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Caravaggio a Roma - Il viaggio del Giubileo, un doc per riscoprire la spiritualità di un genio

Il documentario ripercorre l’esperienza di Caravaggio fino alla sua morte. Fino al 3 dicembre al cinema.
di Davide Zazzini

lunedì 1 dicembre 2025 - Focus

Il giovane Michelangelo Merisi giunse a Roma alla fine del 1500. L’Urbe divenne luogo d’elezione del suo apprendistato, ma anche di maturazione e consacrazione in un’epoca fervida per gli artisti, ai quali la Chiesa chiedeva un radicale rinnovamento del linguaggio figurativo. Il documentario ripercorre l’esperienza di Caravaggio nella città barocca fino alla sua morte, concentrandosi sulle opere realizzate per il Giubileo del 1600 voluto da papa Clemente VIII, come La vocazione di San Matteo e il Martirio di San Matteo che ebbero un’influenza incalcolabile nei secoli a venire. Le sue innovazioni compositive, la svolta verso il sacro, il realismo drammatico, le sue relazioni burrascose con papi, potenti e mecenati sono accostate, sin dall’incipit, al cammino spirituale di pellegrini di ogni età e provenienza che, in questi mesi, accorrono a Piazza San Pietro per l’Anno Santo.
Su soggetto della produttrice Didi Gnocchi, sceneggiatura di Eleonora Angius e con la voce narrante di Mario Cordova (è il doppiatore italiano, tra gli altri, di Willem Dafoe e Richard Gere), Giovanni Piscaglia dirige un doc che vuole restituire il genio creativo, l’umanità, il tormento spirituale, la ricerca della Salvezza dell’artista meneghino.

Il cineasta e videoartista pesarese è ormai specializzato in doc artistici: dal 2017 ha raccontato Van Gogh – Tra cielo e grano, prima dell’Ermitage e di Napoleone. Il potere dell’arte, senza dimenticare la monografia Perugino – Rinascimento Immortale uscita due anni fa.
Girato principalmente nella Capitale, ma anche a Napoli e sull’isola di Malta, Caravaggio a Roma – Il viaggio del giubileo è una coproduzione tra 3D Produzioni e Nexo Studios in partecipazione con Sky con la collaborazione di Avvenire e Gallerie d’Italia – Intesa Sanpaolo. Intervengono religiosi, storici dell’arte, saggisti e scultori per “liberare Caravaggio dalle sovrastrutture che gli abbiamo imposto e di restituirlo alla sua arte, al suo silenzio, al suo mistero”, come ha spiegato il regista. La narrazione si sofferma sugli autoritratti, ne restituisce il dissidio interiore, la sete di spiritualità e l’ansia di redenzione che si acuirà con l’esilio, enfatizzando in parallelo la straordinaria attualità delle tele ancora oggi, come testimoniano i fedeli del Giubileo. Il pittore fu innovatore assoluto nella gestione chiaroscurale delle scene, nella cura minuziosa dei dettagli (sfumature di luce e minime variazioni di colore), nell’intensità drammatica delle figure, nella resa plastica dei corpi, nella nobilitazione dei reietti scelti come modelli per le sue pitture: su tutte, Maddalena Antognetti eternata nella Madonna dei Palafrenieri, quadro del 1606 custodito alla Galleria Borghese.


Tralasciando per brevità il teatro (da monologhi al rock-musical, Caravaggio rimane una presenza fissa nei palcoscenici di tutto il mondo), tra tv e cinema, tra fiction e documentari, Merisi ha ispirato più volte registi e sceneggiatori che ne hanno spesso raccontato la genialità compositiva accanto allo spirito lacerato; Goffredo Alessandrini fu tra i primi con un biopic canonico e illustrativo nel 1941: Caravaggio, il pittore maledetto. Nell’ottobre 1967 comparve anche su piccolo schermo: Gian Maria Volontè diventò Caravaggio nell’omonimo sceneggiato Rai, diretto dal drammaturgo Silverio Blasi. Nel 1986, dopo più intoppi produttivi, Jarman portò al festival alla Berlinale una tranche de vie fortemente stilizzata sugli ultimi anni di vita del pittore.

Con l’avvento del Duemila, tuttavia, rifiorisce l’interesse per l’autore della Conversione di San Paolo: prima con la fortunata miniserie Rai di Angelo Longoni con protagonista Alessio Boni; poi con L’ombra di Caravaggio, altro biopic diretto da Michele Placido, che rese Scamarcio un visionario roso dalla coscienza del peccato ma alla ricerca della Grazia. Nel 2019 Francesco Fei ha tratteggiato un Caravaggio inedito e introspettivo nell’omonimo doc. Roberto Andò, invece, ha ripercorso il celebre furto a Palermo del 1969 della Natività con San Francesco e San Lorenzo, nel film Una storia senza nome, presentato Fuori Concorso a Venezia 2018. Un anno prima, intanto, era uscito in sala anche il museale Caravaggio – L’anima e il sangue diretto da Jesus Garces Lambert
Quest’altro doc d’occasione, invece, per Piscaglia non racconta “il delinquente romantico, l’icona pop, ma un uomo immerso nel suo tempo, attraversato da tensioni spirituali e umane che ancora oggi parlano a noi”.  
Dopo l’anteprima in Filmoteca Vaticana del 26 novembre e la presentazione alla Biblioteca Nazionale Braidense, il doc sarà in sala come evento speciale solo fino al 3 dicembre, prima del consueto approdo su piattaforma a cura di Nexo Studios, casa distributiva e produttiva specializzata in film d’arte che quest’anno ha continuato con vari titoli la rassegna La Grande Arte al Cinema.


Tutti i film da € 1 al mese

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