dantek333
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lunedì 8 aprile 2024
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da perdere
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Film scontato dall'inizio. Finale senza fantasia
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jonnylogan
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sabato 23 marzo 2024
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fatto 50 perchè non 51?
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Cinquantesima pellicola per il più europeo dei registi d'oltreoceano, che mai ha nascosto la propria passione per il cinema del vecchio continente. Seppur travolto dallo scandalo sessuale che ne ha minato le fondamenta personali ed economiche, Allen non ha minimamente perso lo smalto dei giorni migliori e anzi riuscendo a rilanciare girando per la prima volta in lingua francese. Calcando la mano su una serie di temi a lui da sempre molto cari, in particolar modo da quando ha deciso di abbandonare la recitazione per auto relegarsi dietro la macchina da presa: ovvero il fato e la casualità unite ai sentimenti delle persone.
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Cinquantesima pellicola per il più europeo dei registi d'oltreoceano, che mai ha nascosto la propria passione per il cinema del vecchio continente. Seppur travolto dallo scandalo sessuale che ne ha minato le fondamenta personali ed economiche, Allen non ha minimamente perso lo smalto dei giorni migliori e anzi riuscendo a rilanciare girando per la prima volta in lingua francese. Calcando la mano su una serie di temi a lui da sempre molto cari, in particolar modo da quando ha deciso di abbandonare la recitazione per auto relegarsi dietro la macchina da presa: ovvero il fato e la casualità unite ai sentimenti delle persone. Tutto questo per esplorare il senso delle Sliding Doors nel quale può rimanere coinvolto chiunque.
La Parigi autunnale nelle mani del regista e attraverso la fotografia firmata dall'italianissimo premio Oscar Vittorio Storaro, assume le sembianze della Londra nella quale si muovevano Jonathan Rhys Meyers e Scarlett Johansson in Match Point (id.; 2005). Ovvero una metropoli che faceva da contorno a un thriller dalle sfumature personali, esplorate attraverso legami affettivi di ogni genere. Ma se in Match Point Chris Wilton (Rhys Meyers) era un approfittatore che scientemente cercava fortuna, dopo aver abbandonato la carriera di tennista professionista. In questa nuova opera di Allen, che potrebbe non essere l'ultima, è proprio il caso che la fa da padrone: Prima con un incontro fortuito, e poi con Alain (Niels Schneider) e Fanny (Lou de Laâge), lui divorziato e lei felicemente sposata, che meditano di cambiare le loro esistenze, non prima di aver fatto lunghe riflessioni che li porteranno a paragonare la vita attuale con quella che potrebbe diventare, grazie a una nuova unione.
Il film è impreziosito sia dalla prova dei due protagonisti, ma in particolar modo da quella di Melvil Poupaud nel ruolo di Jean, il pragmatico marito di Fanny, ovvero il solo che desidera mantenere la propria esistenza su binari da lui predeterminati e quindi non accettando la causalità e la (s)fortuna come delle possibilità. Pellicola che risulta alla fine molto godibile perché in perenne bilico fra il thriller e la commedia in stile anni '60 e che per questo si discosta da Match Point perché con un'ambientazione molto meno lugubre rispetto al film del 2005.
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eugenio
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mercoledì 20 marzo 2024
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alba di un tradimento
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Woody fa cinquanta e non sente (ancora) il peso della stanchezza. Ma la cosa bella di Colpo di fortuna, sua ultima fatica, è il ritorno alle atmosfere di Match Point, quel gioco di destini nati da scelte che giocano un ruolo cruciale nel definire l’intelaiatura dei nostri rapporti sociali. In altre parole, la nostra vita.
Cast francese, non londinese, musica che adagia lentamente mostrandoci una coppia borghese apparentemente felice, bella, ricca, alla moda. Lui Jean (Melvil Poupaud) “aiuta i ricchi a diventare ancora più ricchi”, lei, Fanny (Lou de Laage), al secondo matrimonio, si sente come “la sua moglie trofeo” un po' a disagio nelle cene di gala del marito.
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Woody fa cinquanta e non sente (ancora) il peso della stanchezza. Ma la cosa bella di Colpo di fortuna, sua ultima fatica, è il ritorno alle atmosfere di Match Point, quel gioco di destini nati da scelte che giocano un ruolo cruciale nel definire l’intelaiatura dei nostri rapporti sociali. In altre parole, la nostra vita.
Cast francese, non londinese, musica che adagia lentamente mostrandoci una coppia borghese apparentemente felice, bella, ricca, alla moda. Lui Jean (Melvil Poupaud) “aiuta i ricchi a diventare ancora più ricchi”, lei, Fanny (Lou de Laage), al secondo matrimonio, si sente come “la sua moglie trofeo” un po' a disagio nelle cene di gala del marito. Finchè la vita, una farsa sinistra, fa incontrare (per caso?) lungo gli alberati viali parigini fotografati con maestria da Vittorio Storaro, Alain, un compagno di scuola di Fanny a New York, ora scrittore che le confessa, il suo amore adolescenziale verso quella ragazza intellettualmente stimolante. È il turn of the screw, la cui certezza di Fanny lentamente, passeggiata dopo passeggiata, cena dopo cena in un abbaino da poeta maledetto romantico, inizierà a incrinarsi. Suscitando l’inevitabile sospetto e gelosia del marito.
Lui, lei, l’altro. Nulla di nuovo sotto questo sole del tradimento. Ma c’è Allen con la sua maestria, il suo tocco mai banale che a ottantotto anni, in quattro e quattr’otto, ci ammalia. Ci fa immergere in un noir dalle atmosfere mondane, simenoniano, magari troppo stilizzato e con un evidente didascalismo ma cupo e oscuro. Un film dove il possesso maschile, l’agognata libertà femminile sono poli dicotomici aventi come vertice una crudele ironia, il sentimento di colpa e una dose di (s)fortuna, tutt’altro che voluta. Un piccolo gioiello di rara bellezza e asciutta prosa con coprimari azzeccati (non ultimo la madre di Fanny, vero deus ex machina al ritorno a Parigi) e bravi interpreti.
Da vedere.
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luciano sibio
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lunedì 18 marzo 2024
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film ben raccontato e recitato
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Film ben raccontato e recitato, se ne consiglia la visione. Per il resto e cioè per il messaggio che Woody Allen ci vuole trasmettere, che "la vita è quella che ci accade mentre si pensa ad altro", si può anche non essere d'accordo in generale sul concetto ma non cambia il mio punto di vista sulla bontà della storia presentata che prende ugualmente lo spettatore. In particolare noto il fatto che tale storia soprattutto nel finale sia poco incline a dimostrare il concetto di base di cui sopra in quanto l'evento chiave che darebbe la svolta qualitativa è consistito in una evidente carenza di dettaglio nell'effettuare una missione piuttosto che la improbabile e fatale coincidenza che si lascia accadere,ma non posso addentrarmi se no vi rovino l'effetto sorpresa rivelando particolari che ancora non conoscete.
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steffa
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sabato 16 marzo 2024
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50 allen
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il film è gradevole, nulla di eccezionale, metto una stellina in più alla carriera, certo pensare a film come il dormiglione e poi questo ci sarebbe da scrivere un piccolo trattato
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clod
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sabato 10 febbraio 2024
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non male
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piacevole filmetto che ricorderò soprattutto per gli abiti della protagonista, in pieno stile "elite parigina". Con attori più convinti si poteva fare di più: l'unica a essere nella parte era la madre (la Lemercier)
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cesare
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martedì 30 gennaio 2024
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fotogrfia e bebop. i tratti nuovi
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Tolta ogni influenza dal nome del regista e concentrandosi solo sul film. non resta un granchè di positivo. Se l'intento era - come dichiarato - quello di sottolineare come sia il caso a governare la vita, Allen lascia al marito-alfa troppo spazio. Persona eccessivamente organizzata, calcolatrice, dai passato recondito e dai fini doppi, dall'equilibrio stabile se stabile è il rapporto con la moglie, ha il sopravvento nella trama togliendo spazio alla crescita emotiva della coppia di amanti. Due caratteristiche vanno senza dubbio menzionate. La fotografia di Storaro: un vero e proprio capolavoro sia nell'uso delle geometrie che dei cromatismi. Degno di nota anche il cambiamento di genere Jazz utilizzato da Allen.
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Tolta ogni influenza dal nome del regista e concentrandosi solo sul film. non resta un granchè di positivo. Se l'intento era - come dichiarato - quello di sottolineare come sia il caso a governare la vita, Allen lascia al marito-alfa troppo spazio. Persona eccessivamente organizzata, calcolatrice, dai passato recondito e dai fini doppi, dall'equilibrio stabile se stabile è il rapporto con la moglie, ha il sopravvento nella trama togliendo spazio alla crescita emotiva della coppia di amanti. Due caratteristiche vanno senza dubbio menzionate. La fotografia di Storaro: un vero e proprio capolavoro sia nell'uso delle geometrie che dei cromatismi. Degno di nota anche il cambiamento di genere Jazz utilizzato da Allen. Se nel passato ha prediletto il Dixieland e lo Swing a sottolineare il carattere ironico della pellicola, in questo caso utilizza il Bebop, e lo fa con attenzione e successo: riesce a tradurre in musica le dis-armonie che connotano la trama lasciando sempre allo spettatore la sensazione che qualcosa possa non sembrare ciò che appare.
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giovanni_b_southern
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martedì 23 gennaio 2024
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bello. da vedere
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Film che scorre che è una bellezza. E' uno (probabilmente) degli ultimi di Allen. Va visto. Godibile assai
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maramaldo
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lunedì 22 gennaio 2024
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a cent''anni arriva
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facendo cinema, usategli misericordia. Come per il film. "Non l'ho fatto per soldi", detta in quella "sede" non osate mettere in dubbio. Solito impianto. Lui butta giù una storietta che potreste raccontare voi, magari con più allegria. Intervengono d'ufficio Storaro col suo tenue cromatismo tranquillante e la Grande con la sua idea, sempre squisita, di eleganza parigina. Pare, qualche difficoltà di comunicazione col cast. Si può capire, francesi fino al midollo, figurararsi come se lo son filato lo svanitello di New York. Comunque, délicieux les amants (Lou de Laage, Niels Schneider), freschi, spontanei, riconoscibili, fanno se stessi o, meglio, i loro genitori perchè il film è vintage, quella Parigi può esistere solo in tracce, il pregiudizio che trasgressioni siano più godibili se in trattoria ti servono il patè e al discount trovi il borgogna.
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facendo cinema, usategli misericordia. Come per il film. "Non l'ho fatto per soldi", detta in quella "sede" non osate mettere in dubbio. Solito impianto. Lui butta giù una storietta che potreste raccontare voi, magari con più allegria. Intervengono d'ufficio Storaro col suo tenue cromatismo tranquillante e la Grande con la sua idea, sempre squisita, di eleganza parigina. Pare, qualche difficoltà di comunicazione col cast. Si può capire, francesi fino al midollo, figurararsi come se lo son filato lo svanitello di New York. Comunque, délicieux les amants (Lou de Laage, Niels Schneider), freschi, spontanei, riconoscibili, fanno se stessi o, meglio, i loro genitori perchè il film è vintage, quella Parigi può esistere solo in tracce, il pregiudizio che trasgressioni siano più godibili se in trattoria ti servono il patè e al discount trovi il borgogna. Insomma, una fantasticata intrisa di nostalgia di un immaginario. Non pensate, però, che il vegliardo si sia fatto lasciar fuori. Trapela un tocco di sua umanità, non escluderei autobiografico, proprio nel cattivo (Melvil Poupaud), un fior di gaglioffo a cui vien da piangere quando apprende del "tradimento".
Di donne s'intende il genietto. Fanny, tanta passione e romanticismo, ma s'indispettisce quando crede di essere stata piantata. Camille (Valérie Lemacier), impicciona, maligna, all'apparenza gioca a far Miss Marple ma semina zizzania. Comprendete chi ha avuto per suocera Jane, la compagna di Tarzan.
Nel presentarlo tra le altre celebrità nei secoli gli si riserva l'indulgenza della non menzione ma il fattaccio sussiste e penso non vi sia sfuggito. Con la casuale (?) menzione di una capitale europea si sgancia un'orribile scorrettezza etno/socio/antropologica. Sorvolo pure sul pregiudizio chiaramente espresso (fa i ricchi più ricchi) su chi si occupa di finanza, irrimediabilmente delinque. Cadute reazionarie spero dovute solo alla vecchiaia.
Osservano come il film ci perde al confronto con Match Point . Son d'accordo, ma da superficiale con in più un motivo. Là c'era Scarlett Johansson, al top, ruspante. Chissà quanto sarei stato sotto la pioggia, nella campagna, a guardarla, furiosa, madida e scarmigliata, le robine appiccicate ad un corpo vibrante, belva scatenata. Tipi vivaci a cui, fateci caso, Woody riserva volentieri una... schioppettata. Ci sarà sotto qualcos'altro?
Quanto al "caso", a quell'età si sa bene che è il travestimento casual del destino, immutabile, tutto già scritto.
Problema è: chi l'ha scritto? e perchè?
insomma, una fanta
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francesco izzo
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sabato 20 gennaio 2024
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solito gioiellino irrealistico del grande regista
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Woodie- tutta-testa anche in questa sua ultima opera ci presenta personaggi -macchietta che, con buona pace di una qualsiasi verosimiglianza, seguono pedissequamente i suoi ordini dalla cabina di regìa mutando, come al solito, repentinamente caratteri e caratteristiche personali a seconda degli eventi. Interessante lo spazio che, in questo come in altri suoi film, Allen dà al fato e alla sua ingovernabilità da parte degli uomini. Ma per me troppo marcate (come spesso nei suoi film accade) le virate: di lei che da donna romantica ed ingenua si trasforma prima in nevrastenica e poi in donna di nuovo compiacente col marito, anche se evidentemente per convenienza. Lui che versa lacrime autentiche solo davanti al detective e si trasforma però subito dopo in un perfetto attore-iceberg costantemente di fronte alla moglie, senza lasciar mai trapelare nemmeno un'emozione.
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Woodie- tutta-testa anche in questa sua ultima opera ci presenta personaggi -macchietta che, con buona pace di una qualsiasi verosimiglianza, seguono pedissequamente i suoi ordini dalla cabina di regìa mutando, come al solito, repentinamente caratteri e caratteristiche personali a seconda degli eventi. Interessante lo spazio che, in questo come in altri suoi film, Allen dà al fato e alla sua ingovernabilità da parte degli uomini. Ma per me troppo marcate (come spesso nei suoi film accade) le virate: di lei che da donna romantica ed ingenua si trasforma prima in nevrastenica e poi in donna di nuovo compiacente col marito, anche se evidentemente per convenienza. Lui che versa lacrime autentiche solo davanti al detective e si trasforma però subito dopo in un perfetto attore-iceberg costantemente di fronte alla moglie, senza lasciar mai trapelare nemmeno un'emozione. Unica figura realistica a mio avviso la madre di lei, anche se con la nota finale incredibilmente stonata di accettare la proposta di una battuta di caccia.Il regista è sempre abile nella scelta della bellissima fotografia, degli attori, della colonna sonora immancabilmente jazz e, qui in particolare, dei tempi (soprattutto del colpo di scena finale).Si esce però dalla sala con la solita impressione di aver assistito ad una finzione totale, che sta in piedi solo grazie all'abilità di questo bravo regista; anche se ben resa da attori capaci, rivela i suoi limiti nel lanciarci il solito messaggio cinico della convenienza, che nella vita di tutti la fa da padrona.
Con il destino a tutto e tutti sovraordinato, che sfugge a qualsiasi controllo e determina le sorti del mondo.
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