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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 febbraio 2020
Per sfuggire al razzismo, Elle Marja dovrà rompere i legami con la sua famiglia e la sua cultura. In Italia al Box Office Sami Blood ha incassato 39,5 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Elle Marja ha 14 anni ma sa già di non voler seguire le tracce della famiglia. Figlia di allevatori di renne della comunità Sami nell'estremo nord svedese, la ragazzina è vittima della discriminazione etnica degli anni '30. Sottoposta alla certificazione della razza per frequentare la scuola riservata solo ai Sami, Elle Marja sogna una vita migliore in cui non sentirsi più diversa. Così, inizia a farsi chiamare Christina, a parlare svedese, trasferirsi in città, allontanandosi sempre più dalla sua famiglia e dalla cultura della sua gente.
Discendente dalla comunità Sami da parte paterna, la regista svedese Amanda Kernell racconta la storia di un razzismo poco conosciuto e raramente rappresentato al cinema, se non in rari film come The Cuckoo (2002) del regista russo Alexander Rogozhkin.
Eppure gli indigeni del nord della Norvegia, Svezia ed altri Paesi Scandinavi sono a lungo stati vittima di intolleranza etnica e di una sistematica soppressione culturale. Sami Blood dunque, è un'intensa storia di discriminazione e di riscatto interamente raccontato in un lungo flashback dalla protagonista che, ormai anziana, ritorna nella sua terra per il funerale della sorella e si abbandona ai ricordi. Nel tempo sospeso della memoria si svolge il racconto che dal rimosso dell'inconscio riemerge su delle note dolci amare in una persistente visione.
Da piccole, Elle Marja e Njenna, interpretate da due vere sorelle, Lene Cecilia e Mia Erika Sparrok, vengono mandate dal loro villaggio alla scuola per Sami dove sono costrette a parlare solo svedese,
a sottoporre il loro corpo a umilianti esami medici che certifichino la razza, a ricevere continui insulti da parte dei vicini svedesi. Ma Elle Marja non intende più essere "un animale da circo" e vuole continuare a studiare, noncurante del pregiudizio secondo cui i Sami non abbiano le stesse capacità intellettive degli altri. Dimesso il vestito tradizionale, la ragazza così fugge a Uppsala, dove chiede ospitalità a un ragazzo appena conosciuto e si iscrive a una scuola svedese.
Una messa in scena resa ancora più appassionante dalla brillante interpretazione di Lene Cecilia Sparrok, la cui espressività del volto traduce tutta l'istintività della lappone cresciuta nella natura selvaggia, ma anche la curiosità e la determinazione della ragazza decisa a scrivere la propria storia e a sfuggire al destino che la cultura Sami le avrebbe riservato. Sami Blood diventa quindi un viaggio alla ricerca della propria identità tra il rigetto della propria cultura d'appartenenza e il desiderio di una nuova vita. Tuttavia, la quête di Elle Marja, a disagio sia tra i Sami che tra gli svedesi, lascia aperti molti interrogativi. Sugli effetti psicologici del rifiuto delle proprie origini e sullo sradicamento forzato dal contesto sociale e culturale la regista vuole riflettere senza dare alcuna risposta. Nello sguardo di Elle Marja anziana, come in un lago ghiacciato, si rispecchia però lo svuotamento affettivo e il lacerante senso di colpa a cui è troppo tardi porre rimedio.
Non resta che ammirare l'incanto dei paesaggi fiabeschi della Svezia del nord che appaiono sui toni ancor più cupi di un malinconico ricordo. Di fronte alla terra d'origine, all'immagine delle risate con la sorella scomparsa, sull'eco del canto yoik il cuore non sembra concordare con la mente. L'identità è scritta nel sangue.
SAMI BLOOD disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
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€12,99 | – | ||
€12,99 | – |
Il film introduce ad un tema interessante e poco noto ad un pubblico italiano e non solo, quello della lunga emarginazione razziale dell’etnia Sami in Svezia. Bisogna ricordare che nel già 1909 fu fondata a Stoccolma la Società Svedese per l’Igiene razziale che, basandosi su analisi di tipo antropologico positivistico, identificava nella minoranza etnica Sami (a [...] Vai alla recensione »
Tanto duro quanto bello, costringe a riflettere sul volto oscuro della Svezia, su come anche tale civilissimo paese non sia stato (stato?) indenne dal disprezzo nei confronti del diverso, fisicamente, mentalmente e culturalmente inferiore, ladro e bugiardo, rumoroso e maleodorante. Ci costringe a riflettere sull'universalità degli stereotipi, sul loro potere intossicante, non con un approccio [...] Vai alla recensione »
Ottima opera prima Un film al femminile Una storia di formazione Una storia di divisione Svedesi da una parte Sami dall'altra L'ennesimo film che riflette sul male del secolo l'idiozia del razzismo Solo che qui la protagonista è una ragazzina Sami che vuole a tutti i costi diventare come una [...] Vai alla recensione »
Molto interessante, magari un po' lungo, però dice tante cose sulle razze della Svezia.
La 14enne Elle Marja, figlia di allevatori di renne della comunità Sami, nell'estremo nord della Svezia, frequenta la scuola riservata alla sua gente. La ragazza sogna però una vita migliore in cui non sentirsi diversa: si fa chiamare Christina, impara lo svedese e si trasferisce in città, allontanandosi dalla sua famiglia e dalla cultura di origine.
Stiamo scoprendo col cinema episodi di razzismo fuori dalle rotte note, dal doc "The act of killing" (purga anticomunista in Indonesia) a "Loving" (il matrimonio misto dei Loving in Virginia). Qui siamo in Svezia, anni '30, tra i sami emarginati in comunità poverissime, ritenuti intellettualmente inferiori se non incapaci, da cui la goffa, ma determinata Elle Marja si svincola per studiare, accettata [...] Vai alla recensione »
Non è un film condotto in maniera particolarmente brillante, ma è molto interessante. Non è così diffusa la conoscenza degli scheletri nell'armadio presenti nel ventesimo secolo della civilissima Svezia, campione della socialdemocrazia europea e pioniere del welfare. La storia è narrata dal punto di vista di una vecchia donna di nascita sami (la popolazione del nord lappone) che, adolescente negli [...] Vai alla recensione »