Mirela, 40enne bosniaca a Rimini, torna a Sarajevo e al Dom Bjelave: qui, tra amici d'infanzia, affronta il passato segnato dalla guerra. Espandi ▽
Mirela, quarantenne bosniaca, vive a Rimini con il compagno e i due figli. Spinta da un passato irrisolto, torna a Sarajevo, dove ha vissuto fino all'età di dieci anni all'orfanotrofio Dom Bjelave. Evacuata su un convoglio umanitario allo scoppio della guerra, ritrova ora gli amici d'infanzia. A 30 anni esatti dall’Accordo di Dayton per la pace in Bosnia ed Erzegovina, il documentario racconta la difficoltà della rielaborazione delle ferite della guerra. C’è un senso perenne di struggente malinconia in Dom di Massimiliano Battistella che sceglie di racchiudere in uno spazio, ancora più delimitato e in qualche modo chiuso, quello del formato 4:3, la storia di Mirela, trapiantata in Italia a 10 anni per salvarla, insieme ad altri 66 bambini, dal conflitto in atto a Sarajevo nel 1992. «Perché sono andata via, perché non ho potuto decidere io?» si chiede nel film che non può dare delle risposte se non mostrare, attraverso una storia apparentemente particolare, oltretutto di tanti anni fa, l’estrema attualità universale dell’orrore della guerra che, se non ti uccide subito, crea ferite, anche psicologiche, che possono durare tutta la vita. Recensione ❯
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Un viaggio appassionato alla scoperta della prima regista donna italiana, fra mistero, realismo e voglia di libertà. Documentario, Italia, USA2025. Durata 90 Minuti.
La storia della prima regista italiana e del lungo percorso che l'ha riportata alla luce dopo decenni di oblio. Espandi ▽
Moglie, madre e lavoratrice, la salernitana ma napoletana d'adozione Elvira Coda Notari (1875-1946) non fu solo la prima regista cinematografica italiana. Fu anche sceneggiatrice, produttrice, distributrice in un territorio e un'epoca in cui alle donne non era consentito neppure di firmare le proprie creazioni. Della sua ricca produzione - almeno 60 lungometraggi - ne sono rimasti conservati solo tre quasi completi, due brevi documentari e alcuni frammenti per un totale di 163 minuti di "visioni" che rivelano uno sguardo coraggioso, moderno, originale e autenticamente "femminista".
La ricostruzione della sua vita e straordinaria capacità di guardare e filmare il proprio mondo, attraverso importanti testimonianze di studiosi, artisti ed eredi, è al centro del documentario di Valerio Ciriaci.
Allora come oggi il lavoro di Elvira Notari riflette di passioni mai sopite, tanto coraggioso quanto scomodo, tanto moderno quanto popolare. Un tesoro troppo a lungo lasciato nell'oblio che riesce a vibrare e a illuminarsi di luce nuova. Recensione ❯
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Tekla Taidelli torna a occuparsi, senza moralismi ma con una straordinaria empatia, dei suoi personaggi perduti. Drammatico, Italia, Portogallo2025. Durata 90 Minuti.
Leo, intrappolato in lavori precari e dipendenze, incontra Jo-Jo, enigmatica e ferita. Insieme partono verso il Portogallo alla ricerca di libertà e senso. Espandi ▽
Leo ha 20 anni e una vita in bianco e nero. Le sue giornate iniziano sempre alle 6:06, tra lavori miserabili e una corsa senza fine per procurarsi la dose successiva. Ogni tentativo di cambiare, scappare, lo riporta sempre allo stesso punto: l'inizio. Finché non incontra Jo-Jo: coetanea enigmatica, parla solo francese e guida un caravan come se fosse in fuga da qualcosa. Anche lei porta un dolore profondo. Jo-Jo non è una salvezza facile ma è il caos di cui Leo ha bisogno. Lei ha i suoi demoni. In qualche modo sa vedere attraverso le crepe di Leo. Insieme partono verso il Portogallo, tra paesaggi onirici e polverosi, dove le loro anime si incontrano e parlano finalmente la stessa lingua. Recensione ❯
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Un film nel film. La fotografia di moltissimi giovani raccontata con una tenerezza che squaglia perché la sappiamo vera. Drammatico, Italia2025. Durata 80 Minuti.
Restare, ricominciare o trasformare questo frammento di vita in racconto. Espandi ▽
Alberto Palmiero ha 27 anni, ha frequentato la scuola di regia e realizzato alcuni cortometraggi. Ora vorrebbe cimentarsi con il primo lungometraggio. Il produttore indipendente Gianluca Arcopinto lo avvicina e gli allunga il suo biglietto da visita, dichiarandosi interessato al suo progetto. Tornato a Roma, Alberto gli invia il soggetto ma non ottiene risposta, e dopo sette mesi di inutile attesa decide di tornare al suo paese in provincia di Caserta. Tienimi presente è la fotografia della realtà per i moltissimi giovani che in Italia, e soprattutto in provincia e nel Sud, non hanno alcuna opportunità lavorativa e finiscono per sentirsi “stranieri ovunque”. Il film, scritto, diretto e interpretato dallo stesso Palmiero, è una sorta di documentario della sua situazione personale, e sembra erede del primo Nanni Moretti, con una punta dell’ironia malinconia autobiografica alla Gianni Di Gregorio. L’asso nella manica del neoregista è la tenerezza con cui racconta e interpreta la sua vicenda, purtroppo comune a tanti suoi coetanei: una tenerezza che squaglia perché la sappiamo vera, e socialmente ingiusta. Recensione ❯
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Il lavoro non è solo necessità, ma atto di creazione e partecipazione umana. Espandi ▽
Come può l'umanità avere ancora fiducia nel futuro, nel progresso, nel cambiamento in meglio e non in peggio? La risposta che questo film cerca e trova risiede nel lavoro, nell'attività intellettuale e artigianale come atto di ricerca e creazione. Solo il lavoro alimenta il progresso e crea comunità; solo il lavoro unisce mani, idee, progetti, sogni. Attraverso una serie di esempi virtuosi, il ruolo della scienza, della filosofia, del pensiero e della manualità sono analizzati in quattro capitoli.
Il tono del film è edulcorato, espositivo, educativo, tanto più quando nel terzo passaggio i protagonisti diventano gli studenti del Politecnico di Milano.
Ogni aspetto del film è guidato da uno spirito al tempo positivista e umanista, unendo gli opposti della pratica e della teoria, dell'artigianato e della filosofia, e provando a credere ancora, in tempi di distopie, nelle sorti umane e progressive. Basterà un film? Recensione ❯
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Il confine tra Paraguay e Brasile è diventato un deserto verde: qui è nata la Repubblica della Soia, la culla dell'agroalimentare mondiale. Espandi ▽
Anna Recalde Miranda torna in Paraguay, Paese d'origine del padre e grazie all'incontro con l'avvocato Martín Almada, prigioniero politico negli anni '70 sotto la dittatura di Stroessner e poi scopritore dei cosiddetti "archivi del terrore, ricostruisce la storia del Paraguay e della sua relazione con la repressione del dissenso.
A emergere sono il Piano Condor, l'influenza odierna dell'anticomunismo sulle politiche democratiche, il decennale processo d'appropriazione delle terre per destinarle alla coltivazione intensiva della soia, controllata dalle multinazionali dell'alimentare. Un viaggio nel cuore nero di una nazione, e negli archivi di una memoria collettiva e individuale.
Accompagnando il racconto con la sua voce narrante, la regista rivela la dimensione intima della sua ricerca, facendola però incontrare con la vicenda storia del Paraguay e la necessità, in un tempo in cui ogni forma di dissenso è sotto controllo, di tornare a lottare. Recensione ❯
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Nel 1961, Walter Bonatti guida sei tra i migliori alpinisti della propria generazione in una scalata fino ad allora considerata . Espandi ▽
Il racconto di una grande avventura alpinistica intrapresa all'inizio degli anni '60 da sette giovani uomini, italiani e francesi, che decidono di infrangere i propri limiti. Tra di essi, c'è il leggendario Walter Bonatti. La sfida è scalare un'immensa parete di roccia strapiombante, il Pilone Centrale del Freney, una verticale di 750 metri che cade a piombo sul ghiacciaio. Ispirata al romanzo di Marco Albino Ferrari "Freney 1961 - Tragedia sul Monte Bianco", la sceneggiatura è scritta da Daniele Vicari, Massimo Gaudioso, Francesca Manieri e Marco Albino Ferrari. Recensione ❯
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Gigi Miracol, all'anagrafe Luigi Antonioli, è vignaiolo itinerante, poeta dialettale, saltimbanco e mangiafuoco originario di Fregona. Da più di vent'anni vive da nomade. Espandi ▽
Fuori dagli schemi, energico, spigoloso e dissacrante. Gigi Miracol vive da uomo libero. Vignaiolo itinerante, saltimbanco, mangiafuoco e poeta dialettale, ha abbandonato casa e lavoro per vivere, a bordo del suo camper, una vita nomade a contatto con la natura. Su di lui incombe però il peso del tempo che passa, e il suo sguardo sul mondo si fa ogni giorno più disilluso. Recensione ❯
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Giuda racconta la Passione dal suo punto di vista: lui e Gesù, legati da un destino speculare, muoiono lo stesso giorno per compiere la profezia. Espandi ▽
Giuda nasce in un bordello, figlio di una prostituta che muore al momento della sua nascita. Cresciuto senza un padre e usato e abusato dai tenutari si vendica uccidendoli e diventa il proprietario della casa di piacere. Fino a quando un giorno Gesù si reca da lui per incontrare Maddalena, sua sorella, che aveva salvato dai lapidatori. Da quel momento lascia tutto per seguire l’amico e maestro che poi tradirà. Giulio Base rilegge i Vangeli secondo una prospettiva che meritava l’approfondimento. La tesi finale del film, cioè che Gesù aveva bisogno di qualcuno che lo tradisse per compiere la propria missione fino in fondo, era già stata avanzata (on stage e sul grande schermo per la regia di Norman Jewison) da Jesus Christ Superstar. Il Giuda di Giulio Base affronta questa lettura ma vi giunge partendo da tutt’altre premesse e liberandosi da tutte le precedenti trasposizioni sullo schermo della figura di Cristo. Recensione ❯
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La storia di Le Macabre, lo storico locale gestito dalla famiglia Busso, ma anche la storia di una generazione che ha trovato nella musica un'identità. Espandi ▽
Nel 2008 chiude Le Macabre, un piccolo CBGB's italiano. Come il celebre club newyorkese, è stato fulcro del rock negli anni '80 e '90, situato però a Bra, nella sonnolenta provincia italiana. Sul suo palco sono passati Diaframma, Marlene Kuntz, Vinicio Capossela, Nico, C.C.C.P., e molti altri. Il film racconta, attraverso i protagonisti, la nascita di un movimento musicale che voleva scrollarsi di dosso il mito del cantautorato. È la storia della famiglia Busso che lo ha creato e gestito, ma anche quella di una generazione che ha trovato nella musica un'identità. Recensione ❯
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In un'isola mediterranea, Ettore e Giovannino vivono un'estate felice. Ma con la partenza di Ettore, Giovannino affronta l'assenza grazie ai filmati di Pino. Espandi ▽
C'è tanto sole sull'isola, e poi mare blu e costa blu e cielo blu. L'isola del Mediterraneo è bellissima, fatta di campagna, grotte, fondali marini, voli di uccelli che, di notte, si trasformano nei fuochi d'artificio di una festa sacra. Il paradiso per due bambini che crescono insieme, Ettore e Giovannino. Ma alla fine dell'estate Ettore è costretto a trasferirsi sulla terraferma per proseguire gli studi e lascia sull'isola un vuoto che Giovannino dovrà colmare. In un inverno che pare non finire mai, gli arrivano in aiuto l'archivio e la videocamera di Pino, un anziano video amatore. Recensione ❯
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Delbono costruisce un epitaffio e insieme una celebrazione di un amico in un documentario commovente e intimo. Documentario, Italia2025. Durata 81 Minuti.
Il film racconta la storia straordinaria e reale di Bobò, un uomo sordomuto, analfabeta e microcefalo che ha vissuto per 46 anni nel manicomio di Aversa. Espandi ▽
Omaggio di Pippo Delbono all’amico e collaboratore Vincenzo Cannavacciuolo, in arte Bobò, che fu un artista presente in tanti dei suoi spettacoli teatrali. Dagli albori del loro rapporto, quando Delbono nel 1995 lo incontrò per la prima volta nel manicomio di Aversa dove aveva trascorso decenni, e attraversando poi un numero smisurato di esperienze condivise sul palco preziosamente catturate nei tanti materiali d’archivio, si delinea una comunicazione atipica ma profondamente affettuosa, e un riconoscimento delle qualità uniche di un performer come pochi altri: “sordomuto, microcefalo e analfabeta”, ma capace di incantare tra danza e recitazione. Commovente in modo essenziale, senza fronzoli, il documentario più recente della filmografia di Pippo Delbono va a costituire un epitaffio e insieme una celebrazione di un amico che è stato parte integrante della prolifica produzione teatrale del regista. Recensione ❯
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Antonio Schiattaro, un imprenditore caseario tradizionale di Caserta, vede il suo mondo capovolgersi quando la figlia più piccola si innamora di Albert, un ragazzo altoatesino. Tra Merano e Villa Literno, scontri culturali e legami familiari si scontrano in una storia toccante sull'amore, la tradizione e il coraggio di cambiare. Un racconto universale con forti radici italiane, pronto a conquistare il pubblico di tutto il mondo. Recensione ❯
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Un viaggio tra diversi mondi che si approcciano con molteplici punti di vista all'opera del Bardo. Espandi ▽
Un documentario sul processo ideativo, creativo e produttivo dello spettacolo teatrale "Othello Reverse", un adattamento dell'Otello ad opera della compagnia teatrale Swan - l'unica compagnia shakespeariana in Italia composta da sole donne - che prevede un ribaltamento di genere dei ruoli. Una rilettura che reinterpreta la poetica del Bardo alla luce delle istanze e del pubblico contemporaneo.
Un "work in project" in quattro atti come dialogo fra testi più interessante che audace. La ricchezza di intuizioni "intellettuali" non compensa la mancanza di apertura all'immaginazione.
Complessivamente il documentario di Rivi può leggersi come un dialogo con la creazione progettuale di un altro testo, producendo così un'operazione di meta-testualità, e appunto di "messa in progetto" più che di messa in scena. Con un afflato didattico, She, Othello è un oggetto interessante ma per la sua natura eccessivamente "intellettuale" sembra soffrire di audacia immaginifica, creativa e sperimentale. Il che suona da paradosso considerando l'oggetto trattato. Recensione ❯
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Una miniserie in cui viene raccontata la storia di un giannizzero ottomano che dopo l'assedio di Vienna finisce in Italia. Espandi ▽
Yenicer Hasan Balaban è un militare turco sopravvissuto all'assedio di Vienna e alla sconfitta dell'impero ottomano guidato dal sultano Solimano il Magnifico. Sfuggito alla morte e in fuga, il giannizzero finisce in Italia a Moena dove viene salvato da Gloria, la sapiente del suo villaggio. Dopo un'iniziale diffidenza viene accolto tra gli abitanti di Moena e alla fine si troverà a capeggiare una rivolta contro chi li opprime con tasse esorbitanti mentre esplode l'amore per Gloria. Recensione ❯
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