antonio tramontano
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sabato 30 maggio 2015
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la caducità umana secondo sorrentino
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Paolo Sorrentino è un genio contemporaneo, un autore che ha creato un suo stile esclusivo, che riconosci già dai primi 20 secondi, quando osservi, in primo piano, il volto di una timida cantante concentrata sul suo pezzo ed incurante del pubblico che la circonda.
Al suo settimo film, il grande regista comprende che non è semplice riproporre una sceneggiatura perfetta, equilibrata e strabiliante per originalità, così assume le sembianze di un pittore. Le sue pennellate sulla tela cinematografica trasmettono emozioni che toccano le corde del nostro inconscio e non lasciano, di certo, indifferente chi è particolarmente sensibile al suo stile. Attraverso atmosfere che ricordano splendidi dipinti di Edward Hopper, si muove una miriade di personaggi, essi riflettono, in modo conscio ed inconscio, sul loro passato e sul tempo che resta ancora da vivere.
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Paolo Sorrentino è un genio contemporaneo, un autore che ha creato un suo stile esclusivo, che riconosci già dai primi 20 secondi, quando osservi, in primo piano, il volto di una timida cantante concentrata sul suo pezzo ed incurante del pubblico che la circonda.
Al suo settimo film, il grande regista comprende che non è semplice riproporre una sceneggiatura perfetta, equilibrata e strabiliante per originalità, così assume le sembianze di un pittore. Le sue pennellate sulla tela cinematografica trasmettono emozioni che toccano le corde del nostro inconscio e non lasciano, di certo, indifferente chi è particolarmente sensibile al suo stile. Attraverso atmosfere che ricordano splendidi dipinti di Edward Hopper, si muove una miriade di personaggi, essi riflettono, in modo conscio ed inconscio, sul loro passato e sul tempo che resta ancora da vivere. Tra questi un commovente Harvey Keitel ed un superbo Michael Caine, due amici di vecchia data che, nell’incantevole location alpina, tra passeggiate, saune ed una buona dose di ironia, affrontano il problema del divenire. Il primo è un regista che unisce alla nostalgia del passato la volontà di creare ancora, l’orgoglio di sentirsi vivo in qualità di artista. Il secondo, ex compositore e direttore d’orchestra, ha rinunciato alla sua attività immergendosi in una sorta di distacco dal mondo. Un’opera sul tema della caducità umana dove non mancano perfette allegorie ed omaggi al cinema, all’arte, ed a personaggi reali dalla vita travagliata come Diego Armando Maradona. Colpisce con forza proprio la rappresentazione grottesca di quest’ultimo: un uomo che aveva dato un senso alla propria vita regalando gioia ed intrattenimento con la più superficiale delle magie, quella del calcio, si ritrova drammaticamente obeso, non autosufficiente, ma con lo spirito di un bambino. La forza dell’immaginazione gli permette di rifugiarsi in quello che era, nell’illusione e convinzione di essere stato un soggetto fuori dall’ordinario, un Dio, proprio come viene definita la Miss mondo al suo ingresso in piscina sotto gli sguardi curiosi ed impotenti di Fred e Mick. Bellezza devastante e prosperità, un frutto che sembra, oramai, proibito ai due. Sublimi coreografie musicali, che accompagnano tutte le fasi salienti dell’opera, si alternano armoniosamente a dialoghi spesso ironici ed efficaci, ma altre volte più piatti, alla ricerca di una citazione pre-stampata che sa un po’ di retorico. Poi c’è la giovinezza, incarnata nella persona di una giovane massaggiatrice dalla bellezza ancora acerba, che privilegia il contatto umano alle parole. Si rifugia spesso nella sua stanza e balla, con l’aiuto di un gioco virtuale dà speranza a sogni nascosti e riservati, ben consapevole di avere ancora tanto da vivere. Ma proprio il tempo, fino a che permette all’uomo di esserci, può regalare la speranza di vivere ancora momenti idilliaci, ed è così che il vecchio Fred Ballinger può trovare, ancora, nell’arte musicale, la sua giovinezza.
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rosaria conte
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sabato 30 maggio 2015
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bello senz'anima
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Fotografia splendida, attori eccellenti. Belle scene, alcuni dialoghi convincenti, altri meno ("siamo solo comparse" sembra uscito da un esercizio mal riuscito di uno sceneggiatore debuttante").
Peccato che non ci sia il film. Urgenza di raccontare per immagini senza il racconto.
Quell'energia straordinaria, quella carica che esce dallo schermo nella Grande Bellezza qui manca, sembra esaurita. E allora immagini su immagini, alcune straordinarie. Un riassunto del novecento.
I temi ci sono tutti, l'amore, l'amicizia, il sesso, la vecchiaia, la solitudine, la morte, il suicidio, la malattia, e forse non ce n'e' nessuno. O forse si, uno c'e', la paura di non aver nulla da dire.
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Fotografia splendida, attori eccellenti. Belle scene, alcuni dialoghi convincenti, altri meno ("siamo solo comparse" sembra uscito da un esercizio mal riuscito di uno sceneggiatore debuttante").
Peccato che non ci sia il film. Urgenza di raccontare per immagini senza il racconto.
Quell'energia straordinaria, quella carica che esce dallo schermo nella Grande Bellezza qui manca, sembra esaurita. E allora immagini su immagini, alcune straordinarie. Un riassunto del novecento.
I temi ci sono tutti, l'amore, l'amicizia, il sesso, la vecchiaia, la solitudine, la morte, il suicidio, la malattia, e forse non ce n'e' nessuno. O forse si, uno c'e', la paura di non aver nulla da dire. Questo per Sorrentino e' paura della morte. I vivi, son personaggi insulsi. Gli unici degni di un nome e un cognome, son prossimi alla morte. O si fanno fuori.
E infine, il coup de theatre: l'Urlo muto della povera Melanie. Non ne acevamo bisogno.
In conclusione, un film colto raffinato. Non sara' un film da intellettuali, ma ci assomiglia tanto.
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no_data
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venerdì 29 maggio 2015
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bellissimo
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Visto a Cannes nel pomeriggio e non alla soiree... il pubblico normale di quella proiezione ha gradito molto il film.. anche io. Bello e commovente. Gran film.
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jacopo b98
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venerdì 29 maggio 2015
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una parola: bellissimo!
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Il compositore e direttore d’orchestra in pensione Fred Ballinger (Caine) è in vacanza in un lussuoso albergo sulle Alpi svizzere. In questo hotel-Babilonia vi sono molti ospiti: il suo migliore amico Mick Boyle (Keitel), anziano regista che sta lavorando al suo capolavoro finale, sua figlia Lena (Weisz), reduce da un doloroso divorzio, un attore (Dano) di Hollywood, impegnato nel preparare il suo prossimo personaggio, e tantissimi altri. Tutti quanti vivono con disincantata monotonia le proprie esistenze, fatte di piccoli momenti, qualche futilità e tutti quanti, a loro modo invecchiano. Ma forse, per lo meno per Ballinger, questa sarà l’occasione per riscoprire una nuova giovinezza.
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Il compositore e direttore d’orchestra in pensione Fred Ballinger (Caine) è in vacanza in un lussuoso albergo sulle Alpi svizzere. In questo hotel-Babilonia vi sono molti ospiti: il suo migliore amico Mick Boyle (Keitel), anziano regista che sta lavorando al suo capolavoro finale, sua figlia Lena (Weisz), reduce da un doloroso divorzio, un attore (Dano) di Hollywood, impegnato nel preparare il suo prossimo personaggio, e tantissimi altri. Tutti quanti vivono con disincantata monotonia le proprie esistenze, fatte di piccoli momenti, qualche futilità e tutti quanti, a loro modo invecchiano. Ma forse, per lo meno per Ballinger, questa sarà l’occasione per riscoprire una nuova giovinezza. Scritto e diretto dal regista, reduce dell’Oscar vinto per La grande bellezza, Youth è l’opera più intimista di Sorrentino, ma non meno ambiziosa del suo precedente film. La prima domanda che sorge al termine del film è: “È perfetto?”, no, probabilmente no, risponderemmo noi. La perfezione Sorrentino (forse) non l’ha ancora trovata, ma Youth ha una straordinaria qualità: è un vero piccolo grande capolavoro, nonché un film davvero bellissimo (e può piacere davvero a tutti, in generale: si tratta certamente di un film più accessibile rispetto al precedente di Sorrentino). È una straordinaria riflessione su ciò che significa diventare vecchi: tentare di vivere una perenne nuova giovinezza, con tutte le impossibilità di riafferrare una condizione purtroppo breve e caduca. Eppure, ci dice Sorrentino, la ricerca di quella giovinezza perduta (che di fondo era anche il tema della Grande bellezza) è l’unico modo che abbiamo di vivere, in quanto la giovinezza è l’unica condizione della vita che ci permetta di cogliere appieno la bellezza di quest’ultima. A suo modo non è un film facile, ma tutto sommato è un’opera che si fa seguire volentieri e cattura lo spettatore per tutta la sua durata. E che gioia vedere due interpreti monumentali quali M. Caine e H. Keitel affrontare di petto il tema a loro più vicino, la condizione in cui entrambi, loro malgrado, si trovano realmente. Le scene impagabili sono tante (una fra tutte: Caine che dirige la natura), i personaggi indimenticabili non si contano, a partire dai vari protagonisti. Certo, coloro che Sorrentino non lo amano forse non apprezzeranno nemmeno Youth (ed è un vero peccato: rappresenta l’occasione cinefila più strabiliante dell’anno), ma per i sorrentiniani (fra cui chi scrive si colloca orgogliosamente) sarà solo l’ennesima dimostrazione dello straordinario talento del loro beniamino. Formalmente eccellente: Sorrentino dirige con la solita classe e raffinatezza, e si avvale di collaboratori notevoli, in particolare il direttore della fotografia Luca Bigazzi e il musicista David Lang. Attori tutti memorabili, ma spendiamo due parole per dire che il migliore per noi è Harvey Keitel, che ci lascia davvero un testamento attoriale straordinario. Grande successo di pubblico, a compensare i mancati premi a Cannes 2015, dove è stato snobbato dalla giuria presieduta dai fratelli Coen.
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brian77
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venerdì 29 maggio 2015
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solito sorrentino
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Tanto sfoggio di esibizionismi tecnici, insopportabili battute sentenziose, l'ambizione del film-nato-e-concepito-in-funzione-dei-festival.
La mia sensazione è che Surrientino ci stia sempre prendendo in giro.
[+] sensazione corretta ma al singolare
(di dellagambar)
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[+] concordo....
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gianluca sersante
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venerdì 29 maggio 2015
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immenso ...
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poche parole...capolavoro indiscutibile e per chi non lo ha capito be'...pazienza che ci vogliamo fare forse lo capiranno piu avanti...
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(di dellagambar)
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framae80
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giovedì 28 maggio 2015
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un gioiello
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Leggero e profondo. Evocativo ed intimo. Tutto insieme. Un film di rara bellezza.
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francescacesca
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giovedì 28 maggio 2015
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poesia
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Film molto poetico... Ecco, se dovessi riassumerlo in una parola sarebbe POESIA. Sono andata al cinema senza aspettative, per la curiosità di vedere questo film di cui è tanto sento parlare. Premetto che a me La grande bellezza sinceramente non era piaciuta (magari dovrei rivederla...chissà...). E questo film mi ha profondamente conquistata, tanto che mi è dispiaciuto quando siamo giunti ai titoli di coda. Un film di una poesia, di una delicatezza,.....erano anni non ne vedevo di simili. Da vedere, assolutamente!! Bellissimo...
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the boxer
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giovedì 28 maggio 2015
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jap gambardella è l'anziano fred ballinger.
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Vedendo il film << Youth >>, ho pensato alla passeggiata di J. Gambardella sulle sponde del Tevere del film precedente << La Grande bellezza >>, o meglio ad i suoi occhi chiusi nella scena finale e che riaprendoli si sia ritrovato allo "Schatzalp Hotel di Davos", l'Hotel dove è ambientato tutto - tranne il finale - il film. Qui, anziano e nei panni di Fred Ballinger, circondato da persone, che allegoricamente sono aspetti della vita oltre a persone realmente esistenti, continua la sua riflessione sulla vita, meno cinica e sarcastica ma forse più apatica. Circondato da scenari suggestivi e pieni di silenzio, scava dentro se stesso. Accetta il suo essere apatico, ma le dispute con la figlia, e il gesto estremo di un suo caro amico di vecchia data lo scuotono.
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Vedendo il film << Youth >>, ho pensato alla passeggiata di J. Gambardella sulle sponde del Tevere del film precedente << La Grande bellezza >>, o meglio ad i suoi occhi chiusi nella scena finale e che riaprendoli si sia ritrovato allo "Schatzalp Hotel di Davos", l'Hotel dove è ambientato tutto - tranne il finale - il film. Qui, anziano e nei panni di Fred Ballinger, circondato da persone, che allegoricamente sono aspetti della vita oltre a persone realmente esistenti, continua la sua riflessione sulla vita, meno cinica e sarcastica ma forse più apatica. Circondato da scenari suggestivi e pieni di silenzio, scava dentro se stesso. Accetta il suo essere apatico, ma le dispute con la figlia, e il gesto estremo di un suo caro amico di vecchia data lo scuotono. Gli urti emotivi subiti, fanno riemergere quella parte che - purtroppo con gli anni, molti perdono - è il sale della vita, cioè la giovinezza che si manifesta in una cornice di speranza nella scena finale del film.
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iuras
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giovedì 28 maggio 2015
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superare i rimpianti
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Può vedersi quasi come un personaggio del film il "tempo", che scandisce la vita di ogni uomo dalla adolescenza alla vecchiaia .Il dizionario inglese da del termine "youth" la seguente definizione : the "state" or "time" of beeing Young , che , a mio avviso, si adatta meglio del termine italiano "giovinezza" al significato più profondo del film.La prima parte del film ci introduce nel mondo triste,dolente,angoscioso della vecchiaia con immagini,atmosfere,figure e luoghi resi magistralmente in modo quasi chirurgico , che culminano con quellla straziante rappresentazione di una serie di persone seminude che sembrano in decomposizione, allineate su una griglia nel giardino dell'albergo nella illusoria speranza o tentativo di poter , con la cura del corpo, arrestare l'inesorabile passare del tempo.
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Può vedersi quasi come un personaggio del film il "tempo", che scandisce la vita di ogni uomo dalla adolescenza alla vecchiaia .Il dizionario inglese da del termine "youth" la seguente definizione : the "state" or "time" of beeing Young , che , a mio avviso, si adatta meglio del termine italiano "giovinezza" al significato più profondo del film.La prima parte del film ci introduce nel mondo triste,dolente,angoscioso della vecchiaia con immagini,atmosfere,figure e luoghi resi magistralmente in modo quasi chirurgico , che culminano con quellla straziante rappresentazione di una serie di persone seminude che sembrano in decomposizione, allineate su una griglia nel giardino dell'albergo nella illusoria speranza o tentativo di poter , con la cura del corpo, arrestare l'inesorabile passare del tempo.E' nella seconda parte del film (meno lenta della prima che era stata appositamente voluta per creare quella atmosfera che caratterizza la vecchiaia) che il regista , crearta tale atmosfera , quasi ci impone una riflessione sulla possibilità che anche nella vecchiaia riviva lo " stato" o il "tempo" della giovinezza. Ad ognuno la propria risposta all'interogativo.Film bellissimo ;probabilmente a Cannes sono prevalse considerazioni di altro tipo . GIBI
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