da Rai Tre e in particolare da Bruno Voglino con insoliti luoghi di riprese (una casa di riposo di Cagliari e un condominio popolare romano) che hanno spinto la Rai, attraverso la figura di Gabriella Carosio, a far debuttare Anna Di Francisca alla regia di un lungometraggio per il cinema. È La bruttina stagionata la commedia del 1996, tratta dall'omonimo romanzo di Carmen Covito e interpretata da Carla Signoris, Edi Angelillo, Fabrizio Gifuni, Milena Vukotic e Isabella Biagini, il film che segna il suo debutto sul grande schermo. La storia è quella di Marilina, una donna che sta per raggiungere i quarant'anni, ma insoddisfatta della sua vita e tormentata da una madre insopportabile e dai consigli non richiesti di una sua amica l'infanzia, tramite un video di annunci sexy, scopre di avere un potenziale erotico. Il film, di cui Di Francisca ha scritto la sceneggiatura, insieme ad altri, ottiene la menzione speciale al Prix Europa a Berlino, il Premio Leone Magno alla regia e all'attrice protagonista e viene candidato al David di Donatello e al Nastro d'argento.

Dopo l'esordio sul grande schermo
A La bruttina stagionata fa seguito Fate un bel sorriso nel 2000, realizzato con una coproduzione tra Italia, Francia e Grecia, interpretato da Claudia Pandolfi, Carla Signoris e Giustino Durano che ha ottenuto la menzione del Premio Solinas e l'European Script Fund. Tra i due film per il grande schermo, però, la Di Francisca cura la regia anche di un genere televisivo più popolare, Un medico in famiglia, scegliendo il cast e dirigendo le prime quattro puntate. Oltre a questa sono altri i prodotti televisivi che dirige: la serie Le ragioni del cuore nel 2002 e il film per la tv Il gruppo con Emilio Solfrizzi, Neri Marcorè e Fabio De Luigi.

Il ritorno al documentario

Dopo la parentesi televisiva e una breve apparizione a teatro con lo spettacolo "Le confidenze del pene" (una serie di monologhi interpretati da Ugo Dighero, Neri Marcorè, Augusto Fornari e altri attori di commedia), Anna Di Francisca torna al mezzo cinematografico e lo fa con tre documentari: L'anello forte nel 2006 per il centenario della CGIL, con Maria Paiato e Lunetta Savino; Un giorno da leggere nel 2007 nell'ambito di una ricerca per l'Università di Siena e la Fondazione Alberto e Arnoldo Mondadori e, infine, cinque anni dopo, nel 2012, Il mondo di Mad, una coproduzione italo-svizzera sulla figura della giornalista e disegnatrice Maddalena Sisto, con le animazioni di Zoltan Horvath. Dopo essere stato presentato al cinema sia a Roma (Nuovo Cinema Aquila), che a Milano (Spazio Oberdan), è andato in onda in diverse televisioni europee (AVRO, SVS, YLE, TSR, SKY ARTE) ed è stato scelto da Donna di Repubblica per celebrare la giornata della donna l'8 marzo 2014.

Due lungometraggi
Il 2012 è un anno importante per Anna Di Francisca che, oltre al documentario, torna sul grande schermo con il suo secondo lungometraggio di finzione Due uomini, quattro donne e una mucca depressa, del quale è anche co-sceneggiatrice. Si tratta di una coproduzione italo-spagnola con un cast di entrambi i paesi, che vanta anche Maribel Verdú e Miki Manojlovic; tra gli interpreti italiani, Neri Marcorè e Serena Grandi. Il film ha al centro il personaggio di Edoardo che vive un momento di crisi. Compositore di grande talento, fatica ad accettare compromessi. La sua vita affettiva ne risente e la sua capacità di sopportazione crolla, tanto da portare Edoardo a prendersi un "periodo sabbatico".
Nel 2023 esce Evelyne tra le nuvole con Eleonora Giovanardi, Violante Placido, Antonio Catania e tanti altri interpreti. Una "commedia sofisticata", come definita dalla stessa regista, che vede al centro Sofia, una donna sui quarant'anni che vive in montagna, isolata dal mondo, dove persino le connessioni internet sono difficili. Un giorno si presenta un tale che ritiene quello spazio ideale per collocare un ripetitore e far convivere antiche usanze con nuove tecnologie.

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