Allelujah - Un ospedale in rivolta

Film 2022 | Drammatico, 99 min.

Regia di Richard Eyre. Un film con Jennifer Saunders, Bally Gill, David Bradley, Russell Tovey, Derek Jacobi. Cast completo Titolo originale: Allelujah. Genere Drammatico, - Gran Bretagna, 2022, durata 99 minuti. Uscita cinema giovedì 21 agosto 2025 distribuito da Unicorn. Valutazione: 3 Stelle, sulla base di 3 recensioni.

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Ultimo aggiornamento giovedì 28 agosto 2025

Un reparto geriatrico rischia la chiusura nonostante la protesta dei propri pazienti. In Italia al Box Office Allelujah - Un ospedale in rivolta ha incassato 728 .

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO SÌ
Un dramedy corale dalla profonda cifra umanista.
Recensione di Davide Zazzini
venerdì 15 agosto 2025
Recensione di Davide Zazzini
venerdì 15 agosto 2025

C'è un ospedale da salvare nello Yorkshire: il reparto geriatrico del "Beth" rischia di chiudere presto per i tagli statali alla sanità pubblica. A poco servono le mobilitazioni dei cittadini, l'abnegazione del dottor Valentine per i suoi amati pazienti, i metodi generalizi ma efficienti di Sorella Gilpin, le mille premure della dottoressa Jess, e neppure una troupe televisiva giunta in reparto per documentare l'efficienza e la concordia apparente tra medici e malati. Mentre si prepara una festa di pensionamento della signora Gilpin dagli esiti imprevedibili, Collin Colman, braccio destro del Ministro della Salute, piomba nell'ospedale per concluderne le pratiche di chiusura, lì dove, però, suo padre Joe è in bilico tra la vita e la morte.

Dopo The Children Act - Il verdetto, l'operista Richard Eyre torna in corsia per filmare la pièce teatrale di Alan Bennett - che trent'anni fa sfiorò l'Oscar sceneggiando La pazzia di Re Giorgio - confezionando un dramedy corale d'echi pandemici, dall'afflato civile che lotta all'arma bianca contro lo smantellamento della sanità pubblica dell'Inghilterra post-thatcheriana.

Battezzato tre anni fa al Toronto Film Festival, approdato nel 2023 con discreto successo in UK, ora nelle nostre sale con Unicorn (avrebbe meritato più visibilità data la pregnanza del tema anche in Italia), è un operazione simile ma di caratura superiore al dimenticabile esordio alla regia dentro una casa di riposo di Dustin Hoffman che con Quartet filmò il copione teatrale di Ronald Harwood.

Anche Allelujah (questo il titolo originale senza il didascalismo italiano), infatti, è un all story movie dalla profonda cifra umanista, un tributo alla dedizione del personale sanitario, la cui partitura teatrale è mantenuta nell'unità di luogo ma adattata cinematograficamente da Heidi Thomas (penna creatrice delle 126 puntate di L'amore e la vita - Call the Midwife) ad un volteggio narrativo più collettivo che non ignora le attuali tensioni sociali nel Regno Unito.

Eyre, infatti, riunisce un convincente parterre de rois di decani del cinema britannico: Judy Dench (al secondo film con il regista dopo Diario di uno scandalo) è Mary, commovente, amnesica ex bibliotecaria alle prese con la novità tecnologica dell'IPad; Derek Jacobi è un nostalgico professore di lingue che si rifugia nella poesia contemporanea; David Bradley (per tutti il segaligno Gaza, custode di Hogwarts) incarna un ex minatore allettato e omofobo, senza più moglie ed in cattivi rapporti con il figlio Collin (un Russel Tovey lontano dai picchi recitativi de L'inganno perfetto), funzionario ministeriale. Soprattutto Jennifer Sanders contiene l'abituale esuberanza umoristica in un personaggio cinico e oscuro, a metà strada tra la Mildred Ratched di Qualcuno volò sul nido del cuculo e Miranda Priestley de Il diavolo veste Prada.

Eyre sa modulare e tessere a doppio filo cinque registri (comico, drammatico, grottesco, sentimentale e umoristico) con una regia tanto intenerita quanto invisibile, portando a casa qualche discreta sequenza (Sanders e Bradley che ballano sulle note di "For the Good Times" di Presley) e giostrando una platea di personaggi tematici a rischio, però, bozzetto: il dottor Valentine (l'immigrazione che porta pace e prosperità, la medicina come missione ippocratea); Collin (l'efficientismo liberista che chiude piccoli ospedali virtuosi in nome della spending review); Sister Giplin (la necessità di far quadrare i conti e salvare il posto oltre l'umanità per gli afflitti), il direttore dell'ospedale (la sanità come bene comune, senza differenze di classe) e il tirocinante londinese (lo sfruttamento delle nuove generazioni senza contratti né tutele).

Soprattutto nel primo atto, però, data la volontà di rendere l'ospedale un case study in tempi di privatizzazione sfrenata, affiora una sensazione di sovrabbondanza, di fretta illustrativa, di genericità fumettistica nella mostrazione dei membri del reparto, a cui non giovano più battute puramente informative, senza sottotesto, e uno sguardo registico spesso pietistico e a tratti giudicante verso gli anziani pazienti.

Sarà anche perché il fuoco tematico è altrove (come sottolinea la clausola finale in tempi di Covid), per un film, che pur nella godibile patina umoristica, ha forza e credibilità per diventare un'ode affettuosa verso la senilità, e soprattutto una chiamata alle armi per difendere l'umanità contro il profitto, la cura contro l'efficientismo, la sanità pubblica contro le speculazioni di pochi.

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RECENSIONI DELLA CRITICA
venerdì 22 agosto 2025
Fabrizio Croce
Close-up

Allelujah - un ospedale in rivolta si presenta inizialmente come una di quelle commedie corali britanniche con uno sfondo di denuncia sociale (vengono in mente in ordine sparso Grazie, signora Thacher di Mark Herman e We want sex di Nigel Cole), salvo poi rivelare digressioni più cupe e meno rassicuranti, e sgretolare la rassicurante percezione che fino a quel momento si era avuta dei personaggi e [...] Vai alla recensione »

martedì 19 agosto 2025
Luca Pacilio
Film TV

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