First Man - Il Primo Uomo |
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Un film di Damien Chazelle.
Con Ryan Gosling, Claire Foy, Jason Clarke, Kyle Chandler.
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Titolo originale First Man.
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 141 min.
- USA 2018.
- Universal Pictures
uscita mercoledì 31 ottobre 2018.
MYMONETRO
First Man - Il Primo Uomo
valutazione media:
3,55
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sulla Luna inseguito da un'ossessione
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Sulla Luna per ricordare. Sulla Luna per dimenticare. Ricordare com'era il mondo prima, quando l'era digitale non era nemmeno un sogno lontana. E dimenticare il peso, i lutti, il dolore di cui è impastata la vita di ognuno di noi. Per il regista 33enne di "Whiplash" e "La La Land" non c'è cinema senza un'ossessione, un demone che possiede i protagonisti da cima a fondo. Il demone di "First Man", storia di Neil Armstrong, il primo uomo che sbarcò sulla Luna, è quella morte che sembra seguirlo come un'ombra. Dalla figlioletta malata del prologo, ai compagni d'avventura che muoiono intorno a lui mentre la Nasa vara progetti sempre più ambiziosi e l'America finalmente raggiunge e poi supera i sovietici nella corsa allo spazio. Non è una scelta scontata, al contrario. Bisogna resuscitare un'epoca, e un'epica, senza perdere di vista l'individuo. Così Chazelle punta sugli affetti più che sugli effetti: la famiglia, gli amici, la piccola comunità dei pionieri. Là fuori c'è un mondo che cambia, e magari protesta contro le spese faraoniche di quelle missioni. Ma come scrivevamo da Venezia, dove "First Man" aprì la Mostra del Cinema, Chazelle è tutto dalla parte di quegli "Uomini veri" (per citare il film di Phil Kaufman che sicuramente ben conosce). Le marce della pace e le invettive di Kurt Vonnegut contro gli sprechi della Nasa vanno-ricordate, ma l'essenziale è altrove. Anche se malgrado gli spazi siderali "First Man" vola tra la testa e il cuore del suo protagonista. Con un occhio a quel mondo ancora così meccanico, imperfetto, struggente. E l'altro a tutto ciò che Armstrong (Ryan Gosling) non dice, ma indoviniamo. Come accadeva, pare dire Chazelle, quando volevamo portare la vita nel cosmo, tutti insieme. Mentre oggi preferiamo replicarla con strumenti sempre più perfezionati ma qui, sulla Terra. Nello spazio virtuale, infinito e insieme così angusto dei nostri computer.
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