Uno sguardo inedito e dietro le quinte sulla vita di uno dei più grandi cantanti al mondo: Andrea Bocelli. Espandi ▽
Con un accesso senza precedenti alla vita del celebre tenore, la regista Cosima Spender ha seguito Andrea Bocelli oltre la ribalta, rivelando un artista rigoroso e un padre di famiglia devoto, con una passione per la vita senza compromessi. Per la prima volta, è Bocelli stesso a raccontare la sua storia con le sue stesse parole. Il film intreccia testimonianze toccanti di amici e familiari e dei più stretti collaboratori, offrendo un ritratto profondamente intimo e ispiratore, da condividere sul grande schermo con i fan di tutto il mondo. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un ritratto completo del "Califfo" più autentico grazie alle testimonianze di numerosi artisti e personaggi che lo hanno conosciuto da vicino, i cui ricordi affiancano materiali di repertorio esclusivi. Espandi ▽
Roma, una notte. il giornalista di Radio Radicale Enrico Salvatori ricorda Franco Califano, chiamando a parlarne alcune persone che gli sono state vicine. In città, un suo fan (Raffaele Vannoli) segue la diretta in auto, cercando di raggiungere lo studio. In parallelo, altre testimonianze di vita vissuta insieme al cantautore e musicista puntellano il racconto.
Amici e collaboratori, famosi e no: Barbara Palombelli, Claudia Gerini, Federico Zampaglione, Mita Medici, l"aviatore e figlio artistico" Enrico Giaretta, David e Ricciotti "Marocco" Boriani, figlio e padre amico storico, Francesco Rutelli, Antonello Mazzeo (amico e presidente della fondazione a lui dedicata), l'amico, compositore, e musicista Alberto Laurenti, la cantante Cinzia Baccini. Ai quali si aggiungono quelle di fan più recenti, come Franco126, Ketama126 e Noyz Narcos.
Non è e non può essere una biografia, Nun ve trattengo, ma un'affettuosa, documentata commemorazione di un uomo grande, che ha lasciato in tanti tracce del suo spirito indipendente, ironico e caloroso. Un sentimento che vive in tante persone, una nostalgia per un artista amatissimo, non sempre debitamente riconosciuto. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Il racconto del movimento artistico che, più di cento anni fa, ha ribaltato l'arte, la scrittura, il modo di vivere: il Futurismo. Espandi ▽
Quando esce nel 1909, sulle pagine del quotidiano francese Le Figaro, il Manifesto del Futurismo appare immediatamente come una rivoluzione, un vigoroso scossone al mondo della cultura e della società, una provocazione estetica che intende ridisegnare ogni aspetto della vita del nuovo secolo.
Per riaffermarne la portata e le intuizioni avverate, Caffeina del mondo, scritto da Giordano Bruno Guerri con Massimiliano Orfei e codiretto con Massimo Spanosi, propone con un approccio laico e non paludato un'introduzione prismatica a una tra le avanguardie più decisive e anche divisive (il tristemente noto inciso "guerra sola igiene del mondo", poi ridimensionato dagli stessi estensori, dopo l'esperienza del primo conflitto mondiale).
Una monografia ancorata con precisione a dichiarazioni e opere degli artisti indagati: Filippo Tommaso Marinetti, Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Antonio Sant'Elia, Luigi Russolo, Gino Severini, Barbara (Olga Biglieri), Giannina Censi. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un uomo torna sulla spiaggia dove anni prima aveva incontrato sua moglie. Espandi ▽
2023. Sano torna a Izu, località in riva al mare, nel luogo in cui cinque anni prima ha conosciuto Nagi, la donna di cui si è innamorato e che ha sposato. Nagi è morta da poco e Sano è inconsolabile. Come cinque anni prima, ad accompagnarlo c'è Miyata, ma l'atmosfera romantica e disincantata di allora si è trasformata in amarezza e malessere. Intanto Sano cerca ossessivamente un cappellino rosso, a cinque anni di distanza, feticcio di un amore svanito e degli insondabili meccanismi del fato.
In una coproduzione franco-giapponese - co-produttore Damien Manivel, che collabora anche al montaggio - Kohei Iragashi erige un ponte ideale tra il gusto per il surreale nella vita quotidiana, tipicamente nipponico, e il romanticismo fatalista delle storie d'amore della tradizione europea.
Il risultato è un gradevole esercizio di nostalgia, che mescola le carte con una narrazione a ritroso (ma il flashback è abilmente dissimulato nel flusso del racconto). Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Dramma e commedia, humour e austerità, grottesco e sublime si mescolano e si fondono in un'unica musica. Espandi ▽
Lissy Lunies ha grandi difficoltà nella gestione del marito affetto da demenza senile. Lei, a sua volta, ha problemi di salute non di poco conto. Il loro figlio Tom è direttore di un'orchestra di giovani e sta occupandosi della partitura scritta da un amico costantemente insoddisfatto del risultato. Al contempo si trova a gestire anche la maternità dell'ex compagna non essendo il padre della nascitura. Sua sorella Ellie, assistente di studio odontoiatrico, ha una forte tendenza all'alcol e non si fa sentire dai familiari da molto tempo.
Il film vincitore del premio alla migliore sceneggiatura alla Berlinale supera la prova della durata grazie alla credibilità dei personaggi.
Il punto di partenza del film è legato alla scomparsa in successione, in un breve arco di tempo, dei genitori del regista. Questa doppia perdita gli ha imposto una serie di riflessioni che ha poi trasferito nella finzione. Ne è nato un film suddiviso in capitoli che, nonostante qualche punto di cedimento, conserva una sua forza legata, oltre che alla scrittura, alla performance di tutto il complesso degli attori. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una donna mette in discussione se stessa dopo aver cominciato una nuova vita in una casa di cura. Espandi ▽
L'anziana vedova Ruth si prepara nella sua grande casa per una cena con un giovane uomo che non conosce. Si tratta, in realtà, di suo figlio Steven, che lei non riconosce perché sta perdendo la memoria. Ruth sta per essere accolta in una casa di riposo per anziani, la Bella Vista, e Steven è lì per accompagnarla. Arrivata nella struttura, Ruth passa da momenti di lucidità ad altri di smarrimento, vivendo comunque liberamente la sua vita e i suoi desideri di donna anziana.
Il film ha vinto lo scorso anno il premio per la miglior regia nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia ed è una delle più delicate e toccanti rappresentazioni della vecchiaia viste al cinema negli ultimi anni.
Grazie alla straordinaria interpretazione di Kathleen Chalfant, attrice teatrale all'esordio nel cinema e anch'ella premiata a Venezia, Familiar Touch offre il ritratto di un corpo, di un volto, di una figura che mostrano le mille sfamuture di un essere umano, il suo presente, il suo passato, il suo nulla. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Da seicento ore di girato, Albert Serra ricava uno straordinario documentario sulla psicologia di un torero, carpita attraverso il suo sguardo. Documentario, Francia, Portogallo, Spagna2024. Durata 125 Minuti.
Un documentario che segue il giovane e carismatico torero di origine peruviana Andrés Roca Rey. Espandi ▽
Il matador più famoso al mondo, l’ispano-peruviano Andrés Roca Rey, è immortalato durante alcune corride e nei momenti di pausa tra una e l’altra. Lo vediamo sfidare la morte e uscirne vincitore, mentre dai dialoghi del suo staff si percepisce l’aura che circonda ancor oggi la figura del torero. Regista geniale e intransigente, forte di una filmografia complessa e variegata, il catalano Albert Serra gira il suo primo documentario e sceglie nuovamente un soggetto controverso. Dopo il libertinaggio ritratto in Liberté e il dolente noir post-colonialista di Pacifiction – Un mondo sommerso, Serra si immerge nel lavoro sulla star della corrida Roca Rey. Al solito il punto di vista adottato da Serra sfugge a ogni catalogazione o prevedibile approdo: Pomeriggi di solitudine non è una celebrazione della corrida né un atto di denuncia verso la sua anacronistica violenza ai danni di esseri viventi. Al regista di Birdsong interessano il rito, la celebrazione di un corpo eroico e sacrificale, e il flusso di pensieri di Roca Rey, scandagliato in ogni suo gesto, per poi sottoporre il tutto - 600 ore di girato - a un massacrante lavoro di montaggio. Serra non sceglie mai il più ovvio degli approcci, non insegue il gesto spettacolare né tantomeno lo provoca, e applica la ricerca del vero a un tema che di vero non ha nulla. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Quando un giovane attore esagera con la satira e dice una battuta di troppo, soprattutto se alla persona sbagliata, sarà accusato di vilipendio e emarginato dall'intero mondo dello spettacolo. È la storia di Manuel Falco che da giovane attore emergente si tramuta all'istante in un elemento indesiderato e si ritrova suo malgrado a fare il badante di Vittorio, anziano malato di Alzheimer. Solo e senza futuro Manuel si appassiona al suo nuovo e unico amico e cerca di usare i mezzi artistici per curare la malattia. Una volta entrato in contatto in clinica con la dottoressa Elisa De Blasi proverà a convincerla, forse anche per conquistarla, a fare uno spettacolo con i degenti, tra cui c'è anche Vittorio. Il "paradosso dell'attore", che ogni giorno deve ripetere un copione non suo e come se non fosse mai accaduto in precedenza, si sovrappone al "paradosso dell'Alzheimer" che ti fa dimenticare chi sei e ciò che hai fatto in giornata, ma può lasciarti ricordi antichi vividi nella mente. Manuel intuisce questa possibilità: far rinascere loro come attori nel terribile e meraviglioso gioco della vita e forse per rinascere lui stesso grazie ai suoi nuovi amici. Lo spettacolo sarà un piccolo e inaspettato successo e scuoterà l'animo della gente ridando nuova linfa a Manuel e chissà, forse, permettendogli di ritrovare la strada maestra. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Uno sguardo crudo ma speranzoso sulla resilienza umana e sulle capacità di superare le avversità Espandi ▽
Il film segue la storia di Matteo, studente universitario interpretato da Francesco Isasca, giovane attore emergente che si sta facendo notare per la sua intensità e autenticità interpretativa. La sua vita viene scossa da una tragedia improvvisa: durante una festa di Carnevale, poco prima della pandemia da Covid-19, un incidente inaspettato innesca una catena di eventi che lo porteranno ad affrontare un percorso oscuro fatto di colpa, redenzione e accettazione, tra dinamiche familiari complesse e riflessioni interiori. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Sul set amazzonico di Fitzcarraldo (1982), il film estremo e maledetto di Werner Herzog: potere e peso della creatività
. Documentario, USA1982. Durata 85 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +16
Il documentario sulla faticosa e caotica realizzazione di Fitzcarraldo di Werner Herzog. Espandi ▽
Foresta amazzonica, 1979: sul set di Fitzcarraldo (Klaus Kinski, l'avventuriero bianco che vuole costruire un teatro d'opera in mezzo alla foresta per portarvi i Pagliacci di Leoncavallo) la troupe affronta una serie infinita di insormontabili difficoltà, in una produzione che dura circa quattro anni. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un doc che celebra Milo Manara, un protagonista della cultura italiana raccontandone l'opera, la vita e le passioni, e chiamando a festeggiarlo anche uno straordinario gruppo di sodali, colleghi, ammiratori. Espandi ▽
La carriera artistica del rivoluzionario fumettista - o, meglio, fumettaro - Milo Manara è raccontata attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto e ha lavorato con lui: da Paolo Conte, a Vincenzo Mollica, passando per Cristina Tavera, Fumettibrutti e arrivare infine alla cantante pop Elodie, grande fan dell'autore. Alla narrazione partecipa in prima persona anche lo stesso Manara, intento a ripercorrere con garbo e ironia la propria storia: le prime tavole negli anni Sessanta, la collaborazione con Hugo Pratt e Federico Fellini, il successo dei racconti erotici in Francia; le controversie e gli apprezzamenti.
Valentina Zanella firma un documentario che porta sullo schermo il percorso artistico di Milo Manara, un omaggio tradizionale e riuscito all'universo narrativo dell'autore. Si tratta di un documentario accattivante e divulgativo, capace di ricostruire l'articolato percorso artistico di uno dei maggiori fumettisti italiani e internazionali. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un omaggio a un uomo che ha vissuto la montagna con passione, coraggio e determinazione, spingendosi oltre ogni limite e lasciando un'impronta indelebile nella storia dell'alpinismo. Espandi ▽
Il 3 luglio 1953 il ventinovenne Hermann Buhl compie una delle imprese più titaniche nella storia dell'alpinismo moderno: in quarantun'ore di traversata solitaria, in carenza di ossigeno e deficit di energie, diventa il primo uomo a scalare la cima del Naga Parbat (Himalaya Occidentale), alta più di ottomila metri.
Ancorandosi a questo evento, il documentario ricostruisce la vita dell'indimenticato alpinista svizzero, dall'infanzia tormentata alla recluta come soldato durante la Seconda Guerra Mondiale in Italia, passando per l'incontro con la futura moglie (la scalatrice Genie con cui ebbe tre figlie), senza trascurare altre leggendarie ascese compiute negli anni Cinquanta tra cui quelle al messicano Broad Peak, alla Sella d'Argento del Monte Rosa e al fatale Chogolisa (Pakistan).
Inquadrando uno dei più influenti scalatori di roccia del Secondo Novecento ancora oggi modello d'ispirazione per ogni alpinista, Werner Bertolan scrive e dirige un biopic devoto, accorato, ma fin troppo illustrativo e sovrabbondante, proiettato in Italia in anteprima al Trento Film Festival 2025. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un documentario che racconta di coloro che pur non essendo nati a Napoli hanno scelto di vivere e lavorare in questa città. Espandi ▽
Ci sono i napoletani nel mondo ma c'è anche chi dal resto del mondo ha scelto di vivere a Napoli. In questo docufilm la città viene raccontata secondo questa prospettiva, attraverso le numerose storie di persone provenienti dai luoghi più diversi (come Stati Uniti, Russia, Argentina, Giappone, Francia, Germania, Nigeria, Palestina, o semplicemente da altre parti d'Italia) che non sono nate a Napoli ma sono diventate napoletane d'adozione.
Il documentario disegna un quadro plurale e vivo della città, dove ogni storia diventa un tassello di un mosaico più grande, capace di restituire l'anima di Napoli nella sua complessità e bellezza.
Certo, l'unicità di Napoli non deve far dimenticare i suoi problemi, elemento che giustamente non viene ignorato nel documentario, evitando il rischio di un tono troppo promozionale. A partire da questa presa di coscienza, nascono le riflessioni più interessanti su Napoli. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un curioso racconto-testimonianza, a metà tra la fotografia romantica della Sicilia e il ritratto di un attore goloso di vita. Documentario, Italia2024. Durata 68 Minuti.
Un omaggio alla prima cineasta donna che è stata candidata al premio Oscar. Espandi ▽
Giancarlo Giannini, a bordo di un'auto anni Settanta guidata da un autista che pare uscito dal passato, torna in Sicilia cinquant'anni dopo aver girato lì Mimì metallurgico ferito nell'onore. L'idea è quella di ripercorrere le tappe del viaggio attraverso l'isola che fece Giannini prima di girare il film, armato di un registratore per catturare le voci e i dialetti dei siciliani e di una cinepresa super-8 per riprenderne i movimenti e la gestualità, soprattutto "il gesto della sigaretta, che sembra nulla, ma quando lo fai ti cambia l'atteggiamento, il portamento".
Un viaggio per incontrare Mimì è un docufilm sui generis. Siamo di fronte a un racconto-testimonianza curioso che si colloca a metà fra la fotografia romantica della Sicilia, il ritratto di un attore in egual misura avventuroso e goloso di cibo e di vita, e una lectio magistralis di recitazione.
L'amore di Giancarlo Giannini per la Sicilia è evidente, come lo è quello del regista, al netto di una visione folkloristica che comprende carretti, pupi siciliani e persino un'esecuzione da ristorante di "Vitti na crozza". Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Il confine tra Paraguay e Brasile è diventato un deserto verde: qui è nata la Repubblica della Soia, la culla dell'agroalimentare mondiale. Espandi ▽
Anna Recalde Miranda torna in Paraguay, Paese d'origine del padre e grazie all'incontro con l'avvocato Martín Almada, prigioniero politico negli anni '70 sotto la dittatura di Stroessner e poi scopritore dei cosiddetti "archivi del terrore, ricostruisce la storia del Paraguay e della sua relazione con la repressione del dissenso.
A emergere sono il Piano Condor, l'influenza odierna dell'anticomunismo sulle politiche democratiche, il decennale processo d'appropriazione delle terre per destinarle alla coltivazione intensiva della soia, controllata dalle multinazionali dell'alimentare. Un viaggio nel cuore nero di una nazione, e negli archivi di una memoria collettiva e individuale.
Accompagnando il racconto con la sua voce narrante, la regista rivela la dimensione intima della sua ricerca, facendola però incontrare con la vicenda storia del Paraguay e la necessità, in un tempo in cui ogni forma di dissenso è sotto controllo, di tornare a lottare. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.