
Titolo originale | Emilio Vedova. Dalla parte del naufragio |
Anno | 2019 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 68 minuti |
Regia di | Tomaso Pessina |
Attori | Toni Servillo . |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Wanted |
MYmonetro | 3,42 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 30 gennaio 2020
Un viaggio all'interno delle opere di Emilio Vedova. In Italia al Box Office Emilio Vedova - Dalla Parte del naufragio ha incassato nelle prime 6 settimane di programmazione 1,3 mila euro e 87 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Chi era Emilio Vedova? Uno degli artisti più significativi del Novecento, vincitore del Gran premio della pittura e del Leone d'oro nel'97 alla Biennale d'arte di Venezia, città dove è nato e dalla quale non si è mai staccato; un uomo "grande ed esplosivo" che ha vissuto "in un certo modo nel suo tempo"; un partigiano che ha combattuto nella Resistenza; un attivista impegnato socialmente e politicamente sempre "dalla parte della trasgressione", antifascista ma anche dissidente rispetto al partito comunista di cui era stato parte, perché "un artista è un'antenna" delle frequenze che capta intorno a sé.
Il documentario Emilio Vedova - Dalla parte del naufragio lo racconta a cent'anni dalla sua nascita, cominciando dal suo rapporto fisico con la tela bianca sulla quale Vedova "si scatenava preso da sacro furore, con violenza e furia".
Per lui i quadri erano registrazioni del presente e il pittore "una personalità di tensione e di emergenza", per cui i colori avevano "un significato morale". "Fin da bambino mi agitavo, sporcavo, segnavo forte", racconta l'artista, ricordando l'invidia per i compagni che sapevano restare dentro le righe, quando invece il suo segno era già "nervi tesi" e "coagularsi di macchie". E anche il bel documentario scritto e diretto da Tomaso Pessina procede per segni. Le parole sono quelle dell'artista, in interviste, incontri e conversazioni, ma anche quelle tratte dal Diario di Emilio Vedova e lette da Toni Servillo, più le testimonianze di chi lo conosceva bene: da Fabrizio Gazzari a Gabriella Belli, da Alfredo Bianchini a Luca Massimo Barbero fino a Germano Celant. Le immagini invece sono quelle delle sue opere, ma anche filmati di repertorio che colgono l'artista mentre scaglia contro e dentro la tela oggetti e materiali - carbone, cemento, sabbia, terra - e lancia sedie in Piazza San Marco in segno di protesta, che cammina sereno accanto alla moglie Annabianca - sua consigliera e critica preziosa - o che attraversa i ponti veneziani, nella bella elaborazione grafica e nelle animazioni originali di Felix Petruska. Ad accompagnare le parole e le immagini è un commento sonoro sincopato perfetto per un uomo cui "tutto urtava dentro".
Figlio di operai, operaio lui stesso fin dagli 11 anni, abituato a dipingere a lume di candela e a "racimolare i colori", Vedova portava i soldi a casa aspettando "il giorno di evasione" in cui poteva "sporcare i fogli". I suoi dipinti erano "combattimenti" e "gesti fisici guidati dal pensiero al pennello", eppure il risultato è "strutturato e preciso", fatto di linee nitide e geometrie esatte. Le sue ispirazioni erano Tiziano, Tiepolo e soprattutto il "temerario" Tintoretto, così bravi a riprodurre quella luce veneziana "abbagliante e ambigua". I anche suoi dipinti sono "caverne d'ombra e balenii di luce", e dunque bianchi e neri, ma anche rossi sangue e vere e proprie esplosioni cromatiche. Il documentario di Pessina racconta l'incontro di Vedova con Peggy Guggenheim (fra i testimoni c'è la nipote Karole Vail, direttrice della collezione veneziana) così come il suo scontro con Guttuso, le serate al Caffè dell'Angelo e la costituzione del Fronte Nuovo delle Arti. Ma soprattutto ricorda questo "artista organico che seguiva più lo stomaco che la testa", "libero e anarchico" "arrampicato dentro le proprie geometrie", "allucinato, teso, espressionista" e sempre intento a consegnare il proprio urgente messaggio a quello spettatore che deve essere "fisicamente preso dal quadro".