francesca meneghetti
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sabato 16 settembre 2023
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che botta di culo essere vivi!
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Un’atmosfera molto francese (o europea) aleggia su questo film: boulevard con alberi d’autunno, parchi e boschi con il foliage, facciate dei bei palazzi signorili, qualche bistrot d’antan, il lungofiume, la villa in campagna. Ma sono la rappresentazione degli interni, la cura e l’eleganza degli outfit che, in aggiunta all’ambientazione degli esterni, ricordano moltissimo Eric Rohmer, come se Woody Allen fosse entrato in simbiosi con lui. Un particolare: la protagonista, la bellissima Fanny (Lou de Laâge), risulta seducente, ma senza mostrare gratuitamente centimetri di pelle. È sempre allacciata, veste morbido, sia in tenuta elegante sia in quella sportiva, in questo caso anche con un’immancabile Tshirt bianca che indossa anche sotto il pigiama.
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Un’atmosfera molto francese (o europea) aleggia su questo film: boulevard con alberi d’autunno, parchi e boschi con il foliage, facciate dei bei palazzi signorili, qualche bistrot d’antan, il lungofiume, la villa in campagna. Ma sono la rappresentazione degli interni, la cura e l’eleganza degli outfit che, in aggiunta all’ambientazione degli esterni, ricordano moltissimo Eric Rohmer, come se Woody Allen fosse entrato in simbiosi con lui. Un particolare: la protagonista, la bellissima Fanny (Lou de Laâge), risulta seducente, ma senza mostrare gratuitamente centimetri di pelle. È sempre allacciata, veste morbido, sia in tenuta elegante sia in quella sportiva, in questo caso anche con un’immancabile Tshirt bianca che indossa anche sotto il pigiama. Ciò fa ricordare la cura quasi maniacale di Rohmer per i costumi…
Ma il rapporto tra i due registi vale anche per la trama, dominata dal caso e sviluppata con le medesime elegante leggerezza ed essenzialità, pur partendo da un “canovaccio” quasi banale e scontato: lui (ricco affarista senza scrupoli, ossessionato in modo patologico dai suoi giocattoli: il plastico con il trenino, la caccia al cervo, e, last but not least, la moglie-trofeo da esibire in pubblico); lei (bella e confusa, a tratti ingenua, moderatamente ribelle); l’altro (l’aspirante scrittore che vive da bohemien in una mansardina, ex compagno di scuola di Fanny, da sempre innamorato di lei).
Ma quando le vicende del triangolo si aggrovigliano, ci vuole un deus ex machina per sciogliere i nodi (con l’aiuto della fortuna): in tal caso entra in azione la mamma di Fanny, la magnifica attrice francese Valérie Lemercier (ma tutto il cast è francese). Guidata da istinto e saggezza.
Trattandosi di un thriller, è peccato mortale spoilerare, ma si può asserire che il motivo del caso – tema tipicamente novecentesco, contrapposto sia al determinismo sia al provvidenzialismo – è centrale. Qualche volta si palesa come bufera che sconvolge i disegni umani, altre volte come “coup de chance”, che tradurrei in modo informale come “bottadiculo”. Del resto, lo stesso nascere è come vincere alla lotteria: le probabilità di venire al mondo sono talmente esigue che l’essere vivi è da considerarsi un miracolo. Dobbiamo esser grati al caso per questo, sembra essere il messaggio di Woody Allen. che qui lascia da parte la comicità, le battute esilaranti, il caricaturale, per puntare, con maestria, su semplicità ed eleganza stilistica.
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cardclau
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sabato 16 settembre 2023
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diseducativo
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Penso sia un film sul narcisismo. Woody Allen all’intervista della sua prima (Padova, 15 settembre 2023), afferma di aver voluto fare un film “europeo” se non francese. È vero, gli attori sono francesi, parlano francese, ma nulla più. Alain (Niels Schneider) incontra a Parigi una vecchia compagna di scuola, molto bella, Fanny (Lou de Laâge), per la quale aveva preso una “cotta” adolescenziale, e le fa la corte dal primo istante. Ma, Fanny è sposata, e poi non può essere rimasta quella che era; Alain è reduce da due matrimoni disastrosi, come può sapere che Fanny è quella da lui fantasticata per una decina d’anni? Lui di azzurro ha solo gli occhi.
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Penso sia un film sul narcisismo. Woody Allen all’intervista della sua prima (Padova, 15 settembre 2023), afferma di aver voluto fare un film “europeo” se non francese. È vero, gli attori sono francesi, parlano francese, ma nulla più. Alain (Niels Schneider) incontra a Parigi una vecchia compagna di scuola, molto bella, Fanny (Lou de Laâge), per la quale aveva preso una “cotta” adolescenziale, e le fa la corte dal primo istante. Ma, Fanny è sposata, e poi non può essere rimasta quella che era; Alain è reduce da due matrimoni disastrosi, come può sapere che Fanny è quella da lui fantasticata per una decina d’anni? Lui di azzurro ha solo gli occhi. Ma mettersi con una donna sposata richiama alla memoria il desiderio infantile non sufficientemente elaborato di voler separare il papà dalla mamma, invece di cercare di proteggere l’unione della coppia. Temo che nella sua seduzione esista solo il piacere di sedurre. Tutto gira attorno a li. E il suo ricco appartamentino di Parigi ha poco di “bohemien”. Fanny è reduce da un matrimonio disastroso, non si capisce perché abbia sposato Jean (Melvil Poupaud) se non per fare una vita agiatissima e spensierata. Tutto è apparenza. Non si chiede mai da dove piova tutta quella manna di soldi. Ma di fronte al piacere di essere sedotta, compie una serie di passi pericolosi da cui non potrà più tornare indietro. E Jean? Di primo acchito sembra un bambinone (col suo trenino) innamorato ma ci rendiamo più tardi conto che è un anaffettivo, nato povero e “fattosi da sé”; non è oro tutto quel che luccica. La bella Fanny è una cosa, gli interessa solo per metterla in mostra. Il fidarsi e l’affidarsi non esiste per lui. Il solo aspetto didascalico del film sta nel detto “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”. Non c’è un nocciolino di speranza.
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peer gynt
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lunedì 4 settembre 2023
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quando il caso ci mette lo zampino...
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Che gioiellino! Sembra una lezione di cinema, come se il vecchio Woody dicesse ai cineasti di oggi: così si fa un film! Lo spunto narrativo iniziale è dei più semplici e niente affatto originale: una bella donna sposata ad un uomo ricchissimo incontra, per puro caso, un vecchio compagno di scuola, da sempre innamorato di lei, e nasce, travolgente, la passione. Ma non tutto andrà per il verso giusto. Il racconto è drammatico, ma alcune zampate del maestro Allen fanno sorridere e alla fine il film ci resta dentro, come per il suo bellissimo "Match point" del 2005, per quella inesorabile potenza del caso che aggiusta e scombina i fatti umani come gli pare e piace.
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Che gioiellino! Sembra una lezione di cinema, come se il vecchio Woody dicesse ai cineasti di oggi: così si fa un film! Lo spunto narrativo iniziale è dei più semplici e niente affatto originale: una bella donna sposata ad un uomo ricchissimo incontra, per puro caso, un vecchio compagno di scuola, da sempre innamorato di lei, e nasce, travolgente, la passione. Ma non tutto andrà per il verso giusto. Il racconto è drammatico, ma alcune zampate del maestro Allen fanno sorridere e alla fine il film ci resta dentro, come per il suo bellissimo "Match point" del 2005, per quella inesorabile potenza del caso che aggiusta e scombina i fatti umani come gli pare e piace.
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