Un racconto universale che rappresenta un felice unicum estetico nella produzione dello Studio Ghibli. Animazione, Giappone1999. Durata 104 Minuti. Consigli per la visione: Film per tutti
Un dramma famigliare che esprime diversi temi sulla vita tra padri e madri, mogli e mariti, figlie e figli, fratelli e sorelle ed astute nonne. Espandi ▽
La vita della famiglia Yamada nel Giappone degli anni Novanta scorre agrodolce tra piccole gioie e qualche difficoltà. Il momento più drammatico arriva quando la famiglia, insieme in auto, si rende conto di aver perso la piccola Nonoko in un centro commerciale e torna a cercarla temendo il peggio. I vari capitoli sviluppano temi come la relazione tra padre e figlio, e sono soventi articolati su più situazioni che si risolvono velocemente: dal decidere chi andrà a comprare delle provviste o a fare altre commissioni, alla scelta di cosa guardare in Tv; dal fotografare la prima neve al cercare di non far tardi a scuola o al lavoro; dalla preparazione della cena al ritirare di fretta il bucato steso ad asciugare quando si mette a piovere.
Tratto dall'equivalente giapponese di una striscia a fumetti umoristica per i quotidiani, ossia un manga yonkoma, I miei vicini Yamada rappresenta un felice unicum estetico nella produzione dello Studio Ghibli.
Capace di abbracciare l'ordinarietà e la routine della vita giapponese, I miei vicini Yamada riesce a essere un racconto universale, perché le differenze con la vita negli altri Paesi del primo mondo sono qui molto poco presenti. Purtroppo non fu un successo al botteghino e dovettero trascorrere ben 14 anni perché Takahata riuscisse a realizzare di nuovo un film tutto suo. Recensione ❯
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Un viaggio lungo trent'anni alla ricerca di verità e giustizia per le vittime di uno fra i peggiori attacchi terroristici di sempre: l'attentato sul volo Pan Am. Espandi ▽
Il 21 dicembre 1988 il volo Pan Am 103 diretto da Londra a New York esplode a causa di un attacco terroristico (una bomba nascosta in una valigia) e precipita in corrispondenza della cittadina scozzese di Lockerbie. Tutti i 259 passeggeri e membri dell'equipaggio muoiono, assieme ad altre undici persone a terra che rimangono uccise a seguito dello schianto dell'aereo. Tra le vittime presenti sul volo c'è la giovane Flora, figlia del medico inglese Jim Swire il quale intraprende un'incessante e faticosa indagine per fare luce sui fatti, mettendo per sempre in discussione la propria vita, il rapporto con la famiglia e la fiducia nel sistema giudiziario.
Un intenso Colin Firth veste i panni di un uomo alla ricerca di una verità sempre sfuggente ma che diventa l'unica speranza a cui aggrapparsi per superare il lutto. La serie trova la sua forza proprio nel significato del dubbio. La ricerca di una verità probabilmente impossibile da raggiungere diventa per Jim l'unica via per elaborare un lutto impossibile da superare. Recensione ❯
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Una coppia di poveri taglialegna e un dono prezioso. Una neonata sfuggita all'olocausto. Espandi ▽
Il Povero Taglialegna e la Povera Taglialegna avevano perso un figlio e non potevano più averne. Fino al giorno in cui la donna, pregando il Dio del treno che passava attraverso i campi, trovò nella neve una neonata avvolta in un telo intessuto anche con fili d’oro. Era la più preziosa delle merci di quel convoglio: gettata fuori dal padre affinché si salvasse. Il film di Hazanavicius (nato in una famiglia ebraica ashkenazita di origini polacche e lituane) grazie a una grafica molto delicata, su cui volutamente contrastano le figure degli esseri umani tutte contornate con evidenza, viene proposto al Festival di Cannes in un momento estremamente delicato della storia del popolo d’Israele ma proprio per questo assume più valore. Ci ricorda cioè come ognuno possa finire con l’essere assalito dal tarlo del razzismo e come nessuno possa pensarsene totalmente esente. Recensione ❯
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Tra provocazione e consapevolezza, un'analisi puntuale del senso politico nelle opere del regista Almodóvar. Documentario, Francia2023. Durata 62 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un inedito ed evocativo viaggio nel cuore di Pedro Almodovar. Espandi ▽
Pochi autori delimitano così nettamente il proprio universo da identificare il proprio nome con una cifra, uno stile. Almodóvar, senza il nome davanti, è in quel ristretto numero. Un traguardo conquistato dal basso, lentamente, attraverso un progressivo affinamento, più che dei suoi strumenti analitico-speculativi, della conoscenza delle tecniche del cinema. Fino a raggiungere un apice che il regista stesso qui indica in tre opere: Tutto su mia madre, Parla con lei e La mala educación. Tre tappe di una filmografia dal fascino ascendente e dalla forte presa popolare, costruita su un'eccezionale capacità di ascoltare, recepire e interpretare lo spirito del proprio tempo.
Ammirabile esempio di misura, concisione e pertinenza, Almodóvar - Lo sguardo insolente è costruito su una struttura che ogni monografia dovrebbe avere come modello: non interpella intervistati per spenderli in inutili commemorazioni, tautologie o scambi di complimenti ma mette in fila e fa parlare tra loro testimoni vicini all'autore, con densità di informazioni, inserta rimandi precisi alle sequenze, collegate al senso della trattazione, dà il giusto rilievo a materiali inediti.
Preziosissimo anche il consiglio finale ad aspiranti registi: "Non pensate a una risposta immediata in termini di successo, ascoltate molto le madri e le loro amiche, ascoltate senza essere notati e poi raccontate una storia non identica, ma che parli di ciò che fa loro paura". Recensione ❯
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L'insostenibile leggerezza dell'essere maschio, in una serie leggera e godibile sui difetti di una società che ha smesso di ascoltarsi. Commedia, 2024.
L'adattamento della serie spagnola Machos Alfa, diretto da Matteo Oleotto e Letizia Lamartire. Espandi ▽
Mattia, Massimo, Riccardo e Luigi sono quattro amici, con i loro caratteri diversi, le loro esigenze personali e di coppia, e le loro idee sui ruoli e sull'amore. Si ritrovano in crisi, ognuno per motivi diversi, in una società che mette in discussione la figura del maschio e si iscrivono a un corso per capire come regolarsi, e scoprire quanto di tossico ci sia nei loro atteggiamenti. Tra pregiudizi e dinamiche varie con le loro compagne, capiranno la necessità di lavorare su se stessi.
È una serie divertente Maschi veri, adattamento italiano della spagnola Machos Alfa. La premessa doverosa è che va presa per quello che vuole essere: non un documentario, un trattato sociologico o un saggio pretenzioso sulla guerra dei sessi, ma una semplice commedia ridanciana, a tratti farsesca, che con estrema leggerezza mira a prendere in giro ironicamente uomini e donne della nostra contemporaneità.
Punto di merito per una serie che ha come protagonisti già sulla carta gli uomini è non ridurre le loro partner a mere figure di supporto o accessorie: sono a tutti gli effetti delle coprotagoniste. Recensione ❯
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Una variazione intelligente e toccante sul tema dell'elaborazione del lutto e del potere della musica. Commedia, Drammatico, Fantasy - USA2024. Durata 94 Minuti.
Harriet (Lucy Boynton) scopre che l'arte imita la vita quando si rende conto che alcune canzoni possono trasportarla indietro nel tempo - letteralmente. Mentre rivive il passato attraverso i ricordi romantici con il suo ex fidanzato (David Corenswet), il suo viaggiare nel tempo si scontra con un nuovo interesse amoroso che sta nascendo nel presente (Justin H. Min). Mentre intraprende questo viaggio attraverso la connessione ipnotica tra musica e ricordi, Harriet si chiede: anche se potesse cambiare il passato, dovrebbe farlo? Recensione ❯
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Un'operazione di forte astrazione che è anche riflessione profondamente ecologista. Documentario, Francia2023. Durata 83 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il regista prova a immortalare la forza che lo attrae verso la Terra Adelia Espandi ▽
L'Antartide, o Terra (Australis) Incognita, "si può raggiungere da quattro accessi diversi: quello dall'America del Sud è il mio preferito", dice Luc Jacquet. A trent'anni dalla sua scoperta antartica, che ha originato l'apprezzato documentario La marcia dei pinguini, premio Oscar 2006, il regista non ha più abbandonato quelle regioni polari. Con Antarctica Calling ripete quel viaggio estremo tra i ghiacci per condividere con nuovi occhi e altre lenti fotografiche la meraviglia di paesaggi inaccessibili.
Il film si spinge oltre la mera osservazione naturalistica, in una volontà di fusione pacifica, non predatoria, con gli elementi naturali e animali di un continente minacciato.
Grazie alla domanda che lo assilla e lo tiene in vita ("cosa mi porta qui?"), possiamo illuderci di sentire la pressione del vento sulle ali di un albatross, percepire il gocciolare degli iceberg nell'oceano, intravedere forme antropomorfe nei tronchi di una foresta distrutta, ascoltare il richiamo d'amore delle foche sotto il ghiaccio, immaginare il volo dei condor sopra la testa. Incontrare di nuovo e all'improvviso, una colonia di pinguini: unica forma di vita in uno spazio lunare e spietato. Stavolta sono loro a guardare noi, ospiti imprevisti e irriconoscenti. In silenzio. Recensione ❯
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Una ragazza causa un incidente. Inizierà a frequentare l'inconsapevole marito della vittima. Espandi ▽
Eva è una diciannovenne che, in crisi per un video intimo diffuso a sua insaputa in rete, tenta il suicidio gettandosi sotto un'auto. Accade invece che, nel tentativo di evitarla, sia la conducente a perdere la vita senza che la ragazza tenti di soccorrerla. Finirà con l'avvicinarsi a Bruno, veterinario francese, che della donna era il marito che quella notte era stato violento con lei.
Rossella Inglese, al suo primo lungometraggio, sa come far 'parlare' i corpi e gli attori chiamati ad incarnare i personaggi da lei scritti con Dario D'Amato.
Su Fabrizio Rongione si corre il rischio di essere ripetitivi quando se ne sottolinea la versatilità e la capacità di bucare lo schermo fin da quando, nel 1999, facemmo il primo incontro con lui sul grande schermo con Rosetta dei fratelli Dardenne. Recensione ❯
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Proteste lavorative come misura del cambiamento. Il documentario evocativo che si fa esperienza immersiva. Documentario, Italia2023. Durata 75 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un documentario che ripercorre un evento dimenticato della nostra storia recente: una grande mobilitazione per chiedere lo sviluppo del territorio sardo. Espandi ▽
Grazie al materiale audiovisivo contenuto all'interno degli archivi della preziosa Cineteca Sarda, il regista Peter Marcias ricostruisce la storia delle lotte dei lavoratori dell'isola, iniziate tragicamente con l'eccidio dei minatori di Monteponi nel 1922 fino alle grandi mobilitazioni sindacali tra il 1992-93 che coinvolsero ventisette Comuni del Sulcis Iglesiente, uniti nella richiesta di un nuovo piano di sviluppo socio-economico per il territorio, ancora oggi tra i più poveri d'Italia. A fare da Virgilio in questo aspro inferno di rabbia disperata e soprusi denunciati, c'è l'ex professore di Diritto del Lavoro dell'Università di Cagliari, Gianni Loy (oggi Garante dei diritti dei detenuti della stessa città), accompagnato dalle riflessioni di due registi europei, simboli del cinema d'impegno sociale, Ken Loach e Laurent Cantet, che contribuiscono a porre l'accento sulle ingiustizie del mondo lavorativo di ieri e di oggi, a tutela di quei diritti fondamentali che dovrebbero essere riconosciuti a tutti gli uomini e le donne. Recensione ❯
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Un documentario sul fotografo Martin Parr, diretto da Lee Shulman, ideatore dell'Anonymous Project, dedicato alla raccolta di scatti anonimi e amatoriali che in passato ha fatto dialogare con quelli di Parr. Espandi ▽
Documentarista, umorista, fine commentatore della società britannica, instancabile lavoratore. Nel corso della sua prolifica carriera Martin Parr ha pubblicato 120 libri, girato il mondo, inventato un nuovo modo di intendere la fotografia, senza mai smettere di ritrarre i suoi soggetti preferiti: le persone nella loro quotidiana spontaneità. Non c'è luogo in cui Parr non troverebbe qualcosa, o meglio qualcuno, che catturi la sua attenzione. Attraverso le parole del protagonista e della moglie, unite alle testimonianze di critici d'arte, fotografi, galleristi, colleghi e amici, il film ricostruisce la figura di un artista iconico e all'avanguardia, che ha immortalato il mondo senza filtri, in tutta la sua naturale e drammatica comicità.
Con I Am Martin Parr Lee Shulman dirige un documentario pop, ironico e accattivante, capace di mimetizzarsi alla perfezione nello stile e nella visione artistica del suo adorabile protagonista. Dell'ironico cronista del kitsch britannico riusciamo a scorgere anche qualche tratto della personalità: non tutto però, perché Parr è un uomo sensibile e misterioso, a cui non piace parlare troppo. Recensione ❯
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Una ragazza appena adolescente deve fare i conti con la sua terra devastata dalle conseguenze del riscaldamento globale. Espandi ▽
Il Brahmaputra è un fiume che attraversa Tibet, India e Bangladesh. Lungo il suo corso resiste, tra un'isola di fango e un'altra, una popolazione poverissima, che le inondazioni recenti, dovute al cambiamento climatico, hanno messo in ginocchio. Il regista e reporter Angelos Rallis dal 2017 filma per cinque anni la quotidianità di Afrin, dodicenne incontrata durante le sue ricerche. Temporaneamente ospitata dalla zia perché orfana di madre e con padre lontano, la ragazzina combatte quotidianamente con le piogge torrenziali, cerca di arginare i danni raccogliendo e accatastando rami e canne di bambù attorno alla sua precaria abitazione. Le inondazioni hanno distrutto tutto, sostentarsi è sempre più difficile.
Ecco perché il padre di Afrin è andato a cercare una nuova vita a Dacca, la metropoli capitale del Bangladesh. Lì si sposterà anche la ragazzina, per cercare il padre e sfuggire al possibile matrimonio, visto che a quattordici anni in quella parte del mondo si è già considerate "da marito".
Mix di documentario di osservazione e invenzione finzionale, realtà e fantasia, Afrin nel mondo sommerso va accolto come la testimonianza preziosa di un disastro ecologico e sociale ma anche come una fiaba magica e nera, un coming of age che invita a una nuova consapevolezza del pianeta. Recensione ❯
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In un mondo inospitale, una ginecologa pratica in maniera inflessibile il suo lavoro, facendo nascere bambini o praticamente aborti illegali. Espandi ▽
Ostetrica e ginecologa in un ospedale della Georgia, la cinquantenne Nina viene messa sotto inchiesta dopo la morte di un neonato subito dopo il parto di una giovane donna. In attesa dell’esito dell’inchiesta, Nina non interrompe la sua missione ma aiuta una povera donna sordomuta forse violentata, consapevole del pericolo non solo professionale che corre. April non è un film facile, nemmeno vuole esserlo: le inquadrature di Dea Kulumbegashvili sono spoglie e fisse; il ritmo del montaggio è piano e dilatato; i dialoghi sono artificiosamente laconici ed estenuanti; le azioni sono mostrate nella loro nettezza ed evidenza. Se la messinscena di Kulumbegashvili rimanda in modo fin troppo evidente al cinema d’autore europeo, la sua rappresentazione del rapporto fra femminilità e mondo è unica e potentissima. Recensione ❯
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Un incalzante doc di denuncia sul lavoro della dottoressa Cattaneo: restituire la dignità umana a tutti. Documentario, Italia, Svizzera, Svezia2023. Durata 93 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Storia di morti senza identità, corpi a cui nessuno sa dare un nome. Espandi ▽
La dottoressa Cristina Cattaneo dirige il LABANOF, Laboratorio ai Antropologia e Odontologia Forense dell'Università degli Studi di Milano. La sua missione è quella di restituire un'identità ai numerosi cadaveri o scheletri che vengono trovati senza documenti. Con il suo team inizia a rintracciare ogni volta dei segni utili che ne possono permettere l'identificazione. Ma non è mai facile. Tra i suoi obiettivi, c'è quello di fare in modo che a tutte le persone decedute dei quali non si conoscono le generalità venga riconosciuto il diritto al nome e creare così una banca dati europea.
Dietro ogni persona scomparsa c'è una storia e quella delle loro famiglie che li stanno cercando. Si parte sempre da un indizio, anche dagli stessi oggetti: scarpe, occhiali, telefono, crocifisso, portafoglio.
Sconosciuti puri è un incalzante documentario di denuncia sull'assenza delle istituzioni e la lentezza della burocrazia. Emerge la figura di una donna che combatte tra mille difficoltà, anche in piena pandemia, che ci accompagna nel corso del documentario ma che, nella sua discrezione, cerca anche di essere invisibile e mantiene solo la sua voce per restituire nome e cognome a tutte le persone scomparse come gesto di rispetto della dignità umana. Recensione ❯
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Un film vitale sull'immigrazione e sui legami familiari che ricorda il cinema di James Gray, diretto da uno dei nomi di punta della new wave georgiana. Commedia, Georgia, Russia, Bulgaria, USA, Principato di Monaco2021. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il wrestler georgiano, Kakhi, si reca a Brooklyn per aiutare suo figlio a uscire da un debito di gioco. Espandi ▽
L'ex campione di wrestling Kakhi ha sempre avuto la sua famiglia sulla coscienza e ciò lo spinge a partire da casa sua in Georgia per fare visita al figlio Soso nel quartiere russo di Brighton beach, a Brooklyn. Una volta arrivato, scopre che Soso vive in una squallida pensione popolata da un variopinto gruppo di immigrati georgiani. Inoltre, Soso non studia medicina, come credeva Kakhi, ma lavora per una ditta di traslochi ed ha accumulato un debito di 14.000 dollari con un boss della mafia locale a causa del gioco d'azzardo. Kakhi decide di aiutare lo sfortunato figlio a saldare il debito, creando situazioni tanto comiche quanto tragiche. Recensione ❯
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Makbul Mubarak ha avuto un sogno premonitore, e questo sogno è Autobiography – Il ragazzo e il generale. Eppure non si tratta di sogni e visioni che costruiscono una premonizione, no. Sta tutto nel titolo, Autobiography, che è un’idra a tre teste ardua da sbrogliare e spurgare dal suo veleno: la prima autobiografia è quella di Mubarak stesso; la seconda autobiografia è quella di tutta la famiglia di Mubarak che per decenni ha lavorato come “civil servants” nelle istituzioni guidate da Suharto, sempre leale al regime e non al popolo di cui faceva parte; la terza autobiografia è quella dell’intera nazione, che nasce con Suharto e sempre con Suharto sembra destinata a morire, visto che dopo la deposizione del ’98 e il passaggio a miglior vita del generale nel 2008, poco è cambiato in Indonesia, sempre attraversata dai fantasmi della dittatura. Autobiography non è una premonizione ma un avvertimento. Recensione ❯
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