Omar Sy seduce con la sua umiltà e la sua sobrietà in un road movie dalla sincerità disarmante. Recensione di Marzia Gandolfi, legge Roberta Azzarone.
di A cura della redazione
Nato in Francia da una famiglia senegalese, Seydou Tall è una star del cinema che sull'onda di un'autobiografia di successo arriva in Senegal. Ad accoglierlo c'è Yao, un ragazzino venuto da molto lontano solo per un autografo. L'attore, colpito da tanta determinazione, lo riporta a casa, affrontando un viaggio che stravolgerà qualsiasi storia scritta prima.
Omar Sy, emozionato e riflessivo, seduce con la sua umiltà e avanza in un film di una sincerità disarmante. Il road movie di Philippe Godeau è una meditazione esistenziale sui rischi di un sogno senza radici. Un film semplice - ma mai semplicistico - sulla paternità, la trasmissione e la ricchezza della differenza.
Finalmente se stesso, Omar Sy è come e dove non lo abbiamo mai visto: da qualche parte tra l'Africa e la Francia, in quello che lo separa e in tutto quello che lo avvicina a Yao.
In occasione dell'uscita al cinema di Il viaggio di Yao, in sala dal 4 aprile, Roberta Azzarone interpreta la recensione di Marzia Gandolfi.