Titolo originale | Project Gutenberg |
Anno | 2018 |
Genere | Azione, Drammatico |
Produzione | Hong Kong |
Durata | 130 minuti |
Regia di | Felix Chong |
Attori | Chow Yun-Fat, Aaron Kwok, Dmitry Mazur, Rick Pokrajen-Harmon, Jason Moehring Jingchu Zhang, Catherine Chau, Joyce Wenjuan Feng, David Yao-Qing Wang, Kai Chi Liu, Joanne Brandon, Chung-chi Cheung, Justin Cheung, Mandy Chung, Alex Fong, Jack Kao, Andrew Kucharski, Phillip Mitchell, Carl Ng, Paulyn Sun, Lukasz Szlachta, Jiadong Xing, Mike Yip. |
MYmonetro | 2,72 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 29 aprile 2019
Dal regista Felix Chong.
CONSIGLIATO SÌ
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La polizia è sulle tracce del Pittore, falsario pluriomicida a piede libero. Quando infine riesce a catturare il suo complice, Lee Man, e a farlo testimoniare, prova a ricostruire l'identità del misterioso criminale. Il pericolo di spoiler è elevatissimo con Project Gutenberg, specie a causa delle polemiche suscitate da un'accusa non troppo velata di plagio. Felix Chong, regista e sceneggiatore (le trilogie di Infernal Affairs e Overheard nel suo prestigioso curriculum), ha negato recisamente: purtroppo rivelare l'identità della matrice significa automaticamente produrre uno spoiler, quindi ci asterremo dal farlo.
Certo è curioso che si parli di matrici e di copie proprio a proposito di un film come Project Gutenberg, heist movie di impianto classico che Chong conduce con la tipica attenzione maniacale al dettaglio, utilizzata per trascinare lo spettatore tra i gangli intricati della vicenda narrata.
Il pubblico cinese ha dimostrato di apprezzare (160 milioni di dollari di incasso), così come la critica (7 gli Hong Kong Film Awards vinti): complici la fama di Chong e la sua capacità di intercettare i gusti di un target attento più alla ricchezza della trama che allo specifico filmico, probabilmente. Ma molto lo si deve all'insperata interpretazione di un 63enne Chow Yun-fat, nel ruolo del Pittore. Il divo di Hong Kong prova a invertire le lancette dell'orologio e a indossare, dopo molti anni, i panni del duro senza se e senza ma, che regola con due pistole in pugno ogni genere di conto in sospeso. Per sagacia e doti fisiche straordinarie del Pittore siamo dalle parti di The Killer e Once a Thief di John Woo, con una spruzzata di God of Gamblers di Wong Jing e un quid di malvagità in più. Chow strappa applausi ad ogni inquadratura e ribadisce ancora una volta di non temere rivali e di non avere successori, benché le parti action, agevolate da cavi invisibili, mostrino inevitabilmente qualche limite. Diversamente dall'ultimo Redford di Old Man & the Gun, ladro gentiluomo che lavora con la voce e la mente ma non spara un colpo, Chow volteggia nell'aria tempestando di piombo, come ai tempi belli, incurante del senso del ridicolo che si annida dietro l'angolo.
Non manca neppure l'autoreferenzialità della scena della banconota in fiamme, citazione tratta dal film che consacrò lo stesso Chow 32 anni prima, A Better Tomorrow. Ma se Chow è ormai un mito che cammina, è tutto ciò che lo circonda, a partire dal co-protagonista Aaron Kwok, a destare perplessità. Forse sovraccaricato dalla complessa ambiguità del suo personaggio, Kwok si sintonizza da subito sulla nota sbagliata, sovraccaricando a più non posso il gesto e rendendo sempre più confuse le motivazioni che lo muovono. Tra le molte sequenze superflue, in oltre due ore di film, spicca la sparatoria da war movie nella giungla thailandese, figlia del successo di Operation Mekong di Dante Lam, che ha introdotto standard da guerriglia nel contesto dell'action urbano. E nel mercato cinese odierno ciò che funziona una volta è destinato ad essere serializzato fino alla saturazione. In sostanza non bisogna credere a chi avvicina Project Gutenberg ai fasti del cinema d'azione di Hong Kong anni 80 e 90: un paragone simile sarebbe fuorviante, oltre che impossibile. Il film di Chong vive nel suo tempo e per accontentare il suo pubblico, in gran parte proveniente dalla Cina continentale, che esige tanto e subito e guarda solo in un secondo momento al linguaggio usato e all'epos. Occorre sapersi accontentare della copia, a volte, in mancanza di un originale all'altezza.